martedì 18 settembre 2012

Milano vicino l'inferno


COPPIE DI FATTO/ Da oggi è aperto il registro a Palazzo Marino: si iscrivono in diciotto


Coppie di fatto al via. Da oggi, 18 settembre, alle ore 11.43 Palazzo Marino ha aperto il tanto discusso registro dove ci si può iscrivere: lo hanno già fatto in diciotto coppie, di cui quattordici composte da persone etero e quattro coppie omosessuali. 
Combinazione, domani sarà in libreria l'ultima fatica di Costanza Miriano, "Sposala e muori per lei", Sonzogno editore. Forse c'è ancora speranza... Di seguito una presentazione del libro e, in fondo al post, una intervista a Christina Summers che traggo da "ilsussidiario.net".

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La prima cosa che salta agli occhi a guardare donne e uomini, è che esistono. Il che già mi pare una notizia, in questa epoca di annunci definitivi – la fine degli uomini, la fine della distinzione tra i sessi (scemi noi che pensavamo che fossero due, dice che sono cinque), la fine del lavoro e varie altre fini periodicamente declamate.
Uomini e donne invece sono lì, e lì rimarranno, se non altro perché a loro, checché ne dicano gli illustri pensatori che si esibiscono qua e là, è affidata la sopravvivenza della specie umana. Rimarranno, uomini e donne, con la loro benedetta irriducibilità, che ci rende profondamente incompleti e sempre alla ricerca gli uni delle altre.
Quello che manca, casomai – a parte il tempo, il parcheggio e la coca light alla ciliegia, sempre introvabili – sono uomini e donne adulti, cioè capaci di giocarsi la vita seriamente. In questo sì che c’è una parità indiscutibile.
Difficile trovare uomini e donne che non siano ragazzini, eterni adolescenti che credono di avere sempre davanti a sé un bivio, un’altra possibilità, una seconda palla da servire, quando tante volte tocca solo stare lì, al chiodo, a rispondere alla palla che ci ha tirato la vita. Una vita che dobbiamo imparare a spendere tutta, senza tenerne una goccia, ma in modo profondamente diverso, maschile e femminile.
Con Sposati e sii sottomessa ho cercato di diffondere tra le mie amiche quello che ricordo per prima a me stessa (mio marito dice sempre che la vorrebbe conoscere, quella meravigliosa autrice del libro), e cioè che lo specifico della donna è l’accoglienza, la capacità di smussare e mediare, di stare sotto, “con l’intuizione – come scrive Joseph Ratzinger – che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione”.
Quanto all’uomo, il suo speciale modo di perdere la vita è morire prendendo su di sé i colpi, a scudo di quelli che gli sono consegnati. A volte morire tutto insieme, il più delle volte a fettine, a briciole anche. Sposala e muori per lei voleva dire questo agli uomini, ai mariti delle spose sottomesse. Volevo scrivere un libro che dicesse agli uomini come li vogliamo. Nobili, pronti a dare la vita, generosi ed eroici. Ho fissato a lungo lo schermo del computer, trascorrendo notti insonni (anche grazie all’aiuto di pocket coffee e pane e salame), cercando di trovare uno straccio di ispirazione. Poi ho guardato mio marito. Siamo onesti. Ha mai fatto qualcosa per una predica che gli abbia fatto io? Ma direi di più, l’ha mai ascoltata una delle mie prediche? Alla fine quindi ho scritto un libro diverso (anche se il titolo è rimasto quello che avevo pensato all’inizio).


Noi donne quasi sempre questi uomini li vogliamo correggere, plasmare, formattare: “mi vai abbastanza bene, ti prendo, poi però ti miglioro io”. Credo che non ci sia niente che dia più fastidio all’uomo che sentire la sua libertà costretta e minacciata.
Se c’è un modo per invitarlo all’eroismo che tanto desideriamo da lui, è solo lasciandoci inseguire con la nostra bellezza, senza parlare troppo, chiedere, rimbrottare, dirigere e correggere, ma aprendogli la strada con l’esempio, “risvegliandolo”, come dice il Papa, con la bellezza più sontuosa di cui i nostri gesti siano capaci. Solo così potremo chiedergli, mutamente, di essere autorevole, coraggioso, onesto, leale, generoso.
È la generosità, infatti, il tasto debole dell’uomo, è per questo che san Paolo lo invita a morire, mentre la donna deve lavorare sul suo desiderio di controllo e manipolazione, come dice chiaramente l’apostolo nella Lettera agli Efesini.
Una volta capite le differenze – e certo ogni uomo e ogni donna vivono con diversa intensità la loro specificità maschile e femminile (non cominciamo con le donne che sanno cambiare le ruote e gli uomini lavare i piatti, non è questo l’essenziale) – si può provare a costruire la cattedrale di un amore stabile e fecondo, che non ha niente di romantico, almeno come è volgarmente inteso qui in occidente, ma è più simile a un’ascesi in cui due persone che lavorano ciascuna su di sé incontrano e abbracciano le proprie povertà senza mai rinfacciarsele, perché sanno che alla fine l’altro non è che un promemoria dell’unico amore che veramente ci sazia, colma le voragini e mai ci delude, quello di Dio.



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Christina Summers è stata eletta poco più di un anno fa nel consiglio comunale di Brighton and Hove nel sud dell’Inghilterra. Il suo partito, il Green Party, era uscito trionfante dalle elezioni, riuscendo a costituire la prima amministrazione verde nel Regno Unito. Ora però il suo stesso partito intende espellerla. La “colpa” di Christina Summers, come spiega lei stessa in questa intervista a ilsussidiario.net, è quella di aver votato contro una mozione a favore del matrimonio tra omosessuali, seguendo la sua coscienza di cristiana. Un atto che i suoi colleghi di partito ritengono inaccettabile e contrario alla politica di uguaglianza per la quale si batte il Green Party. Eppure nel Regno Unito sono già garantite le unioni civili anche tra persone dello stesso sesso grazie al Civil Partnership Act. Il punto è, spiega la Summers, che le coppie omosessuali «non sono mai soddisfatte e ora vogliono il matrimonio». Una considerazione che deve far riflettere anche in Italia, vista le polemiche sollevate dalla decisione della Giunta Pisapia di dar vita al registro delle unioni civili a Milano.

Signora Summers, può spiegarci perché il suo partito vuole espellerla?

Al Consiglio comunale di Brighton and Hove è stata messa in discussione una mozione a favore del matrimonio tra omosessuali. Il mio partito, il Green Party (il Partito Verde), era d’accordo, ma io no. Avevo avvertito i miei colleghi di partito che non avrei potuto votare insieme a loro e lo dichiarai apertamente durante la seduta consiliare, affermando che quella era la politica del Green Party, ma che io non potevo essere d’accordo e dando le motivazioni. Dopo di che i miei colleghi hanno avviato un’azione disciplinare nei miei confronti, votando per una commissione di inchiesta che indagasse su di me. Come è noto, David Cameron vuole togliere il divieto dei matrimoni omosessuali e i consiglieri di Brighton si erano radunati per esprimere il loro appoggio, ma io, come cristiana, non posso dare il mio sostegno. I miei colleghi ritengono che così io vado contro un principio fondamentale del mio partito, la politica di uguaglianza. Quando ho accettato la candidatura, ho firmato una dichiarazione che sottoscriveva questo principio di uguaglianza e ora loro sostengono che, votando contro il matrimonio gay, ho violato questo accordo.

In questo documento, lei dichiarò di essere in favore del matrimonio omosessuale?

Assolutamente no. Si trattava della normale dichiarazione in favore dell’uguaglianza che si firma abitualmente in molte occasioni. Il Green party sostiene l’uguaglianza di tutti, senza discriminazioni di razza, età, ecc., ma non vi è alcuna indicazione specifica, anche se il partito ha condotto da lungo tempo una campagna a favore del matrimonio omosessuale, anzi è stato il primo partito, ma tutto questo a livello nazionale. Un tema simile non doveva neppure essere sollevato a livello locale, a Brighton.

Hanno messo dunque sullo stesso piano essere contro il matrimonio omosessuale ed essere contro l’uguaglianza dei diritti? Lei pensa che sia giusto equiparare le due cose?



Non penso che essere in disaccordo con il matrimonio omosessuale sia essere contro l’uguaglianza. Chi è a favore cerca di sostenere che trattare gli omosessuali in modo diverso dagli eterosessuali è discriminazione. Io sono d’accordo che debbano essere trattati nello stesso modo e penso che siano trattati in modo egualitario. Il Civil Partnership Act (Legge sulle Unioni Civili) è stato approvato nel Regno Unito nel 2004 e dà in pratica agli omosessuali gli stessi diritti degli eterosessuali sposati. Voler ora far un altro passo avanti e chiamare matrimonio le unioni civili è per me senza senso, anche sul piano semantico. Non è compito del governo, del parlamento o dei politici decidere di cambiare il significato delle parole.

Lei quindi crede che la parola “matrimonio” implichi l’unione tra un uomo e una donna?

Sì, da un punto di vista cristiano non posso che essere d’accordo, perché in numerosi passi la Bibbia definisce il matrimonio come quello tra un uomo e una donna; è questo il contesto in cui avviene la procreazione, si costituisce la famiglia e via dicendo. In aggiunta, è anche l’espressione particolare della relazione che c’è tra Cristo e la Chiesa. La Bibbia è piena di riferimenti a questo unico rapporto del matrimonio, che è anche di fedeltà tra i due sessi diversi. È unico. Questo è il punto che volevo dimostrare. Essere diversi non è una cosa cattiva. Perché gli omosessuali vogliono essere uguali? Non è negativo essere diversi.

Cosa pensa della decisione del suo partito di espellerla? Ritiene che sia una violazione della sua libertà di parola?

Il Green party governa Brighton and Hove, la prima amministrazione verde nel Regno Unito. È un fatto importante, che attira molta attenzione sul partito, perché in molti aspettano di vedere come i Verdi si comporteranno in questa loro prima occasione di governo locale. Nei miei confronti c’è senza dubbio una violazione della libertà di espressione e qui questo è un argomento molto serio, al di là della materia in oggetto. Il paradosso è che il Green Party è noto per essere molto liberale da questo punto di vista e, per esempio, nel partito non abbiamo il cosiddetto “whipping system”, che obbliga i membri di un partito a votare secondo le posizioni ufficiali in tutte le questioni, comprese quelle di coscienza. Però, in questa occasione, che per me è senza dubbio una questione di coscienza, loro non sono d’accordo e la ritengono una questione di diritti umani. Per questo la notizia ha avuto una risonanza nazionale e internazionale ed è parte di come, qui nel Regno Unito, viene vista la libertà dei cristiani di portare in pubblico e per l’interesse pubblico, in particolare in politica, i principi cristiani.

Cosa pensa della concezione per cui politica e religione dovrebbero essere tenute separate? Pensa che sia possibile?



Coloro che mi attaccano dicono che, dato che sono stata votata dagli elettori, non dovrei portare la mia fede privata nella mia azione politica, ma questo è del tutto in malafede. Se guardo ai miei colleghi, quattro di loro sono omosessuali e questi difendono ovviamente con molta passione la loro posizione, perché quella è la loro identità. Questo io lo capisco e ho cercato di dir loro che anche la mia presa di posizione fa parte della mia identità, non posso essere separata dalla mia fede. Se mi si dice che non posso portare la mia fede nell’area pubblica, di fatto mi si dice che io non posso partecipare alla vita pubblica.

Pensa che vi sia una sorta di lobby omosessuale che sta influenzando la politica (specialmente a sinistra)?

Assolutamente. È ciò che sta succedendo da qualche tempo nel Regno Unito e Brighton ne è al centro. Qui siamo nel cuore dell’agenda omosessuale. La lobby omosessuale è molto forte ed è molto influente a Westminster. Per fare un esempio, non penso neppure per un attimo che Cameron su questo argomento parli in base alle sue opinioni personali. Quanto a numeri, neppure a Brighton gli omosessuali sono moltissimi, ma hanno una grande influenza. Uno dei miei colleghi omosessuali è il presidente del Consiglio e insiste continuamente su questa materia. Non a caso, è lui alla testa di chi vuole buttarmi fuori.

A Milano l’amministrazione di centro-sinistra sta introducendo un registro in cui possono iscriversi le coppie, omo o eterosessuali, che vivono insieme; questo ha indotto molti membri del Parlamento a chiedere la legalizzazione del matrimonio omosessuale. È quindi visto come un modo per aprire la strada. Qual è la sua opinione?

È una china pericolosa, come per l’aborto. Qui nel Regno Unito siamo davanti all’Italia a causa del Civil Partnerships Act, che ha rappresentato una grande vittoria per le coppie omosessuali. Per me, questo significa che sono trattate imparzialmente, ma non sono mai soddisfatte e non si sarebbero fermate alle unioni civili, infatti ora vogliono il matrimonio. Se si ridefinisce cosa è il matrimonio, si pensi a quanti secoli di leggi dovrebbero essere riscritti, non solo per il termine matrimonio, ma anche per tutte le parole associate: “padre”, “madre”, “marito”, ”moglie”, ecc. Questa è la grande preoccupazione sotto il profilo giuridico. Significa, inoltre, che i genitori non potrebbero intervenire se nelle scuole si insegnasse agli studenti a far proprio il matrimonio omosessuale. È un piano inclinato e se il registro di cui parla passasse, dovrebbe anche essere messo in chiaro che non si può andare oltre. Ciò, però, non impedirebbe alla lobby omosessuale di continuare a fare pressioni. Io non voglio discriminare gli omosessuali, ma il modo in cui fanno lobbying è intimidatorio. Non sono contro l’uguaglianza, ma loro non si fermano neppure quando l’uguaglianza è stata assicurata.