martedì 18 settembre 2012

O sei oro, o sei ferro


Da qualche giorno è ricominciata la scuola. Oggi 18 settembre la Chiesa fa memoria del santo protettore degli studenti. Non che la sua intercessione tuttavia escluda la necessità di passare lunghe ore sui libri... In bocca al lupo a tutti!
18 SETTEMBRE
SAN GIUSEPPE DA COPERTINO
S. Giuseppe nacque a Copertino (Lecce) nel 1603 e fu ricevuto nell’Ordine dei Minori Conventuali. Ordinato sacerdote nel 1628, si diede con fervido zelo alle opere dei sacro ministero per la salvezza delle anime.
Si distinse per una grave austerità di vita e intenso spirito di orazione. La sua vita è contrassegnata da straordinarie estasi e frequenti miracoli, che lo resero una delle figure più interessanti della mistica cristiana. Per l’esuberanza dei celesti carismi, dovette spesso cambiare convento, onde evitare fanatismi popolari, ma rifulsero sempre in lui l’umiltà e l’incondizionata obbedienza. Grandissima fu la sua devozione alla SS.ma Vergine. Morì in Osimo, nelle Marche, il 18 settembre 1663. Fu canonizzato da Clemente XIII.
L’amore di Dio è tutto
Dalle «Massime» di san Giuseppe da Copertino (Cfr. G. Parisciani O.F.M. Conv., S. Giuseppe da Copertino alla luce dei nuovi documenti. Osimo 1963, passim).Tre sono le cose proprie di un religioso: amare Dio con tutto il cuore, lodarlo con la bocca, e dare sempre buono esempio con le opere. Nessuna persona spirituale o religiosa può essere perfetta senza l’amore di Dio. Chi ha la carità, è ricco e non lo sa; chi non ha la carità, ha una grande infelicità.
La grazia di Dio è come il sole, che splendendo su gli alberi e le loro foglie, li adorna ma non li contamina, li lascia nel loro essere, senza minimamente alterarli. Così la grazia di Dio, illuminando l’uomo, lo adorna di virtù, lo fa splendente di carità, lo rende bello e vago agli occhi di Dio; non altera la sua natura, ma la perfeziona. Dio vuole, dell’uomo, la volontà, poiché questi non possiede altro di proprio, pur avendola ricevuta quale prezioso dono dal suo Creatore. Difatti quando si esercita in opere di virtù, la grazia di operare e tutti gli altri: doni ch’egli possiede, vengono da Dio: l’uomo, di suo, non ha che la volontà; perciò Dio si compiace sommamente, quando egli, rinunciando alla propria volontà, si mette completamente nelle sue mani divine.
Come un albero, dopo essere stato oggetto delle cure più assidue, in fine, carico di frutti, ne dà a chi ne vuole, così l’uomo che comincia a camminare nella via di Dio, deve sforzarsi con ogni diligenza di crescere e progredire nel servizio del Signore, spandendo rami di virtù e producendo fiori profumati di santità e frutti di opere sante, per modo che tutti gli uomini, dietro il suo esempio, apprendano anch’essi a camminare nella via di Dio.
Il patire per amore di Dio è un favore singolarissino, che il Signore concede a coloro che ama.
E’ maggior grazia il patire in questa vita che non il godere, poiché il Signore vuole essere ripagato con la stessa moneta che egli ha sborsato per noi: Gesù ha tanto sofferto per noi, e vuole che anche noi soffriamo con lui. O sei oro, o sei ferro: se sei oro, la sofferenza ti purifica se sei ferro la sofferenza ti toglie la ruggine.

I servi di Dio devono fare come gli uccelli, i quali scendono a terra per prendere un pò di cibo e poi subito si risollevano in aria. Similmente i servi di Dio possono fermarsi sulla terra quanto comporta la necessità del vivere umano, ma poi subito, con la mente, devono sollevarsi al cielo per lodare e benedire il Signore. Gli uccelli, se scorgono del fango sul terreno, non si calano sopra, oppure lo fanno con molta cautela per non imbrattarsi. Così dobbiamo fare noi: mai abbassarci alle cose che macchiano l’anima, ma sollevarci in alto e con le nostre opere lodare il Signore, sommo Bene.

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Il ricordo che segue è di Pietro Barbini.

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 Nel 2003 cadeva il IV centenario della nascita di San Giuseppe da Copertino, del quale oggi si festeggia la memoria liturgica.
In questo santo “risplende la sapienza dei piccoli e lo spirito delle Beatitudini evangeliche”, colui che ci “indica la strada che conduce all’autentica gioia, pur in mezzo a fatiche e tribolazioni”, “una gioia che viene dall’alto e nasce dall’amore per Dio e per i fratelli”: queste furono le parole che in quell’occasione pronunciò il beato Giovanni Paolo II. Mai parole furono più adatte per descrivere la vita del Santo pugliese che ancor oggi contagia del suo amore chi ne viene a contatto.
Nato da una famiglia dalle umili origini, il 17 giugno 1603, Giuseppe Desa – questo il suo nome anagrafico - a 25 anni fu ordinato sacerdote e accolto nell’ordine dei Frati Minori Conventuali di Puglia. Amore, semplicità, umiltà e sacrificio contraddistinsero la vita di questo frate che trascorreva le sue giornate tra incessanti preghiere e lunghe meditazioni. Qualsiasi compito svolgesse il suo sguardo era sempre rivolto al cielo ed ogni sua azione mirava al conseguimento delle virtù celesti.
San Giuseppe da Copertino è noto ai più per le frequenti estasi che lo portavano a lievitare da terra, rimanendo sollevato anche per lungo tempo; per questo fu accusato di messianismo e sottoposto al tribunale dell’inquisizione che lo ritenne poi innocente, ma, per una sorta di prudenza da parte dei suoi superiori, fu allontanato dal suo ordine per circa vent’anni e trasferito prima ad Assisi, poi nel Convento dei Capuccini di Pietrarubbia ed infine Fossombrone.
Solamente nel 1657 poté tornare all’interno del suo ordine, vivendo serenamente gli ultimi anni della sua vita nel convento di Osimo, dove morì e dove tuttora viene conservato il suo corpo all’interno di una teca. San Giuseppe da Copertino ebbe una vita semplice, ma non facile, ed anche il saio, come si suol dire, dovette conquistarselo con molta fatica.
Diventare sacerdote, allora come oggi, richiedeva il possesso di un’adeguata istruzione che il futuro santo assolutamente non aveva (gli agiografi raccontano che non era proprio portato per lo studio), anche a causa di una malattia che lo costrinse ad abbandonare gli studi, appena cominciati, a soli sette anni (la sua guarigione, all’età di 15 anni, fu attribuita alla Madonna delle Grazie di Galatone, alla quale rimarrà devoto per tutta la vita); fu proprio in questo periodo che nel cuore di Giuseppe si instaurò il desiderio di consacrare la sua vita a Cristo, servendolo come sacerdote francescano.
La mancanza d’istruzione, comunque, non intimidì il giovane Giuseppe nel rispondere alla “chiamata” di Dio e con molta umiltà, impegno ed estenuanti ore di studio, coadiuvato dallo zio, anch’egli frate francescano e noto teologo dell’epoca, riuscì a superare con successo tutti gli esami, grazie anche alle prodigiose intercessioni della Madonna, che Giuseppe pregava assiduamente. Si racconta, infatti, che, prima di sostenere l’esame per diventare diacono, la Madonna gli apparve in sogno consegnandogli il brano delle Sacre Scritture sul quale venne poi interrogato.
L’aneddoto più noto, invece, riferisce di come Giuseppe riuscì a passare l’ultimo difficile esame, prima di essere ordinato sacerdote, senza nemmeno essere interrogato, in quanto il Vescovo decise di promuovere tutti in massa dopo aver constatato la buona preparazione dei primi allievi; la cosa fu provvidenziale, visto che tutti conoscevano il programma alla perfezione, tranne Giuseppe. Per questi e molti altri fatti nel 1753, anno della sua beatificazione, gli studenti cattolici lo scelsero come loro Patrono.
È interessante notare che nonostante San Giuseppe da Copertino non fu mai un uomo di cultura, lui stesso usava definirsi “fratel Asino”, nel corso della sua vita si confrontò frequentemente con brillanti teologi, professori ed intellettuali, i quali rimanevano puntualmente colpiti dalle risposte di questo frate che, per quanto semplici, possedevano in sé una profonda sapienza teologica di un’efficacia senza pari. Non a caso moltissimi lo scelsero come maestro spirituale: principi, nobili, regnanti, sacerdoti, religiosi, cardinali, vescovi e addirittura papi, come Urbano VIII e Innocenzo X.
“San Giuseppe da Copertino incoraggia il mondo della cultura, in particolare della scuola, a fondare il sapere umano sulla sapienza di Dio”, disse Giovanni Paolo II, ricordando, con queste parole, che proprio questo amore per Dio e questa sua continua tensione verso il divino, portarono l’umile frate “illetterato” a comporre poesie, “parabole” e cantici, il più noto dei quali fu Il Cantico del bene, che nemmeno lui avrebbe mai sognato di scrivere.
San Giuseppe da Copertino, in sostanza, è la dimostrazione che a Dio nulla è impossibile. Un esempio di come il Signore possa realizzare cose considerate irrealizzabili e umanamente impensabili. La prova che se uno fa la volontà di Dio e si affida pienamente a Lui, non avrà nulla di che temere e che il Signore donerà la forza per affrontare qualsiasi tipo di “impresa”. (P. Barbini)
Fonte: Zenit