Un uomo alla ricerca di Dio chiese a un cristiano:
“Come posso trovare Dio?”.
Il cristiano replicò: “Ora te lo mostro”.
Lo portò sulla riva del mare
e immerse la faccia dell’altro nell’acqua per tre volte.
Poi gli chiese:
“Cosa desideravi più di ogni altra cosa quando la tua faccia era nell’acqua?”.
“L’aria”, replicò l’uomo che cercava Dio.
“Quando desidererai Dio come hai desiderato l’aria, lo troverai”, disse il cristiano.
“Come posso trovare Dio?”.
Il cristiano replicò: “Ora te lo mostro”.
Lo portò sulla riva del mare
e immerse la faccia dell’altro nell’acqua per tre volte.
Poi gli chiese:
“Cosa desideravi più di ogni altra cosa quando la tua faccia era nell’acqua?”.
“L’aria”, replicò l’uomo che cercava Dio.
“Quando desidererai Dio come hai desiderato l’aria, lo troverai”, disse il cristiano.
Un Padre del deserto
Dal Vangelo secondo Luca 19,1-10.
Entrato
in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo
dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli
riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora
corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva
passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli
disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti
mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo,
alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni
ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché
anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a
cercare e a salvare ciò che era perduto».
Il commento
Per Zaccheo l’"Arci-pubblicano”, arci-peccatore,
“ricco” e “perduto”, quello fu un giorno speciale. Aveva sentito il
suono dello Shofar, la tromba del gran Giorno del Giudizio che
inaugurava i dieci giorni del pentimento, nei quali ogni ebreo era
chiamato ad andare a casa di chi aveva offeso per riconciliarsi con lui,
preparandosi così a Yom Kippur, il Giorno dell’espiazione. Ed era
inquieto, come sempre in quei giorni; aveva "frodato e rubato" tanto a
molti suoi fratelli tradendoli con gli invasori romani; lo disprezzavano
e sfuggivano, ma proprio non riusciva a liberarsi da quella vita. Quel
giorno però, Gerico gli appariva strana, piena di euforia e gioia,
nonostante ancora non fossero spuntate le prime stelle che chiudevano il
Giorno dell’Espiazione. Non riusciva a collegare il miracolo e quel
frastuono con quei giorni che avrebbero dovuto essere austeri di lacrime
e pentimento; non poteva riconoscere in Gesù il nuovo Giosuè che,
proprio al suono dello Shofar, era entrato in Gerico abbattendo le mura
dell’egoismo e dell’orgoglio che impedivano anche a lui d’essere felice,
votando allo sterminio tutti i peccati. E così Zaccheo si era messo a
“correre avanti” per “vedere quale fosse” quel Rabbì così speciale,
mosso dalla curiosità e da una segreta e ancora acerba speranza, perché
sentiva che “doveva passare di là”, nella sua vita. Lo aveva visto
“attraversare” la città, ma non poteva sospettare che, così, Gesù
compiva quanto prescritto dalla Torah, e che stava cercando proprio lui,
per riconciliarlo con Dio e con i suoi fratelli. Non era Zaccheo che
avrebbe dovuto chiedere perdono? E invece era il Figlio di Dio che si
stava facendo peccato per renderlo "puro", come il suo nome significava.
Allo stesso modo oggi Gesù cerca ciascuno di noi, schiavi dei nostri
peccati, incapaci di perdonare e di chiedere perdono, ma con un
desiderio insopprimibile di “vederlo”, chissà che non succeda anche a
noi come a quel fratello che si è riconciliato con sua moglie.
Ma,
come Zaccheo, cerchiamo Gesù ancora con occhi troppo umani; lo crediamo
simile a noi, e pensiamo che per incontrarlo dovremmo fare come siamo
abituati con gli altri: “salire” sul “sicomoro” per essere diversi dalla
“folla”, cambiare in qualche modo la nostra realtà, che ci sembra
inadeguata e di inciampo. Ma Gesù ci stupisce con il suo amore che fa
proprio del sicomoro così meschino e ridicolo sul quale ci issiamo, il
“katalyma”, come la grotta di Betlemme e il Calvario, - nei cui brani è
usato lo stesso termine - il "seno" benedetto dove si rinasce a vita
nuova. Gesù, che conosce il nostro nome come quello di Zaccheo, ci
guarda e ci dice: "Puro, scendi subito, che devo fermarmi a casa tua”. Non importa se puri non siamo, i suoi occhi intrisi di misericordia ci vedono già così,
“anche noi figli di Abramo”, nonostante tutto; per questo “deve”
venire, e “fermarsi” a casa nostra per “purificarci” riconciliandoci con
Dio e con i fratelli. E non c'è tempo di mettere ordine, di spazzare,
di prepararci all'incontro, perché Lui ci anticipa sempre.
Solo la Sua Parola può compiere il Giorno del Perdono: "scendi",
convertiti, torna in te, scendi i gradini del cammino che ti conduce al
battesimo, "non temere, io ti amo così come sei". Gesù anche oggi è in
ginocchio davanti a ciascuno di noi per lavarci ogni peccato; ci guarda
dal basso, “alza lo sguardo” e, se ci chiama a “scendere”, è perché Lui è
già lì, dove abbiamo “derubato e frodato”. Per amarci il Signore non
pone condizioni: la conversione è il frutto del suo amore, perché
“l'agire segue sempre l'essere”, e l'essere deve essere prima rinnovato.
“E il Signore vide proprio Zaccheo. Fu visto e vide; ma se non fosse
stato veduto, non avrebbe visto... Siamo stati veduti perché potessimo
vedere; siamo stati amati affinché potessimo amare” (S. Agostino,
Discorso 174). Zaccheo, nevrotico e sempre in lotta con se stesso e con i
suoi complessi, si è specchiato in Cristo e ha trovato in Lui la pace,
la statura ideale per la
sua vita: è tornato ad essere il “figlio di Abramo” che s’era “perduto” a
causa del peccato. Zaccheo, “cercato” e “salvato” senza condizioni,
vede il suo cuore ormai trasformato gratuitamente in una sorgente
d'amore, nonostante le “mormorazioni” e lo “scandalo” che sempre provoca
una conversione impensata. Liberato da se stesso si dona senza misura ai fratelli, “poveri” come lui. Accogliendo “oggi” Cristo che si auto-invita nella
nostra casa, possiamo vivere in pienezza ogni giorno come Yom Kippur.
Era “necessario”, come recita il greco originale, che Cristo si
“fermasse” nella casa di Zaccheo, come "oggi" nella nostra vita, per
poter finalmente restituire “quattro volte tanto” quanto abbiamo
sottratto ingiustamente a chi ci è accanto, l’amore di cui avevano
diritto moltiplicato dalla misericordia di Dio.
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Preghiera
«Ristabilisci nel mio cuore una mente retta, consolida le incertezze del mio senno, perché guidati ogni giorno dal tuo spirito buono, siamo resi degni di adempiere i tuoi comandi, di ricordarci incessantemente della gloriosa presenza che sonda le azioni umane, e fa’ che non siamo ingannati dalle seduzioni dei piaceri corrotti di questo mondo. Donaci la forza di desiderare i godimenti dei tesori futuri» (san Basilio di Cesarea).
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Preghiera
«Ristabilisci nel mio cuore una mente retta, consolida le incertezze del mio senno, perché guidati ogni giorno dal tuo spirito buono, siamo resi degni di adempiere i tuoi comandi, di ricordarci incessantemente della gloriosa presenza che sonda le azioni umane, e fa’ che non siamo ingannati dalle seduzioni dei piaceri corrotti di questo mondo. Donaci la forza di desiderare i godimenti dei tesori futuri» (san Basilio di Cesarea).