domenica 23 settembre 2012

Silvano dell'Athos: Il dono del pentimento - Le lacrime di Adamo



Starec Silvano dell’Athos


IL DONO DEL PENTIMENTO




Signore, l’anima mia ti ha conosciuto e ora scrivo della tua misericordia per il tuo popolo.
Popoli tutti, non affliggetevi per la difficoltà della vita. Solamente, lottate contro il peccato e invocate l’aiuto di Dio: vi darà il necessario, perché è misericordioso e ci ama.
Popoli tutti, l’anima mia desidera che conosciate il Signore e contempliate la sua misericordia e la sua gloria. Ho settantadue anni e la mia morte è vicina: scrivo sulla misericordia del Signore che mi è stata rivelata per mezzo dello Spirito santo.
Se solo potessi farvi salire su un alto monte! Dall’alta vetta vedreste il volto mite e misericordioso del Signore e i vostri cuori esulterebbero.
In verità vi dico: nulla di buono conosco in me, e i miei peccati sono numerosi, ma la grazia dello Spirito santo ha cancellato i miei peccati.
Così so che a tutti coloro che lottano contro il peccato il Signore dona non solo il perdono, ma anche la grazia dello Spirito santo, grazia che rallegra l’anima colmandola di pace, soave e profonda.
O Signore, tu ami le tue creature. Ma chi potrebbe conoscere il tuo amore, chi ne gusterebbe la dolcezza, se non lo istruissi tu stesso nello Spirito santo?
Allora ti prego, Signore, manda sul mondo ‑ questo mondo che è tuo ‑ la grazia dello Spirito santo, affinché tutti conoscano il tuo amore. Consola gli uomini dal cuore oppresso: nella gioia glorificheranno la tua misericordia.
Consolatore buono, con le lacrime agli occhi ti supplico: conforta le anime angosciate degli uomini; fa’ conoscere a tutti i popoli la tua voce soave che annuncia: “Vi sono rimessi i peccati” (cf. Mc 2,5). Sì, o misericordioso, tu solo puoi compiere meraviglie e non vi è meraviglia più grande di questa: amare un peccatore nella sua miseria (cf. Rm 5,6‑8). Amare un santo è facile: ne è degno. O Signore, ascolta la preghiera della terra! Tutti i popoli sono angosciati, tutti intristiti nei peccati, tutti privati della tua grazia: vivono tutti nelle tenebre.

Popoli tutti, terra tutta, gridiamo al Signore! La nostra preghiera troverà ascolto: il Signore si rallegra del pentimento e della conversione degli uomini (cf. Lc 15,7.10). Tutte le potenze celesti attendono che anche noi gustiamo la dolcezza dell’amore di Dio e contempliamo la bellezza del suo volto.
Serena e dolce è la vita degli uomini sulla terra se trascorre nel santo timore di Dio. Oggi invece gli uomini vivono secondo volontà e ragione umane, hanno abbandonato i santi comandamenti e confidano di trovare la felicità altrove che nel Signore. Non sanno che solo il Signore è la nostra vera gioia e che solo nel Signore l’uomo trova la felicità.

Come il sole ravviva i fiori del campo,
come il vento li culla,
così il Signore riscalda l’anima,
così le infonde vita.

Il Signore ci ha fatto dono di ogni cosa perché potessimo glorificarlo. Ma il mondo questo non lo capisce. E come potrebbe capire ciò che non ha veduto né provato? Io stesso, quando ero nel mondo, pensavo così: “Essere sano, attraente, ricco e stimato dagli uomini: ecco la felicità!” e avevo motivo di orgoglio. Ma quando ho conosciuto il Signore per mezzo dello Spirito santo, allora ho cominciato a capire che tutta la gloria del mondo è come fumo che il vento disperde.
Ora la grazia dello Spirito santo infonde gioia e letizia nell’anima mia: in questa profonda pace contemplo il Signore e dimentico la terra.
Signore, riconduci a te il tuo popolo (cf. Lc 1,16): conoscerà il tuo amore e tutti vedranno nello Spirito santo la mitezza del tuo volto. Tutti possano godere già qui sulla terra della visione del tuo volto: contemplandoti come sei, diventeranno simili a te (cf. 1Gv 3,2).
Gloria al Signore che ci ha donato il pentimento: nel pentimento tutti saremo salvati, tutti, senza eccezioni. Solo chi non si pente non sarà salvato: io vedo la sua disperazione e perciò piango di compassione per lui. Se ogni anima conoscesse il Signore, se comprendesse quanto ci ama, nessuno dispererebbe della propria salvezza, nessuno alzerebbe lamenti.

Cos’altro dobbiamo aspettare? Che qualcuno intoni per noi una melodia celeste? Ma lo Spirito che opera è l’unico e il medesimo (cf. 1Cor 12,11):

nel cielo,
tutto vive per opera dello Spirito santo;
sulla terra,
a noi è dato il medesimo Spirito santo;
nelle chiese di Dio,
le divine liturgie
si compiono nello Spirito santo;
“nei deserti, sui monti,
nelle caverne” (Eb 11,38),
ovunque gli asceti di Cristo
vivono nello Spirito santo.

Se lo custodiamo, ci renderà liberi (cf. Gv 8,31‑36) da ogni tenebra, e la vita eterna dimorerà in noi. Se tutti gli uomini si pentissero e osservassero i comandamenti di Dio, avremmo il paradiso sulla terra, perché il regno di Dio è dentro di noi (cf. Lc 17,21). Il regno di Dio è lo Spirito santo, e lo Spirito santo è il medesimo in cielo come in terra.
Il Signore dona il paradiso e il regno eterno al peccatore che si pente. Nella sua infinita misericordia fa dono di se stesso, non ricorda i nostri peccati, come non ha ricordato quelli del ladrone sulla croce (cf. Lc 23,39‑43).
Grande è la tua misericordia, Signore.
Chi potrà renderti grazie in modo adeguato per aver effuso sulla terra il tuo Spirito santo (cf. Gv 19,30)?
Grande è la tua giustizia, Signore.
Agli apostoli hai promesso: “Non vi lascerò orfani” (Gv 14,18). Noi ora viviamo di questa misericordia e la nostra anima avverte che il Signore ci ama. Chi non lo avverte, si penta: il Signore gli concederà la grazia a guida della sua anima. Se però vedi un peccatore e non ne provi compassione, allora la grazia ti abbandonerà. Abbiamo ricevuto il comandamento dell’amore (cf. Gv 13,34) e l’amore di Cristo ha compassione di tutti, e lo Spirito santo ci infonde la forza di compiere il bene.

Spirito santo, non abbandonarci!
Quando tu sei in noi,
l’anima avverte la tua presenza,
trova in Dio la sua beatitudine:
tu ci doni l’amore ardente per Dio.

Il Signore ha tanto amato gli uomini, sue creature (cf. Gv 3,16), che li ha santificati nello Spirito santo e li ha resi suoi simili. Misericordioso è il Signore (cf. Sal 103,8), e lo Spirito santo infonde in noi la forza di essere misericordiosi. Umiliamoci, fratelli. Con il pentimento riceveremo in dono un cuore compassionevole: allora vedremo la gloria del Signore, conosciuta dall’anima e dalla mente per grazia dello Spirito santo.
Chi si pente in verità è pronto a sopportare qualsiasi tribolazione: “fatica e travaglio, fame e sete, freddo e nudità” (2Cor 11,27), disprezzo ed esilio, ingiustizia e calunnia; la sua anima infatti è tesa verso Dio e non si preoccupa delle cose del mondo (cf. 1Cor 7,32‑34), ma si rivolge a Dio con preghiera pura.
Chi è attaccato alle ricchezze e al denaro non può mai dimorare in Dio con spirito puro (cf. Lc 16,13): la sua anima è costantemente preda della preoccupazione di cosa fare di questi beni terreni. Se non si pente sinceramente e non si rattrista per aver peccato davanti a Dio, morirà prigioniero di quella passione, senza conoscere il Signore.
Quando ti prendono ciò che possiedi, tu dallo (cf. Mt 5,40‑42): l’amore di Dio non oppone rifiuto.
Ma chi non ha conosciuto l’amore di Dio non può essere misericordioso: la gioia dello Spirito santo non dimora nella sua anima.

Se il Signore misericordioso
ha sofferto per donarci lo Spirito santo
che procede dal Padre,
se ci ha dato il suo corpo e il suo sangue,
allora è evidente
che ci darà anche tutto il resto
di cui abbiamo bisogno
(cf. Lc 11,9‑13; Mt 6,33).

Abbandoniamoci alla volontà di Dio: vedremo la sua provvidenza e il Signore ci colmerà al di là di ogni nostra attesa.

Il Signore perdona i peccati di chi ha compassione del fratello. L’uomo misericordioso non ricorda il male ricevuto: anche se lo hanno maltrattato e offeso, anche se gli hanno tolto ciò che possedeva, il suo cuore non si turba perché conosce la misericordia di Dio. Nessun uomo può rapire la misericordia del Signore: è inviolabile perché abita nell’alto dei cieli, presso Dio (cf. Mt 6,20).
Il mio spirito è debole: come candela si spegne al minimo soffio di vento; lo spirito dei santi invece è ardente: come roveto che non si consuma (cf. Es 3,2) non teme alcun vento. Chi mi darà un ardore tale che il mio amore per Dio non conosca riposo, né di giorno né di notte (cf. Sal 132,3‑4)? L’amore di Dio è fuoco divorante: per esso i santi sopportarono ogni tribolazione e ricevettero il dono dei miracoli. Guarivano i malati, risuscitavano i morti, camminavano sull’acqua, si sollevavano da terra durante la preghiera, facevano scendere la pioggia dal cielo. Io vorrei imparare solo l’umiltà e la mitezza di Cristo (cf. Mt 11,29): nel suo amore possa io non offendere mai nessuno e giungere a pregare per tutti come per me stesso.

Povero me! Scrivo sull’amore di Dio. Ma Dio non lo amo come dovrei. Per questo, triste e afflitto, come Adamo cacciato dal paradiso, gemo a gran voce: “Signore, abbi pietà di me, tua creatura caduta”. Quante volte mi hai fatto dono della tua grazia! E io nella mia vanagloria non l’ho custodita! Eppure l’anima mia ti conosce, mio Creatore e mio Dio, perciò ti cerco gemendo, come Giuseppe trascinato schiavo in Egitto (cf. Gen 37,28).
Ti ho amareggiato con i miei peccati e tu hai distolto da me il tuo volto. L’anima mia desidera te e soffre per la tua lontananza.
Spirito santo, non mi abbandonare! Quando ti allontani da me, i pensieri malvagi assalgono il mio cuore: l’anima mia piange lacrime amare.
Signora tutta santa, Madre di Dio, tu conosci il mio dolore; vedi che ho amareggiato il Signore e lui mi ha abbandonato. Ti supplico: salva me, creatura di Dio; salva me, servo tuo.

Se pensi male degli uomini, uno spirito malvagio vive in te e ti ispira pensieri malvagi contro i fratelli. Se uno muore senza pentirsi, senza perdonare al fratello, l’anima sua sarà là dov’è lo spirito malvagio che l’ha resa schiava.
Questa è la verità: se perdoni, il Signore ti ha perdonato; se non perdoni, il peccato dimora in te (cf. Mt 6,14‑15). Il Signore vuole che amiamo il prossimo.

Se sei consapevole
che il Signore ama il prossimo,
significa che l’amore di Dio è in te;
se sei consapevole
che il Signore ama molto le sue creature,
se tu stesso hai misericordia
per ogni creatura,
se ami i nemici,
se ti consideri inferiore a tutti,
allora
la potente grazia dello Spirito santo è in te.

Chi ha in sé lo Spirito santo – anche se non ne possiede la pienezza – si preoccupa per tutti gli uomini, notte e giorno; il suo cuore soffre per ogni creatura di Dio e in modo particolare per quelli che non conoscono Dio, che si oppongono a lui e che vanno incontro al fuoco dei tormenti. Per costoro, ancor più che per se stesso, egli prega notte e giorno, affinché tutti si pentano e giungano a conoscere il Signore.

Il Signore pregava per coloro che lo crocifiggevano: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).
Stefano, primo diacono, pregava per quelli che lo lapidavano: “Signore, non imputar loro questo peccato” (At 7,60).
Anche noi, se vogliamo che la grazia di Dio dimori in noi, dobbiamo pregare per i nemici.
Se non hai compassione del peccatore che proverà i tormenti del fuoco, allora in te non dímora la grazia dello Spirito santo ma uno spirito malvagio:

finché hai vita
lotta per liberartene
con il pentimento.

* * *



Starec Silvano dell’Athos


LE LACRIME DI ADAMO




Adamo, padre dell’umanità, in paradiso conobbe la dolcezza dell’amore di Dio; così, dopo esser stato cacciato dal paradiso a causa del suo peccato e aver perso l’amore di Dio, soffriva amaramente e levava profondi gemiti.
Il deserto intero riecheggiava dei suoi singhiozzi.
La sua anima era tormentata da un unico pensiero: “Ho amareggiato il Dio che amo”.
Non l’Eden, non la sua bellezza rimpiangeva, ma la perdita dell’amore di Dio che a ogni istante attrae insaziabilmente l’anima a Dio.
Così ogni anima, che ha conosciuto Dio nello Spirito santo e ha poi smarrito la grazia, prova lo stesso dolore di Adamo.
L’anima soffre e si tormenta per aver amareggiato il Signore che ama.

Adamo gemeva, sperduto su una terra che non gli procurava gioia; aveva nostalgia di Dio e gridava:
“L’anima mia ha sete del Signore, in lacrime lo cerco. Come potrei non cercarlo?
“Quando ero con Dio, l’anima mia si rallegrava nella pace e l’avversario non poteva farmi alcun male. Ora invece lo spirito malvagio si è impadronito di me e tormenta l’anima mia. Ecco perché l’anima mia si strugge per il Signore fino a morire e non accetta conforto alcuno; il mio spirito anela a Dio e nulla di terreno lo consola; ho desiderio ardente di rivedere Dio (cf. Sal 42,2 ss.), di goderlo fino a saziarmene.
“Nemmeno per un attimo posso dimenticarmi di lui, l’anima mia langue per lui, gemo dal grande dolore. Abbi pietà di me, o Dio, pietà della tua creatura caduta”.
Così gemeva Adamo, e un fiume di lacrime gli solcava il volto, scorreva sul petto e cadeva a terra. Il deserto intero riecheggiava dei suoi singhiozzi.
Bestie e uccelli erano ammutoliti di dolore.
E Adamo gemeva: per il suo peccato tutti avevano perduto la pace e l’amore.

Grande fu il dolore di Adamo dopo la cacciata dal paradiso, ma più grande ancora quando vide il figlio Abele ucciso da Caino. Per l’immane sofferenza piangeva, pensando: “Allora da me usciranno popoli, si moltiplicheranno sulla terra, ma solo per soffrire tutti, per vivere nell’inimicizia e uccidersi a vicenda”
Come oceano immenso era il suo dolore: solo le anime che hanno conosciuto il Signore e il suo ineffabile amore possono capirlo.
Io pure ho perso la grazia, e con Adamo imploro: “Abbi pietà di me, Signore. Donami lo spirito di umiltà e di amore”.
Come è grande l’amore del Signore! Chi ti ha conosciuto non si stanca di cercarti, e giorno e notte grida: “Desidero te, Signore, in lacrime ti cerco. Come potrei non cercarti? Sei tu che mi hai permesso di conoscerti nello Spirito santo e ora questa divina conoscenza attira incessantemente la mia anima a te”.

Adamo piangeva:

“Il silenzio del deserto,
non mi rallegra.
La bellezza di boschi e prati,
non mi dà riposo.
Il canto degli uccelli,
non lenisce il mio dolore.
Nulla, più nulla mi dà gioia.
L’anima mia è affranta
da un dolore troppo grande.
Ho offeso Dio, il mio amato.
E se ancora il Signore
mi accogliesse in paradiso,
anche là piangerei e soffrirei.
Perché ho amareggiato il Dio che amo”.

Adamo, cacciato dal paradiso, sentiva sgorgare dal cuore trafitto fiumi di lacrime. Così piange ogni anima che ha conosciuto Dio e gli dice:

“Dove sei, Signore?
Dove sei, mia luce?
Dove si è nascosta la bellezza del tuo volto?
Da troppo tempo l’anima mia
non vede la tua luce,
afflitta ti cerca.
Nell’anima mia non lo vedo. Perché?
In me non dimora. Cosa glielo impedisce?
In me non c’è l’umiltà di Cristo
né l’amore per i nemici”.

Sconfinato, indescrivibile amore: questo è Dio.
Adamo andava errando sulla terra: nel cuore lacrime amare, la mente continuamente in Dio. E quando il corpo esausto non aveva più lacrime da piangere, era lo spirito ad ardere per Dio, non potendo dimenticare il paradiso e la sua bellezza. Ma l’anima di Adamo amava Dio più di ogni altra cosa e, forte di questo amore, a lui incessantemente anelava.
Adamo, di te io scrivo; ma tu vedi che troppo debole è la mia mente per capire l’ardore del tuo desiderio di Dio e il peso della tua penitenza.
Adamo, tu vedi quanto io, tuo figlio, soffro sulla terra. In me non c’è più fuoco ormai, la fiamma del mio amore si sta spegnendo.
Adamo, canta per noi il cantico del Signore: l’anima mia esulti di gioia nel Signore (cf. Lc 1,47), si levi a cantarlo e glorificarlo, come nei cieli lo lodano i cherubini, i serafini e tutte le potenze celesti.
Adamo, nostro padre, canta per noi il cantico del Signore: tutta la terra lo senta, tutti i tuoi figli levino i loro cuori a Dio, gioiscano al dolce suono dell’inno del cielo, dimentichino le sofferenze della terra.
Adamo, nostro padre, narra il Signore a noi, tuoi figli! L’anima tua conosceva Dio, conosceva la dolcezza e la gioia del paradiso. E ora tu dimori nei cieli e contempli la gloria del Signore.
Narraci come il Signore nostro è glorificato per la sua passione, come vengono cantati i cantici in cielo, come sono dolci gli inni proclamati nello Spirito santo.
Narraci la gloria di Dio, quanto è misericordioso, quanto ama la sua creatura.
Narraci della santa Madre di Dio, quanto è esaltata nei cieli, quali inni la proclamano beata.
Narraci come gioiscono i santi lassù, come risplendono di grazia, come amano il Signore, con quale santa umiltà stanno davanti al suo trono.
Adamo, consola e rallegra le nostre anime affrante.
Narraci: cosa vedi nei cieli?
Non rispondi?
Perché questo silenzio?
Eppure, la terra intera è avvolta di sofferenza.
Tanto ti assorbe l’amore divino da non poterti ricordare di noi?
Oppure vedi la Madre di Dio nella gloria e non puoi distogliere gli occhi da quella celeste visione e per questo lasci i tuoi figli nella desolazione, orfani di una parola di affetto? È per questo che non ci consoli e non ci permetti di scordare le amarezze della nostra vita terrena?
Adamo, nostro padre, non rispondi?
Il dolore dei tuoi figli sulla terra tu lo vedi.
Perché dunque questo silenzio? Perché?

Adamo risponde:
“Figli miei, amati, non turbate la mia pace. Non posso distogliermi dalla visione di Dio. L’anima mia, ferita dall’amore del Signore, si delizia della sua bontà. Chi vive nella luce del volto del Signore non può ricordarsi delle cose terrene”.

Adamo, nostro padre, hai forse abbandonato noi, tuoi figli ormai orfani? Ci hai lasciati immersi nell’abisso dei mali della terra?
Narraci: come piacere a Dio?
Ascolta i tuoi figli dispersi sulla terra: il loro spirito si disperde nei pensieri del loro cuore (cf. Lc 1,5 1) e non può accogliere la divinità. Molti si sono allontanati da Dio, vivono nelle tenebre e camminano verso gli abissi dell’inferno.
“Non turbate la mia estasi. Contemplo la Madre di Dio nella gloria e non posso distrarre la mente da questa visione per parlare con voi. Contemplo anche i santi profeti e apostoli e sono pervaso di stupore perché li vedo in tutto simili al Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio.
“Cammino nell’Eden e ovunque contemplo la gloria del Signore: egli vive in me e mi ha reso simile a lui. A tal punto il Signore glorifica l’uomo!”.

Adamo, parla con noi! Siamo tuoi figli e qui sulla terra soffriamo.
Narraci come ereditare il paradiso, affinché noi pure, come te, possiamo contemplare la gloria del Signore. Le anime nostre soffrono per la lontananza dal Signore, mentre tu nei cieli ti rallegri ed esulti nella gloria divina.
Ti supplichiamo: consolaci!

“Figli miei, perché gridate a me?
“Il Signore vi ama e vi ha dato i comandamenti della salvezza. Osservateli, soprattutto amatevi gli uni gli altri (cf. Gv 13,34): così troverete riposo in Dio. In ogni istante pentitevi dei vostri peccati: così sarete ritenuti degni di andarvene incontro a Cristo. Il Signore ha detto: ‘Amo quelli che mi amano’ (cf. Gv 14,21) e ‘glorificherò quelli che mi glorificano’ (1Sam 2,30)”.

Adamo, prega per noi, tuoi figli!
L’anima nostra è oppressa da molti mali.
Adamo, nostro padre, nei cieli tu contempli il Signore che è seduto nella gloria alla destra del Padre; vedi i cherubini, i serafini e i santi tutti; ascolti canti celesti e l’anima tua è rapita da tanta dolcezza. Ma noi, quaggiù, esclusi dalla grazia, siamo costantemente afflitti e abbiamo sete di Dio.
Si estingue in noi il fuoco dell’amore del Signore, siamo oppressi dal peso delle nostre colpe. Una tua parola ci sia di conforto; canta a noi un canto che ascolti nei cieli: lo senta la terra intera e gli uomini tutti dimentichino le loro miserie.
Adamo, la tristezza ci opprime!

“Figli miei, non turbate la mia pace. Passato è il tempo delle mie sofferenze. Nella dolcezza dello Spirito santo e nelle delizie del paradiso, come ricordarmi della terra?
“Questo solo vi dirò: Il Signore vi ama: vivete nell’amore! ‘Obbedite ai vostri superiori’ (Eb 13,17), umiliate i vostri cuori.
“Lo Spirito di Dio allora porrà la sua tenda in voi (cf . Gv 1,14). Viene nella quiete e all’anima dona pace; muto (cf. Sal 19,4), testimonia la sua salvezza.
“Cantate a Dio con amore e umiltà di spirito: di questo si rallegra il Signore”.
Adamo, nostro padre, che fare?
Cantare, cantiamo. Ma in noi né amore né umiltà.

“Pentitevi davanti al Signore, e pregate. Concederà ogni cosa agli uomini che tanto ama (cf. Gv 3,16). Anch’io mi sono pentito e ho sofferto per aver amareggiato il Signore, perché per i miei peccati la pace e la gioia erano state tolte dalla faccia della terra. Un fiume di lacrime solcava il mio volto, mi scorreva sul petto e cadeva a terra; il deserto intero riecheggiava dei miei singhiozzi. Non potete penetrare l’abisso della mia afflizione, né il mio pianto a causa di Dio e del paradiso. In paradiso ero felice: lo Spirito di Dio mi colmava di gioia, mi preservava libero da sofferenze.

“Ma, cacciato dal paradiso,
fiere e uccelli, che prima mi amavano,
presero a temermi e a fuggire lontano;
pensieri malvagi mi laceravano il cuore;
freddo e fame mi tormentavano;
il sole mi bruciava,
il vento mi sferzava,
la pioggia mi inzuppava:
ero sfinito dalle malattie
e da tutte le disgrazie della terra.
Ma tutto sopportavo, sperando in Dio
contro ogni speranza (cf. Rm 4,18).

“Figli miei, sopportate anche voi le fatiche della penitenza; amate le afflizioni; sottomettete il corpo con l’ascesi e la sobrietà; umiliatevi e amate i nemici (cf. Mt 5,44): lo Spirito santo dimorerà in voi. Allora conoscerete e troverete il regno di Dio.
“Ma non turbate la mia pace. Per l’amore di Dio non posso ricordarmi della terra. Ho dimenticato tutte le cose terrene, persino lo stesso paradiso da me perduto, perché contemplo la gloria eterna del Signore e la gloria dei santi che risplendono della stessa luce del volto di Dio”.

Adamo, canta per noi, cantaci il canto celeste: la terra intera lo ascolti e goda della pace di Dio. Sono inni soavi, cantati nello Spirito santo e noi desideriamo ascoltarli.

Adamo aveva perduto il paradiso terrestre. In lacrime lo cercava:
“Paradiso mio, paradiso mio, paradiso meraviglioso!”.
Ma il Signore nel suo amore gli fece dono, sulla croce (cf. Lc 23,43), di un paradiso migliore di quello perduto, un paradiso celeste dove rifulge la luce increata della santa Trinità.
Come contraccambiare l’amore del Signore per noi (cf. Sal 116,12)?