giovedì 11 ottobre 2012

Kiko Arguello: il Cammino aiuta a riscoprire la fede.



CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 11 ottobre 2012 – Con “grande gioia”, questa mattina, Benedetto XVI ha dato il via ad un momento storico per la Chiesa del nostro tempo: l’Anno della Fede. Migliaia di fedeli hanno gremito oggi piazza San Pietro per celebrare l’evento insieme al Santo Padre. Presenti alla cerimonia anche alcuni Padri Conciliari e i diversi partecipanti al Sinodo dei Vescovi per la Nuova Evangelizzazione ancora in corso.
Tra questi, anche Kiko Argüello, iniziatore di una delle realtà attualmente più vive e numerose della Chiesa: il Cammino Neocatecumenale, il cui carisma, da più di 40 anni, è di far maturare una fede adulta in mezzo a quella “desertificazione spirituale” che ha caratterizzato gli ultimi decenni dell’umanità. (*)


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06 Giu 2012
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Al termine della Santa Messa, Kiko ha rilasciato a ZENIT la breve intervista che riportiamo di seguito.

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Kiko, nella prima Congregazione dell’Assemblea sinodale è stata dedicata grande attenzione ai movimenti e alle realtà ecclesiali, indicati come grazia dello Spirito Santo che donano nuova energia alla Chiesa. Il cardinale Wuerl, tra questi, ha citato in particolare Comunione e Liberazione, Opus Dei e Cammino Neocatecumenale. Che effetto le hanno fatto queste parole?
Kiko Argüello: È stato bellissimo! Noi siamo sorti dopo il Concilio Vaticano II per aiutare la Chiesa e sono contento che questo venga riconosciuto. Abbiamo voluto introdurre nella Chiesa un cammino di fede, perché soltanto una fede adulta può rispondere alle situazioni attuali di secolarizzazione che si riscontrano in tante parti del mondo. Anche ieri, durante i lavori dei Circoli Minori del Sinodo, nel corso della quinta Congregazione, uno dei relatori, mons. Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid, ha parlato del Cammino Neocatecumenale, e ha detto di essere convinto che esso sia una delle risposte, dopo il Concilio, ai problemi della Chiesa.
Questo non significa che vogliamo sostituire la Chiesa o che siamo l’unica espressione ecclesiale e religiosa valida. Anzi, siamo solo dei servitori umili che si pongono al servizio della Chiesa, per aiutare le persone a scoprire la bellezza di essere cristiani. Perché questa è una cosa enorme: essere figli di Dio, uniti, che si amano l’un l’altro. È fantastico davvero!
Si può affermare quindi che, in un certo senso, il Cammino Neocatecumenale abbia realizzato le promesse del Concilio Vaticano II?
Kiko Argüello: Si, le sta realizzando, nonostante noi e i nostri peccati. Laici che evangelizzano, famiglie in missione, migliaia di vocazioni. Quest’anno abbiamo aperto dieci nuovi seminari, tra cui uno in India e uno a Rio de Janeiro. Siamo veramente sorpresi noi stessi dei frutti che continuiamo a vedere, perché non è assolutamente opera nostra.
Quando chiedo famiglie per andare in missione nel mondo, non è di certo per un mio potere che se ne alzino 3.000. O come è successo la scorsa estate a Madrid che ho chiesto sacerdoti per la Cina e hanno dato la loro disponibilità quasi 5.000 ragazzi…. È una cosa bellissima. Siamo davvero spettatori delle opere dello Spirito Santo.
Ultimamente si parla di una sua pubblicazione editoriale presto in uscita. È vero?
Kiko Argüello: Si. È un piccolo volume che uscirà forse in occasione della chiusura dei lavori sinodali, dove abbiamo cercato di mettere per iscritto il kerygma annunziato negli incontri di Napoli, Budapest, Milano e Trieste di quest’anno. È il kerygma dei tre angeli, che, secondo me, è una catechesi molto importante per l’antropologia di oggi, che ha perso il suo contenuto profondo. Si può dire che sia un libro per la Nuova Evangelizzazione, e crediamo sia importante trasmettere questo annuncio che ridona un senso alla domanda “perché evangelizzare?”.
Il Santo Padre ha aperto, poco fa, un tempo di grazia per la Chiesa di oggi: l’Anno della Fede. Cosa si augura per questo anno?
Kiko Argüello: Spero che si possa riscoprire la bellezza della Fede. Quella Fede, cioè, che ci dona la natura di Dio e guarisce profondamente l’essere dell’uomo che è stato ferito dal peccato originale. L’uomo separandosi da Dio diventa schiavo del non essere, le conseguenze sono palesi: la quantità di donne che vengono assassinate, i suicidi continui ovunque e via dicendo. Quando un uomo scopre che “non è” decide di uccidersi. La Chiesa, quindi, in quest’anno deve far riscoprire la parola di salvezza per gli uomini: che Cristo è venuto per dare loro la vita, per donare “l’essere dello Spirito Santo”. (S. Cernuzio)
Fonte: Zenit

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Di seguito l'intervento di mons. Ricardo Blàsquez Pèrez, Arcivescovo di Valladolid (Spagna), sul valore del catecumenato post-battesimale per scoprire le realtà fondamentali della fede cristiana.


  I catecumeni uniscono in maniera profonda e chiara la dimensione personale alla dimensione ecclesiale della fede cristiana. Nella partecipazione comunitaria assidua scoprono il senso della Chiesa. Si crea una profonda fratellanza che ha anche un impatto sulle relazioni umane e sociali. La persona si sente sostenuta dagli altri fratelli per poter vivere cristianamente in mezzo a una società spesso indifferente e persino ostile alla fede cristiana e alla Chiesa.
Attraverso il catecumenato, i partecipanti scoprono le realtà fondamentali della fede cristiana: il Credo, i Comandamenti di Dio con lo spirito del Discorso della Montagna, la preghiera del Padre Nostro e dei Salmi, i sacramenti e, in particolare, l’Eucaristia e la Penitenza, la dimensione apostolica della vita cristiana. Non si parte da aspetti particolari, complementari o devozionali, ma dalle realtà fondamentali della fede, che attualmente non possiamo più considerare acquisite.
Per la maggior parte dei partecipanti, si tratta di un catecumenato post-battesimale, grazie al quale riscoprono il senso del battesimo già ricevuto. La celebrazione liturgica viene rafforzata in ognuno attraverso la conoscenza e la lettura orante della Sacra Scrittura. Per tanto tempo l’estraneità del latino nascondeva l’ignoranza della Sacra Scrittura, ma ora questa mancanza viene a galla. L’evangelizzazione richiede che si uniscano Bibbia, Sacramenti e vita cristiana.

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Riporto da "Camineo.info"

 



Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, è uno dei partecipanti al Sinodo dei Vescovi a Roma e ci darà le sue impressioni su come sta andando l’assemblea.
- Qual è la sua impressione generale su quello che ha vissuto fino ad ora nel Sinodo?
Stiamo iniziando adesso, però credo che sia qualcosa di buono, C’è uno Spirito positivo, qui è tutto pieno e siamo entusiasti nello Spirito Santo affinchè il Signore nostro possa ispirarci per aiutare la Chiesa in questo momento, perchè è importantissimo il poterr annunciare il Vangelo al Mondo.
-Cosa si aspetta da questo Sinodo?
Che lo Spirito Santo possa discendere su di noi e ci possa aiutare donandoci discernimento e forza profetica.
- Che impronta avrà il suo apporto al Sinodo?
Nell’importanza di creare dei segni che chiamano il mondo pagano, ateo,  alla la Fede,  che portino a credere in Gesù Cristo, a costituire comunità cristiane, dove Cristo dice amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. E in questo amore tutti quelli che ci stanno attorno , i secolarizzati, i pagani, la gente indifferente, crederanno e  ”ci conosceranno come i miei discepoli; se siete perfettamente una sola cosa,  come il Padre è in me e io sono nel Padre, allora il mondo crederà.  Bisogna Arrivare ad avere una comunità cristiana che arrivi ad avere questa statura di fede;  questa è l’iniziazione cristiana che il Cammino Neocatecumenale sta portando alle parrocchie: Essere Cristiani Adulti.
Fonte: Camineo.info