Coppie
di fatto al via. Da oggi, 18 settembre, alle ore 11.43 Palazzo Marino ha aperto il tanto discusso
registro dove ci si può iscrivere: lo hanno già fatto in diciotto
coppie, di cui quattordici composte da persone etero e quattro coppie
omosessuali.
Combinazione, domani sarà in libreria l'ultima fatica di Costanza Miriano, "Sposala e muori per lei", Sonzogno editore. Forse c'è ancora speranza... Di seguito una presentazione del libro e, in fondo al post, una intervista a Christina Summers che traggo da "ilsussidiario.net".
Combinazione, domani sarà in libreria l'ultima fatica di Costanza Miriano, "Sposala e muori per lei", Sonzogno editore. Forse c'è ancora speranza... Di seguito una presentazione del libro e, in fondo al post, una intervista a Christina Summers che traggo da "ilsussidiario.net".
* * *
La prima cosa che salta agli occhi a guardare donne e uomini, è che esistono. Il che già mi pare una notizia, in questa epoca di annunci definitivi – la fine degli uomini, la fine della distinzione tra i sessi (scemi noi che pensavamo che fossero due, dice che sono cinque), la fine del lavoro e varie altre fini periodicamente declamate.
Uomini e donne invece sono lì, e lì rimarranno, se non altro perché a loro, checché ne dicano gli illustri pensatori che si esibiscono qua e là, è affidata la sopravvivenza della specie umana. Rimarranno, uomini e donne, con la loro benedetta irriducibilità, che ci rende profondamente incompleti e sempre alla ricerca gli uni delle altre.
Quello che manca, casomai – a parte il tempo, il parcheggio e la coca light alla ciliegia, sempre introvabili – sono uomini e donne adulti, cioè capaci di giocarsi la vita seriamente. In questo sì che c’è una parità indiscutibile.
Difficile trovare uomini e donne che non siano ragazzini, eterni adolescenti che credono di avere sempre davanti a sé un bivio, un’altra possibilità, una seconda palla da servire, quando tante volte tocca solo stare lì, al chiodo, a rispondere alla palla che ci ha tirato la vita. Una vita che dobbiamo imparare a spendere tutta, senza tenerne una goccia, ma in modo profondamente diverso, maschile e femminile.
Con Sposati e sii sottomessa ho cercato di diffondere tra le mie amiche quello che ricordo per prima a me stessa (mio marito dice sempre che la vorrebbe conoscere, quella meravigliosa autrice del libro), e cioè che lo specifico della donna è l’accoglienza, la capacità di smussare e mediare, di stare sotto, “con l’intuizione – come scrive Joseph Ratzinger – che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione”.
Quanto all’uomo, il suo speciale modo di perdere la vita è morire prendendo su di sé i colpi, a scudo di quelli che gli sono consegnati. A volte morire tutto insieme, il più delle volte a fettine, a briciole anche. Sposala e muori per lei voleva dire questo agli uomini, ai mariti delle spose sottomesse. Volevo scrivere un libro che dicesse agli uomini come li vogliamo. Nobili, pronti a dare la vita, generosi ed eroici. Ho fissato a lungo lo schermo del computer, trascorrendo notti insonni (anche grazie all’aiuto di pocket coffee e pane e salame), cercando di trovare uno straccio di ispirazione. Poi ho guardato mio marito. Siamo onesti. Ha mai fatto qualcosa per una predica che gli abbia fatto io? Ma direi di più, l’ha mai ascoltata una delle mie prediche? Alla fine quindi ho scritto un libro diverso (anche se il titolo è rimasto quello che avevo pensato all’inizio).
Noi donne quasi sempre questi uomini li vogliamo correggere, plasmare, formattare: “mi vai abbastanza bene, ti prendo, poi però ti miglioro io”. Credo che non ci sia niente che dia più fastidio all’uomo che sentire la sua libertà costretta e minacciata.
Se c’è un modo per invitarlo all’eroismo che tanto desideriamo da lui, è solo lasciandoci inseguire con la nostra bellezza, senza parlare troppo, chiedere, rimbrottare, dirigere e correggere, ma aprendogli la strada con l’esempio, “risvegliandolo”, come dice il Papa, con la bellezza più sontuosa di cui i nostri gesti siano capaci. Solo così potremo chiedergli, mutamente, di essere autorevole, coraggioso, onesto, leale, generoso.
È la generosità, infatti, il tasto debole dell’uomo, è per questo che san Paolo lo invita a morire, mentre la donna deve lavorare sul suo desiderio di controllo e manipolazione, come dice chiaramente l’apostolo nella Lettera agli Efesini.
Una volta capite le differenze – e certo ogni uomo e ogni donna vivono con diversa intensità la loro specificità maschile e femminile (non cominciamo con le donne che sanno cambiare le ruote e gli uomini lavare i piatti, non è questo l’essenziale) – si può provare a costruire la cattedrale di un amore stabile e fecondo, che non ha niente di romantico, almeno come è volgarmente inteso qui in occidente, ma è più simile a un’ascesi in cui due persone che lavorano ciascuna su di sé incontrano e abbracciano le proprie povertà senza mai rinfacciarsele, perché sanno che alla fine l’altro non è che un promemoria dell’unico amore che veramente ci sazia, colma le voragini e mai ci delude, quello di Dio.
Christina
Summers è stata eletta poco più di un anno fa nel consiglio comunale di
Brighton and Hove nel sud dell’Inghilterra. Il suo partito, il Green
Party, era uscito trionfante dalle elezioni, riuscendo a costituire la
prima amministrazione verde nel Regno Unito. Ora però il suo stesso
partito intende espellerla. La “colpa” di Christina Summers, come spiega
lei stessa in questa intervista a ilsussidiario.net, è quella
di aver votato contro una mozione a favore del matrimonio tra
omosessuali, seguendo la sua coscienza di cristiana. Un atto che i suoi
colleghi di partito ritengono inaccettabile e contrario alla politica di
uguaglianza per la quale si batte il Green Party. Eppure nel Regno
Unito sono già garantite le unioni civili anche tra persone dello stesso
sesso grazie al Civil Partnership Act. Il punto è, spiega la Summers,
che le coppie omosessuali «non sono mai soddisfatte e ora vogliono il
matrimonio». Una considerazione che deve far riflettere anche in Italia,
vista le polemiche sollevate dalla decisione della Giunta Pisapia di
dar vita al registro delle unioni civili a Milano.
Signora Summers, può spiegarci perché il suo partito vuole espellerla?
Al Consiglio
comunale di Brighton and Hove è stata messa in discussione una mozione a
favore del matrimonio tra omosessuali. Il mio partito, il Green Party
(il Partito Verde), era d’accordo, ma io no. Avevo avvertito i miei
colleghi di partito che non avrei potuto votare insieme a loro e lo
dichiarai apertamente durante la seduta consiliare, affermando che
quella era la politica del Green Party, ma che io non potevo essere
d’accordo e dando le motivazioni. Dopo di che i miei colleghi hanno
avviato un’azione disciplinare nei miei confronti, votando per una
commissione di inchiesta che indagasse su di me. Come è noto, David
Cameron vuole togliere il divieto dei matrimoni omosessuali e i
consiglieri di Brighton si erano radunati per esprimere il loro
appoggio, ma io, come cristiana, non posso dare il mio sostegno. I miei
colleghi ritengono che così io vado contro un principio fondamentale del
mio partito, la politica di uguaglianza. Quando ho accettato la
candidatura, ho firmato una dichiarazione che sottoscriveva questo
principio di uguaglianza e ora loro sostengono che, votando contro il
matrimonio gay, ho violato questo accordo.
In questo documento, lei dichiarò di essere in favore del matrimonio omosessuale?
Assolutamente no. Si
trattava della normale dichiarazione in favore dell’uguaglianza che si
firma abitualmente in molte occasioni. Il Green party sostiene
l’uguaglianza di tutti, senza discriminazioni di razza, età, ecc., ma
non vi è alcuna indicazione specifica, anche se il partito ha condotto
da lungo tempo una campagna a favore del matrimonio omosessuale, anzi è
stato il primo partito, ma tutto questo a livello nazionale. Un tema
simile non doveva neppure essere sollevato a livello locale, a Brighton.
Hanno messo dunque sullo stesso piano essere contro il matrimonio omosessuale ed essere contro l’uguaglianza dei diritti? Lei pensa che sia giusto equiparare le due cose?
Non
penso che essere in disaccordo con il matrimonio omosessuale sia essere
contro l’uguaglianza. Chi è a favore cerca di sostenere che trattare
gli omosessuali in modo diverso dagli eterosessuali è discriminazione.
Io sono d’accordo che debbano essere trattati nello stesso modo e penso
che siano trattati in modo egualitario. Il Civil Partnership Act (Legge
sulle Unioni Civili) è stato approvato nel Regno Unito nel 2004 e dà in
pratica agli omosessuali gli stessi diritti degli eterosessuali sposati.
Voler ora far un altro passo avanti e chiamare matrimonio le unioni
civili è per me senza senso, anche sul piano semantico. Non è compito
del governo, del parlamento o dei politici decidere di cambiare il
significato delle parole.
Lei quindi crede che la parola “matrimonio” implichi l’unione tra un uomo e una donna?
Sì, da un punto di
vista cristiano non posso che essere d’accordo, perché in numerosi passi
la Bibbia definisce il matrimonio come quello tra un uomo e una donna; è
questo il contesto in cui avviene la procreazione, si costituisce la
famiglia e via dicendo. In aggiunta, è anche l’espressione particolare
della relazione che c’è tra Cristo e la Chiesa. La Bibbia è piena di
riferimenti a questo unico rapporto del matrimonio, che è anche di
fedeltà tra i due sessi diversi. È unico. Questo è il punto che volevo
dimostrare. Essere diversi non è una cosa cattiva. Perché gli
omosessuali vogliono essere uguali? Non è negativo essere diversi.
Cosa pensa della decisione del suo partito di espellerla? Ritiene che sia una violazione della sua libertà di parola?
Il Green party
governa Brighton and Hove, la prima amministrazione verde nel Regno
Unito. È un fatto importante, che attira molta attenzione sul partito,
perché in molti aspettano di vedere come i Verdi si comporteranno in
questa loro prima occasione di governo locale. Nei miei confronti c’è
senza dubbio una violazione della libertà di espressione e qui questo è
un argomento molto serio, al di là della materia in oggetto. Il
paradosso è che il Green Party è noto per essere molto liberale da
questo punto di vista e, per esempio, nel partito non abbiamo il
cosiddetto “whipping system”, che obbliga i membri di un partito a
votare secondo le posizioni ufficiali in tutte le questioni, comprese
quelle di coscienza. Però, in questa occasione, che per me è senza
dubbio una questione di coscienza, loro non sono d’accordo e la
ritengono una questione di diritti umani. Per questo la notizia ha avuto
una risonanza nazionale e internazionale ed è parte di come, qui nel
Regno Unito, viene vista la libertà dei cristiani di portare in pubblico
e per l’interesse pubblico, in particolare in politica, i principi
cristiani.
Cosa pensa della concezione per cui politica e religione dovrebbero essere tenute separate? Pensa che sia possibile?
Coloro
che mi attaccano dicono che, dato che sono stata votata dagli elettori,
non dovrei portare la mia fede privata nella mia azione politica, ma
questo è del tutto in malafede. Se guardo ai miei colleghi, quattro di
loro sono omosessuali e questi difendono ovviamente con molta passione
la loro posizione, perché quella è la loro identità. Questo io lo
capisco e ho cercato di dir loro che anche la mia presa di posizione fa
parte della mia identità, non posso essere separata dalla mia fede. Se
mi si dice che non posso portare la mia fede nell’area pubblica, di
fatto mi si dice che io non posso partecipare alla vita pubblica.
Pensa che vi sia una sorta di lobby omosessuale che sta influenzando la politica (specialmente a sinistra)?
Assolutamente. È ciò
che sta succedendo da qualche tempo nel Regno Unito e Brighton ne è al
centro. Qui siamo nel cuore dell’agenda omosessuale. La lobby
omosessuale è molto forte ed è molto influente a Westminster. Per fare
un esempio, non penso neppure per un attimo che Cameron su questo
argomento parli in base alle sue opinioni personali. Quanto a numeri,
neppure a Brighton gli omosessuali sono moltissimi, ma hanno una grande
influenza. Uno dei miei colleghi omosessuali è il presidente del
Consiglio e insiste continuamente su questa materia. Non a caso, è lui
alla testa di chi vuole buttarmi fuori.
A Milano
l’amministrazione di centro-sinistra sta introducendo un registro in cui
possono iscriversi le coppie, omo o eterosessuali, che vivono insieme;
questo ha indotto molti membri del Parlamento a chiedere la
legalizzazione del matrimonio omosessuale. È quindi visto come un modo
per aprire la strada. Qual è la sua opinione?
È una china
pericolosa, come per l’aborto. Qui nel Regno Unito siamo davanti
all’Italia a causa del Civil Partnerships Act, che ha rappresentato una
grande vittoria per le coppie omosessuali. Per me, questo significa che
sono trattate imparzialmente, ma non sono mai soddisfatte e non si
sarebbero fermate alle unioni civili, infatti ora vogliono il
matrimonio. Se si ridefinisce cosa è il matrimonio, si pensi a quanti
secoli di leggi dovrebbero essere riscritti, non solo per il termine
matrimonio, ma anche per tutte le parole associate: “padre”, “madre”,
“marito”, ”moglie”, ecc. Questa è la grande preoccupazione sotto il
profilo giuridico. Significa, inoltre, che i genitori non potrebbero
intervenire se nelle scuole si insegnasse agli studenti a far proprio il
matrimonio omosessuale. È un piano inclinato e se il registro di cui
parla passasse, dovrebbe anche essere messo in chiaro che non si può
andare oltre. Ciò, però, non impedirebbe alla lobby omosessuale di
continuare a fare pressioni. Io non voglio discriminare gli omosessuali,
ma il modo in cui fanno lobbying è intimidatorio. Non sono contro
l’uguaglianza, ma loro non si fermano neppure quando l’uguaglianza è
stata assicurata.