A Roma, nel 1963, si spegne all'età di 82 anni Angelo Roncalli, divenuto papa nel 1958 con il nome di Giovanni XXIII.
Era nato in una numerosa e povera famiglia di contadini della campagna bergamasca, dalla quale aveva imparato a riconoscere nella povertà una benedizione del Signore.
Era nato in una numerosa e povera famiglia di contadini della campagna bergamasca, dalla quale aveva imparato a riconoscere nella povertà una benedizione del Signore.
Reso forte nella fede
fin da giovane grazie alla semplice ma solida educazione ricevuta,
Roncalli maturò già negli anni del seminario alcune intuizioni che
faranno di lui un uomo profetico per tutte le chiese. Avviato dai suoi
superiori alla carriera diplomatica, egli divenne nunzio in Bulgaria,
poi a Istanbul e a Parigi. Ovunque operò per la riconciliazione fra i
cristiani, attingendo con rispetto ai tesori custoditi in ogni
tradizione ecclesiale. In Turchia Roncalli ebbe modo anche
d'interrogarsi riguardo alla presenza della chiesa in un mondo non
cristiano.
Eletto patriarca di Venezia nel
1953, egli affinò nella ritrovata veste di pastore la sua visione della
chiesa, chiamata a essere povera e in ascolto dell'Evangelo, tesa a
lavare i piedi agli uomini, e misericordiosa perché essa stessa generata
dalla misericordia di Dio.
Il 28 ottobre del 1958, Roncalli fu eletto a sorpresa vescovo di Roma. Giudicato un pontefice di transizione, papa Giovanni mostrò invece i frutti maturi della sua sensibilità pastorale. Nel gennaio del 1959 annunciò la convocazione di un concilio ecumenico, auspicando una nuova pentecoste su tutta l'assemblea dei credenti in Cristo.
Il 28 ottobre del 1958, Roncalli fu eletto a sorpresa vescovo di Roma. Giudicato un pontefice di transizione, papa Giovanni mostrò invece i frutti maturi della sua sensibilità pastorale. Nel gennaio del 1959 annunciò la convocazione di un concilio ecumenico, auspicando una nuova pentecoste su tutta l'assemblea dei credenti in Cristo.
Il giorno
11 ottobre del 1962, papa Giovanni riuscì ad aprire i lavori del
concilio, e a dare con discrezione e discernimento i giusti impulsi
affinché i padri conciliari si aprissero al soffio dello Spirito. Morì
senza vedere i frutti della sua opera, ma nella pace e nella serenità
dei poveri in spirito, lasciando un ricordo straordinario tra le genti
di tutto il mondo che ne avevano riconosciuto il cuore di pastore.
TRACCE DI LETTURA
Nato
povero, ma da onorata e umile gente, sono particolarmente lieto di
morire povero, avendo distribuito secondo le varie esigenze e
circostanze della mia vita semplice e modesta, a servizio dei poveri e
della santa chiesa che mi ha nutrito, quanto mi venne fra mano - in
misura assai limitata del resto - durante gli anni del mio sacerdozio e
del mio episcopato. Apparenze di agiatezza velarono talora, anzi
sovente, nascoste spine di affliggente povertà e mi impedirono di dare
sempre con la larghezza che avrei voluto. Ringrazio Dio di questa grazia
della povertà di cui feci voto nella mia giovinezza, povertà di spirito
e povertà reale; e che mi sorresse a non chiedere mai nulla, né posti,
né danari, né favori, mai, né per me, né per i miei parenti o amici.
Nell'ora
dell'addio, o meglio dell'arrivederci, ancora richiamo a tutto ciò che
più vale nella vita: Gesù Cristo benedetto; la sua santa chiesa, il suo
Vangelo, e nel Vangelo, soprattutto il Pater noster, e nello Spirito e
nel cuore di Gesù e del Vangelo, la verità e la bontà, la bontà mite e
benigna, operosa e paziente, invitta e vittoriosa (Papa Giovanni XXIII, dal Testamento spirituale).
PREGHIERA
Dio dell'amore,
oggi noi facciamo memoria di Giovanni,
vescovo e papa della tua chiesa:
in lui ci hai concesso di vedere l'ardente passione
per l'unità dei cristiani e per la pace sulla terra,
la bontà e la sapienza del pastore,
la semplicità e l'audacia profetica dell'umile.
Concedici di camminare verso di te,
mostrando il tuo amore per tutti gli uomini,
in Gesù Cristo, nostro unico Signore.
oggi noi facciamo memoria di Giovanni,
vescovo e papa della tua chiesa:
in lui ci hai concesso di vedere l'ardente passione
per l'unità dei cristiani e per la pace sulla terra,
la bontà e la sapienza del pastore,
la semplicità e l'audacia profetica dell'umile.
Concedici di camminare verso di te,
mostrando il tuo amore per tutti gli uomini,
in Gesù Cristo, nostro unico Signore.
* * *
Di seguito il testo del discorso di apertura del Concilio.
SOLENNE APERTURA DEL
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
_______________
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
_______________
DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
Giovedì, 11 ottobre 1962
Sessione I
Venerabili Fratelli,
1.
La Madre Chiesa si rallegra perché, per un dono speciale della Divina
Provvidenza, è ormai sorto il giorno tanto desiderato nel quale qui,
presso il sepolcro di san Pietro, auspice la Vergine Madre di Dio, di
cui oggi si celebra con gioia la dignità materna, inizia solennemente il
Concilio Ecumenico Vaticano II.
I Concili Ecumenici nella Chiesa
2.
1. Tutti i Concili — sia i venti Ecumenici sia gli innumerevoli e da
non sottovalutare Provinciali e Regionali — che sono stati celebrati
nel succedersi dei secoli, attestano con evidenza la vitalità della
Chiesa Cattolica e sono iscritti come lumi splendenti nella sua storia.
2. Nell’indire
questa grandiosa assemblea, il più recente e umile Successore del
Principe degli Apostoli, che vi parla, si è proposto di riaffermare
ancora una volta il Magistero Ecclesiastico, che non viene mai meno e
perdura sino alla fine dei tempi; Magistero che con questo Concilio si
presenta in modo straordinario a tutti gli uomini che sono nel mondo,
tenendo conto delle deviazioni, delle esigenze, delle opportunità
dell’età contemporanea.
3. Iniziando questo
Concilio universale, il Vicario di Cristo, che vi sta parlando, guarda,
com’è naturale, al passato, e quasi ne percepisce la voce incitante e
incoraggiante: volentieri infatti ripensa alle benemerenze dei Sommi
Pontefici che vissero in tempi più antichi e più recenti, e che dalle
assemblee dei Concili, tenuti sia in Oriente che in Occidente dal
quarto secolo fino al Medio Evo e agli ultimi tempi, hanno trasmesso le
testimonianze di tale voce veneranda e solenne. Esse acclamano senza
sosta al trionfo di quella Società umana e divina, cioè della Chiesa,
che assume dal Divin Redentore il nome, i doni della grazia e tutto il
suo valore.
4. Se questo è motivo di letizia
spirituale, non possiamo tuttavia negare che nella lunga serie di
diciannove secoli molti dolori e amarezze hanno oscurato questa storia.
Fu ed è veritiero quello che il vecchio Simeone con voce profetica
disse a Maria Madre di Gesù: "Egli è qui per la rovina e la
risurrezione di molti..., segno di contraddizione" [1].
E Gesù stesso, cresciuto in età, indicò chiaramente come nei tempi si
sarebbero comportati gli uomini verso di lui, pronunziando quelle
misteriose parole: "Chi ascolta voi ascolta me" [2]. Questo disse inoltre: "Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde" [3], come vediamo scritto in San Luca, che riferisce anche le espressioni precedenti.
5. Dopo quasi venti secoli, le situazioni e i problemi gravissimi che
l’umanità deve affrontare non mutano; infatti Cristo occupa sempre il
posto centrale della storia e della vita: gli uomini o aderiscono a lui
e alla sua Chiesa, e godono così della luce, della bontà, del giusto
ordine e del bene della pace; oppure vivono senza di lui o combattono
contro di lui e restano deliberatamente fuori della Chiesa, e per
questo tra loro c’è confusione, le mutue relazioni diventano difficili,
incombe il pericolo di guerre sanguinose.
6. Ogni
volta che vengono celebrati, i Concili Ecumenici proclamano in forma
solenne questa corrispondenza con Cristo e con la sua Chiesa ed
irradiano per ogni dove la luce della verità, indirizzano sulla via
giusta la vita dei singoli, della convivenza domestica e della società,
suscitano ed irrobustiscono le energie spirituali, innalzano
stabilmente gli animi ai beni veri e sempiterni.
7.
Mentre contempliamo le successive epoche dell’umanità durante questi
venti secoli dell’era cristiana, davanti ai Nostri occhi sfilano le
testimonianze di questo Magistero straordinario della Chiesa, cioè dei
Concili universali. Tale documentazione è contenuta in parecchi volumi
di grande imponenza, ed è da considerare come un sacro tesoro, che è
conservato negli archivi della Città di Roma e nelle più celebri
biblioteche di tutto il mondo.
Origine e causa del Concilio Ecumenico Vaticano II
3.
1. Quanto all’origine e alla causa del grande avvenimento per il quale
Ci è piaciuto adunarvi, è sufficiente riportare ancora una volta la
testimonianza, certamente umile, ma che Noi possiamo attestare come
sperimentata: la prima volta abbiamo concepito questo Concilio nella
mente quasi all’improvviso, e in seguito l’abbiamo comunicato con parole
semplici davanti al Sacro Collegio dei Padri Cardinali in quel fausto
25 gennaio 1959, festa della Conversione di San Paolo, nella sua
Patriarcale Basilica sulla via Ostiense. Gli animi degli astanti furono
subito repentinamente commossi, come se brillasse un raggio di luce
soprannaturale, e tutti lo trasparirono soavemente sul volto e negli
occhi. Nello stesso tempo si accese in tutto il mondo un enorme
interesse, e tutti gli uomini cominciarono ad attendere con impazienza
la celebrazione del Concilio.
2. In questi
tre anni è stato svolto un lavoro intenso per preparare il Concilio,
con il programma di indagare più accuratamente ed ampiamente quale
fosse in questa nostra epoca la condizione della Fede, della pratica
religiosa, dell’incidenza della comunità cristiana e soprattutto
cattolica.
3. Non a torto questo tempo speso nel
preparare il Concilio Ci sembra sia stato quasi un primo segno e dono
della grazia celeste.
4. Illuminata dalla
luce di questo Concilio, la Chiesa si accrescerà, come speriamo, di
ricchezze spirituali e, attingendovi il vigore di nuove energie,
guarderà con sicurezza ai tempi futuri. Infatti, introducendo opportuni
emendamenti ed avviando saggiamente un impegno di reciproco aiuto, la
Chiesa otterrà che gli uomini, le famiglie, le nazioni rivolgano
davvero le menti alle realtà soprannaturali.
5. È
dunque dovere di coscienza ringraziare fervidamente il Sommo Datore di
ogni bene per la celebrazione di questo Concilio, e magnificare con
esultanza la gloria di Cristo Signore, che è Re vittorioso ed immortale
dei secoli e dei popoli.
Opportunità di celebrare il Concilio
4.
1. C’è inoltre un’altra cosa, Venerabili Fratelli, che è utile
proporre alla vostra considerazione sull’argomento. Ad aumentare la
santa letizia che in quest’ora solenne pervade i nostri animi, Ci sia
cioè permesso osservare davanti a questa grandiosa assemblea che
l’apertura di questo Concilio Ecumenico cade proprio in circostanze
favorevoli di tempo.
2. Spesso infatti
avviene, come abbiamo sperimentato nell’adempiere il quotidiano
ministero apostolico, che, non senza offesa per le Nostre orecchie, ci
vengano riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la
religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né
prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi
non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i
nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del
tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non
avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come
se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto
alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa.
3. A
Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di
sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del
mondo.
4. Nello
stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare
in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani
della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi
attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro
aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende
umane, per il bene della Chiesa.
5. Questo è facile
arguire se si considerano con attenzione i problemi e i pericoli di
natura politica ed economica del giorno d’oggi. Essi tengono così
occupati gli uomini da distogliere i loro interessi e le loro
preoccupazioni dal fatto religioso, che è di pertinenza del sacro
Magistero della Chiesa. Questo modo di agire non manca certo di errore,
e dev’essere giustamente riprovato. Tuttavia nessuno può negare che
queste nuove situazioni indotte hanno almeno questo vantaggio, che
vengono così eliminati quegli innumerevoli impedimenti con cui un tempo
i figli del secolo erano soliti ostacolare la libera azione della
Chiesa. Basta sfogliare di sfuggita gli annali ecclesiastici per
constatare con evidenza che gli stessi Concili Ecumenici, le cui
vicende sono registrate a caratteri d’oro nella storia della Chiesa,
sono stati spesso celebrati non senza gravissime difficoltà e motivi di
dolore a causa dell’indebita ingerenza del potere civile. Talvolta
infatti i Principi di questo mondo si proponevano sinceramente di
assumere la protezione della Chiesa, ma molte volte ciò non avveniva
senza danno e pericolo spirituale, perché più spesso essi erano guidati
da calcoli politici e si preoccupavano troppo dei propri interessi.
6. Confessiamo che oggi siamo afflitti da grandissimo dolore perché in
mezzo a voi mancano molti Pastori della Chiesa, a Noi carissimi, che
per la Fede di Cristo sono tenuti in catene o sono impediti da altri
ostacoli, e il cui ricordo Ci spinge ad elevare per essi a Dio
ardentissime preghiere; tuttavia non senza speranza e Nostra grande
consolazione vediamo oggi verificarsi il fatto che la Chiesa,
finalmente sciolta da tanti impedimenti profani delle età passate, da
questo Tempio Vaticano, come da un secondo Cenacolo degli Apostoli,
per mezzo di voi possa alzare la sua voce, gravida di autorità e di
maestà.
Compito principale del Concilio: difendere e diffondere la dottrina
5.
1. Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito
della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più
efficace.
2. Tale dottrina abbraccia l’uomo
integrale, composto di anima e di corpo, e a noi, che abitiamo su
questa terra, comanda di tendere come pellegrini alla patria celeste.
3. Ciò
mostra in qual modo si deve ordinare questa vita mortale, affinché,
adempiendo i nostri doveri, ai quali siamo tenuti verso la Città
terrena e quella celeste, possiamo raggiungere il fine a noi
prestabilito da Dio. In altri termini, tutti quanti gli uomini, sia
singoli che come società, finché questa vita lo permette, hanno il
dovere di tendere senza tregua a conseguire i beni celesti, e servirsi
per far questo delle realtà terrene, in modo però che l’uso dei beni
temporali non rechi pregiudizio alla loro felicità eterna.
4. È certamente vero che il Signore ha pronunziato questa esortazione: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia" [4].
Questo "prima" esprime dove devono essere dirette anzitutto le nostre
forze e le nostre preoccupazioni; però non bisogna affatto trascurare
le altre parole che seguono in questo comando del Signore: "e tutte
queste cose vi saranno date in aggiunta" [5].
In realtà, nella Chiesa ci furono sempre e ci sono coloro, che, pur
dedicandosi con tutte le forze alla pratica della perfezione
evangelica, danno contemporaneamente il loro contributo al progresso
civile, perché dagli esempi della loro vita e dalle loro benefiche
iniziative di carità riceve non poco vigore e incremento quanto c’è di
più alto e di più nobile nella società umana.
5. Ma
perché tale dottrina raggiunga i molteplici campi dell’attività umana,
che toccano le persone singole, le famiglie e la vita sociale, è
necessario prima di tutto che la Chiesa non distolga mai gli occhi dal
sacro patrimonio della verità ricevuto dagli antichi; ed insieme ha
bisogno di guardare anche al presente, che ha comportato nuove
situazioni e nuovi modi di vivere, ed ha aperto nuove vie all’apostolato
cattolico.
6. Per questa ragione la Chiesa
non è rimasta indifferente a quelle meravigliose scoperte dell’umano
ingegno ed a quel progresso delle idee di cui oggi godiamo, né è stata
incapace di onestamente apprezzarle; ma, seguendo con vigile cura
questi fatti, non cessa di ammonire gli uomini perché, al di sopra
dell’attrattiva delle realtà visibili, volgano gli occhi a Dio, fonte di
ogni sapienza e di ogni bellezza, affinché essi, ai quali è stato
detto: "Soggiogate la terra e dominatela" [6], non dimentichino quel rigorosissimo comando: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto" [7], perché il fascino fuggente delle cose non impedisca il vero progresso.
In che modo va sviluppata oggi la dottrina
6.
1. Ciò premesso, Venerabili Fratelli, diventa chiaro che cosa è stato
demandato al Concilio Ecumenico per quanto riguarda la dottrina.
2. Il
ventunesimo Concilio Ecumenico — che si avvale dell’efficace e
importante aiuto di persone che eccellono nella scienza delle
discipline sacre, dell’esercizio dell’apostolato e della rettitudine
nel comportamento — vuole trasmettere integra, non sminuita, non
distorta, la dottrina cattolica, che, seppure tra difficoltà e
controversie, è divenuta patrimonio comune degli uomini. Questo non è
gradito a tutti, ma viene proposto come offerta di un fecondissimo
tesoro a tutti quelli che sono dotati di buona volontà.
3. Però
noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se ci
preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore,
dobbiamo continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo
il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti secoli.
4. Ma il nostro lavoro non consiste neppure, come scopo primario, nel
discutere alcuni dei principali temi della dottrina ecclesiastica, e
così richiamare più dettagliatamente quello che i Padri e i teologi
antichi e moderni hanno insegnato e che ovviamente supponiamo non
essere da voi ignorato, ma impresso nelle vostre menti.
5. Per
intavolare soltanto simili discussioni non era necessario indire un
Concilio Ecumenico. Al presente bisogna invece che in questi nostri
tempi l’intero insegnamento cristiano sia sottoposto da tutti a nuovo
esame, con animo sereno e pacato, senza nulla togliervi, in quella
maniera accurata di pensare e di formulare le parole che risalta
soprattutto negli atti dei Concili di Trento e Vaticano I; occorre che
la stessa dottrina sia esaminata più largamente e più a fondo e gli
animi ne siano più pienamente imbevuti e informati, come auspicano
ardentemente tutti i sinceri fautori della verità cristiana, cattolica,
apostolica; occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla
quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta
secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il
deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra
veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate,
sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande
importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con pazienza;
si dovrà cioè adottare quella forma di esposizione che più corrisponda
al magistero, la cui indole è prevalentemente pastorale.
In che modo vanno combattuti gli errori
7.
1. Aprendo il Concilio Ecumenico Vaticano II, è evidente come non mai
che la verità del Signore rimane in eterno. Vediamo infatti, nel
succedersi di un’età all’altra, che le incerte opinioni degli uomini si
contrastano a vicenda e spesso gli errori svaniscono appena sorti,
come nebbia dissipata dal sole.
2. Non c’è
nessun tempo in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori;
spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità.
Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la
medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore;
pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo
più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che
condannando. Non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da
cui premunirsi e da avversare; ma perché tutte quante contrastano così
apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti
così letali che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a
riprovarle, soprattutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le
sue leggi, riponendo troppa fiducia nel progressi della tecnica,
fondando il benessere unicamente sulle comodità della vita. Essi sono
sempre più consapevoli che la dignità della persona umana e la sua
naturale perfezione è questione di grande importanza e difficilissima da
realizzare. Quel che conta soprattutto è che essi hanno imparato con
l’esperienza che la violenza esterna esercitata sugli altri, la potenza
delle armi, il predominio politico non bastano assolutamente a
risolvere per il meglio i problemi gravissimi che li tormentano.
3. Così
stando le cose, la Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio
Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi
madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia
e da bontà verso i figli da lei separati. All’umanità travagliata da
tante difficoltà essa dice, come già Pietro a quel povero che gli aveva
chiesto l’elemosina: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho
te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" [8].
In altri termini, la Chiesa offre agli uomini dei nostri tempi non
ricchezze caduche, né promette una felicità soltanto terrena; ma
dispensa i beni della grazia soprannaturale, i quali, elevando gli
uomini alla dignità di figli di Dio, sono di così valida difesa ed
aiuto a rendere più umana la loro vita; apre le sorgenti della sua
fecondissima dottrina, con la quale gli uomini, illuminati dalla luce
di Cristo, riescono a comprendere a fondo che cosa essi realmente sono,
di quale dignità sono insigniti, a quale meta devono tendere; infine,
per mezzo dei suoi figli manifesta ovunque la grandezza della carità
cristiana, di cui null’altro è più valido per estirpare i semi delle
discordie, nulla più efficace per favorire la concordia, la giusta pace
e l’unione fraterna di tutti.
Promuovere l’unità nella famiglia cristiana e umana
8.
1. Questa sollecitudine della Chiesa nel promuovere e tutelare la
verità deriva dal fatto che, secondo il piano di Dio, "il quale vuole
che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della
verità" [9],
senza l’aiuto dell’intera dottrina rivelata gli uomini non possono
pervenire ad una assoluta e saldissima unità degli animi, cui sono
collegate la vera pace e l’eterna salvezza.
2. Purtroppo
tutta la comunità dei cristiani non ha ancora pienamente e
perfettamente raggiunto questa visibile unità nella verità. La Chiesa
Cattolica ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perché si compia il
grande mistero di quell’unità che Cristo Gesù con ardentissime
preghiere ha chiesto al Padre Celeste nell’imminenza del suo
sacrificio; essa gode di pace soavissima, sapendo di essere intimamente
unita a Cristo in quelle preghiere; di più, si rallegra sinceramente
quando vede che queste invocazioni moltiplicano i loro frutti più
generosi anche tra coloro che stanno al di fuori della sua compagine.
Se ben consideriamo, questa stessa unità, che Cristo impetrò per la sua
Chiesa, sembra quasi rifulgere di un triplice raggio di luce
soprannaturale e salvifica, a cui corrispondono: l’unità dei cattolici
tra di loro, che deve essere mantenuta fermissima e brillare come
esempio; poi, l’unità che consiste nelle pie preghiere e nelle ardenti
speranze con cui i cristiani separati da questa Sede Apostolica
aspirano ad essere uniti con noi; infine, l’unità basata sulla stima e
il rispetto verso la Chiesa Cattolica che nutrono coloro che seguono le
diverse forme di religione non ancora cristiane.
3. A
questo proposito - per quanto tutti gli uomini che nascono siano stati
anch’essi redenti nel sangue di Cristo - c’è veramente da dolersi che
tuttora gran parte del genere umano non partecipi ancora di quelle
fonti di grazia soprannaturale che ci sono nella Chiesa Cattolica. Ne
deriva che alla Chiesa Cattolica, la cui luce illumina tutte le cose e
la cui forza di unità soprannaturale ridonda a vantaggio di tutta la
comunità umana, si applicano perfettamente queste belle parole di San
Cipriano: "Perfusa di luce, la Chiesa del Signore diffonde i suoi raggi
sul mondo intero; è però un’unica luce che viene irradiata dovunque,
né viene scissa l’unità del corpo. Estende i suoi rami su tutta la
terra per il copioso rigoglio, espande a profusione i rivoli che
scaturiscono con abbondanza; ma è unico il capo e unica l’origine e
unica la madre fertile per le fortunate fecondità: da lei siamo
partoriti, siamo nutriti dal suo latte, siamo vivificati dal suo spirito
[10].
Venerabili Fratelli,
4. Questo
si propone il Concilio Ecumenico Vaticano II, il quale, mentre
raccoglie insieme le migliori energie della Chiesa e si sforza con zelo
di far accogliere dagli uomini più favorevolmente l’annunzio della
salvezza, quasi prepara e consolida la via per realizzare quell’unità
del genere umano, che è come il necessario fondamento, perché la Città
terrena si organizzi a somiglianza della Città celeste "il cui re è la
verità, la cui legge è la carità, la cui grandezza è l’eternità" [11].
Conclusione
9. 1. Ed ora "la nostra voce si rivolge a voi" [12],
Venerabili Fratelli nell’Episcopato. Eccoci ormai radunati insieme in
questa Basilica Vaticana, dove si trova il cardine della storia della
Chiesa: dove ora il Cielo e la terra si uniscono in uno strettissimo
abbraccio, qui presso il sepolcro di San Pietro, presso le tombe di
tanti Santi Nostri Predecessori, le cui ceneri in quest’ora solenne
sembrano quasi esultare di un fremito arcano.
2. Il
Concilio che inizia sorge nella Chiesa come un giorno fulgente di luce
splendidissima. È appena l’aurora: ma come già toccano soavemente i
nostri animi i primi raggi del sole sorgente! Tutto qui spira santità,
suscita esultanza. Contempliamo infatti stelle aumentare con il loro
chiarore la maestà di questo tempio, e siete voi, secondo la
testimonianza dell’Apostolo Giovanni [13];
e per voi risplendere i candelabri d’oro intorno al sepolcro del
Principe degli Apostoli, che sono le Chiese a voi affidate [14].
Vediamo anche le degnissime personalità che sono convenute a Roma dai
cinque continenti, in rappresentanza delle proprie Nazioni, e che sono
qui presenti con grande rispetto e in cortesissima attesa.
3. Si può dunque dire che i Santi e gli uomini cooperano nella
celebrazione del concilio: i Santi del Cielo sono impegnati a
proteggere i nostri lavori; i fedeli ad elevare a Dio ardenti
preghiere; e voi tutti, assecondando prontamente le soprannaturali
ispirazioni dello Spirito Santo, ad applicarvi attivamente perché le
vostre fatiche rispondano pienamente alle attese e alle necessità dei
diversi popoli. Perché ciò si avveri, si richiedono da voi la serena
pace degli animi, la concordia fraterna, la moderazione delle
iniziative, la correttezza delle discussioni, la saggezza in tutte le
decisioni.
4. Che il vostro impegno e il vostro
lavoro, ai quali sono rivolti non solo gli occhi dei popoli, ma anche le
speranze del mondo intero, corrispondano largamente alle attese.
5. Dio
Onnipotente, in te riponiamo tutta la fiducia, diffidando delle nostre
forze. Guarda benigno a questi Pastori della tua Chiesa. La luce della
tua grazia superna Ci assista nel prendere le decisioni, sia presente
nell’emanare leggi; ed esaudisci prontamente le preghiere che
rivolgiamo a te in unanimità di Fede, di voce, di animo.
6. O
Maria, Aiuto dei Cristiani, Aiuto dei Vescovi, il cui amore abbiamo
recentemente sperimentato in modo particolare nel tuo tempio di Loreto,
dove abbiamo venerato il mistero dell’Incarnazione, con il tuo
soccorso disponi tutto per un esito felice, fausto, propizio; insieme
con il tuo Sposo San Giuseppe, con i Santi Apostoli Pietro e Paolo, con i
santi Giovanni Battista ed Evangelista, intercedi per noi presso Dio.
7. A Gesù Cristo, amabilissimo Redentore nostro, Re immortale dei
popoli e dei tempi, amore, potere e gloria nei secoli dei secoli. Amen (AAS 54 (1962), pp. 785-795).
[1] Lc 2,34.
[2] Lc 10,16.
[3] Lc 11, 23.
[4] Mt 6,33.
[5] Mt 6,33.
[6] Cf. Gen 1,28.
[7] Mt 4,10; Lc 4,8.
[8] At 3,6.
[9] 1Tm 2,4.
[10] De Catholicae Ecclesiae unitate, 5.
[11] S. AGOSTINO, Ep. CXXXVIII, 3.
[12] 2 Cor 6,11 Vlg.
[13] Cf. Ap 1,20.
[14] Cf. Ap 1,20.