domenica 23 settembre 2012

Silvano dell'Athos: La preghiera incessante


Silvano del Monte Athos
IL MISTERO DELLA PREGHIERA INCESSANTE MONASTICA


Il monaco prega per il mondo intero, geme per tutto il mondo; e in questo consiste la sua opera principale.
Il monaco prega incessantemente. Grazie ai monaci, la preghiera non viene mai meno sulla terra. E da ciò tutto il mondo trae giovamento,perché il mondo si regge per mezzo della preghiera; se la preghiera cessasse, allora il mondo perirebbe.
Quando sulla terra non ci saranno più uomini che pregano per il mondo, allora il mondo avrà fine e giungeranno le grandi tribolazioni. E già se ne vedono ora.
Preoccupati solo di aver fiducia negli Anziani, ed allora, a motivo della tua obbedienza, il Signore ti aiuterà con la sua grazia, e tu vedrai nella tua anima i frutti dell'obbedienza: la pace e la preghiera incessante.

Vi sono alcuni che dicono che i monaci devono servire il mondo per non mangiare il pane a tradimento. Ma dobbiamo comprendere in che cosa consiste questo servizio e in che modo il monaco deve aiutare il mondo.
Il monaco prega per il mondo intero, geme per tutto il mondo; e in questo consiste la sua opera principale. Chi dunque lo induce a versare lacrime per tutto il mondo?
Il Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio, ispira il monaco. E’ Lui che dà al monaco l'amore dello Spirito santo e per questo amoreil cuore del monaco è sempre addolorato per gli uomini, perché non tutti sono sulla via della salvezza. Lo stesso Signore era tanto addolorato per il suo popolo che consegnò se stesso alla morte sulla Croce.
Ma anche la Madre di Dio, nel suo cuore, soffrì lo stesso dolore, per gli uomini; ed anche lei, come il suo Figlio diletto, desiderava ardentemente la salvezza di tutti. Il Signore dette lo stesso Spirito santo agli Apostoli e ai nostri santi Padri, e ai pastori della Chiesa. In questo consiste la nostra « diaconia » (servizio) nel mondo. E’ per ciò che né i pastori della chiesa né i monaci devono occuparsi di affari mondani, ma imitare la Madre di Dio, la quale al tempio, presso il « Santo dei santi », meditava giorno e notte la legge del Signore e restava in preghiera per il popolo.
Non è compito del monaco servire il mondo con la fatica delle sue mani. Questo è l'impegno di coloro che sono nel mondo. Quelli che sono nel mondo pregano poco, il monaco invece prega incessantemente. Grazie ai monaci, la preghiera non viene mai meno sulla terraE da ciò tutto il mondo trae giovamento, per­ché il mondo si regge per mezzo della preghiera; se la preghiera cessasse, allora il mondo perirebbe.
E che cosa potrebbe produrre il monaco con le sue mani? Forse col lavoro di tutta una giornata riuscirebbe a guadagnare una somma insignificante. Ma che cos'è questo davanti a Dio? Invece un solo pensiero gradito a Dio fa meraviglie. Possiamo comprendere ciò dalla Scrittura.
Il profeta Mosè pregava interiormente e il Signore gli disse: « Mosè, perché gridi verso di me? », e il Signore salvò gli israeliti dalla rovina (Es 14, 13).
Sant'Antonio il Grande soccorreva il mondo con la preghiera e non col lavoro manuale.
San Sergio col digiuno e la preghiera aiutò il popolo russo a liberarsi dal giogo dei Tartari.
San Serafino pregava interiormente e lo Spirito santo discese su Motovilov: questo è il vero compito dei monaci.
Ma se il monaco è negligente e non giunge alla contemplazione incessante di Dio, allora si occupi dei pellegrini ed assista gli uomini del mondo con le sue fatiche. Anche questo è gradito al Signore, ma sappia che ciò è lontano dall'autentico monachesimo.
Il monaco deve lottare contro le passioni e, con l'aiuto di Dio, deve vincerle.
Talvolta il monaco si trova in uno stato di beatitudine e vive come in Paradiso, vicino a Dio; talvolta, invece, geme per tutto il mondo, perché desidera che tutti siano salvati.
In tal modo lo Spirito santo istruisce il monaco all'amore di Dio ed all'amore del mondo.
Forse tu dirai che adesso non ci sono più simili monaci, i quali pregano con fervore per tutto il mondo. Io invece ti posso rispondere che, quando sulla terra non ci saranno più uomini che pregano per il mondo, allora il mondo avrà fine e giungeranno le grandi tribolazioni. E già se ne vedono ora.
Il mondo si regge per le preghiere dei Santi. E il monaco è stato chiamato a pregare con tutto il suo essere per il mondo. In questo sta il suo servizio; e perciò non aggravatevi di preoccu­pazioni terrene che distolgono dalla preghiera. Il monaco deve vivere in continua sobrietà. Ma se egli è occupato da interessi mondani, allora è costretto a mangiare di più, e da questo nasce un danno universale, perché chi mangia di più non può più pregare come dovrebbe. La grazia ama vivere in un corpo dissec­cato dall'ascesi.
Il mondo crede che i monaci siano una razza inutile. Ma lo pensano ingiustamente. Non comprendono che il monaco è colui che prega per tutto il mondo. Non vedono le sue preghiere e non sanno con quale misericordia il Signore le accoglie. I monaci conducono una dura lotta contro le passioni e per questa loro lotta saranno graditi a Dio.
Io stesso sono indegno di essere chiamato monaco. Ho vissuto più di quarant'anni in monastero e mi sento ancora un novizio. Conosco invece dei monaci i quali sono vicini a Dio e alla Madre sua. Il Signore è tanto vicino a noi, più vicino dell'aria che respi­riamo. L'aria entra nel corpo ed arriva fino al cuore, ma il Signore vive dentro il cuore dell'uomo. « Abiterò in essi e con loro camminerò... e sarò per voi come un padre, e voi sarete come figli o figlie per me, dice il Signore » (2Cor 6, 16-18).
Ecco la nostra gioia: il Signore è con noi e in noi. Tutti sanno questo? Purtroppo non tutti, ma soltanto quelli che si sono umi­liati davanti a Dio e hanno mortificato la loro volontà, perchè il Signore è contrario ai superbi e vive solo nel cuore umile. Il si­gnore gode quando ricordiamo la sua misericordia e diventiamo simili a lui mediante l'umiltà.
Come Luca e Cleofa sentivano ardere il loro cuore, mentre il Signore camminava con loro, così, anche ora, il cuore di molti monaci brucia d'amore per il Signore, e le loro anime, nell'umiltà di spirito e nell'amore, si sono fissate sul Dio unico. Ma l'anima del monaco, il quale ha inclinazione al denaro e al possesso, o in generale a qualcosa di terreno, non può amare Dio come dovreb­be, perché la sua mente è divisa fra Dio e le cose terrene, mentre il Signore ha detto che non possiamo servire a due padroni.
Infatti, la mente degli uomini mondani indugia sulle cose ter­rene, e perciò essi non possono amare Dio come lo amano i mo­naci.
Anche se il monaco è occupato nelle cose terrestri (nella mi­sura necessaria alla sussistenza del corpo), tuttavia il suo spirito brucia d'amore per Dio. Anche se lavora con le mani, nonostante ciò, con la mente egli rimane in Dio. Come i santi Apostoli che, sebbene annunciassero la parola di Dio, rimanevano con l'anima completamente in Dio, perché lo Spirito di Dio viveva in loro, così anche il monaco, se pure con il corpo è seduto dentro la sua piccola e povera cella, con lo spirito però contempla la maestà di Dio. In tutto mantiene pura la sua coscienza, badando a non affliggere nessuno per nessun motivo, a non rattristare lo Spirito santo che è in lui con qualche cattivo pensiero; il monaco umilia la sua anima e con l'umiltà scaccia i nemici lontano da sé e da quegli uomini che gli chiedono le sue preghiere.
Ci sono dei monaci che conoscono Dio, e conoscono pure la Madre di Dio e i santi Angeli e il paradiso; e insieme a questi essi conoscono anche i demoni e le pene dell'inferno, e le conoscono perché le hanno provate.
Nello Spirito santo l'anima conosce Dio. Lo Spirito santo fa conoscere già qui, sulla terra, per quanto è possibile all'uomo, la gioia del paradiso, poiché l'uomo non potrebbe sostenerla, data la sua potenza, senza la grazia divina e ne morrebbe.
Con una prova che dura molti anni, il monaco conduce una guerra contro i superbi avversari, e lo Spirito santo gli insegna e lo istruisce, e gli dà la forza di vincere. Il monaco saggio con l'umiltà abbatte ogni orgoglio ed ogni superbia. Egli dice: « Io sono indegno di Dio e del Paradiso. Io sono degno dei tormenti dell'inferno e di bruciare eternamente nel fuoco. Sonodavvero il peggiore di tutti e non merito compassione». Lo Spirito santo ci insegna a pensare questo di noi stessi, e il Signore gioisce per noi quando ci umiliamo e condanniamo noi stessi e allora dona all'anima la grazia.
Chi ha umiliato se stesso ha vinto gli avversari. Nessun nemico si avvicina a chi nel suo cuore si vede degno del fuoco eterno; e nell'anima nessun pensiero passionale trova spazio, ma tutta la mente e tutto il cuore rimangono saldamente in Dio. Chi ha cono­sciuto lo Spirito santo e da lui ha imparato l'umiltà è diventato simile al suo maestro Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Tutti noi, seguaci di Cristo, popolo eletto, e soprattutto i monaci, conduciamo una lotta contro il nemico. Ci troviamo in guerra, e la nostra battaglia avviene ogni giorno ed a ogni ora; e colui che ama rinunciare alla propria volontà sarà inattaccabile dal nemico. Ma per vincere completamente il Nemico bisogna che tu impari l'umiltà di Cristo. Però non disperiamoci, perché il Signore è infinitamente misericordioso e ci ama.
Il Signore mediante la grazia dello Spirito santo concede all'anima di conoscere quale preghiera è propria dei principianti, quale è quella « media » e quale è perfetta. Ma il Signore ascoltala preghiera, anche quella perfetta, non perché l'anima sia perfetta, ma perché Egli è misericordioso e desidera, come una madre ama i figli, di confortare l'anima affinché si infiammi ancora a più, così da non conoscere riposo né di giorno né di notte.
La preghiera pura richiede la pace dell'anima. E la pace dell'anima è impossibile senza obbedienza e sobrietà.
I Santi Padri posero l'obbedienza al di sopra del digiuno e della preghiera, perché senza l'obbedienza l'uomo può presumere di se stesso, e credersi uomo di ascesi e di preghiera. Ma chi in ogni cosa ha rinunciato alla propria volontà dinanzi al Padre spirituale e al confessore, costui prega con spirito puro.
Il monaco disobbediente non conoscerà mai che cosa è la preghiera pura, e quello superbo ed indocile, anche se vivesse cento anni in monastero, non imparerebbe nulla, perché con la disobbedienza offende gli anziani e nella loro persona Dio
Infelice quel monaco che non obbedisce agli Staretz. Sarebbe meglio che fosse rimasto nel mondo. Ma anche nel mondo gli uomini obbediscono ai genitori e rispettano gli anziani, sottomettendosi ai superiori e alle autorità.
Infelici noi! Il Signore, il Re del cielo e della terra e di tutto l'universo, si è umiliato e sottomesso alla Madre sua e a san Giuseppe, mentre noi non vogliamo obbedire allo Staretz, al nostro padre spirituale, che il Signore ama ed al quale ci ha affidati. E anche se lo Staretz fosse di carattere difficile, il che è una gran disgrazia per il discepolo, costui tuttavia, anche in tal caso, dovrà pregare Dio per lui, in spirito di umiltà, e il Signore avrà certamente compassione sia del discepolo che del suoStaretz.
Alcuni monaci sono inquieti e trovano, per giustificare ciò, dei pretesti: o che il servizio loro imposto è gravoso, o la cella non è adatta, o il loro superiore ha un carattere violento. Ma essi non comprendono che nè la cella, nè l'incarico loro affidato, né l'anziano costituiscono la causa effettiva della loro inquietudine, ma che è la loro anima che è malata. Nulla piace all'anima super­ba, mentre per l'uomo umile tutto è accettabile.
Se hai un superiore molesto, prega per lui, e avrai la pace nell'anima. Se la tua cella è scomoda, o se il tuo incarico non ti soddisfa, o se sei oppresso dalla malattia, rifletti dentro di te: « Il Signore mi vede e conosce la mia situazione; dunque ciò piace a Dio », e sarai in pace. Se l'anima non si abbandonerà alla volontà di Dio, in nessun luogo troverà pace, anche se digiunasse rigorosamente e si immergesse nella preghiera. Chi accusa gli altri di fargli dei rimproveri, non si rende conto che la sua anima è malata e che i rimproveri non sono la vera causa della sua soffe­renza. Chi vuole fare la propria volontà non è affatto saggio, chi invece è obbediente farà rapidi progressi, perché il Signore lo ama. Colui nel quale vive anche se debolmente la grazia dello Spirito santo, rispetta ogni autorità da Dio stabilita e vi si sotto­mette con gioia per la gloria di Dio. Nella nostra Chiesa si capi­sce e conosce ciò per mezzo dello Spirito santo, e su questo argo­mento hanno scritto i Padri.
E’ impossibile che custodiamo la pace dell'anima, se non ve­gliamo sulla mente, respingendo i pensieri che non piacciono a Dio e custodendo invece quelli che gli sono graditi. La nostra mente deve essere attenta a ciò che avviene nel nostro cuore, e vedere se esso è in pace o no. E se non lo è, allora esaminati in che cosa tu hai peccato. Se vuoi avere la pace nell'anima devi essere sobrio, perché la pace si perde anche a causa del corpo.
Non devi essere curioso; evita di leggere giornali e libri pro­fani, che inaridiscono l'anima e ti portano impotenza e turbamento. Non giudicare gli altri, perché spesso accade che, senza conoscere un uomo, si parla male di lui, mentre egli nello spirito è simile agli angeli. Non cercare di conoscere gli affari altrui, ma soltanto i tuoi. Preoccupati solo di aver fiducia negli Anziani, ed allora, a motivo della tua obbedienza, il Signore ti aiuterà con la sua grazia, e tu vedrai nella tua anima i frutti dell'obbedienza: la pace e la preghiera incessante.
Nella vita comune, la pace di Dio si perde soprattutto perché non abbiamo imparato ad amare il fratello secondo il comandamento del Signore. Se un fratello ti offende, e tu in quel mo­mento accogli contro di lui un pensiero d'ira, o lo giudichi o lo odi, allora sentirai che la grazia ti ha abbandonato, che la pace è svanita. Per avere la pace dell'anima occorre che l'anima im­pari ad amare colui che ti ha offeso e a pregare immediatamente per lui. L'anima non può avere pace se non chiede al Signore con tutte le sue forze il dono di amare tutti gli uomini. Il Signore ha detto: « Amate i vostri nemici »; e se noi ameremo i nemici avremo allora anche la pace nell'anima. E’ indispensabile avere l'obbedienza, l'umiltà e l'amore; altrimenti tutte le nostre grandi ascesi e le nostre veglie saranno vane. Uno Staretz ebbe questa visione: un uomo versava acqua in una tinozza che aveva il fondo bucato, e sebbene egli si affaticasse molto, tutta l'acqua scorreva fuori e il recipiente restava vuoto. Allo stesso modo anche noi, se viviamo da asceti, ma trascuriamo anche una sola virtù, a causa di questa restiamo con l'anima vuota.
Fratelli, atleti di Cristo, non siamo pigri nell'ascesi e nella preghiera, ma restiamo impegnati nel combattimento spirituale, per tutta la nostra vita. Io ho conosciuto molti monaci che giunsero qui con l'anima piena d'ardore, ma poi perdettero il fervore iniziale. Ne conosco anche molti però che conservarono fino alla fine l'ardore primitivo.
Per conservare lo zelo, bisogna che ci ricordiamo incessantemente del Signore e pensiamo: « E’ giunta la mia fine ed io devo presentarmi al giudizio di Dio ». E se l'anima rimane costantemente preparata alla morte, allora cessa di temerla, ma giunge al pentimento e all'umile preghiera mediante la quale lo spirito è purificato, e non si lascia più sedurre dal mondo, e nello Spirito di Cristo comincia ad amare tutti, e a versare lacrime, pregando per il mondo intero. Ora, quando otterrai questo, sappi che è dono di Dio, e che l'uomo, da solo, non è null'altro che terra peccatrice.
Ho visto uomini che erano virtuosi quando giunsero al monastero, ma poi si sono impigriti; ne ho visti anche altri che vennero pieni di vizi, ma poi diventarono umili e miti, ed era una gioia per l'anima guardarli.
Conosco un monaco che, quando era giovane, girava ai largo dai villaggi per non cadere in tentazione; ma, poco tempo fa, rimase per due ore ad osservare con avido desiderio la gente che si trovava sul ponte di una nave ed egli stesso mi disse che amava il mondo. In questo modo l'anima del monaco può cambiare e rivolgersi verso le passioni del mondo: eppure costui quando venne al monastero aveva diciassette anni e vi aveva vissuto per trentacinque come monaco. Da ciò risulta chiaro che dobbiamo temere che si spenga dentro di noi quel fuoco che ci ha spinti ad abbandonare il mondo per amore di Dio.
Molti monaci conoscono la grazia dello Spirito santo. Lo Spi­rito è soave e tanto gradito all'anima che, anche se il monaco vede una bella fanciulla, resta immune dal desiderio carnale. Ma chi ha la grazia solo nell'anima, teme ancora il peccato, perché sente che le passioni lo trascinano ancora e il peccato vive dentro di lui.
Noi monaci combattiamo una guerra spirituale. Una volta ven­ne a trovarmi al magazzino, dove lavoravo, un soldato che andava a Salonicco. La mia anima sentì amore per lui e gli dissi: « Prega perché i tuoi affanni siano alleviati», ed egli mi rispose: « Ho imparato a pregare durante la guerra. Ho partecipato a molte battaglie; le pallottole mi piovevano attorno, ma io mi sono sal­vato. Io pregavo, dicendo: « Signore, abbi pietà! » Mentre mi mostrava come pregava, io lo guardavo e comprendevo che egli era completamente immerso nella preghiera e per questo il Signore l'aveva protetto.
Alcuni hanno imparato a pregare quando si trovavano in mezzo ai pericoli della guerra, dove si uccide solo il corpo, mentre noi, monaci, combattiamo un'altra guerra, dentro di noi, dove c'è pericolo che si perda l'anima. Perciò dobbiamo pregare con mag­gior intensità e fervore, così che la nostra anima rimanga sempre con il Signore. Dobbiamo non solo ricorrere a Lui, ma anche ri­manere incessantemente in Lui. Come gli Angeli servono sem­pre Dio in spirito, così anche il monaco deve rimanere incessan­temente con lo spirito in Dio e meditare la sua legge giorno e notte.
La legge di Dio è simile a un grande e bel giardino in cui vive il Signore stesso con tutti i suoi Santi: i Profeti, gli Apostoli, i Vescovi, i Martiri, gli umili Asceti similissimi a Cristo. E tutti costoro sono stati mirabilmente riuniti dalla misericordia di Dio, el'anima gioisce di questa santa, grande e meravigliosa assemblea. Molti desiderano conoscere e vedere il re, che è un uomo mortale; ma conoscere il Signore, il Re dell'eterna gloria, è la cosa più preziosa di tutte.
O fratelli, leggete di più il Vangelo, e le lettere degli Apostoli, le opere dei santi Padri. Con questo studio l'anima conoscerà Dio, e allora lo spirito si immergerà tanto profondamente Lui da dimenticare completamente il mondo, come se voi non foste mai nati.
Il Signore ci ha dato il Vangelo e vuole che lo seguiamo; ma ci istruisce anche con la sua grazia però non tutti possono comprendere ciò, ma solo alcuni: coloro che con umiltà hanno rinunciato alla propria volontà Quanto a noi interroghiamo i nostri padri spirituali, ed essi ci condurranno a Cristo perché hanno ricevuto da Lui il dono di legare e di sciogliere. Va con fede dal tuo padre spirituale, e otterrai il Paradiso.
E’ un bene per il monaco essere obbediente e confessarsi con in lealtà in modo che il padre spirituale conosca a quali pensieri è legata l'anima sua. Un tale monaco troverà sempre pace in Dio, e nell'anima sua nasceranno pensieri divini, e la sua mente sarà illuminata dalla grazia, e il suo cuore troverà riposo in Dio. Un tale monaco vive sulla terra in mezzo a scandali e tentazioni di ogni genere, ma non teme nulla perché l'anima sua è saldamente fissata in Dio, e Lo ama, e desidera con tutto il cuore sapere umiliare l'anima sua, perché il Signore ama l'anima umile e l'anima conosce ciò che Dio vuole da lei perché il Signore è il suo Maestro.
Anche ai nostri giorni vi sono molti asceti graditi a Dio, sebbene non operino visibilmente miracoli. Ma ecco un miracolo a Dio che ci è possibile vedere anche ai nostri giorni: se la tua anima si umilia come conviene, allora il Signore misericordioso le darà una gioia grande e un sentimento di umile compunzione. Se invece l'anima tua tende un po' all'orgoglio, allora cade nello scoraggiamento e nell'oscurità. Ma questo lo sanno solo quelli che perseverano nell'ascesi.
Se sei venuto al Monastero per amore del Signore, anche se questo non è grande, e credi che realmente sei stato condotto qui dal Signore e che Egli stesso dirige i tuoi Staretz, allora la grazia di Dio pianterà la sua tenda dentro di te e il Signore ti darà la pace e il discernimento del bene e del male, e la tua anima perseguirà il bene ogni giorno ed ogni ora, perché ha posto la sua delizia nella legge del Signore.
Se sei entrato in comunità, fatti coraggio e che la tua anima non si turbi! Se presti il tuo servizio agli ospiti, sii simile ad Abramo, il quale fu ritenuto degno di ospitare i tre straordinari viandanti. Umilmente e con gioia servi i padri, i fratelli e i pelle­grini, e riceverai la ricompensa di Abramo.
Se lavori con i fra­telli e ti capita di subire uno scandalo, allora fa come i « folli in Cristo »: essi pregavano per tutti coloro che li insultavano, e perciò l'amore del Signore diede loro la grazia dello Spirito santo, ed era per loro facile vivere in mezzo agli uomini e sopportare ogni genere di afflizione.
Chi compie un incarico per obbedienza, anche se qualche volta si distrae con la mente, avrà tuttavia la misericordia del Signore. Solo chi è disobbediente respinge da sé la grazia di Dio.
E ancora, se tu te ne stai a pregare nella solitudine della tua cella, imita allora il silenzio di Abba Arsenio, affinché lo Spirito santo guidi la nave della tua anima.
Se per caso ti senti abbattuto, ricorda le parole misericordiose del Signore: « Venite a me voi tutti che siete stanchi ed affaticati, ed io vi darò riposo » (Mt 11, 28). Questo riposo l'ani­ma lo riceve nello Spirito santo, per il suo pentimento.
Il Signore ama l'anima che lo cerca con tutto il cuore, perché Egli stesso ha detto: « Coloro che mi amano, io li amo, e quelli che mi cercano troveranno la grazia » (Prov 8, 17). E questa grazia induce l'anima a cercare Dio con lacrime.

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Silvano del Monte Athos:
La preghiera

Chi ama il Signore pensa sempre a lui; e il ricordo di Dio genera la preghiera.
Se non si pensasse al Signore, allora nemmeno si pregherebbe; ma senza la preghiera non si rimane nell'amore di Dio, perché con la preghiera otteniamo la grazia dello Spirito santo. Attraverso la preghiera l'uomo è preservato dal peccato, perché la mente che prega è intenta in Dio e con spirito umile sta davanti al volto del Signore, conosciuto solo dall'anima in preghiera.
Al novizio, tuttavia, occorre necessariamente una guida, perché, prima di ottenere la grazia dello Spirito santo, l'anima deve sostenere una grande battaglia contro i suoi avversari e non sa giudicare da sola se il piacere che prova viene dal nemico. Questo lo può discernere solo chi per esperienza ha gustato lo Spirito santo e dal sapore riconosce la grazia.
Chi vuole condurre una vita di preghiera senza una guida e nella sua superbia ha la sensazione di potersi istruire sui libri e non ricorre a uno Staretz, si trova già a metà della strada che porta all'illusione. Ma il Signore protegge l'umile e se anche non vi fosse nessuna guida esperta, se egli tuttavia ricorrerà ad un uomo spirituale, qualunque esso sia, il Signore lo proteggerà per l'umiltà che ha manifestato.
Ritieni che nel padre spirituale (pneumatikòs) vive lo Spirito santo e che egli ti dirà ciò che ti è necessario. Se però tu pensi che il padre spirituale vive nella negligenza, e ti chiedi come sia possibile che abbia lo Spirito santo, per tale pensiero subirai una grave tentazione e il Signore ti umilierà e senz'altro tu cadrai nell'illusione.
La preghiera è data a colui che prega. La preghiera fatta solo per abitudine, senza un cuore contrito per i peccati commessi, non è gradita a Dio.
L'anima mia ha sete del Dio vivente, e con desiderio io Lo cerco, e a nient'altro è capace di pensare l'anima mia.
L'anima mia ha sete del Dio vivente, e il mio spirito si slancia verso di Lui, Padre celeste ed amoroso. Il Signore per mezzo dello Spirito santo ci ha adottati come figli; soave è per il cuore il Signore. Egli è la gioia, la felicità e l'incrollabile nostra speranza.
Signore buono, vieni, nella Tua misericordia, a cercare la Tua creatura e manifestati agli uomini per mezzo dello Spirito santo, così come Ti manifesti ai Tuoi servi.
Rallegra, o Signore, ogni anima afflitta, con la venuta dello Spirito santo. Fa', o Signore, che tutti gli uomini che Ti pregano conoscano lo Spirito Santo.
Uomini tutti, umiliamoci a causa del Signore e del Regno dei cieli.
Umiliamoci e il Signore ci farà conoscere la potenza della "preghiera di Gesù". Umiliamoci e lo stesso Spirito Santo, Spirito di Dio, istruirà la nostra anima.
O uomo, impara l'umiltà secondo Cristo e il Signore ti farà gustare la dolcezza della preghiera. E se vuoi giungere alla preghiera pura, diventa umile e temperante, confessati sinceramente e la preghiera ti amerà. Fatti docile, sottomettiti di buon grado ai superiori, sii contento di tutto; e allora la tua mente sarà purificata dai vani pensieri. Ricorda che il Signore ti guarda, rimani nel timore di ferire tuo fratello, non affliggere mai in nulla il tuo fratello, non giudicarlo, non contristarlo nemmeno con l'espressione del tuo volto; lo Spirito santo ti amerà e verrà in ogni cosa in tuo aiuto.Lo Spirito santo assomiglia molto a una madre affettuosa. La madre ama il suo figliuolo e si affatica per lui. Così anche lo Spirito santo compatisce, perdona, cura, ammonisce ed allieta. E lo Spirito santo lo si riconosce nella preghiera fatta con umiltà.
Chi ama i nemici presto conoscerà il Signore per mezzo dello Spirito santo. Chi invece non li ama, per lui non voglio neanche scrivere. Ma mi affliggo per lui, perché tormenta se stesso e gli altri e non conoscerà il Signore.
Un'anima che ama il Signore non può fare a meno di pregare, perché è attratta verso di lui dalla grazia che ha sperimentata nella preghiera.
Per la preghiera ci sono state date le chiese: in esse infatti si celebrano gli uffici secondo i libri liturgici. Ma non è possibile avere sempre la chiesa con sé e neppure i libri liturgici, mentre la preghiera interiore è sempre e dovunque dentro di te. Nelle chiese si compiono i servizi divini, e lo Spirito di Dio è presente, ma il miglior tempio di Dio è l'anima, e per chi prega interiormente tutto il mondo diventa un tempio di Dio. Ma questo non è dato a tutti.
Molti uomini pregano con la bocca; o pregano aiutandosi con dei libri; e ciò è buono e il Signore accoglie la loro preghiera. Ma se qualcuno prega il Signore e pensa ad altro, allora il Signore non ascolta una preghiera simile. Chi prega per abitudine non si converte con la preghiera, chi invece prega con fervore incontra nella preghiera molte prove: sostiene una battaglia contro il nemico, una battaglia contro se stesso, contro le passioni, una battaglia contro gli uomini e in tutto questo deve essere coraggioso e vigilante.
Cerca il consiglio di coloro che hanno esperienza, se tu ne trovi, ed invoca con umiltà il Signore, il Signore allora ti darà saggezza in tutto per la tua umiltà.
Lo Spirito di Dio rende testimonianza all'anima, se la nostra preghiera è accetta al cospetto del Signore, e lo Spirito stesso è gradito al cuore e pieno di pace. Prima, io non sapevo se la mia preghiera era ascoltata o no, ma non conoscevo neppure in base a che cosa fosse possibile saperlo.
Le disgrazie e i pericoli hanno insegnato a molti a pregare. Ho incontrato una volta un soldato che mi venne a trovare al magazzino dei viveri ed era diretto a Tessalonica. La mia anima sentì amore per lui e gli dissi: "Prega il Signore, che le sofferenze diminuiscono". Ed egli rispose: "Io so pregare. Ho imparato in guerra quando ero in battaglia. Invocavo con fervore il Signore. perché mi conservasse in vita. I colpi cadevano, le bombe scoppiavano, e pochi rimanevano in vita. Ma anche se ho partecipato molte volte alla battaglia, il Signore mi ha protetto". Mentre diceva così dimostrava che pregava, e si vedeva, dall'atteggiamento del suo corpo, che era completamente assorto in Dio.
Molti amano leggere libri seri, e questo è buono; ma superiore a tutto è la preghiera. Invece chi legge libri e giornali inutili, condanna l'anima all'inedia spirituale. La sua anima soffre la fame, perché il suo vero nutrimento e delizia si trova in Dio. In Dio è anche la sua vita, la sua gioia e la sua felicità.
Se cerchi di pregare con la mente unita al cuore e non ci riesci, allora pronuncia la preghiera con la bocca e tieni ferma la mente sulle parole della preghiera, come insegna la "Scala di perfezione". Col tempo il Signore ti darà anche la "preghiera del cuore", senza pensieri; e allora pregherai liberamente, senza sforzo. Alcuni hanno fatto del male al loro cuore perché troppo presto hanno voluto pregare con la mente unita al cuore e hanno finito col non riuscire più a dire la preghiera neppure con la bocca. Ma tu riconosci l'ordine della vita spirituale: i doni sono concessi all'anima semplice, umile, sottomessa. A chi è sottomesso e moderato in tutto - nel cibo, nelle parole, nei movimenti - il Signore stesso dona la preghiera, e questa, per energia divina, si celebrerà nel profondo del cuore.
La preghiera continua proviene dall'amore e viene a mancare a causa della maldicenza, della negligenza e dell'intemperanza. Chi ama Dio può pensare a lui giorno e notte, perché nessuna occupazione impedisce di amare Dio. Gli Apostoli amavano il Signore e il mondo non costituiva un ostacolo a questo amore, e per questo si ricordavano del mondo e pregavano per esso e predicavano. Ad Arsenio il Grande fu detto: "Fuggi gli uomini", ma lo Spirito di Dio anche nel deserto ci insegna a pregare per gli uomini e per il mondo intero.
In questo mondo ognuno ha il suo compito: uno è re, un altro è patriarca o cuoco o fabbro o maestro; ma il Signore ama tutti, e maggiore premio sarà dato a chi ama di più il Signore.
Il Signore ci ha dato il comandamento di amare Dio con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta l'anima. Ma senza preghiera com'è possibile amare? Perciò la mente e il cuore dell'uomo devono sempre essere liberi per la preghiera.
Quando ami qualcuno tu desideri pensare a lui, parlargli, stare insieme a lui. L'anima ama il Signore come Padre e Creatore e sta davanti a lui con timore e amore: con timore, perché Egli è il Signore; con amore perché l'anima lo riconosce come Padre pieno di misericordia, e la sua grazia è più soave di ogni altra cosa.
Io ho constatato che la preghiera è facile, quando la grazia di Dio ci soccorre. Il Signore ci ama senza misura e con la preghiera ci fa degni di parlare con lui, di pentirci e di glorificarLo.
Non sono capace di descrivere quanto ci ama il Signore. Per mezzo dello Spirito santo noi conosciamo questo amore e l'anima di chi prega conosce lo Spirito Santo.
Dicono alcuni che dalla preghiera deriva l'illusione spirituale. Questo è uno sbaglio L'illusione proviene dall'orgoglio e non dalla preghiera. Tutti i santi pregavano molto ed esortavano gli altri alla orazione. La preghiera è la migliore attività per l'anima. Con la preghiera andiamo verso Dio, con la preghiera si ricerca l'umiltà, la pazienza ed ogni virtù. Chi parla contro di essa è chiaro che non ha mai gustato quanto è buono il Signore e quanto ci ama. Da Dio non proviene nulla di male.
Tutti i santi pregavano incessantemente; neppure un istante restavano senza preghiera.
Quando l'anima perde l'umiltà perde insieme anche la grazia e l'amore verso Dio, e allora si spegne la fervente preghiera. Quando invece raggiunge l'umiltà e le passioni vengono meno, il Signore le dona la sua grazia, ed essa prega con calde lacrime anche per i nemici, come per se stessa e per il mondo intero.


Tratto da: Archimandrita Sofronio, Silvano del Monte Athos - La vita, la dottrina, gli scritti - ed. GRIBAUDI a cui rimandiamo vivamente per l'approfondimento.