domenica 7 ottobre 2012

Beata Maria Vergine del Rosario



Oggi 7 OTTOBRE celebriamo la Memoria della
BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO (*)
Nel medioevo, i vassalli usavano offrire ai loro sovrani delle corone di fiori in segno di sudditanza. I cristiani adottarono questa usanza in onore di Maria, offrendole la triplice «corona di rose» che ricorda la sua gioia, i suoi dolori, la sua gloria nel partecipare ai misteri della vita di Gesù suo figlio. Inizialmente questa festa si chiamò di «Santa Maria della vittoria» per celebrare la liberazione dei cristiani dagli attacchi dei Turchi, nella vittoria navale del 7 ottobre 1571 a Lepanto (Grecia). Poiché in quel giorno, a Roma, le Confraternite del Rosario celebravano una solenne processione, san Pio V attribuì la vittoria a «Maria aiuto dei Cristiani» e in quel giorno ne fece celebrare la festa nel 1572. Dopo le altre vittorie di Vienna (1683) e di Peterwaradino (1716), papa Clemente XI istituì la festa del Rosario nella prima domenica di ottobre. Ora, la memoria è intitolata «Beata Maria Vergine del Rosario».

Noi ci rivolgiamo a Maria, meditando e pregando, perché ci aiuti a partecipare ai misteri della vita, morte, risurrezione di Cristo. Sono i misteri che si attualizzano a nostra salvezza nella celebrazione eucaristica e noi chiediamo alla sua materna intercessione che si compiano in pienezza «nell’ora della nostra morte».



(*): V.a. in questo blog il post:
07 Ott 2011
Ordinò la recita del Rosario a tutta la Cristianità. E che fu il santo Rosario “l'arma segreta” che salvò l'Europa dall'invasione ottomana lo ammise subito anche il Senato veneto, che aveva equipaggiato ben 109 delle 206 ...


Bisogna meditare i misteri della salvezza

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate
(Disc. «De aquaéductu»; Opera omnia, edit. Cisterc. 5 [1968] 282-283) 

Il Santo che nascerà da te, sarà chiamato Figlio di Dio (cfr. Lc 1, 35), fonte della sapienza, Verbo del Padre nei cieli altissimi.
Il Verbo, o Vergine santa, si farà carne per mezzo tuo, e colui che dice: «Io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 10, 38) dirà anche: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo» (Gv 16, 28).
Dunque «In principio era il Verbo», cioè già scaturiva la fonte, ma ancora unicamente in se stessa, perché al principio «Il Verbo era presso di Dio» (Gv 1, 1), abitava la sua luce inaccessibile. Poi il Signore cominciò a formulare un piano: Io nutro progetti di pace e non di sventura (cfr. Ger 29, 11). Ma il progetto di Dio rimaneva presso di lui e noi non eravamo in grado di conoscerlo. Infatti: Chi conosce il pensiero del Signore e chi gli può essere consigliere? (cfr. Rm 11, 24). E allora il pensiero di pace si calò nell'opera di pace: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14); venne ad abitare particolarmente nei nostri cuori per mezzo della fede. Divenne oggetto del nostro ricordo, del nostro pensiero e della nostra stessa immaginazione.
Se egli non fosse venuto in mezzo a noi, che idea si sarebbe potuto fare di Dio l'uomo, se non quella di un idolo, frutto di fantasia?
Sarebbe rimasto incomprensibile e inaccessibile, invisibile e del tutto inimmaginabile. Invece ha voluto essere compreso, ha voluto essere veduto, ha voluto essere immaginato. Dirai: Dove e quando si rende a noi visibile? Appunto nel presepio, in grembo alla Vergine, mentre predica sulla montagna, mentre passa la notte in preghiera, mentre pende sulla croce e illividisce nella morte, oppure mentre, libero tra i morti, comanda sull'inferno, o anche quando risorge il terzo giorno e mostra agli apostoli le trafitture dei chiodi, quali segni di vittoria, e, finalmente, mentre sale al cielo sotto i loro sguardi.
Non è forse cosa giusta, pia e santa meditare tutti questi misteri? Quando la mia mente li pensa, vi trova Dio, vi sente colui che in tutto e per tutto è il mio Dio. E' dunque vera sapienza fermarsi su di essi in contemplazione. E' da spiriti illuminati riandarvi per colmare il proprio cuore del dolce ricordo del Cristo.

* * *


MESSALE
Antifona d'Ingresso Lc 1,28.42
Ave, Maria, piena di grazia: il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno.


Colletta

Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre; tu, che all'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce, con l'intercessione della Beata Vergine Maria, guidaci alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore ...



LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura 
Gl 1,13-15; 2,1-2
Il giorno del Signore, giorno di tenebra e di caligine.

Dal libro del profeta Gioèle
Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti,
urlate, ministri dell’altare,
venite, vegliate vestiti di sacco,
ministri del mio Dio,
perché priva d’offerta e libagione
è la casa del vostro Dio.
Proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra,
radunate gli anziani
e tutti gli abitanti della regione
nella casa del Signore, vostro Dio,
e gridate al Signore:
«Ahimè, quel giorno!
È infatti vicino il giorno del Signore
e viene come una devastazione dall’Onnipotente».
Suonate il corno in Sion
e date l’allarme sul mio santo monte!
Tremino tutti gli abitanti della regione
perché viene il giorno del Signore,
perché è vicino,
giorno di tenebra e di oscurità,
giorno di nube e di caligine.
Come l’aurora,
un popolo grande e forte
si spande sui monti:
come questo non ce n’è stato mai
e non ce ne sarà dopo,
per gli anni futuri, di età in età.

Salmo Responsoriale Sal 9
Il Signore governerà il mondo con giustizia.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
annuncerò tutte le tue meraviglie.
Gioirò ed esulterò in te,
canterò inni al tuo nome, o Altissimo.

Hai minacciato le nazioni, hai sterminato il malvagio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
Sono sprofondate le genti nella fossa che hanno scavato,
nella rete che hanno nascosto si è impigliato il loro piede.

Ma il Signore siede in eterno,
stabilisce il suo trono per il giudizio:
governerà il mondo con giustizia,
giudicherà i popoli con rettitudine.
Canto al Vangelo G 12,31-32
Alleluia, alleluia.

Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.
E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me.
Alleluia.

Vangelo 
Lc 11,15-26
Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima». Parola del Signore.

* * *



Supplica alla 
Regina del SS. Rosario di P
ompei


 Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, in questo giorno solenne, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.


Ave Maria

 
È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori.
Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore.
Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!
 
Ave Maria

Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.
Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti, Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.
 

Ave Maria

 
Chiediamo la benedizione a Maria
 
Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci in questo giorno solennissimo. Concedi a tutti noi l’amore tuo costante ed in modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla Società umana. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo d’amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne.
E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra ed in cielo. Amen.

Salve Regina
Indulgenzia
Indulgentia plenaria semel tantum, soltis conditionibus,
recitantibus supplicationem meridianam ad B. V. Mariam a S. Rosario.


APPROFONDIMENTI


Di seguito due meditazioni sulla festa di oggi di don Divo Barsotti.


La Madonna del Rosario

Ritiro a Viareggio venerdì 7 ottobre 1960
Partecipare al Mistero di Cristo
La festa di oggi è la festa del Santissimo Rosario.
Non si festeggia una devozione nella Chiesa che importerebbe una ipostatizzazione di una pratica, di una pietà, il che sarebbe una cosa un po' strana. La festa è la festa della Beata Vergine del Santissimo Rosario, della Madonna del Rosario, come dice il Messalino.
Ci sono tante feste nella Chiesa che hanno per oggetto il culto della Vergine. Quale mistero si festeggia dunque oggi?
Mi sembra che la solennità stessa indichi in qualche modo il mistero: è la partecipazione di Maria al Mistero di Cristo, quella partecipazione che si propone poi a tutti i cristiani come esempio, come via per giungere alla santità. E la santità cristiana non può consistere in altro che in una partecipazione ai misteri di Gesù e la Vergine, prima di ogni altra anima e più di ogni altra anima, ha partecipato a questi misteri.
Che cosa festeggiamo dunque nella festa della Madonna del Rosario? Direi la vita interiore di Maria; non tanto gli avvenimenti esterni della sua vita, quanto la sua vita interiore come partecipazione intensa, personale, ai misteri del Cristo, del Figlio suo.
A certi misteri ella ha partecipato in un modo diretto e sostanziale, basti pensare all'Incarnazione. Senza il suo fiat, il mistero dell'Incarnazione non si sarebbe compiuto. Ma certo altri Misteri, almeno dal Vangelo, non appare che abbiano implicato, richiesto, una partecipazione attiva così essenziale. Se nei Misteri gaudiosi la Vergine più o meno è sempre presente e al centro dell'avvenimento storico che noi contempliamo, nei Misteri dolorosi la presenza di Maria, nella formulazione stessa dei Misteri del Rosario, non è mai ricordata: l'agonia dell'orto, la flagellazione, la coronazione di spine, il viaggio al Calvario, la Morte di croce: dove è ricordata Maria? Noi sappiamo dal Vangelo che ai piedi della croce vi era la Vergine: potremmo pensare allora che una partecipazione attiva al Mistero della croce vi sia a proposito dell'ultimo Mistero doloroso. Ma negli altri Misteri dolorosi c'è del tutto sconosciuto se Maria fosse stata presente, se fosse stata spettatrice.
Non so, di alcuni Misteri che il Rosario contempla, siamo sicuri che non si possa parlare di una partecipazione attiva: nell'agonia dell'orto, per esempio, Gesù è soltanto coi discepoli. Perché si celebra la Vergine nella contemplazione di questo Mistero?
...in modo passivo
Non è tanto, direi allora, la partecipazione attiva di Maria al Mistero del Cristo, quanto la partecipazione passiva, quanto quella partecipazione passiva che importa una contemplazione del Mistero, un viverne i frutti, un unirsi intimamente per i sentimenti del cuore a Cristo: partecipazione che è propria non solo di Maria, ma di tutti i cristiani.
Maria Santissima nella festa del Santissimo Rosario si propone a tutti i cristiani come esempio di vita religiosa. La vita cristiana non è altro che un rivivere i Misteri di Gesù, che un far nostri i Misteri di Gesù. Prima di ogni altro cristiano e più di ogni altro cristiano, la Vergine ha vissuto nel suo cuore i Misteri del Cristo.
Quello che dice san Bernardo a proposito dell'incarnazione del Verbo, è vero per tutti i Misteri della vita del Signore: «Prius concepit mente quam corpore – Prima ella concepì nel suo cuore, nella sua mente, nel suo spirito che nel suo corpo». Prima, non solo in senso temporale, ma in senso logico, in senso di più intima unione con Cristo.
L'unione con Cristo, nella Vergine, si realizza, prima ancora che nell'essere spettatrice e attrice degli avvenimenti storici della vita di Gesù, nell'essere ella intimamente associata, nella meditazione sua religiosa, nella sua vita intima, alla vita del Figlio suo. E in questo ella ci è di esempio.
Unione trasformante
Che cosa facciamo nel Rosario? Meditiamo i Misteri. Che cosa facciamo nel Rosario? Contempliamo i Misteri. E che cosa vuol dire contemplare i Misteri? Ogni contemplazione di per sé è trasformatrice: si vede e si diviene simili a Colui che si vede: «Similes Ei erimus quoniam videbimus Eum sicut est» (1 Gv 3, 2). La visione ci trasforma: perché vediamo Dio, diveniamo simili a Lui; perché contempliamo Cristo diveniamo simili a Lui, ne viviamo la vita.
Maria Santissima è quella che ha vissuto di più della vita del Cristo, perché più di ogni altra ha ascoltato la Parola, l'ha conservata nel suo cuore (cfr. Lc 2, 19).
Quello che dice san Luca della vita interiore di Maria, si ripete per tutti i cristiani. Tutti i cristiani debbono contemplare il Mistero del Cristo, ascoltarne la Parola, vedere l'avvenimento e parteciparvi, nella loro intima vita, e assimilarsi a questi Misteri contemplandoli incessantemente.
Vi è una vita esteriore nell'uomo che è essere attori di una storia, che più o meno è sacra e profana. Non è sacra in forza degli avvenimenti che noi viviamo, è sacra nella misura in cui, negli avvenimenti che viviamo, noi siamo uniti al Cristo. Praticamente questi avvenimenti considerati per sé soli ci fanno attori della storia profana: fare scuola, andare a fare la spesa, stare sul seggiolone quando siamo malati, andare in treno: è una storia di per sé profana. Potrebbe essere sacra e potrebbe non esserlo, e potrebbe essere religiosa e potrebbe non esserlo; è una storia di avvenimenti temporali.
Vivere di fede
Ma oltre questa vita esteriore, noi tutti possediamo un'altra vita, noi tutti dobbiamo vivere un'altra vita, che è la partecipazione al Mistero di Gesù, partecipazione che nasce da un atto continuo di fede, di una fede che è già incipiente visione, di una fede che ci richiama, ci conduce ad una contemplazione sempre più pura e più luminosa del Mistero. Questo Mistero non è che il Mistero del Cristo. Questa contemplazione, questa vita di fede, questa vita contemplativa del Mistero del Cristo, questa partecipazione intima a questo Mistero, questa trasformazione intima in forza della contemplazione, trasformazione intima nel Cristo medesimo, è la vita interiore di Maria. Deve essere così la nostra medesima vita.
Mi sembra che nella Madonna del Rosario noi celebriamo Maria Santissima come esempio di vita cristiana, come la norma della vita cristiana. Gesù è causa esemplare e norma di vita in senso primario, in quanto da Lui deriva ogni grazia, in quanto da Lui noi attingiamo la vita. Egli sorgente, Egli principio, Egli origo (origine) di tutta la vita soprannaturale: causa esemplare, ma principio. Maria invece è causa esemplare, in un modo diverso e forse, sotto certi aspetti, più vero, perché impariamo da lei come attingere, come partecipare alla Fonte, come trasformarci nel Cristo, attraverso l'intima contemplazione del Mistero, attraverso questo conservare la Parola nel cuore, attraverso questa meditazione silenziosa, attraverso questo rapporto tutto spirituale, ma vero, ma reale, ma concreto, anche se spirituale, col Mistero di Gesù.
L'opera dello Spirito Santo
Che cosa dice Gesù agli apostoli, nel discorso dopo la Cena, di quello che sarebbe stata l'opera dello Spirito Santo, di quello Spirito che è il santificatore, che è il Dio santificante? Che cosa dice Gesù a proposito di questa opera dello Spirito negli apostoli? Dice che lo Spirito ricorderà tutto quello che Cristo ha compiuto, tutto quello che Gesù ha detto durante la sua vita terrena (cfr. Gv 14, 26). L'opera dello Spirito Santo, in quanto ci santifica, fa presente nel cuore dell'uomo il ricordo della vita di Gesù e della sua parola. Un ricordo però che è vivo, non una pura memoria di un avvenimento passato, è un ricordo che si rinnova, un ricordo veramente efficace: rinnova e trasforma, nell'avvenimento stesso che è stato ricordato, colui che ricorda. Ci trasforma nel Mistero. Lo Spirito Santo ricorda le parole di Gesù, ricorda gli avvenimenti di Gesù in quanto li fa presenti in te, in quanto ti assimila a questi Misteri, in quanto ti trasforma in questi Misteri.
Ora, l'azione dello Spirito Santo prima di tutto ricordò a Maria, fece presente nel suo cuore la vita del Cristo, trasformando sempre più la sua anima in Lui, assimilando sempre di più l'anima di Maria al Cristo, facendo vivere sempre più intimamente la Vergine nella vita del Figlio.
È all'azione di questo medesimo Spirito che noi ci affidiamo nella devozione del Santissimo Rosario, ricordo dei Misteri di Gesù, ricordo efficace che in questi Misteri ci trasforma, a immagine della Vergine.
Il valore del Rosario
Di qui l'importanza di questa devozione e di questa festività: da una parte perché ci dice in che modo la meditazione dei Misteri del Cristo può portarci alla più sublime santità, dal momento che contempliamo questa santità in Maria che visse in questa meditazione e per questo anche più di ogni altra anima si trasformò secondo l'immagine del Figlio suo; dall'altra parte ci dice l'efficacia di una meditazione dei Misteri.
Indubbiamente ha una sua importanza che il Rosario venga detto in un certo modo, che si commemorino certi Misteri più di altri, e che la commemorazione di questi Misteri, la contemplazione di questi Misteri avvenga attraverso delle preghiere vocali che si rivolgono alla Vergine. Ma essenzialmente la devozione al Rosario è una devozione ai Misteri di Gesù in quanto sono fatti in qualche modo presenti nell'anima di colui che li contempla, di colui che li ricorda, per azione dello Spirito divino.
Che questa commemorazione, che questa contemplazione dei Misteri implichi, non necessariamente ma per un maggior profitto, per una maggiore efficacia, un ricorso alla Vergine, lo si deve al fatto che in Maria noi contempliamo, più che in qualsiasi altro santo, che cosa mai possa la contemplazione di questi stessi Misteri in un'anima che allo Spirito Santo totalmente si abbandoni perché lo Spirito Santo ricordi e faccia presente nell'anima stessa il Signore, la vita del Cristo e la sua parola.
In fondo l'Akathistos è il Rosario e il Rosario è l'Akathistos, però più giustamente il Rosario nella contemplazione dei Misteri non esclude la Passione e la Gloria, mentre l'Akathistos si ferma soprattutto sulla contemplazione dei Misteri della vita gaudiosa dell'infanzia, in cui la partecipazione di Maria ai Misteri del Figlio non è soltanto una partecipazione che deriva da una contemplazione intima, ma deriva anche da una partecipazione attiva all'avvenimento stesso. Infatti Gesù s'incarna per opera di Maria, nasce da lei, è lei che lo ritrova nel Tempio, è lei che lo salva e lo difende da Erode fuggendo in Egitto.
Nel Rosario noi contempliamo la santità di Maria non solo in quanto questa santità importa un'associazione agli avvenimenti esteriori della vita del Cristo, ma in quanto importa una partecipazione intima che deriva dall'azione dello Spirito di Dio, quella partecipazione che è possibile a tutti, mentre non a tutti è stato dato di potersi associare a Cristo nella sua vita esteriore, nella sua vita terrena.
Di qui l'importanza che può avere una devozione alla Madonna del Rosario, e di qui anche l'importanza che ha la pratica del Rosario nella vita cristiana. Io lo dico poche volte il Rosario, però è veramente una cosa meravigliosa notare come sia i sommi pontefici che la Vergine stessa, nelle apparizioni, insista, solleciti le anime a questa pia pratica, a questa devozione. È una devozione veramente cattolica e non si potrebbe, non dico disprezzarla, ma nemmeno sottovalutarla nella sua efficacia eminentemente santificatrice, se il Rosario viene detto bene, se questa devozione è una vera devozione che implichi e la contemplazione del Mistero e la trasformazione dell'anima nel Mistero contemplato. Contemplazione e trasformazione che nell'anima deve avvenire sotto il patrocinio e per l'azione materna di Maria, esempio di vita perfetta, mediatrice di grazie.
Fisso lo sguardo del cuore su Gesù
Che cosa si impone per noi? Che ci rendiamo conto di quanto sia importante, nella nostra vita religiosa, il ricorso continuo ai Misteri della vita di Gesù. La nostra meditazione non deve essere mai né una meditazione astratta sulle virtù, né una meditazione filosofica sugli attributi della Divinità, sulle perfezioni divine. Dio si è fatto presente all'uomo e si è fatto conoscere a noi nella persona del Cristo nella sua vita mortale, nella sua vita terrena, nei Misteri della sua vita. È nella meditazione di questi Misteri, è nella contemplazione di questi Misteri che noi siamo trasformati, siamo riformati, siamo nuovamente plasmati dalla mano di Dio, dal dito di Dio che è lo Spirito Santo, secondo l'immagine del Figlio suo.
Meditare la vita del Cristo per poterlo imitare. «Sia sommo studio nostro – dice il libro L'imitazione di Cristo – l'imitazione di Gesù». Non può essere studio nostro il libro in sé: è anzi una pretesa assurda quella di imitare Gesù. Possiamo soltanto meditare, ripensare, possiamo ricordare, per l'azione dello Spirito Santo, quello che Egli ha fatto, quello che Egli ha detto, ma precisamente ha questo di proprio il ricordo, la meditazione, la contemplazione del Mistero: che ci assimila all'oggetto meditato, che ci trasforma.
È proprio attraverso questa contemplazione, come si diceva prima, che lo Spirito Santo ci plasma secondo l'immagine del Figlio di Dio. E noi dobbiamo allora mantenere la nostra anima in una continua attenzione al Signore, in una continua visione di Lui, Gesù: Gesù nella nascita, Gesù nella morte, Gesù nella sua resurrezione. Ecco l'unico libro nostro, ecco il libro del cristiano: il Cristo. Egli è la Parola di Dio che è insegnata dallo Spirito Santo e che si fa presente in ciascuno di noi mediante questo Spirito.
La vita interiore di Maria
Tu puoi vedere nella Vergine come i Misteri si facciano presenti nella vita di un'anima, nella santità di un'anima. Dopo Gesù, nessuno è più santo di Maria, ma la santità di Maria non moltiplica la santità di Gesù: fa presente in lei precisamente quella santità perché fa presente in lei i Misteri stessi del Cristo. Così tu vedi nella Vergine l'azione santificante, la potenza santificante, nel ricordo, nella meditazione, nella contemplazione dei Misteri di Gesù.
Non celebriamo, nella festa della Madonna del Rosario, la Vergine nella sua annunciazione: celebriamo questo Mistero il 25 marzo. E non celebriamo neppure la Madre ai piedi della Croce: questo ricordo lo celebriamo il 15 settembre. Non celebriamo neanche la festa della Presentazione al tempio e la Purificazione di Maria, che invece viene celebrata il 2 febbraio. Nella festa del Rosario celebriamo questi Misteri in quanto sono l'oggetto della contemplazione fatta da Maria medesima, sono la vita interiore di lei, sono il contenuto di tutta la sua vita interiore. Noi celebriamo la vita interiore di Maria, esempio perfetto di santità cristiana. E contempliamo in Maria non soltanto l'esempio, ma la maestra di questa medesima vita.
Unità fra Maria e lo Spirito Santo
Così nella vita cristiana noi vediamo associati sempre lo Spirito Santo e la Vergine. Meravigliosa cosa questa! Non vi sembra? Come Gesù nasce per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria, così nasce in noi e vive, per azione di questo medesimo Spirito, un rapporto con la Madre di Dio. Anche oggi nasce in noi Gesù, cresce in noi Gesù, si fa presente Gesù in noi, nella sua Nascita, nella sua Morte e nella sua Resurrezione, per opera di questo medesimo Spirito, in unione col cuore verginale di lei; per opera di questo medesimo Spirito, in una presenza di Maria che ancora in noi genera il Figlio, ancora in noi essa diviene la Madre di questa vita soprannaturale che ci assimila a Cristo, che fa presente in noi Gesù in tutti i suoi Misteri fino alla sua Ascensione gloriosa.
Ecco quello che a me dice la festa di oggi. E se contemplo la festa di oggi in questa luce, comprendo anche l'importanza di questa festività che non si comprenderebbe altrimenti. E se la comprendo in questa luce, quale grandezza ha mai questa festività! È di tutte le feste di Maria quella che ci riguarda più da vicino, perché dice l'azione profonda, personale di Maria nella santificazione nostra, in unione con lo Spirito di Dio. Come per opera dello Spirito dalla Vergine nacque Gesù, così ora per opera del medesimo Spirito che ci ricorda il Figlio di Dio, che ci ricorda le sue parole, i suoi fatti, per opera di questo medesimo Spirito, in unione con la Vergine, nasce nel nostro cuore Gesù, si fanno presenti nel nostro cuore i Misteri del Figlio, e noi ci andiamo assimilando sempre di più a questi stessi Misteri sì da partecipare sempre più intensamente, sempre più personalmente al Mistero del Cristo così da essere santi della sua santità.
Non possiamo separarci da Maria
Anche la forma esterna di questa devozione: le Ave Maria, iPater noster, i quindici Misteri, hanno una loro importanza, ma non sono essenziali così come sono posti, tanto che lungo i secoli sono stati cambiati più volte. Per il beato Suso [Enrico Suso o Heinrich Suso, predicatore domenicano tedesco, 1295-1366] che è un domenicano del 1300, cioè vissuto un secolo e mezzo dopo san Domenico, era molto diverso. I Misteri erano molti di più e venivano pregati in modo diverso. Però è anche importante notare come lungo i secoli si siano andati sempre più purificando, cristallizzando in una certa forma.
Questa forma che cosa implica per sé? Il rapporto a dei Misteri precisi: gaudiosi, dolorosi, gloriosi. È tutta la vita del Cristo: Incarnazione, Morte, Resurrezione. Implicano non soltanto tutto il Mistero cristiano dall'inizio alla fine, implicano anche un'intimità, una unione costante, nella meditazione del Mistero, alla Vergine. Non si può meditare il Mistero che in unione alla Vergine, cioè col suo medesimo cuore; non si può meditare il Mistero che attraverso i suoi medesimi occhi, non si può contemplare il Mistero che attraverso una intima unione con Maria. È Maria in noi che contempla il Mistero, per opera dello Spirito Santo. È da questa contemplazione che nasce in noi Gesù. È bellissimo tutto questo. Non prima si prega Maria e poi si contempla in silenzio: la contemplazione è contemporanea a questo atto di continua unione alla Vergine. Non possiamo mai separarci dall'atto della nostra contemplazione, da questo rapporto anche personale di intimità con Maria Santissima.
Non vi sembra che questo sia bello?
L'unica cosa che io avrei da dire riguardo alla pratica del Rosario, è che non c'è un richiamo preciso e diretto allo Spirito Santo, mentre la contemplazione dei Misteri implica l'azione dello Spirito Santo perché, secondo le parole di Gesù, è lo Spirito Santo che ci ricorda tutto quello che Gesù ha detto e tutto quello che Gesù ha fatto. Ma la contemplazione, la meditazione, implica questo ricordo: ricordo divinamente efficace, che perciò fa presente il Mistero per noi; direi perciò che nel Rosario dovrebbe esserci un richiamo più chiaro allo Spirito Santo. Pregare sotto l'azione di questo medesimo Spirito. È certo che noi non possiamo dire «Signore Gesù» se non nello Spirito Santo (cfr. 1 Cor 12, 3), perciò non possiamo dire il Rosario senza l'azione dello Spirito Santo. Ma quanto sarebbe meglio che, come è esplicita la nostra preghiera alla Vergine, la nostra unione cioè con la Madre nella preghiera vocale "Ave Maria", così fosse esplicito questo ricorso allo Spirito Santo.
Mi piacerebbe che ci fosse un richiamo allo Spirito Santo all'inizio del Rosario, magari l'antifona «Veni Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium et tui amoris in eis ignem accende», dopo il «Deus in adiutorium meum intende» o prima. Però si può anche pensare che il «Deus in adiutorium meum intende» sia un «Veni Sancte Spiritus», perché chi è che deve venire a soccorrere l'anima se non lo Spirito Santo?
II Rosario è veramente la devozione più cattolica di tutte le devozioni; per questo non possiamo non dico disprezzarlo, ma sottovalutarlo: è di una grandezza veramente immensa.
Seconda meditazione
Maria e la Chiesa
Si è detto e insistito tanto in questi ultimi anni su di un tema della teologia mariana che è tradizionale nella Chiesa, ma mai si è così sviluppato, così arricchito, così esplicitato, come in questi ultimi anni. Si è detto cioè che vi è un rapporto strettissimo fra la Chiesa e Maria Santissima.
Ora, questo rapporto noi lo viviamo prima ancora di intenderlo, prima ancora di saperlo teologicamente chiarire; noi lo viviamo e lo vive ogni cristiano, ogni cattolico, per il fatto che nella Chiesa ognuno di noi è anche nel cuore di Maria. L'azione di Maria Santissima nel cristiano non si identifica chiaramente forse all'azione della Chiesa, perché nemmeno Maria Santissima si identifica alla Chiesa: sotto certi aspetti è di più, sotto certi aspetti è di meno. Non si identifica, ma certamente l'azione di Maria nel cristiano ha un rapporto strettissimo con l'azione che ha la Chiesa, e il rapporto del cristiano con la Chiesa è assai simile al rapporto che ha ogni cristiano con Maria.
Questo rapporto noi lo celebriamo particolarmente, direi, nella liturgia di oggi, festa della Madonna del Santissimo Rosario. In questa devozione ogni cristiano vive la vita cristiana in quanto precisamente entra nel cuore della Vergine, in quanto vive in unione con lei, in quanto dipende dalla sua maternità di grazia. Nelle altre festività della Madonna, noi contempliamo la Vergine in alcuni aspetti della sua vita, in alcuni avvenimenti della sua vita terrestre: in questa festività, noi più che gli aspetti e gli avvenimenti della sua vita, contempliamo e viviamo il rapporto che ella ha con noi in quanto Madre di grazia. Se la grazia in noi è un prolungamento, in qualche modo, dell'Incarnazione del Verbo, è una nascita di Gesù nel cuore dell'uomo finché in ogni uomo Cristo non sia giunto all'età perfetta, di questa nascita di Gesù lo Spirito Santo è l'artefice ma non senza la cooperazione di Maria.
Maternità universale...
Ora, la festa di oggi dice precisamente questa cooperazione della Vergine, causa esemplare di vita cristiana. Questa festa sottolinea la sua maternità universale nei confronti di tutti noi in cui Cristo deve nascere, crescere, fintanto che non giungiamo all'età perfetta, fintanto che non sia piena cioè la nostra partecipazione al suo Mistero.
Nella devozione al Rosario di Maria, noi celebriamo questa attività universale di Maria nei confronti di tutti i cristiani; noi celebriamo questa maternità universale che tende a rifar presenti i Misteri di Gesù in ogni anima che si affidi allo Spirito Santo e che dipenda dalla sua azione materna. Là celebriamo un avvenimento preciso della sua vita storica, che indubbiamente è mistero, che in qualche modo è sempre presente; ma più che l'avvenimento, qui noi celebriamo l'azione incessante di lei che tende a rifar presenti tutti i Misteri nel cuore del cristiano.
L'intercessione di Maria «prega per noi peccatori», tende unicamente a questo: alla contemplazione del Mistero che ci viene proposto, all'imitazione del Cristo, alla nostra trasformazione in Lui, in modo che questo Mistero divenga non più un mistero contemplato, ma il Mistero tradotto in azione, assimilato a colui che contempla.
Ora, dicevo al principio di questa meditazione: non vi è un'altra festa in cui il rapporto strettissimo che vi è tra Maria Santissima e la Chiesa sia più chiaro che in questa. Anche la Chiesa ha una maternità universale riguardo a tutti i cristiani: dice una sua presenza e una sua azione universale. Ma mentre la Chiesa ci appare nel suo aspetto esteriore, visibile, Maria Santissima traduce questa dipendenza nostra dalla Chiesa in una dipendenza interiore di grazia. Quello che è il rapporto nostro esteriore con la Chiesa diviene il nostro rapporto interiore con Maria. Intendiamoci, queste parole non vanno prese totalmente come esclusive, perché certamente il rapporto nostro con la Chiesa non è soltanto esteriore, ma il nostro rapporto interiore anche con la Chiesa si identifica praticamente alla nostra dipendenza da Maria Santissima, perché la Chiesa praticamente, in quello che vi è in lei di mistero, se non si identifica alla Vergine, in gran parte però è lo stesso Mistero.
...che unisce tutta la Chiesa
Allora, vivere nella Chiesa vuol dire per noi vivere nel cuore di Maria; vivere la nostra dipendenza alla Chiesa perciò, vuol dire vivere una dipendenza intima, spirituale, da lei, dalla Vergine.
Per questo, vedete, è una devozione eminentemente cattolica la devozione mariana, una devozione che noi troviamo precisamente là dove la Chiesa vive, là dove la Chiesa è presente. Nel protestantesimo, che non è una Chiesa, ma una comunità, come non esiste una Chiesa così non esiste una dipendenza intima e viva, sperimentata, esplicitata nella fede del cristiano, verso Maria. Là dove il mistero della Chiesa è sentito più profondamente nel suo aspetto di mistero, là ancora la devozione a Maria è viva, e sarebbe viva anche se la Chiesa non fosse quella istituzionalmente piena, non fosse riconosciuta nel suo valore istituzionale, nelle sue forme totali. Quando insomma il cristiano riconosce la mediazione della Chiesa, là è riconosciuta anche la mediazione di Maria, anche se la Chiesa che il cristiano ama non è la Chiesa istituzionale, che il credente cattolico riconosce come sintetizzata e quasi ipostatizzata nel supremo primato di giurisdizione del sovrano Pontefice.
Per dirlo in altre parole: si trova una devozione a Maria vivissima anche nell'Ortodossia, anche nella Chiesa copta, perché veramente è una Chiesa, perché veramente i cristiani anche di queste Chiese sentono che la loro unione al Cristo non avviene che attraverso la mediazione di Lei. La mediazione della Chiesa, anche per questi cristiani, importa una mediazione viva e operante di Maria. Sono due cose che vanno di pari passo, non possono dissociarsi.
Quando tu perderai il senso della tua unione alla Chiesa, perderai prima o poi il senso di dipendenza, di amore e di intimità con Maria Santissima. Ugualmente, nella misura in cui perdi questo senso della tua intimità e della tua dipendenza dalla sua mediazione, tu perdi anche il senso di una dipendenza e di una mediazione della Chiesa. Siccome tu vivi nella Chiesa, non puoi vivere oggi il rapporto con Cristo che in quanto appartieni alla Chiesa e così devi sentire e realizzare nella tua vita interiore la presenza attiva e operante di Maria.
A questo ti chiama la festività di oggi: al sentimento di questa universale mediazione, di questa universale maternità presente di Maria Santissima così come è presente e operante la Chiesa per te. Tutta la tua vita di grazia, tutta la tua partecipazione al Mistero del Cristo implica questa presenza operante di Maria nel tuo cuore. Ecco quello che dice la festa di oggi!
Non solo tu dipendi da Maria nella contemplazione del mistero dell'Annunciazione, ma anche da quella del mistero stesso della Morte del Cristo e del mistero stesso dell'agonia dell'orto. Tutto il Mistero del Cristo in te si fa presente soltanto nella mediazione di Maria, attraverso la sua maternità: non solo per opera dello Spirito Santo, ma per una sua presenza maternamente efficace.
Maria è la Madre
Ed è certo estremamente consolante pensare che il Mistero del Cristo in noi si fa presente proprio attraverso l'intervento di una madre, di una madre che non è come la Chiesa una istituzione o un mistero: "madre" dice un rapporto personale. Un rapporto personale con la Chiesa si può avere fino ad un certo punto, perché la Chiesa non è una persona in senso fisico, non c'è una donna che si chiami la Chiesa. Erma [Erma o Hermas, supposto fratello di Pio I, decimo Papa, autore del Pastore, testo cristiano del Il secolo] vede la Chiesa come una donna anziana, poi come una donna giovane: è una visione, un simbolo, un'immagine. La Chiesa è la Communio Sanctorum, la Chiesa è il Mistico Corpo del Cristo: la persona in cui praticamente questa Chiesa si ipostatizza è Cristo medesimo.
Nel mio rapporto, dunque, con la Chiesa non sento la madre che in quanto la Chiesa, in qualche modo, si ipostatizza per me in una madre, nella Vergine Maria.
Come si fa presente questa sua maternità? Voi non potreste sentire vostra madre l'umanità intera; non potreste sentire un rapporto di maternità nei riguardi di tutta la Chiesa trionfante; la maternità implica un rapporto personale, non soltanto personale da parte vostra, ma personale anche da parte degli altri. Madre vostra non può essere che una, no?
La Chiesa si ipostatizza per te, sotto l'aspetto giuridico e visibile, nel Papa, sotto l'aspetto mistico in Maria. E dicevo che è estremamente consolante pensare che il nostro rapporto di dipendenza dalla Chiesa si traduca per noi in questo rapporto di intimità filiale con la Vergine santa. Diviene così intimo questo rapporto, se è vissuto in un rapporto personale, che in qualche modo ipostatizza tutta quanta la Chiesa per te.
La dipendenza dalla Chiesa ha un senso un po' di durezza alle volte, se noi consideriamo la Chiesa soltanto nel suo aspetto visibile, esteriore, giuridico. Se tu poi non la consideri in questo aspetto, se la consideri in un aspetto puramente mistico, rischia di divenire un fatto astratto, vago, indefinito.
Che cosa vuol dire la dipendenza tua dalla Chiesa come mistero? Nulla, fintanto che questo mistero non si ipostatizza per te nella Vergine. Ecco perché la dipendenza dalla Chiesa, così come è vissuta dai protestanti, i quali possono credere in una Chiesa invisibile e non credono nella Chiesa visibile, praticamente si traduce in nulla, perché rimane troppo vaga, indeterminata questa maternità, non si ipostatizza in nulla di concreto, di visibile, di chiaro, di definito, di personale.
La maternità di tutta quanta la Chiesa si ipostatizza per te nella Vergine. Tu vivi il tuo rapporto con la Chiesa giuridica, con la Chiesa visibile, nella tua dipendenza dal Papa, tu vivi il tuo rapporto di dipendenza, di amore filiale, con la Chiesa madre, nel tuo rapporto con la Vergine santa. Il Papa è sempre presente con la Chiesa, perché se il Papa non esistesse più, la Chiesa stessa verrebbe meno, la Chiesa come società. E la Chiesa si fa presente per te, nella tua vita interiore, nella presenza efficace della maternità di Maria. Non è più un fatto puramente esteriore e giuridico la tua dipendenza dalla Chiesa: se tu vivi la devozione a Maria, la Chiesa stessa diviene intima a te, il suo mistero tu lo vivi in un rapporto di amore preciso, non vago, non astratto ma preciso, concreto, in quanto ti mette precisamente in unione, in dipendenza, con una Donna, con un'altra persona che tu puoi chiamare Madre e che è veramente madre tua di una maternità che in qualche modo si identifica, si diceva prima, alla maternità della Chiesa intera.
Maria vuol dire la Chiesa, la Chiesa vuol dire Maria
Mi piace che voi pensiate questo: non solo come Maria e la Chiesa siano intimamente associate nella teologia, ma come debbano essere veramente associate nella nostra devozione personale, nella nostra vita interiore. Maria vuol dire la Chiesa, Chiesa vuol dire Maria. Praticamente, non in senso assoluto, ma praticamente, nella tua vita interiore, nella tua vita spirituale, l'una richiama l'altra, l'una in qualche modo si identifica all'altra, e identificandosi l'una all'altra, Maria si fa presente perché la Chiesa è presente, la Chiesa si fa intima perché Maria è sempre intima a te.
Ecco quello che ci dice la festa della Madonna del Rosario, ecco quale devozione alla Vergine c'impone la festività di oggi: la festività di oggi ci alimenta una devozione intima, personale a Maria come Madre nella nostra vita di grazia, come Madre che fa presente per noi la maternità stessa della Chiesa, che fa intimo a noi il mistero della Chiesa, che ci fa vivere non più in una dipendenza puramente giuridica di obbedienza, ma in un rapporto di dipendenza filiale di amore dalla Chiesa.
Dicevo prima che le due cose non si possono identificare totalmente: la Chiesa è qualche cosa di meno e qualche cosa di più di Maria. Qualche cosa di meno perché la Chiesa non è madre di Dio, non ha generato fisicamente Gesù; ma anche qualche cosa di più perché Maria a sua volta è membro della Chiesa. Non si identifica a tutta la Chiesa, perché la Chiesa in fondo è anche Cristo; mentre Cristo può essere comprensivo di tutta la Chiesa, Maria Santissima non può esserlo. Qualche cosa di più e qualche cosa di meno; pur tuttavia, se anche non si identificano pienamente, un Mistero richiama l'altro, un Mistero sembra l'altro. Per questo nella teologia, spiegando la mariologia si capisce la Chiesa, spiegando la Chiesa si capisce il mistero di Maria: si richiamano vicendevolmente, si illuminano vicendevolmente i due Misteri in sede teologica. Nella vita spirituale, il nostro rapporto con la Chiesa è il rapporto nostro con Maria, il rapporto nostro con Maria è il rapporto nostro con la Chiesa.
È bene qualche volta parlare della Madonna; se ne parla poco nella Comunità.

Di seguito, riporto alcuni interventi tratti dalla predicazione di don Divo sull'argomento del Rosario in genere e sulla figura di san Luigi Maria Grignon de Montfort.

Il Rosario

"Si è già detto che la recita del Padre nostro è sufficiente. Non Rosari né altre lunghe preghiere. Il Rosario di quindici o di cinque poste servirà per il Terz'Ordine a cui si appartiene. La MRC (Militia Regnum Christi, ndr) non è un succedaneo del Terz'Ordine" (Adunanza del 26.10.1946 a Firenze).

"Non vi dico di non fare la Via Crucis e nemmeno di non dire il Rosario, e non vi dico di non avere la devozione alla Madonna dei dolori. Vi dico soltanto che ci si può mantenere nella Comunità anche senza far nulla di tutto questo, anche senza dire il Rosario. Nonostante tutto, anche senza dire il Rosario. In questo appartenere alla Comunità, noi dobbiamo sentirci liberi: (non siamo legati, ndr) né al Rosario, né alla Via Crucis, né alla devozione al Sacro Cuore, né alle novene: a nulla" (Esercizi a Prunetta (PT) del luglio 1955).

"Quante volte nel dire il Rosario ci annoiamo! Quante volte la Sacra Scrittura ci stanca! Ma non ci rendiamo conto dell'importanza che deve avere nella nostra vita la fedeltà a un impegno che può non dirci nulla, ma ci libera tuttavia dalla schiavitù a un automatismo che ci disperde, ci distrae. Mantenetevi fedeli: è un impegno di umiltà, è un impegno d'amore" (Adunanza del 5.2.1956 a Firenze).

"Dicevo giorni fa a un'anima: 'Vedi, se tu dici il Rosario e vuoi realizzare questa preghiera, devi esigere da te una tensione di spirito che non può durare a lungo, perché devi pensare a tante cose, anche se il Rosario è in fondo la ripetizione di una medesima formula, cioè dell'Ave Maria. L'Ave Maria è troppo lunga e ricca di concetti; bisogna pensare alla maternità divina, alla maternità di Maria verso di noi, bisogna pensare alla nostra morte, pensare ai privilegi della Vergine, a Lei in funzione del Cristo...'. L'anima non può realizzare questa preghiera in un modo pieno, continuo; dopo cinque minuti, per non sentirsi distrutta, deve fermarsi in altri pensieri che non hanno niente a che fare con quella preghiera..." (Esercizi a Ronco di Ghiffa del settembre 1957).

"Dobbiamo imparare a ricevere, dobbiamo renderci conto che siamo dei mendicanti di fronte a tutti, non soltanto di fronte ai cattolici, alle grandi anime del Cattolicesimo, a tutti i santi: siamo degli imitatori, siamo dei discepoli, siamo delle anime che devono imparare da tutti, non solo di fronte ai santi, ma di fronte anche alla povera donna di strada, alla vecchina che prega, che dice il suo Rosario con tanti sbagli!" (Adunanza del 6.1.1961 a Firenze).

"Di qui l'importanza che ha la liturgia come fondamento di tutta la pietà cristiana. Le devozioni hanno un valore minimo nei confronti della liturgia: Rosario, Via Crucis, meditazione, hanno un valore minimo nei confronti della Messa. E possono pervertire tutti i valori se noi gli diamo un valore che non hanno, perché fondiamo tutta la nostra vita nell'immaginazione, nel sentimento, in fatti soggettivi che non ci garantiscono la realtà di un nostro rapporto con Dio... Questo non vuol dire che voi non dobbiate fare la Via Crucis, che non dobbiate dire il Rosario; dobbiamo però vedere tutte queste devozioni in dipendenza dal mistero liturgico: Messa, Sacramenti, Sacra Scrittura" (Adunanza del 4.11.1962 a Firenze).

"Le nostre preghiere, anche quando ci fanno male i denti, hanno un rapporto con la Messa; anche quando siamo per la strada e diciamo il Rosario guardando le vetrine, la nostra preghiera è legata alla Messa; anche le nostre preghiere più umili implicano sempre un rapporto col mistero liturgico, perché l'uomo non si unisce a Dio che nel Cristo; perché la preghiera dell'uomo è preghiera in quanto implica ed esige un adempimento ultimo nel mistero della Consacrazione, in questo prolungamento dell'Incarnazione divina che è il mistero della Liturgia. Tutto è la Messa, tutto tende alla Messa, tutto nella Messa trova il suo riposo, la sua perfezione infinita" (Esercizi spirituali del luglio 1963 a Firenze).

"A una persona che è stata sempre fedele alla Via Crucis e al Rosario e fino a settantacinque anni non ha aperto la Bibbia o non ha sentito il bisogno di partecipare alla Liturgia, non chiederei di cominciare ora a leggere il Messalino e buttare via il libretto della Via Crucis o la corona del Rosario; non glielo direi, perché si rischia, in questo caso, di compromettere per quell'anima un progresso continuo, dal momento che attraverso quei mezzi l'anima può essere giunta già a una preghiera contemplativa veramente semplice, magari senza esserne pienamente consapevole" (Adunanza del 22.9.1963 a Milano).

"Come si sente davvero che negli atei Dio ci è più vicino che nella presenza delle anime pie, le quali imbastardiscono Dio, lo riducono alla povertà della loro povera vita con la tranquillità e la sicurezza di essere già salvi, perché magari dicono tutti i giorni il Rosario di 15 poste. Un giorno io dissi a una suora: 'Glielo proibisco, non dica più di 10 Avemarie; ma son troppe anche queste'. Però volevo farle capire che se diceva un'Avemaria sul serio sarebbe stato molto di più che le 15 poste del Rosario, perché il Rosario recitato bene ci farebbe entrare veramente in comunione con Maria, Madre di Dio e Madre nostra" (Esercizi spirituali a Brescia, agosto 1973).

"Guai a quei preti che se la prendono con le donnine perché dicono il Rosario! Non bisogna ridurre la pietà del popolo! Quando si tratta della vita soprannaturale del popolo bisogna avere un immenso rispetto. Perché tu togli a queste anime di pregare secondo il loro modo e non offri loro un modo nuovo di pregare, e allora togli a queste anime proprio l'unica via che hanno per giungere a Dio, e rimangono nel vuoto" (Esercizi spirituali a Venezia dell'ottobre 1973).

"Alcuni si sono scandalizzati perché una figliuola ha detto: 'Io leggere la Bibbia? lo recito il Rosario e rimango fedele a quello che mi ha insegnato la mia mamma'. Non c'è da scandalizzarsi, è un segno che voi non l'avete aiutata ad entrare un pochino di più non tanto nella Bibbia, ma in una spiritualità un po' diversa.
II Rosario è una cosa grandissima, ma rischia di diventare una preghiera formale che non nutre e si perde del tempo recitando delle Ave Maria (a meno che non siano già delle anime di grande preghiera). Recitare soltanto il Rosario non credo sia sempre indice di vita religiosa, perché abitua soltanto a un esercizio di pietà, che molto spesso diviene formale se non c'è qualche altro nutrimento di meditazione, e la meditazione si può fare soltanto attraverso una lettura, lalectio divina della S. Scrittura.
Quindi, ritengo che le assistenti di gruppo quando ascoltano certe idee non debbono subito gridare allo scandalo, stracciarsi le vesti ma piuttosto aiutare, cercare di vedere la capacità che le persone hanno di apprendere e dare loro il nutrimento adatto perché crescano" (Esercizi spirituali del maggio 1976 a Palermo).

"Dobbiamo dire che la Madonna, in questo ultimo secolo, in fondo non ha fatto altro che far sua la spiritualità propria dell'Oriente, quando ci ha richiamato al Rosario. Però trovo che il Rosario è più complesso e più macchinoso. È vero che nell'Occidente è la preghiera popolare più frequente e non posso dire che non si debba dirla, ma è più difficile giungere alla vita contemplativa attraverso il Rosario che attraverso l'invocazione di Gesù, se l'anima ci si pone veramente d'impegno" (Adunanza del 12.6.1977 a Firenze).

"lo non vi ho detto mai di recitare il Rosario; non è che non lo dovete dire, ma non vi ho detto mai di dirlo, perché io non ci tengo alle formule. Per me non è importante che voi facciate quindici esercizi di pietà o venticinque: la cosa importante è che la vostra preghiera sia vera, sia un'apertura a Dio, un'aspirazione a Lui, viva, tale che faccia di tutta la nostra vita una tempesta, come diceva il Beato Ruysbroeck" (Adunanza del 3.12.1978 a Firenze).

"È purtroppo proprio della vita dei tempi presenti il fatto di aver sostituito i beni presenti a Dio. Pensate la grandezza e la bellezza della vita dei nostri nonni; non avevano la televisione, non avevano la macchina, ma avevano tanta pace, avevano tanta serenità, perché? Perché tutti i giorni pregavano, in tutte le famiglie si diceva il Rosario, si andava tutti alle novene del Natale, alle preghiere del mese di maggio. Che cosa meravigliosa! Ricordo nella mia infanzia la bellezza anche della vita paesana: tutti ci si conosceva, ci si voleva bene, eravamo tutti una famiglia" (Adunanza del 3.2.1980 a Firenze).

"Gli esercizi di pietà possono essere un aiuto ma, nella misura che non sono un aiuto, devi farne a meno. Nessuno vi ha detto di dire il Rosario: io vi ho detto di dire l'Ufficio. Però, se la Madonna vi dice di dire il Rosario, non vi dice di dirlo come una formula, come una preghiera formale. L'esercizio di questa pietà deve aiutarvi a stabilire un rapporto: stabilito il rapporto, non importa più proseguire nella recita. E ugualmente, se dovete dire l'Ufficio, non dovete star dietro a tutte le parole" (Esercizi spirituali dell'agosto 1984 a Muzzano).

"Ecco che cosa vuol dire ascoltare la Parola di Dio: vuol dire accogliere Dio. Se Dio è Parola, l'ascolto della sua Parola è accogliere Dio. Ma quale fede ci vuole tante volte! I nostri occhi molto spesso sono chiusi o sono malati e non riescono a vedere. lo vi chiedo questo. L'ho detto anche a quel sacerdote che è venuto e che voleva impegnarsi a recitare tutti i giorni il Rosario di quindici poste. Ma no! Basta un Rosario di cinque poste ed è anche troppo. Potrebbe essere sufficiente dire anche una sola Ave Maria, se nel recitarla riuscissimo a stabilire un vero rapporto di amore con lei. Tante volte, quanto più si moltiplicano questi atti formalmente religiosi e tanto meno si vive una vita religiosa. Bisogna trasformare tutta la nostra vita, in tal modo che divenga tutta un rapporto reale, vivo e personale con Dio" (Esercizi spirituali del giugno 1988 a Zafferana Etnea).

"Noi crediamo che la preghiera consista nel dire delle parole, nel dire il Rosario... Sì, anche questo; ma sono tutti ammennicoli, sono tutti mezzucci che possono servirci per mantenere un certo rapporto; ma la cosa importante è il rapporto, miei cari fratelli. Due innamorati possono anche non parlare, ma vivono un rapporto vero" (Triduo pasquale del 1989 a Desenzano).

"Una donnina capace soltanto di dire il Rosario, se ha fede, ha una conoscenza della verità più grande di quella che possono avere grandi scienziati e professori di università" (Esercizi spirituali a Vittorio Veneto dell'agosto 1988).

"Anche gli esercizi di pietà implicano una mancanza di sobrietà; ecco perché il monaco non ha devozioni, non ha forme di pietà. Cerca di vivere la pietà della Chiesa nel modo più perfetto, ma il monaco di per sé non è obbligato a dire il Rosario e probabilmente non lo dice" (Esercizi spirituali a Paestum, giugno 1984).

"Non vi dico mica di non dire il Rosario, ma se ad un certo momento sentite che la grazia divina v'investe, sospendete e mantenetevi in pace, rimanete magari per qualche minuto senza dir nulla in questo sentimento della divina Presenza, in questo senso di pace, di distensione in Dio (...). Voi capite la gravità di quello che avvenne dopo il Concilio, quando si voleva relegare in soffitta la Vergine Santa, quando i preti toglievano le statue e i quadri della Madonna dalle chiese, quando non si voleva più parlare della Madonna, e si andava dicendo che il Rosario era roba di altri tempi, quando si credeva precisamente di esaltare di più nostro Signore mettendo da parte la Vergine. In questo caso non è la Madonna che si offende: è il Cristo, perché il Cristo è Figlio di Maria" (Esercizi spirituali a Firenze del dicembre 1978).

"Molto spesso si ha bisogno di ripetere le medesime parole. Per esempio, il Rosario. Com'è possibile dire il Rosario e far sì che sia una preghiera? La Madonna non si annoia a sentirsi ripetere sempre le stesse cose? Non è che noi diciamo sempre le stesse nostre parole: ci manteniamo fermi nello stesso sentimento di amore. Questo è importante. Se ci manteniamo fermi nello stesso sentimento di amore e di adesione a Lei, non importa nemmeno fermarci molto sui misteri, perché anche i misteri sono troppi. Se un mistero vi prende per tutto il Rosario, lasciate andare. La cosa importante è questo fermarsi della volontà e questo arrestarsi dello spirito nella visione di Dio o nel contatto col Cristo o nel contatto con la Vergine" (da Dimensioni della carità).

"Si dicono le Ore, la preghiera del giorno, si dice il Rosario, e la nostra testa è chissà dove. Non è tempo perduto, perché almeno quando abbiamo cominciato a recitare le Ave Marie si voleva pregare. Poi, che si sia pregato è un'altra cosa; ma il fatto che si voleva pregare è già qualcosa. Ma non si può dire che in questo modo si prega. Per pregare bisogna parlare con un Altro" (da La parola si è fatta carne).

"Vi ho detto tante volte che non vorrei che voi moltiplicaste le vostre preghiere formali. Per me è anche troppo un Rosario al giorno; non è per il Rosario, ma fate piuttosto una preghiera silenziosa, personale, che vi porti ad un rapporto reale, vivo col Cristo" (da La vita dei voti).

San Luigi Maria Grignion de Montfort

[Louis-Marie Grignion de Montfort, 1673-1716, sacerdote francese fondatore della Compagnia di Maria e delle Figlie della Sapienza; proclamato beato nel 1888 e santo nel 1947].
"Ecco tutto l'insegnamento del più grande teologo della devozione mariana, San Luigi de Montfort: Non vi è via più sicura che porti a Cristo che Maria. Ad Jesum per Mariam" (Incontro del 15.8.1973).

"È proprio nel donarci a Maria che è sicuro il nostro dono, realizza la nostra unione col Cristo; proprio perché Ella sola è la madre del Cristo. È in questo modo che si può spiegare la teologia spirituale di S. Luigi Grignon de Montfort, che si esprime in quelle parole: "Per Mariam ad Jesum", "Per mezzo di Maria a Gesù". Se noi realizziamo quello che è l'amore nel Cristianesimo, noi comprendiamo come quanto più una creatura (e in modo infinito ogni Persona divina), quanto più una creatura è perfetta e tanto meno prende per sé, tanto più è riferimento, a Dio. Maria che è tutta Santa, nulla ritiene per sé; tutto quello che dai a Lei non può finire in Lei, non può terminare in Lei. Ella lo porta a Cristo e Cristo egualmente nulla trattiene per Sé, tutto porta al Padre. Termine ultimo di tutto questo cammino di ascesa è sempre il Padre Celeste" (Esercizi spirituali del settembre 1978 a Tossignano).

"Se tutta la storia del mondo altro non è che la lotta del male contro Dio e la lotta del Cristo e della Vergine in quanto vincono il male, la Vergine allora è colei alla quale dobbiamo la vittoria di Dio. Questo ci insegna nel suo libro così famoso e così importante (Trattato della vera devozione a Maria Santissima) San Luigi M. Grignon de Montfort. Egli dice che negli ultimi tempi ci saranno degli apostoli di Maria e la vittoria finale si dovrà alla Vergine santa. E questo fa un po' paura, se si riflette su tutte queste apparizioni della Madonna in questi ultimi tempi. Fa pensare davvero che siamo, se non proprio alla fine immediata del mondo, certamente però ad una svolta decisiva della storia della salvezza. La presenza di lei richiama i cristiani ad avere fiducia nella sua onnipotenza supplex, cioè nell'onnipotenza della sua preghiera, nel potere che essa ha sul cuore di Dio per la salvezza dei suoi figli. Noi vediamo che la Vergine in queste apparizioni, sebbene predichi calamità e rovine, nel tempo stesso rassicura e conforta i suoi figli; vuole che la conoscenza preventiva di queste calamità non offuschi la loro fiducia. C'è lei! E basta lei per rassicurarci e portarci la salvezza e la pace" (Esercizi spirituali del settembre 1987 a Campiglioni FI).

"Dice san Luigi Grignon de Montfort: 'Come di eternità in eternità gli Angeli santi si rimandano il canto – il Trisagio: Santo, Santo, Santo – così si rimandano gli Angeli santi il saluto alla Vergine'. Non dicono mica tutta I'Ave Maria! L'unico saluto è questo: «Ave!». E questa parola riempie tutta la vita" (Ritiro del 15.11.1959 a San Sergio).

"Il libro [Trattato della vera devozione alla Santa Vergine] di san Luigi di Montfort mi sembra che termini con queste parole: 'Come gli angeli e i santi nel Cielo eternamente gridano a Dio, cantano a Dio: Santo, Santo, Santo, così eternamente tutti glorificano e cantano Maria col saluto che primo ha rivolto a Lei Dio stesso, attraverso le parole dell'angelo Gabriele'. In questo canto che tutti i santi e gli angeli eternamente rivolgono alla Vergine, che cosa noi dobbiamo comprendere? Che cosa praticamente dobbiamo intendere, se non la celebrazione della condiscendenza divina? Dio è santo, eternamente santo, ed eternamente deve essere glorificato nella sua perfezione infinita. Ma praticamente, in concreto, questa perfezione infinita di Dio si manifesta tutta nella glorificazione della creatura. Dio si fa conoscere soltanto nella misura in cui si dona; Dio perciò viene anche lodato per quello che ha donato. Ora il dono di Dio, la comunicazione di Dio, tutta si riassume nel dono che Dio ha fatto di Sé alla Vergine" (Ritiro del 12.1.0.1963 a Viareggio).

"La Madonna a Lourdes si è manifestata come l'Immacolata, ma a Fatima si è manifestata proprio come la Madonna del Rosario. Cediamo la parola a chi ha più autorità di me: 'Non c'è segno migliore per conoscere se un'anima brucia di amore per Iddio di quello di osservare se essa dice volentieri le Ave Maria e il santo Rosario'. Così diceva san Luigi Grignion di Montfort e raccomandava: 'Vi prego, per l'amore che vi porto in Gesù e in Maria, di recitare ogni giorno la corona; anzi, se ne avete tempo, l'intero Rosario, poiché il giorno della vostra morte benedirete il giorno e l'ora in cui mi avrete creduto' (Ritiro del 19.10.1969 a Firenze).

"Ciò che ho detto riguardo all'Antico Testamento ci fa capire quello che diceva, due secoli fa, il più grande devoto della Madonna, san Luigi Grignion de Monfort. Diceva che negli ultimi tempi Dio avrebbe suscitato dei grandi santi amanti di Maria, mandati da Maria, i quali avrebbero fatto presente nel mondo la sua protezione e avrebbero ottenuto la salvezza e la pace per la Chiesa. Di fatto, oggi, di nuovo la donna emerge. Nel grigiore del mondo in cui viviamo, che sembra precipitare sempre più nell'incredulità, che sembra precipitare nella dissoluzione di ogni valore etico, conoscitivo, in questo squallore emerge di nuovo la Donna. Appare a Parigi, a Pontmain, a La Salette, a Lourdes, in Belgio, a Roma, e poi – per me io lo credo – sembra a Medjugorie" (Ritiro del 24.5.1987 a Merano).

"San Luigi di Monfort quando è morto non aveva nessun discepolo: morto lui, a 44 anni, tutto finito! No; c'era una ragazzina, che poteva avere allora poco più di 20 anni, e che per la fedeltà che ha avuto al carisma di San Luigi ha fatto sorgere le 'Figlie della Sapienza' e i 'Missionari della Sapienza', cioè tutte e due le famiglie religiose che dipendono da San Luigi di Montfort e che sono nate dopo la sua morte, per opera di questa fanciulla che è rimasta fedele a lui" (Ritiro del 15.11.1987 a Firenze).

"Viviamo dunque questo rapporto col Cristo per mezzo di Maria e in Maria. È questo l'insegnamento che ci dà il più grande devoto di Maria Santissima, San Luigi Maria Grignion de Montfort: Ad lesum per Mariam. Noi dobbiamo fare questo cammino che ci porta all'intimità col Cristo condotti dalla Vergine, dal suo esempio, dall'imitazione di quello che ella ha vissuto" (Ritiro dell'8.12.1988 a Roma).

"Questo è avvenuto anche per i fondatori delle religioni. In questo momento pensavo a San Luigi Grignion de Montfort. È morto ed attorno a lui era il vuoto, come se non avesse vissuto nemmeno. Nessuno lo ricordava più. Era rimasta soltanto una fanciulla, che quando è morto San Luigi, era soltanto una fanciulla di 15-20 anni, non di più. Aveva mantenuto nel cuore l'affetto per lui. L'opera di Luigi Montfort, le due congregazioni che sono nate da lui, sono nate dopo 40 anni della morte del santo, per la fedeltà che ha mantenuto questa umile donna alla direzione che aveva ricevuto da san Luigi" (Ritiro del 19.8.2002).