PRIMO MESE
1. E difficile pregare se non conosci come
pregare, ma noi dobbiamo aiutarci a pregare. Il primo mezzo da usare è il
silenzio. Le anime dedite alla preghiera sono anime dedite a un gran silenzio.
Non possiamo metterci immediatamente alla presenza di Dio se non facciamo
esperienza di un silenzio interiore ed esterno. Perciò dovremo porci come
proposito particolare il silenzio della mente, degli occhi e della lingua.
2. Il silenzio della lingua ci insegnerà un
sacco di cose: a parlare a Cristo, ad essere gioiosi nei momenti di svago, ad
avere molte cose utili da dire. Nei momenti di svago Cristo parla attraverso
gli altri e nella meditazione ci parla direttamente. Inoltre, il silenzio ci
fa molto più simili al Cristo, poiché Egli ebbe un amore speciale per questa
virtù.
3. Poi, abbiamo il silenzio degli occhi che
sempre ci aiuterà a vedere Dio. I nostri occhi sono come due finestre
attraverso le quali Cristo o il mondo penetra nei nostri cuori. Spesso abbiamo
bisogno di un grande coraggio per tenerli chiusi. Quanto spesso diciamo:
“ Magari
non avessi mai visto quella cosa ”, e tuttavia ci preoccupiamo così poco di
vincere il desiderio di vedere ogni cosa.
4. Il silenzio della mente e del cuore: la
Madonna “ serbava tutte queste cose nel suo cuore ”. Questo si lenzio la portò
vicina al Signore, cosicché non ebbe mai a pentirsi di alcuna cosa. Guardate
come si comportò quando San Giuseppe si mostrò turbato. Bastava una sola sua
parola per illuminargli la mente; non volle dire quella parola e il Signore
stesso operò il miracolo di riscattare la sua innocenza. Potessimo essere
altrettanto convinti di questa necessità del silenzio! Penso che, allora, la
strada per una stretta unione con Dio diverrebbe chiarissima.
5. Il silenzio ci dona una visione nuova di ogni
cosa. Abbiamo bisogno del silenzio per essere in grado di accostarci alle
anime. La cosa più importante non èquel che diciamo ma quello che Dio dice a
noi e attraverso noi. Gesù è sempre lì ad aspettarci, in silenzio. In quel
silenzio, ci ascolta, parla alle nostre anime, e lì noi udiamo la sua voce.
6. Il silenzio interiore è molto difficile, ma
noi dobbiamo fare lo sforzo di pregare. Nel silenzio troveremo nuova energia
e una unione vera con Dio. La sua forza diverrà la nostra per compiere bene ogni
cosa e così avverrà per l'unione dei nostri pensieri con i suoi, per l'unione
delle nostre preghiere con le sue preghiere, per l'unione delle nostre azioni
con le sue azioni, della nostra vita con la sua vita. Tutte le nostre parole
saranno inutili a meno che provengano dall'intimo di noi stessi. Le parole che
non danno la luce di Cristo aumentano in noi il buio.
7. Tutto ciò richiederà molto sacrificio, ma se
intendiamo veramente pregare e vogliamo pregare dobbiamo essere pronti a
farlo ora. Questi sono soltanto i primi passi verso la preghiera', ma se mai ci
decidiamo a fare con determinazione il primo passo, mai arriveremo all'ultimo
gradino: la presenza di Dio.
8. La preghiera, per essere fruttuosa, deve
venire dal cuore e deve essere capace di toccare il cuore di Dio. Guardate come
Gesù insegnò ai discepoli a pregare. Chiamate Dio vostro Padre; lodate e
glorificate il suo nome. Fate la sua volontà come fanno i Santi in paradiso;
chiedete il pane quotidiano, spirituale e terreno; domandate perdono dei vostri
peccati e di essere capaci di perdonare gli altri e invocate anche la grazia
di non cadere in tentazione e la grazia finale di essere liberati dal male che
è in noi e intorno a noi.
9. Gli apostoli chiesero a Gesù che insegnasse
loro a pregare, ed Egli insegnò ad essi la bella preghiera del. Padre Nostro.
Sono convinta che ogni volta che diciamo: Padre Nostro, Dio guarda le sue
mani, che ci hanno plasmato... “ Ti ho scolpito nel palmo della mia mano ”...
guarda le sue mani e ci vede lì. Quanto sono meravigliosi la tenerezza e
l'amore dell'Onnipotente Iddio!
10. Dovremmo essere dei professionisti della preghiera.
Gli apostoli lo compresero benissimo. Quando videro che avrebbero potuto
disperdersi in una moltitudine di incarichi, decisero di dedicarsi alla
preghiera continua e al ministero della parola. Dobbiamo pregare per coloro
che non pregano.
11. Pregate con semplicità come i bambini, con
un desiderio coscienzioso di amare molto e di fare oggetto del proprio amore
chi non è amato.
12. Dobbiamo essere consapevoli della nostra
unione col Cristo, come Egli era consapevole della propria unione con il Padre.
Il nostro lavoro è veramente apostolico nella misura in cui gli permettiamo di
operare in noi e attraverso noi, con la sua potenza, con la sua ansia di amare.
13. In realtà, esiste soltanto una vera
preghiera, soltanto una preghiera fondamentale: Cristo stesso. C'è soltanto
una voce che si leva sopra la faccia della terra: la voce di Cristo. La Sua
voce riunisce e coordina in sé tutte le voci levate in preghiera.
14. La
preghiera perfetta non consiste di molte parole ma nel fervore del desiderio
che innalza i cuori a Gesù. Gesù ci ha scelti per essere anime oranti. Il valore
delle nostre azioni corrisponde esattamente al valore della preghiera che
facciamo e le nostre azioni sono fruttuose solamente se sono l'espressione
vera di una preghiera sincera. Dobbiamo fissare il nostro sguardo su Gesù e se
operiamo assieme a Gesù faremo tutto nella maniera migliore. Siamo angosciati
e irrequieti perché cerchiamo di operare da soli, senza Gesù.
15. Spesso le nostre preghiere non producono
risultato perché non abbiamo fissato la mente e il cuore su Gesù, attraverso
cui le nostre preghiere possono salire sino a Dio. Spesso uno sguardo profondamente
fervoroso rivolto al Cristo potrebbe rendere molto più fervente la preghiera.
“ Io guardo lui ed egli guarda me ”: è la preghiera perfetta.
16. “ Una famiglia che prega insieme, sta
insieme ”, dice Fr. Peyton parlando del rosario in famiglia. A maggior ragione
si potrebbe applicare a noi tutto questo! Vivere assieme, lavorare assieme,
pregare assieme costituisce un aiuto nella vita di pietà, una difesa della
castità e un vantaggio reciproco nell'operare per le anime. Non dovremmo cedere
all'abitudine di rinviare le nostre preghiere, ma recitarle con la comunità.
17. Ci ha insegnato a imparare da Lui ad essere
miti e umili di cuore. Se siamo miti e umili ci ameremo l'un l'altro come Egli
ci ama. Ecco perché dovremmo continuamente chiedere di portare di nuovo la preghiera
nelle famiglie. La famiglia che prega assieme, sta assieme. E se stiamo assieme
ci ameremo l'un altro come Dio ci ama ed Egli ci ama teneramente.
18. L'unità è il frutto della preghiera,
dell'umiltà, dell'amore. Perciò, se la comunità prega assieme, starà assieme e
se voi starete assieme vi amerete l'un l'altro come Gesù ama ciascuno di voi.
Un cambiamento vero del cuore lo farà diventare davvero un cuore pieno
d'amore. Quest'unico cuore la nostra comunità offre a Gesù e alla Madonna, sua
madre.
19. Il fallimento o la perdita della vocazione
proviene anche dalla trascuratezza nella preghiera. Poiché la preghiera è il
cibo della vita spirituale, la negligenza nella preghiera provoca uno stato di
fame nella vita spirituale ed è inevitabile anche una perdita della vocazione.
Chiediamo alla Madonna, nel nostro modo semplice, di insegnarci come pregare,
come insegnò a Gesù in tutti gli anni in cui Egli visse con Lei a Nazaret.
20. Vi sono molti che non sanno, molti che non
osano e molti che non vogliono pregare. Nella comunione dei Santi noi agiamo e
preghiamo in loro nome.
21. Amore alla preghiera, sentire il bisogno di
pregare spesso durante il giorno e preoccuparsi di pregare. Se volete pregare
meglio, dovete pregare di più. La preghiera allarga il cuore fino al punto di
essere in grado di contenere il dono di Dio stesso. Cercate e chiedete e il
vostro cuore diventerà abbastanza grande da riceverlo e da tenerlo con voi.
22. Vogliamo tanto pregare in modo corretto e poi
non ci riusciamo. Allora ci sentiamo scoraggiati e smettiamo di pregare. Dio
ammette i fallimenti ma non vuole lo scoraggiamento. Vuole che noi assomigliamo
più ai bambini, che siamo più umili, più riconoscenti nella preghiera; non
cerchiamo di pregare da soli, poiché tutti apparteniamo al corpo mistico di
Cristo, che è sempre orante. Sempre deve esservi preghiera, ma non deve essere
del tipo “ io prego ” da solo, ma deve essere Gesù in me, è Gesù con me a pregare;
quindi è il corpo di Cristo che prega.
23. “ Ho tenuto sempre il Signore dinanzi ai
miei occhi, poiché è sempre alla mia destra, non posso cadere ”, dice il
salmista. Dio è dentro di me, una presenza più intima di quanto io stesso mi
renda conto. “ In lui viviamo, ci moviamo e abbiamo la vita.” E lui che dona a
tutti la vita, che dà forza e vita a tutto ciò che esiste. Se non ci fosse la
sua presenza sostenitrice, tutte le cose cesserebbero d'esistere e ricadrebbero
nel nulla. Riflettete che siete in Dio, circondati e avvolti da Dio, fluttuanti
in Lui.
24. Gesù Cristo ci ha detto che dovremmo “
sempre pregare e non perderci d'animo ”, cioè non stancarci di farlo. San Paolo
dice: “ Prega senza smettere ”. Dio chiama tutti gli uomini a questa
disposizione del cuore, ad essere sempre in preghiera.
25. Non basta pregare generosamente, dobbiamo
pregare con fervore e devozione. Dobbiamo pregare con perseveranza e con grande
amore.
26. La conoscenza che comunichiamo deve essere
Gesù crocefisso e come dice Sant'Agostino: “ Prima di consentire alla propria
lingua di parlare, l'apostolo dovrebbe elevare la propria anima assetata a Dio
e poi porgere quanto ha bevuto, versando negli altri ciò di cui è ormai colmo
”; o come ci dice San Tommaso: “ Coloro che sono chiamati alle opere di una
vita attiva sbaglierebbero a pensare che il loro dovere li dispensi dalla
vita contemplativa. Questo dovere si aggiunge al resto e non ne sminuisce
l'indispensabilità ”.
27. Queste due vite, l'attiva e la
contemplativa, invece di escludersi a vicenda, richiedono l'una l'aiuto dell'altra,
si integrano e si completano reciprocamente. L'azione per essere produttiva ha
bisogno della contemplazione. Quest'ultima, allorché raggiunge un certo grado
d'intensità, diffonde qualcosa della propria sovrabbondanza sulla prima.
Mediante la contemplazione l'anima trae direttamente dal cuore di Dio le
grazie che la vita attiva deve poi distribuire.
28. Per noi cristiani, la preghiera è un dovere
sacrosanto e una sublime missione. Consapevoli dei molti, impellenti bisogni e
interessi che reggiamo nelle nostre mani, saliremo all'altare della preghiera,
prenderemo il rosario, ci dedicheremo a tutti gli altri esercizi spirituali
con grande desiderio e andremo con fiducia verso il trono di grazia per poter
ottenere misericordia e trovare grazia e un aiuto provvidente per noi e per le
nostre anime.
29. Le nostre preghiere sono in prevalenza
preghiere vocali; dovrebbero essere ardenti di parole provenienti dalla fornace
di un cuore pieno d'amore. In queste preghiere parliamo a Dio con grande
rispetto e fiducia. Pregate a mani giunte, occhi bassi e in alto i cuori, e
le vostre preghiere diverranno come un sacrificio puro e santo offerto a Dio.
Non tirate per le lunghe o non correte troppo; non elevate la voce o
bisbigliate, ma siate devoti; con grande dolcezza, con naturale semplicità,
senza alcuna affettazione, offrite la vostra lode a Dio con tutto quanto il
cuore e l'anima. Dobbiamo capire il significato delle preghiere che recitiamo
e sentire la dolcezza di ciascuna parola, perché queste preghiere siano di
grande vantaggio; dobbiamo meditare a volte su di esse, e spesso, durante il
giorno, trovare in esse il nostro riposo.
30. La preghiera che viene dalla mente e dal
cuore e che noi recitiamo senza leggerla nei libri è detta preghiera mentale.
Non dobbiamo mai dimenticare che siamo vincolati dal nostro stato a tendere
verso la perfezione e a puntare ad essa incessantemente. La consuetudine
della preghiera mentale quotidiana è necessaria per raggiungere il nostro
scopo, poiché essa è il respiro di vita per la nostra anima e la santità è impossibile
senza di essa. Santa Teresa d'Avila dice: “ Colui che trascura la preghiera
mentale non ha bisogno del diavolo che lo spinga all'inferno; ci andrà per sua
volontà ”. E soltanto mediante la preghiera mentale e le letture spirituali che
possiamo coltivare il dono della preghiera. La preghiera mentale è grandemente
favorita dal candore dell'anima, cioè dalla dimenticanza di sé, dalle
mortificazioni del corpo e dei sensi e dai frequenti slanci di desiderio che
alimentano la nostra preghiera. “ Nella preghiera mentale ”, dice St. John
Vianney, “chiudi gli occhi, chiudi le labbra e apri il cuore. ” Nella preghiera
vocale noi parliamo con Dio, nella preghiera mentale è Lui che ci parla. E in
quel momento che Dio si riversa dentro di noi.
31. I mezzi migliori per ottenere un progresso
spirituale sono la preghiera e la lettura spirituale. Tolle et lege (prendi
e leggi) fu detto a Sant'Agostino e, dopo aver letto, l'intera sua vita subì un
completo cambiamento. Così accadde anche a Sant'Ignazio, soldato ferito,
quando lesse le vite dei santi. Quanto spesso noi stessi abbiamo trovato la
luce che penetrava nelle nostre anime durante la lettura spirituale! Tommaso
da Kempis scrive: “ Allora prendi in mano un libro come Simeone, quell'uomo
giusto, prese tra le sue braccia Gesù bambino; e quando avrai finito, chiudi il
libro e rendi grazie per ogni parola che esce dalla bocca di Dio, perché nel
campo del Signore hai trovato un tesoro nascosto ”. San Bernardo dice: “ Cerca
non tanto di cogliere il significato, quanto di gustare ciò che hai letto. Non
lasciamoci morire di fame in mezzo all'abbondanza! ”. Vi è infatti poco
profitto nella lettura se non leggiamo bene. La lettura spirituale è uno degli
esercizi e dei doveri spirituali più preziosi, tanto che nessuno si può
permettere di trascurarlo. Quando scegliete un libro, non prendete qualcosa che
è al di sopra delle vostre capacità, ma sceglietene sempre uno che sia in grado
di darvi il maggiore profitto spirituale.
SECONDO MESE
1. La
confessione rafforza l'anima perché una confessione veramente ben fatta - la
confessione di un figlio in peccato che ritorna al padre genera sempre umiltà e l'umiltà è forza.
Potremmo recarci alla confessione tutte le volte che vogliamo e scegliere chi
vogliamo, ma non per questo sentirci incoraggiati a cercare una direzione
spirituale da qualsiasi fonte. Il confessionale non è luogo per conversazioni
inutili o per il pettegolezzo. L'argomento deve essere i miei peccati, il mio
dolore, il perdono: come vincere le tentazioni, come praticare la virtù, come
aumentare l'amore di Dio.
2. Al primo
posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo
ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa.
Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere
peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo
sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati.
Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello
che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa.
3. Una sola
cosa ci è indispensabile: la confessione. Essa non è altro che un atto di
umiltà. Lo chiamiamo sacramento della penitenza ma in realtà è un sacramento
d'amore, un sacramento di perdono. Ecco perché la confessione non dovrebbe
essere un luogo nel quale parlare per lunghe ore delle nostre difficoltà. E un
luogo dove io permetto a Gesù di estirpare da me tutto ciò che divide, che
distrugge. Quando c'è un vuoto tra me e Cristo, quando il mio amore è diviso,
nulla può venire a colmare quel vuoto. In confessione dovremmo essere molto
semplici, come i bambini. « Ecco, sono come un bambino che va dal Padre. » Se
un bimbo è ancora senza malizia e non ha ancora imparato a dire bugie, dirà
ogni cosa. Questo intendo quando dico di essere come bambini. La confessione
èun atto bellissimo di grande amore. Soltanto nella confessione possiamo andare
come peccatori con i propri peccati e uscire come peccatori senza peccato.
4. Occorre
soltanto che la sera prima di coricarvi chiediate: « Cosa ho fatto a Gesù,
oggi? Cosa ho fatto per Gesù, oggi? Cosa ho fatto con Gesù, oggi?». Vi basta
guardare le vostre mani. Questo è il migliore esame di coscienza.
5. E come
troverete Gesù? Egli vi ha reso tutto così semplice! « Amatevi l'un l'altro
come io vi ho amato. »Se siamo andati fuori strada, abbiamo a disposizione il sacramento
stupendo della confessione. Andiamo alla confessione come peccatori pieni di
peccato. Veniamo via dalla confessione peccatori senza peccato per merito
dell'onnipotenza e della misericordia di Dio. Non occorre che ci disperiamo.
Non occorre che ci suicidiamo. Non occorre che ci sentiamo scoraggia32
ti... tutto questo non è necessario se abbiamo
compreso la tenerezza dell'amore di Dio. Voi siete preziosi per lui, vi ama, e
vi ama così teneramente che vi ha plasmato col palmo della sua mano. Queste
parole di Dio sono nelle Scritture, lo sapete. Ricordatevi che quando il vostro
cuore si sente inquieto, quando il vostro cuore è nel dolore, quando il vostro
cuore sembra spezzarsi... allora ricordatevi di questo: « Io sono prezioso per
Lui. Mi ama. Mi ha chiamato per nome. Sono suo. Mi ama. Dio mi ama ». E per
dimostrarmi il suo amore è morto sulla Croce.
6. Una sera,
un signore venne nella nostra casa e mi disse: « C'è una famiglia di indu con
Otto figli, che da molto tempo non hanno da mangiare. Fate qualcosa per loro ».
Presi un po' di riso e andai subito. Potei constatare sui volti dei bambini una
fame tremenda. E tuttavia, quando la madre prese il riso lo divise in due
porzioni ed uscì. Allorché fu di ritorno le chiesi:
« Dove siete stata? Cosa avete fatto?». Ella mi
diede una sola risposta: « Anche loro avevano fame ». Aveva dei vicini alla
porta accanto, una famiglia musulmana, e lei sapeva che avevano fame. Non
portai dell'altro riso per quel giorno, perché volevo che essi sperimentassero
la gioia di donare. Non ero sorpresa che lei sentisse il desiderio di donare,
ma ero sorpresa che sapesse che erano affamati. Anche noi sappiamo? Abbiamo il
tempo anche solo di sorridere a qualcuno?
7. I poveri sono persone meravigliose. Una sera uscimmo e
raccogliemmo quattro persone in istrada. Una di esse era in condizioni
terribili. Dissi alle Sorelle: «Prendetevi cura delle altre tre, mi occuperò
io di questa, che mi sembra nella situazione peggiore ». Così, feci per lei
tutto quello di cui il mio amore fu capace. La misi a letto e sul suo viso c
era un sorriso così bello! Mi teneva stretta la mano e mi disse una parola
soltanto: « Grazie » e mori.
8. Non ho mai
dimenticato l'occasione in cui mi capitò di visitare una casa dove si
trovavano tutti quei vecchi genitori di figli e figlie che li avevano messi in
un istituto e poi li avevano dimenticati. Mi recai in quel luogo e potei vedere
come in quella casa avessero di tutto, belle cose, ogni comodità, ma ognuno
stava con lo sguardo fisso alla porta. E non ne vidi alcuno con sul volto un
sorriso. Allora mi volsi alla Sorella e dissi: « Come mai? Come mai questa
gente, a cui non manca nulla, guarda sempre verso la porta? Perché non
sorridono? ».
Ero
così abituata a vedere il sorriso sul volto della nostra gente... anche i
morenti da noi sanno sorridere. Mi rispose: « Questo capita quasi ogni giorno.
Stanno aspettando, sperano che un figlio o una figlia venga a trovarli ».
Soffrono perché si sentono dimenticati. Vedete... qui ci vuole l'amore. Quel
tipo di povertà c'è anche nelle nostre case, e anche quella negligenza d'amore.
Forse nella nostra stessa famiglia vi è qualcuno che si sente solo, che è in
stato di sommo disagio, che si sente angosciato, e questi sono momenti
difficili per ciascuno. Noi siamo lì, presenti? Ci siamo a riceverli?
9. I poveri
sono persone assolutamente straordinarie e sono in grado di insegnarci molte
belle cose. L'altro giorno uno di essi venne a ringraziarci e disse: « Voi
siete persone che vi siete votate alla castità e siete perciò le più
qualificate ad insegnarci la pianificazione familiare, poiché non c e niente
più dell'autocontrollo che provenga dall'amore reciproco ». E penso che abbia
detto qualcosa di molto bello. Queste sono persone che potrebbero anche non
aver nulla da mangiare, ma sono persone degne della massima stima.
10. I nostri
figli li vogliamo, li amiamo; ma che ne è degli altri milioni di creature?
Parecchie persone si preoccupano molto, molto, dei bambini indiani, dei bambini
africani, dove un grosso numero muore di malnutrizione, di fame eccetera. Ma
milioni d'altri muoiono per decisione delle loro stesse madri. E questo, oggi,
può essere considerato l'elemento più distruttore della pace. Poiché se una
madre può uccidere il proprio bambino, chi impedisce domani a me di ucciderti
o a te di uccidermi? Non c'è nulla che lo vieti.
11. Fui
meravigliata di vedere in Occidente tanti giovani e tante ragazze darsi alla
droga, e ho cercato di capirne il motivo. Perché ciò avviene? La risposta
èstata: « Perché non c'era nessuno in famiglia ad accoglierli ». Papà e mamma
sono troppo occupati, non hanno più tempo. Il ragazzo se ne va per la strada e
finisce per essere coinvolto in qualcosa. Parliamo di pace e sono queste cose
che spezzano la pace.
12. Una
volta stavo camminando per le vie di Londra e mi capitò di vedere un uomo,
tutto rannicchiato, sembrava così solo, così abbandonato. Mi chiese di
chinarmi, così mi fermai, gli presi la mano, gliela strinsi, gli domandai come
stava. La mia mano è sempre molto calda ed egli alzò lo sguardo e disse: «Oh,
dopo tanto tempo, sento il calore di una mano umana, dopo tanto tempo! ». I
suoi occhi brillarono e si levò a sedere. Proprio quel po' di tepore che si
sprigionava da una mano umana aveva portato gioia nella sua vita. Dovete fare
questo genere di esperienza. Dovete tenere gli occhi ben aperti e provare.
13. In
Australia, dove operano le nostre Sorelle, andiamo nelle case dei poveri e
laviamo e facciamo le pulizie e tutto questo genere di lavori. Una volta andai
nella casa di un uomo solo e gli chiesi: « Mi permettete di pulire la vostra
casa?». Quegli mi rispose « Sto bene così ». E io replicai: « Starete meglio se
mi lascerete farvi le pulizie ». Così mi lasciò ripulire la sua abitazione. Poi
scorsi in un angolo della stanza una lampada piena di polvere. Gli domandai: «
Non accendete la lampada?». Mi disse: « Per chi? Sono anni che nessuno viene
mai a trovarmi... sono anni ». Allora dissi: « Accenderete la lampada, se le
Sorelle vi verranno a trovare? ». Egli disse: « Sì ». Allora ripulii la
lampada. Le Sorelle cominciarono ad andare a casa sua, nella sua abitazione e
la lampada rimase accesa. Mi dimenticai completamente di lui. Dopo due anni
ricevetti notizie da lui stesso che diceva: « Dite alla mia amica che la luce
che ha acceso nella mia vita sta ancora brillando».
14. Più
il lavoro è ripugnante, maggiore dovrebbe essere la nostra fede e più gioiosa
la nostra devozione. Che noi si senta ripugnanza è natùrale ma quando riusciamo
a vincerla per amore di Cristo è lì che possiamo raggiungere l'eroismo. Assai
spesso nelle vite dei santi è accaduto che il superamento eroico di qualcosa di
ripugnante è diventata la chiave per arrivare a una grande santità. Questo fu
il caso di San Francesco d'Assisi, che nell'incontrare un lebbroso,
completamente sfigurato, si ritrasse, ma poi facendosi forza, baciò quel volto
spaventosamente sfigurato. Il risultato fu che Francesco fu ripieno di una
gioia indicibile. Era diventato completamente padrone di se stesso ed il
lebbroso se ne andò lodando Dio per la sua guarigione.
15. Quando
ci occupiamo del malato e del bisognoso noi tocchiamo il corpo sofferente di
Cristo e questo tocco ci rende eroici; ci fa scordare la ripugnanza e le
tendenze naturali che sono in noi. Ci occorrono gli occhi di una fede profonda
per vedere Cristo nel corpo mutilato e negli abiti sudici sotto i quali si
nasconde il più bello dei figli dell'uomo. Ci occorrono le mani di Cristo per
toccare questi corpi feriti dalla sofferenza e dal dolore.
16. Una Sorella mi diceva che proprio due o tre settimane prima, a
Bombay, lei ed alcune Sorelle avevano raccolto un uomo dalla strada e lo
avevano portato a casa. Disponiamo di un luogo spazioso che ci è stato regalato
e che noi abbiamo trasformato in una casa d'accoglienza degli incurabili.
Quell'uomo venne por37
tato là e le Sorelle si presero cura di lui. Lo
amarono e lo trattarono con dignità. Subito si accorsero che la sua schiena non
aveva più pelle né carne. Era intieramente mangiato. Dopo averlo lavato lo
misero a letto e una Sorella mi disse che mai aveva veduto tanta gioia quanta
ne aveva scorta sul volto di quell'uomo. Allora le domandai: « Cosa avete
provato quando avete tolto i vermi dal suo corpo, ditemelo! ». Lei mi guardò e
poi disse: « Mai avevo sentito la presenza di Cristo; non avevo mai creduto
veramente alla parola di Gesù che dice: "Ero malato e voi questo l'avete
fatto a me Ora la sua presenza era in quell'uomo e io la potevo vedere su quel
viso ». Questo è un donò di Dio.
17. Come
sapete, abbiamo anche i nostri Fratelli che sono Missionari della Carità. Uno
di essi ama i lebbrosi. In India ci stiamo prendendo cura di 49.000 lebbrosi.
Questo Fratello li ama davvero. Arrivò qui un giorno, dopo che si era trovato
in disaccordo con il suo superiore. Mi disse: « Amo i lebbrosi; voglio stare
con loro, voglio dedicarmi ad essi, sento che la mia vocazione è quellà di
stare con i lebbrosi ». Gli dissi:
« Fratello, stai commettendo un errore. La tua vocazione
non è quella di lavorare per i lebbrosi, la tua vocazione è quella di
appartenere a Gesù. La tua opera per i lebbrosi è soltanto un tuo atto di amore
per il Cristo; perciò non fa differenza a chi è dedicata la tua opera purché tu
la compia per Lui, purché tu la faccia con Lui. Questo è quel che importa.
Questa, cioè, è la completezza della tua vocazione, del tuo appartenere al
Cristo ».
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18. Siamo i
servi del povero. Dobbiamo donare al povero un servizio libero, sentito. Nel
mondo le persone vengono pagate per il loro lavoro. Noi siamo pagati da Dio.
Siamo vincolati da un voto d'amore nel servire il povero, nel vivere come il
povero con il povero.
19. Trattate
forse i poveri come le vostre pattumiere, dandogli qualunque cosa non possiate
più usare o mangiare? Non posso mangiare questo cibo, così lo darò al povero.
Non mi serve più questa cosa o quel pezzo di stoffa, così la darò al povero. Mi
illudo in questo modo di condividere la povertà del povero, mi identifico con
il povero che servo? Sono una cosa sola con lui? Condivido con lui come Gesù ha
condiviso con me?
20. Alcune
settimane fa due giovani sono venuti da noi e mi hanno dato un sacco di denaro
per sfamare la mia gente. Ho detto loro: « Dove avete preso tutto quel
denaro?». Mi hanno risposto: « Due giorni fa ci siamo sposati. Prima del
matrinionio abbiamo preso una decisione: non ci compreremo abiti per lo sposalizio,
non faremo la festa di nozze, daremo a voi tutto il denaro ». So quanto
significhi tutto questo per una famiglia Indu e quale grande sacrificio
avevano fatto. Allora ho chiesto loro: « Ma perché l'avete fatto? ». Mi hanno
risposto: « Ci amiamo talmente tanto vicendevolmente, che abbiamo voluto
condividere la gioia dell'amore con le persone che voi servite e così abbiamo
sperimentato la gioia di amare ». E dove comincia questo amore?... in famiglia.
E come comincia?... condividendo sino a provare dolore, amando sino alla sofferenza.
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21. Ogni
giorno cuciniamo per 9000 persone. Una volta venne una Sorella e disse: «
Madre, non vi è nulla da mangiare, nulla da dare a questa gente ». Non avevo
niente da rispondere. Ma poi per le 9, quel mattino, arrivò da noi un camion
pieno di pane. Il governo distribuisce una fetta di pane e del latte per ogni
bambino povero. Quel giorno - nessuno in città capì come mai - vennero chiuse
improvvisamente le scuole e tutto il pane venne portato a Madre Teresa. Vedete,
fu Dio a chiudere le scuole. Non poteva lasciare la nostra gente senza cibo. E
questa fu la prima volta, penso, che in vita loro ebbero del pane così buono e
così in abbondanza. Anche in questo modo potete vedere la tenerezza dell'amore
di Dio.
22. Un
giorno, a Calcutta, venne un uomo con una ricetta e disse: « Il mio unico
figlio sta morendo e questa medicina la si può trovare soltanto fuori
dall'In-dia ». Proprio in quel momento, mentre stavamo ancora parlando, venne
un uomo con un cesto pieno di medicine e, proprio sopra a tutte, c'era il
farmaco che ci occorreva. Se fosse statQ sotto le altre non l'avrei scorto. Se
fosse venuto prima o subito dopo, non l'avrei potuto vedere. Ma in quel
preciso momento, tra milioni e milioni di bambini nel mondo, Dio nella sua
tenerezza si era preoccupato di quel piccino che stava negli slvms di Calcutta fino a mandare, nel
momento esatto, quel cesto di medicine per salvarlo. Sia lode alla tenerezza
dell'amore di Dio, poiché ogni piccolo, sia che appartenga a una famiglia ricca
o a una povera, è figlio di Dio, creato dal Creatore di tutte le cose.
23. E
necessario guardarsi dall'orgoglio. L'orgoglio annienta ogni cosa. Ecco perché
Gesù ha detto ai suoi discepoli di essere miti e umili di cuore. Io non dissi
che la contemplazione è una grossa cosa... ma di essere miti e umili di cuore
l'uno verso l'altro. Se capite questo, capite la vostra vocazione. Vivere a
questo modo costituisce la chiave per essere miti e umili.
24. Se sei
stata assegnata alle mansioni di cucina, non devi pensare che questo non
richieda intelligenza... Quello star seduti e in piedi, quell'andare innanzi
e indietro o qualsiasi altra mansione assolva, Dio non domanderà a quella
Sorella quanti libri ha letto, quanti miracoli ha compiuto; ma le domanderà se
ha fatto del suo meglio per amore suo. Ella potrà in tutta sincerità affermare:
« Ho fatto del mio meglio ». Anche se il meglio corrisponderà a un insuccesso,
questo dovrà essere il meglio che abbiamo saputo fare, il nostro massimo.
25. Non vi
sia alcuna gloria nel vostro successo, ma attribuite tutto a Dio con il più
profondo senso di gratitudine. D'altro canto, nessun insuccesso vi scoraggerà
finché avrete coscienza di aver fatto del vostro meglio. Umanamente parlando,
se una Sorella fallisce nella sua opera siamo propensi ad attribuirlo a tutti i
fattori dell'umana debolezza... non ha intelligenza, non ha saputo fare del suo
meglio, eccetera. Tuttavia agli occhi di Dio non ha fallito se ha fatto tutto
quanto era capace. E, nonostante tutto, una sua cooperatrice.
26. Non
dobbiamo mai pensare di essere indispensabili. Dio ha le sue vie e i suoi
modi... può permettere che tutto vada alla rovescia anche nelle mani della Sorella
più dotata. Dio guarda soltanto il suo amore. Potreste essere distrutte dalla
fatica, uccidervi anche, ma se il vostro lavoro non è intessuto d'amore è inutile.
Dio non ha bisogno della vostra opera.
27. Potrebbe
succedere che dei ragazzini siano bocciati ripetutamente all'esame di
religione quando si preparano alla Prima Comunione. Non scoraggiatevi. Né
dovete provare tali sentimenti negativi quando cercate di salvare un matrimonio
o di convertire un peccatore e non vi riuscite. Se vi scoraggiate, è un segno
d'orgoglio, perché ciò sta a dimostrare che confidate nelle sole vostre forze.
Non vi irritate per le opinioni altrui. Siate umili e non vi sentirete mai
angosciati.
28. Oggi,
che tutto è posto in discussione e ogni cosa va cambiando, facciamo ritorno a
Nazaret. Gesù era venuto per redimere l'umanità, per insegnarci l'amore del
Padre. Che strano che abbia voluto trascorrere trenta anni senza fare nulla,
sprecando il proprio tempo! Senza offrire un 'occasione per mettere in evidenza
la propria personalità o le sue doti! Sappiamo che all'età di dodici anni mise
a tacere i Sapienti del tempio, che sapevano tante cose e così compiutamente.
Ma quando i suoi genitori lo ritrovarono, se ne ritornò a Nazaret e rimase a
loro sottomesso. Per venti anni non si udì più parlare di lui, cosicché la
gente era stupita quando lo vide in pubblico a pregare. Lui, il figlio del
falegname, che aveva fatto il suo umile lavoro nella bottega da falegname per
trenta anni!
29. L'umiltà
non è altro che la verità. « Cosa possediamo, che non abbiamo ricevuto? »,
domanda San Paolo. Se ho ricevuto ogni cosa, che merito c'è da parte mia? Se
siamo convinti di questo, non leveremo mai in alto il capo con orgoglio. Se
sarete umili, nulla vi toccherà, né lodi né ignominie, poiché sapete quel che
siete. Se vi vedrete biasimati non vi deprimerete, se vi chiameranno santi non
vi porrete sopra un piedestallo. Se siete santi, rendete grazie a Dio. Se
siete peccatori, non rimanete in questa condizione.
TERZO MESE
1. Il risultato ricco di frutti sia dal punto di
vista contemplativo che apostolico del nostro stile di vita dipende
dall'essere radicati in Gesù Cristo, Nostro Signore, mediante una scelta
deliberata di mezzi piccoli e semplici, utili all'adempimento della nostra
missione e mediante la fedeltà a piccole cose, fatte con grande amore tra
coloro che sono spiritualmente i più poveri, identificandoci con essi,
condividendo la loro povertà e le loro insicurezze sino a sentirne male.
2. Occorre avere un cuore puro per vedere Gesù nella
persona spiritualmente più povera. Per cui, più sarà sfigurata l'immagine di
Dio in quella persona, più grandi saranno la nostra fede e la nostra devozione
nel cercare il volto di Gesù e nel servirlo con amore. Dobbiamo considerare un
onore il servire Cristo sotto la maschera dolorosa di chi è spiritualmente più
povero; dobbiamo farlo con profonda gratitudine e rispetto, con uno spirito
di condivisione fraterna.
3. Noi, Fratelli della Parola, non seguiamo alcuna regola fissa per
la proclamazione della parola di Dio. Tuttavia ci serviamo di ogni occasione ci
si presenti per proclamare il suo amore salvifico ovunque possiamo trovare chi
è spiritualmente il più povero. Tutti i giorni, una parte del tempo la spendiamo
nell'annuncio della buona novella. Vogliamo avere un rapporto non con le folle
ma con i singoli individui, un rapporto da persona a persona, da famiglia a
famiglia o, quando è necessario, con piccoli gruppi dove sia possibile uno
stretto contatto.
4. Come Gesù, che si sottomise alla legge comune
della fatica e alla sorte comune del povero, noi, Fratelli della Parola,
lavoreremo duramente in ogni compito assegnatoci e gioiremo di avere
l'occasione di compiere lavori umili. Se non vi sono altri mezzi a disposizione,
i Fratelli si manterranno con il lavoro delle proprie mani, coltivando i
campi, facendo gli artigiani o qualche altra attività che si accordi al loro
stile di vita, evitando, tuttavia, di dedicarsi a qualsiasi lavoro rimunerativo.
5. Nella sua Passione Nostro Signore dice: « Sia
fatta la tua volontà. Fai di me quello che vuoi ». Tutto ciò fu durissimo per
Nostro Signore anche nell'ultimo momento. Si dice che la Passione del Getsemani
sia stata qualcosa di ancora più grande della crocefissione, poiché erano il
suo cuore, la sua anima che venivano crocefissi, mentre sulla croce era solo
il suo corpo ad essere crocefisso. Ecco perché sulla croce Egli non pronunciò
mai le parole: « Sia fatta la tua volontà ». Accettò in silenzio e ci donò sua
madre. Poi disse: « Ho sete » e: « Tutto è consumato ». Mai in nessun'altra
occasione, neppure una volta, disse: « Sia fatta la tua volontà », perché aveva
già accettato interamente la volontà del Padre durante quella lotta tremenda,
annientato dall'isolamento e dalla solitudine. E l'uni46
co modo attraverso il quale sappiamo quanto fu difficile
per Lui rimanere solo in quell'ora, è la frase con cui domandò: « Così, non
siete stati capaci di vegliare una sola ora con me? » (Mt. 26, 40). Sappiamo
che aveva bisogno d'essere consolato. Questo è l'abbandono totale: non essere
amati da nessuno, non essere voluti da nessuno, non essere proprio nessuno
perché abbiamo dato tutto a Cristo.
6. Santa Teresa del Bambin Gesù spiegava molto bene
questo tipo di abbandono quando diceva: « Sono come una pallina nelle mani di
Gesù. Egli gioca con me, mi butta lontano, mi lascia in un angolo. E poi, come
un bimbo che vuole scoprire che cosa c'è all'interno, riduce in pezzi la palla
e getta i pezzi lontano ». Ecco, come un Fratello, una Sorella, debbono
essere... una pallina nella mano di Gesù, che dice a Gesù: « Tu puoi fare quel
che vuoi, come vuoi, quando vuoi, finché vuoi ».
7. Siamo a sua disposizione. Se vuole che tu sia
malato in un letto, se vuole che tu proclami la sua Parola nelle strade, se
vuole che ogni giorno tu pulisca i gabinetti, va bene, va sempre tutto
benissimo. Devi dire: « Signore, sono tuo. Puoi fare di me ciò che vuoi ».
Questa, Fratelli, è la nostra forza e questa è la gioia del Signore.
8. Sin dall'inizio, impara ad
obbedire. Ciò ti porterà diritto a Dio. Non devi lasciarti assillare da questa
vita corrotta. C'è una strada maestra che porta al cuore di Gesù. Non andrai
mai fuori strada, non commetterai sbagli, se capirai qual è la differenza. Il
tuo superiore che ti dice di fare questo o quello, potrebbe anche sbagliare.
Anch'io potrei sbagliare dicendo alle Sorelle di fare una data cosa e di andare
qui o là. Ma quella Sorella che fa ciò che le dico non sbaglia di certo. Così
è anche per voi Fratelli. Se siete convinti di questo capirete in che consiste
l'abbandono totale.
9. Quel che Gesù fece quando divenne uomo fu di
abbandonarsi totalmente al Padre. Udiamo continuamente la parola « Padre ».
Mentre Gesù prega, quando insegna, quando è con la gente, continuamente egli
pronuncia la parola « Padre». « Sono venuto a fare la volontà del Padre mio. »
« Sono stato mandato dal Padre. » « Mio Padre ed io siamo una cosa sola. » «
Vi amo come il Padre ama me »: il Padre ricorre di continuo nelle sue parole.
Appartiene talmente al Padre che non vi è separazione, né divisione. Non esiste
dubbio. Non si discute. Ed ecco come deve essere un Fratello della Parola: un
tutto unico con il Cristo, un tutto unico con la Parola di Dio. E questa
Parola di Dio, questa gioia che riceviamo nella preghiera, nell'adorazione e
nella contemplazione, in quell'isolamento con Dio, quella stessa Parola voi
dovete donarla agli altri.
10. La nostra vocazione è di appartenere a Gesù. Il
modo più semplice, il modo più facile di appartenergli è questo: lo Spirito
Santo ci rende capaci di questa donazione di sé, di questo abbandono totale a
Dio, senza stare a riflettere, senza valutarne il prezzo. Noi lo chiamiamo «
abbandono cieco ». Come ha fatto la
Madonna, che quando comprese che il Signore la chiamava,
disse il suo sì, e mai lo ritrattò. Fu un sì cieco, continuo nella sua vita.
Così deve essere per noi. Tutta la nostra vita deve tendere a un'unica parola:
si. Il sì a Dio è la santità. Permettiamo a Dio di prendere da noi tutto ciò
che vuole e da parte nostra accettiamo con gioia qualunque cosa ci mandi. In
questo deve consistere il nostro si.
11 Dobbiamo sapere con
esattezza, quando diciamo sì a Dio, che cosa comporta quel sì. Sì significa: io
mi abbandono, totalmente, completamente, senza fare alcun conto di quanto mi
costerà, senza chiedermi: «giusto? E conveniente? ». Il nostro sì a Dio deve
essere senza riserve. Ecco come deve essere una persona contemplativa.
Appartengo a Lui in maniera così totale che non vi sono riserve. Non importa
quel che possiamo sentire.
12. La Parola di Dio diventa carne
durante la giornata, nella meditazione, nella Santa Comunione, nella
contemplazione, nell'adorazione, nel silenzio. La Parola che è in voi, voi la
donate agli altri. ~ indispensabile che la Parola sia viva dentro di voi, che voi capiate la Parola, che voi amiate la Parola, che voi viviate la Parola. Non sarete in
grado di vivere la Parola
se non la sapete donare agli altri.
13. L'abbandono totale a Dio
deve avvenire nelle piccole cose, come pure in quelle di maggior peso. Non si
tratta che di una sola parola: « Sì. Accetto qualunque cosa mi dai e ti offro
qualunque cosa tu mi voglia prendere ». Questo è per noi un modo semplice per
essere. santi. Non dobbiamo crearci nella mente delle difficoltà. Essere santi
non significa fare cose straordinarie, capire grandi cose, ma è solamente un
accettare, poiché mi sono donato a Dio, perché appartengo a Lui... Ecco il mio
abbandono totale! Oggi potrebbe mettermi qui, domani potrebbe mandarmi là.
Potrebbe servirsi di me o non servirsene affatto. Non ha importanza, perché
appartengo a Lui così totalmente che può fare ciò che vuole di me.
14. La Quaresima è il tempo in
cui riviviamo la Passione
di Cristo. Non sia soltanto un tempo in cui i nostri sentimenti si risvegliano
dall'apatia, ma sia un occasione di cambiamento, che avvenga con la collaborazione
della grazia di Dio attraverso veri sacrifici di sé. Il sacrificio per essere
vero deve costare, deve implicare sofferenza, ci deve svuotare di noi stessi.
Procediamo attraverso la
Passione di Cristo, giorno dopo giorno.
15. Durante la
Quaresima in una maniera particolare e con profonda
sensibilità mediteremo la
Passione di Nostro Signore ed esamineremo la nostra coscienza
per vedere quale nostro peccato ha provocato quello speciale dolore in Gesù.
Farò atto di riparazione e condividerò quel dolore raddoppiando il mio pentimento...
Custodirò attentamente i miei occhi, terrò mondi i pensieri della mia mente, mi
accosterò al malato con maggior gentilezza e compassione; custodirò con
maggiore attenzione il silenzio del cuore, di modo che nel silenzio del cuore
udirò le sue parole di conforto e dal pieno del cuore conforterò Gesù che si
nasconde nelle vesti sofferenti del povero. Confesserò soprattutto la
trascuratezza nel compiere piccoli atti di mortificazione.
16. Spesso preghiamo: « Fammi condividere la tua pena; voglio essere
la sposa di Cristo crocefisso», eppure, quando ci viene rivolto anche solo un
briciolo di osservazione poco caritatevole o ci sentiamo punti da una mancanza
di riguardo, come facciamo in fretta a dimenticare che questo è il momento di
condividere con Lui le offese e la sofferenza!
17. Durante questa Quaresima miglioriamo il nostro spirito di
preghiera e di raccoglimento. Liberiamo le nostre menti da tutto ciò che non è
Gesù. Se trovate difficile pregare, chiedetegli ripetutamente: « Gesù, vieni
nel mio cuore, prega dentro di me e con me, fa' che io possa imparare da te
come pregare ». Se pregherete di più, pregherete anche meglio. Chiedete l'aiuto
di tutti i vostri sensi per riuscire a pregare.
18. Il primo passo per divenire santi è volerlo. San Tommaso dice: «
La santità non consiste in nient'altro che in una ferma risoluzione, nell'atto
eroico di un'anima che si abbandona a Dio. Grazie a una retta volontà noi
amiamo Dio, scegliamo Dio, ci mettiamo alla sequela di Dio, lo raggiungiamo,
lo possediamo ». Oh, quella buona, santa volontà che mi trasforma in una immagine
di Dio e mi fa, quindi, simile a Lui!
19. Decidersi a essere santi
costa assai. Rinunce, tentazioni, lotte, persecuzioni, sacrifici di ogni
genere assediano l'anima risoluta. Si può amare Dio soltanto pagando di
persona.
20. La mortificazi6ne ci è assolutamente necessaria, poiché nulla ha
forza maggiore del contenere le passioni disordinate dell'anima e nel
sottomettere alla ragione gli appetiti naturali. Solo allora possederemo
quelle gioie e quelle delizie celesti che superano i piaceri della terra, così
come l'anima si eleva sul corpo e il cielo sopra la terra.
21. Poiché Gesù non può più rivivere la Passione nel suo corpo, la Madre Chiesa offre
l'opportunità di lasciare che Cristo viva la sua Passione e morte nel nostro
corpo, nel nostro cuore e nella nostra anima. Anche così, tuttavia, non vi è
paragone con la sua Passione. Abbiamo ancora bisogno di molta grazia per accettare
qualunque cosa ci manda e sapergli offrire qualsiasi cosa vuol prenderci, con
gioia, con amore e con un sorriso.
22. Nella sua Passione Gesù ci ha insegnato come perdonare per amore,
come dimenticare per umiltà. Al principio della Passione di Cristo esaminiamo a
fondo i nostri cuori e vediamo se vi è qualche offesa non perdonata o qualche
amarezza non dimenticata.
23. Ripetiamo spesso durante il giorno: « Lava i miei peccati e
mondami da ogni iniquità ». Come deve soffrire Gesù, abitando nei nostri
cuori, nel sentirvi questa amarezza, questo senso d'offesa, questi sentimenti
di vendetta provocati dalla gelosia e dall'orgoglio. Figli miei, siate sinceri
e domandate perdono. Il mio amore per gli altri membri della comunità è così
grande, così vero da essere capace di perdonare, non per senso del dovere ma
per amore?
24. Siamo soltanto degli strumenti che Dio si degna di usare; questi
strumenti generano frutto nella misura in cui sono uniti a Dio, come dice San
Paolo: « Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere » (1 Cor. 3, 6). Otteniamo grazia, in
proporzione alla nostra santità, al nostro fervore religioso, al nostro grado
di unione con il Signore. La santità è l'anima del vero apostolato. Perciò
dobbiamo dedicare anima e corpo a far nostra questa santità.
25. Un solo giorno con Gesù è sufficiente a spronarci in
una energica ricerca della santità attraverso un amore personale per Gesù. Gesù
desidera la nostra perfezione con ardore indicibile. Poiché questa è la volontà
del Signore: la nostra santificazione. Il suo sacro cuore è ripieno di un
insaziabile anelito a vederci avanzare sulla via della santità.
26. Dovete lasciare che il Padre sia un giardiniere, che tagli e
sfrondi. Se verrete potati non preoccupatevi. Ha il suo motivo per sfrondarvi.
Dovete lasciarglielo fare. Prendete, per esempio, le persone che al noviziato
a Tor Fiscale hanno realmente potato le vi-ti. Io le guardavo e andavo
pensando: « Come possono le foglie, o i rami o i frutti crescere su quei
moncherini? ». Ma il vignaiolo, che conosce le viti, le ha potate bene e le ha
potate proprio alla base dei gambi. Come potranno crescere i rami e le foglie,
come potranno venire i frutti, non lo so. Ma è abbastanza probabile che se
verrò qui tra qualche mese li vedrò tutti carichi di grappoli, proprio grazie a
quella potatura. La stessa cosa accadrà a voi. Ora siete stati potati,
tagliati alla radice e non vedete nulla... né foglie, né rami, niente.
27. Deve esserci la sofferenza, perché se guardate la croce vedrete
che Egli ha il capo piegato - vuole baciarvi - e ha le braccia aperte - vuole
abbracciarvi. Ha il cuore squarciato per accogliervi. Allora, quando vi sentite
miserabili interiormente, guardate la croce e saprete quel che sta avvenendo.
La sofferenza, il dolore, il dispiacere, l'umiliazione, il senso di
solitudine, non sono altro che un bacio di Gesù, un segno che ti sei talmente
accostato a Lui, che ha potuto baciarti.
28. Capite, fratelli? Sofferenza, dolore, umiliazione... sono baci di
Gesù. A volte giungete così vicini a Gesù sulla croce, che Egli riesce a
baciarvi. Una volta dissi questo a una signora che stava soffrendo atrocemente.
Mi rispose: « Dite a Gesù di non baciarmi... di smetterla di baciarmi ».
Quella sofferenza doveva venire, ci fu nella vita della Madonna, ci fu nella
vita di Gesù... deve venire anche nella nostra vita. Soltanto, non fate mai i
visi lunghi, poiché la sofferenza è un dono che viene da Dio. E una cosa che
sta soltanto tra voi e Gesù.
29. Essere capaci di amare Cristo con un amore indiviso nella
castità, attraverso la liberazione che viene dalla povertà, in un totale
abbandono all'obbedienza e al libero e amoroso servizio ai più poveri dei
poveri e agli altri, nel modo in cui Cristo ama te e me mentre attendiamo il
suo ritorno nella gloria... questa deve essere tutta quanta la regola di vita
dei Fratelli della Parola. Lasciate che Gesù si serva di voi senza consultarvi
e voi sarete santi perché appartenete a lui.
30. Il nostro abbandono illimitato avverrà oggi se abbandoneremo
anche i nostri peccati, così diverremo veramente poveri. « Se non diventerete
come bambini non potrete venire a me. » Siete troppo grandi, troppo pesanti;
non è possibile alzarvi. Ci occorre umiltà nel riconoscere i nostri peccati. Il
riconoscimento delle nostre colpe ci aiuterà a sollevarci. « Mi alzerò e andrò
da mio Padre. »
31. Deve essere stato così duro
venir flagellati, essere coperti di sputi. « Allontana da me tutto questo »,
pregava Gesù durante la sua agonia, e Suo Padre non venne a soccorrerlo
direttamente, dicendo: « Questo è il mio Figlio diletto », ma si servì di un
angelo per consolarlo. Preghiamo di poter riempire i nostri cuori di
quell'abbandono che ha provato Gesù, di comprendere questo totale abbandono.
QUARTO MESE
1. Se, giorno dopo giorno, ci dedichiamo al perfetto adempimento dei
nostri doveri spirituali, Egli ci farà entrare gradualmente in una intimità più
profonda per cui, anche fuori dal tempo dedicato alla preghiera, non troveremo
difficoltà nel rimanere consapevoli della sua presenza divina. D'altro canto,
l'abitudine diligente alla presenza di Dio, mediante fervorose elevazioni
della propria anima a Lui durante le nostre occupazioni e i nostri momenti
ricreativi, sarà ricompensata con grazie più abbondanti. Dobbiamo sforzarci
di vivere soli con Gesù nel santuario interiore del nostro cuore.
2. Se aneliamo coscienziosamente alla santità, dopo aver pregato
dovrà entrare in noi un sentimento di autorinuncia. La forma più elementare di
rinuncia di sé è il controllo sopra i nostri sensi. Dobbiamo praticare la
mortificazione interiore e le penitenze corporali. Quanto siamo generosi con
Dio nelle nostre mortificazioni?
3. Lo scopo di fare un ritiro è quello di progredire nella conoscenza
e nell'amore di Dio, di purificare noi stessi, di riformare e trasformare la
nostra vita secondo la vita del nostro modello, Gesù Cristo. Questo sarà un
momento di maggior silenzio, di preghiera più questa intensa fiducia con le
parole: « Per questo vi dico, tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate
fede di riceverlo e vi sarà accordato » (Mc.
Il, 24).
Perciò l'apostolo Pietro ci
comanda anche di gettare sul Signore tutte le preoccupazioni ed egli provvederà
per noi. E perché Dio non dovrebbe preoccuparsi di noi, dal momento che ci ha
mandato il Figlio e con Lui tutto il resto? Sant'Agostino dice: «Come potete
dubitare che Dio non vi dia cose buone dal momento che si è degnato per voi in
Cristo di caricarsi del male dell'umanità?».
12. Questo deve suscitare in noi la fiducia nella Provvidenza di Dio
che protegge anche i fiori e gli uccelli. Certamente, se Dio nutre i piccoli
dei corvi che strillano, se nutre gli uccelli che né seminano, né mietono, né
accumulano nei granai, se veste i fiori del campo così splendidamente, quanto
più si prenderà cura degli uomini che egli ha fatto a sua immagine e somiglianza
e ha adottato come figli, se soltanto noi agiamo in conseguenza, osserviamo
cioè i suoi comandamenti e manteniamo sempre una confidenza filiale con Lui.
13. La conoscenza vi farà forti come la morte. Amate Gesù con
generosità. Amatelo con confidenza, senza guardarvi mai indietro e senza paura.
Donatevi a Gesù interamente... ed egli si servirà di voi per fare grandi cose
a patto che crediate molto di più nel suo amore che nella vostra debolezza.
Credete in Lui... abbiate confidenza in Lui con una fiducia cieca e assoluta,
poiché è Gesù. Convincetevi che Gesù soltanto è la vita e che la santità non è
altro che Gesù stesso che vive interiormente in voi con la sua grazia. Se
avrete questo atteggiamento, E gli agirà liberamente con voi. Donatevi a lui
con costanza, conformandovi in tutte le cose alla sua santa volontà che vi
viene fatta conoscere attraverso il vostro superiore.
14. Amate Gesù con tutto il cuore. Servite Gesù con gioia e spirito
lieto, mettendo da parte e dimenticando tutto ciò che vi angoscia e vi
preoccupa. Per essere in grado di fare tutto questo, pregate con diligenza,
come bambini, con un desiderio sincero di amare molto e far amare quell'amore
che non è amato.
15. Confidate nel buon Dio che ci ama, che si preoccupa
per noi, che vede tutto, che conosce tutto, che può fare ogni cosa per il mio
bene e per quello di tutte le anime. Gesù mi chiede una cosa sola: che io mi appoggi
a Lui; che in Lui soltanto ponga tutta la mia fiducia, che mi abbandoni a Lui
senza riserve. Mi occorre mettere da parte tutti i miei desideri nello sforzo
di tendere alla perfezione. Anche quando tutto va male e mi sento come una
navicella senza bussola, devo donarmi completamente a Lui.
16. Non devo cercare di controllare i movimenti di Dio; non devo
contare le tappe del viaggio che Egli mi fa fare. Non devo esigere una
percezione chiara dei miei progressi lungo il cammino, né volere conoscere con
esattezza a che punto mi trovo sulla via della santità. Devo semplicemente
chiedergli di farmi santo, anzi devo lasciare a Lui la scelta di quella santità
stessa e ancor più la scelta dei mezzi che conducono ad essa.
17. Sono convinto dell'amore di Cristo per me? e del mio per Lui?
Questa convinzione è come la luce del sole che fa scorrere la linfa della vita
e fiorire le gemme della santità. Questa convinzione è la roccia sulla quale è
costruita la santità. Che dobbiamo fare per far nostra tale convinzione?
Dobbiamo conoscere Gesù, amare Gesù, servire Gesù. Lo possiamo conoscere
attraverso la preghiera, la meditazione e gli esercizi spirituali. Lo possiamo
amare attraverso la santa Messa e i sacramenti e attraverso 1 intima unione dell'amore.
18. Che cos'è la nostra vita spirituale? Un'unione d'amore con Gesù,
in cui il divino e l'umano si identificano completamente l'uno nell'altro.
Tutto quello che Gesù mi chiede è di donarmi a lui in tutta la mia povertà e il
mio niente.
19. « Sarò santo » significa: mi spoglierò di tutto ciò che non è
Dio. Spoglierò il mio cuore e lo vuoterò di tutte le cose create; vivrò nella
povertà e nel distacco. Rinuncerò alla mia volontà, alle mie inclinazioni, ai
miei sogni e alle mie fantasie e farò di me uno schiavo volontario della
volontà di Dio. Sì, figli miei, questo è quanto prego ogni giorno - per
ciascuno - che tutti noi si possa diventare liberi schiavi della volontà di
Dio.
20. Oggi la Chiesa di Dio ha bisogno di santi. Ciò esige un
grande senso di responsabilità in noi Sorelle, per combattere contro il nostro ego e il nostro attaccamento alle
comodità che ci portano a scegliere una mediocrità comoda e insignificante.
Dobbiamo sentirci obbligate a metterci con la nostra vita in competizione con
Cristo; dobbiamo sentirci obbligate a essere guerrieri in san, poiché la Chiesa ha bisogno di gente
battagliera, oggi. Il nostro grido di guerra deve essere «Combattere... e non
fuggire, tenendo i piedi saldi sulla terra ».
21. Ogni giorno dovremmo rinnovare questa risoluzione a crescere nel
fervore, come se fosse il primo giorno della nostra conversione, dicendo: «
Aiutami, Signore Iddio, nel mio buon proposito e nel tuo santo servizio e
concedimi la grazia, oggi stesso, davvero e sinceramente di voler ricominciare,
poiché quanto ho fatto sino ad oggi è nulla ». Questo è lo spirito col quale
dovremmo iniziare il nostro giorno di revisione mensile.
22. Il nostro ideale non deve essere altro che Gesù. Dobbiamo pensare
come pensa Lui, amare come Lui ama, desiderare come Lui desidera; dobbiamo permettergli
di usarci totalmente. E bello vedere l'umiltà di Cristo: « Che pur essendo di
natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua eguaglianza con Dio, ma
spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo; divenendo simile agli
uomini, apparso in forma umana...» (Fu. 2,
6-8>.
23. L'umiltà di Gesù si può constatarla nella mangiatoia,
nell'esilio in Egitto, nella vita nascosta, nella difficoltà a farsi capire
dalla gente, nel sottomettersi all'odio dei suoi persecutori, in tutta la
tremenda sofferenza della sua Passione e morte, e ora, nel permanente stato
di umiltà nel tabernacolo, dove si è ridotto a una minuscola particola di pane
che il sacerdote può tenere con due dita. Più vuotiamo noi stessi, più spazio
diamo a Dio, perché ci colmi di sé.
24. Non mettiamo orgoglio o vanità nel nostro operare. Il nostro
lavoro è opera di Dio; i poveri sono i poveri di Dio. Lavorate per Gesù e Gesù
lavorerà con voi. Più dimenticate voi stessi, più Gesù penserà a voi. Più vi
distaccate da voi stessi, più Gesù sarà attaccato a voi. Ponetevi
completamente sotto l'influenza di Gesù cosicché nella vostra mente pensiate i
suoi pensieri, compiate le sue opere per mezzo delle vostre mani... Sarete
capaci di tutto con Lui che vi dà forza.
25. La Chiesa
ha bisogno di « rinnovamento ». Rinnovamento non significa mutare alcune
abitudini o alcune preghiere. Rinnovamento è fedeltà allo spirito delle
costituzioni, uno spirito che ricerca la santità mediante una vita povera e
umile, mediante l'esercizio di una carità sincera e paziente, mediante il
sacrificio spontaneo e la generosità del cuore e che trova la sua espressione
nella purezza e nell'innocenza.
26. Nelle nostre meditazioni dovremmo sempre chiedere a Gesù: «
Fammi divenire santo come lo è il tuo stesso cuore, mite e umile ». « Imparate
da me », Egli insiste. Dobbiamo dirlo nello spirito con cui lo intendeva Gesù.
Ora lo conosciamo meglio attraverso le lezioni e le meditazioni sul Vangelo, ma
lo abbiamo capito nella sua umiltà? Ci ha affascinato la sua umiltà? Ci
attrae?
27. La conoscenza di noi stessi, ossia del bene che c'è in noi come
pure del male, deve essere chiara. Ciascuno di noi ha dentro di sé tanto bene
e tanto male.
28. « Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di
perle preziose...» (Mi. 13, 45). Sì, abbiamo promesso grandi cose ma cose ben
più grandi ci sono state promesse. Siate fedeli a Cristo e pregate per ottenere
la perseveranza. Ricordate di dire a voi stessi: « Sono stato creato per cose
più grandi ». Non scendete mai al di sotto dell'ideale propostovi. Fate in modo
che nulla vi soddisfi all'infuori di Dio.
29. Ringraziamo Dio per tutto l'amore che ha per noi, che ci dimostra
in tante occasioni e in tanti modi. In cambio, come atto di gratitudine e di
adorazione, siate determinati nel farvi santi, perché egli è santo. Ogni volta
che Gesù ha voluto provare il suo amore per noi, è stato rifiutato
dall'umanità. Prima della sua nascita, i suoi genitori avevano chiesto un luogo
dove rifugiarsi e non lo trovarono.
30. Gesù viene in ciascuna delle nostre vite come pane di vita...
per farsi mangiare, per farsi consumare da noi. Ecco come ci ama. Inoltre Gesù
entra nella vita umana come colui che ha fame: l'altro! Colui che spera di
essere sfamato con il pane della nostra vita, con i nostri cuori che amano e
con le nostre mani che servono. Amando e servendo dimostriamo di essere stati
creati a somiglianza di Dio, poiché Dio è amore e quando amiamo siamo simili a
Dio. Questo è quanto intendeva dire Gesù quando diceva: « Siate perfetti come
è perfetto il Padre vostro che è nei cieli ».
QUINTO MESE
1. ~ molto,
molto importante per noi nutrire un amore profondo per Maria. Poiché fu Lei che
insegnò a Gesù a camminare, a pregare, a lavarsi, a compiere tutti quei piccoli
atti che rendono così bella la vita umana. Deve aver fatto senz'altro tutte
queste cose. E anche adesso... sarà sempre disposta ad aiutarci, ad insegnarci
come essere una cosa sola con Gesù, come amare Lui soltanto, come toccarlo e
vederlo, come servirlo mentre si cela' dietro la maschera della sofferenza.
2. Maria fu
una vera missionaria perché non ebbe paura di essere l'ancella del Signore. Si
affrettò a trasformare la sua splendida umiltà in un vivente atto di amore, a
compiere per Elisabetta il lavoro di una serva. Noi sappiamo cosa produsse
questa umiltà nel bimbo che ancora doveva nascere: « Egli esultò di gioià nel
grembo di sua madre »; il primo essere umano a riconoscere la venuta del
Cristo; e in conseguenza la
Madre del Signore cantò con gioia, gratitudine e spirito di
lode l'inno del Magnzficat.
3. La grandezza di Maria sta nella sua
umiltà. Nessuna meraviglia che Gesù, il quale visse in così stretto contatto
con Lei, sembrasse ansioso che noi imparassimo da Lui e da Lei una lezione
solamente: ad essere miti e umili di cuore.
4. Nessuno
meglio di Maria apprese la lezione dell'umiltà. Ella era l'ancella del
Signore, si era svuotata completamente di se stessa e Dio l'aveva riempita della
sua Grazia. « Piena di grazia » significa piena di Dio. Un'ancella è a
disposizione di qualcuno, si lascia usare ubbidendo alla volontà di qualcuno,
in piena fiducia e gioia, e appartiene a questo qualcuno senza riserve. Questo
è anche uno dei principali scopi che animano lo spirito della nostra
congregazione. Un totale abbandono: un essere a disposizione di Dio, per venire
usate come piace a Lui, per essere le sue ancelle, per appartenergli.
5. Ci
insegnerà la sua umiltà: anche se piena di grazia... e tuttavia solamente
l'ancella del Signore; anche se madre di Dio... tuttavia serve come ancella
nella casa di Elisabetta; anche se concepita Immacolata, incontra Gesù
umiliato sotto il peso della croce e accanto alla croce rimane come uno di
noi, quasi fosse un peccatore che avesse bisogno di redenzione.
A somiglianza di Lei: quanto
maggiori sono le grazie che abbiamo ricevuto, più grande e più delicato sia
l'amore con cui tocchiamo i lebbrosi, i morenti, gli abbandonati, i rifiutati.
A somiglianza di Lei:
accettiamo la croce in qualunque modo ci venga.
Umiltà del cuore di Maria,
riempi il mio cuore. Insegnami come hai insegnato a Gesù ad essere mite e
umile di cuore e a glorificare così il Padre che è nei cieli.
6. Chiediamo
a Maria di rendere i nostri cuori « miti e umili » come fu quello del suo
Figlio. Fu mediante lei e in lei che si formò il cuore di Gesù.
7. Quanto
abbiamo da imparare dalla Madonna! Era così umile perché era tutta votata a
Dio. Era piena di grazia e si servì di questo potere eccezionale che era
dentro di lei: la grazia di Dio.
8. Guardate
come la Madonna
ubbidì all'angelo: « Si faccia di me secondo la tua parola ». Quale parola?
Quella dell'angelo... poiché in quel momento aveva preso il posto di Dio. Era
stato mandato a lei da Dio. Lei, la regina del cielo, obbedisce all'angelo.
Guardate anche come obbedì a Giuseppe, con quanto amore e sottomissione, senza
avanzare alcuna giustificazione. Per Lei San Giuseppe rappresentava « Lui » di
cui egli aveva preso il posto.
9. La Madonna era piena di Dio
perché viveva soltanto per Dio, eppure si considerava soltanto la serva del
Signore. Facciamo anche noi così.
10. Nel
Vangelo leggiamo che Dio amò talmente il mondo da donargli il Figlio suo. Lo
diede a una giovane donna, semplice, comune. Era l'essere umano più puro, più
santo. E Lei nell'accoglierlo - ben sapendo chi era - disse: «Ti sono sottomessa.
Si faccia di me secondo la tua parola». Qual era la parola? « Essere la madre
di Gesù.» Ecco perché dico sempre: nessuno al mondo avrebbe potuto essere un
sacerdote migliore di Maria, la purissima. Tuttavia ella preferì rimanere
soltanto la serva del Signore. Gesù non la ordinò per il ministero sacerdotale.
11. 11 Durante questo tempo di grazia, chiediamo, in modo speciale, alla
Madonna di insegnarci il suo silenzio, la sua dolcezza, la sua umiltà.
Silenzio di Maria parlami,
insegnami come posso imparare, con te e come te, a tenere tutte queste cose
dentro il mio cuore, proprio come tu hai fatto; insegnami a non ribattere
quando vengo accusata o rimproverata, a pregare sempre nel silenzio del mio
cuore come hai fatto tu.
2 Chiediamo alla Madonna di
stare con Lei, chiediamole di donarci il suo cuore così bello, così puro, così
immacolato... il suo cuore così pieno d'amore e di umiltà, in modo che possiamo
accogliere Gesù come pane di vita e possiamo amarlo come lei lo ha amato e
servirlo, mentre si nasconde nella figura sofferente del povero.
13 Abbiamo tutti cercato, in
un modo o nell'altro, di essere vera gioia per Maria, Nostra Signora. Quanto
spesso, durante la giornata, l'abbiamo invocata, chiamandola « causa della
nostra letizia », poiché la gioia di suo figlio è la nostra forza. Promettiamo
di fare della nostra comunità un'altra Betlemme, un'altra Nazaret. Amiamoci
l'un l'altro come amiamo Gesù. Nella casa di Nazaret c'erano amore, unità,
preghiera, sacrificio e dura fatica; e soprattutto vi erano una profonda
comprensione, stima reciproca e sollecitudine l'un per l'altro.
14 Ci è indispensabile una
profonda vita di preghiera per poter amare come Lui ama ciascuno di noi.
Dobbiamo chiedere a Maria: « Cara Madre, insegnami ad amare, preparami per
questo ». Non basta entrare nel sacerdozio, o divenire fratello o religiosa.
Non è abbastanza; è indispensabile diventare sempre più umili come Maria e
santi come Gesù. Magari fossimo umili come Maria, potremmo diventare santi come
Gesù! Ecco tutto: santi come il Signore.
15 Poiché Dio ama il mondo,
ha mandato il Figlio suo. Ora egli manda te per essere la sua Parola, e questa
Parola deve prendere corpo nel cuore della gente. Ecco perché abbiamo bisogno
della Madonna; quando la Parola
di Dio venne in Lei, divenne carne dentro di Lei ed Ella la donò agli altri. Tu
devi fare lo stesso. La Parola
di Dio è venuta dentro dite, è diventata carne dentro di te e tu devi essere
in grado di donare questo amore.
16 Maria, nel mistero della
Annunciazione e della Visitazione, rappresenta il vero modello di come dovreste
vivere, poiché innanzi tutto ha accolto Gesù nella sua vita, poi si è recata
con sollecitudine a darne l'annuncio alla cugina Elisabetta; quel che aveva
ricevuto lo doveva donare di nuovo. Dovete essere come Lei, donare con
prontezza subito la Parola
che avete ricevuto nella meditazione. In ciascuna comunione Gesù la Parola diventa incarnato
nella nostra vita, uno speciale delicato dono di Dio; perché te e non un altro
è chiamato ad essere fratello della Parola, non lo so, però devi proteggere con
molta cura questo dono, perché Lui è la Parola che si vuole incarnare in te, in ciascuno
di voi e in quelli che vi seguiranno.
17 Gesù vuole che noi siamo
santi come il Padre suo. Possiamo diventare grandissimi santi se solo lo vogliamo.
La santità non è un lusso di pochi, ma un semplice dovere anche per te e per
me.
18Mentre ci prepariamo alla
venuta dello Spirito Santo, prego per voi perché lo Spirito Santo possa
riempirvi con la sua purezza, cosicché possiate vedere il volto di Dio in
ciascuno di voi vicendevolmente e nei volti dei poveri che servite. Chiedo che
lo Spirito Santo vi liberi da tutte le impurità - del corpo, dell'anima, della
mente, della volontà e del cuore - cosicché ciascuno di voi diventi il
tabernacolo vivente dell'Altissimo e diventi anche portatore dell'amore di Dio
e della sua misericordia. Chiedete allo Spirito Santo che faccia di voi dei
peccatori senza peccato.
19. Faremo di questo anno, un anno particolare di pace. Per essere in
grado di realizzare questo, parleremo molto a Dio e con Dio e meno con gli
uomini e agli uomini. Predichiamo la pace di Cristo come Lui ha fatto; Egli è
andato in giro facendo il bene; non smise mai la sua opera di carità perché i
farisei e altri lo odiavano o cercavano di distruggere l'opera del Padre. Egli
continuava a fare il bene. Il cardinale Newman scriveva: « Aiutami a
diffondere la tua fragranza ovunque vado, fammi predicare te senza predicare,
non con le parole ma con l'esempio ».
20. Le nostre vite, per essere ricche di frutti, devono essere piene
di Cristo; per essere in grado di portare la pace, la gioia e l'amore dobbiamo
averli dentro di noi, poiché non possiamo dare quello che non abbiamo...
essere dei ciechi che conducono degli altri ciechi. I poveri che vivono negli slums sono senza Gesù e noi abbiamo il
privilegio di entrare nelle loro case. Quel che pensano di noi non ha
importanza, ma importa quello che siamo per essi. Andare nelle baraccopoli
soltanto per far qualcosa non basterà a trascinare costoro a Gesù. Se siete
preoccupati di voi stessi e di quanto vi riguarda, non sarete in grado di
vivere questo ideale.
21. Se date alla gente un Cristo spezzato, un Cristo zoppo, storpio e
deformato da voi, a loro non resterà che quell'immagine. Se volete che essi lo
amino, devono innanzitutto conoscerlo. Perciò, date prima di tutto alle vostre
Sorelle un Cristo intero, e poi datelo alla gente degli s/ums. un Cristo pieno di zelo, d'amore, di gioia, splendente come
il sole. Mi avvicino a questo obiettivo? O sono una luce oscura, una luce
falsa, una lampadina senza fili, attraverso cui non passa la corrente, che non
emana luminosità? Mettete il vostro cuore in condizione di essere una luce
radiosa. Dite a Cristo: « Aiutami a diffondere la tua fragranza ovunque vado
». Il nostro stesso nome esemplifica questa regola di vita. Sorelle degli slums, portatrici dell'amore di Cristo,
22. Negli slums le Sorelle
dovrebbero trovare un luogo dove riunire i bimbi della strada, chiunque siano.
La loro prima preoccupazione sia quella di ripulirli, rifocillarli e soltanto
in un secondo tempo insegnar loro un poco a leggere e anche a scrivere. La
religione deve venir proposta loro in modo semplice, interessante e attraente.
Qualunque cosa insegnino le Sorelle, innanzitutto deve essere un argomento che
li possa divertire e nel contempo istruire.
23. Le Sorelle conducano i bimbi a Messa. E la miglior cosa che
potete dar loro. Se state seguendo un bambino fate questo e Dio nella sua
infinita misericordia darà a quell'anima grazia e luce per tutta la fatica e
la pena che vi date. Non perdete mai di vista la misericordia di Dio. Datevi da
fare perché i bambini amino la
Messa, comprendano il significato della Messa, partecipino ad
essa con preghiere semplici e canti. Fate attenzione all'atteggiamento che
tenete mentre vi occupate dei bambini durante la Messa. Non
rimproverateli ad alta voce. Tenete sempre le mani giunte. Unitevi alle
preghiere e ai canti. I bambini faranno esattamente quel che fate voi.
24. Nelle loro visite le Sorelle incoraggino una vera devozione al
Sacro Cuore e alla pratica del Rosario. Dovrebbero persuadere le famiglie
cattoliche a consacrarsi al Sacro Cuore e al Cuore Immacolato di Maria.
Dobbiamo fare tutto il possibile per tenere unite le famiglie, ricordando che «
la famiglia che prega assieme sta assieme ». Ci sono tante case divise... la
moglie qui, il marito là. Insegnate loro che non si può trovare la felicità
senza pregare. Anche quando si è vecchi non si può mai essere al sicuro dalle
tentazioni.
25. In tutto il mondo c e una terribile angoscia, una terribile fame
di amore. Portiamo, quindi, la preghiera nelle nostre famiglie, portiamola ai
nostri bambini. Insegniamo loro a pregare. Poiché un bimbo che prega è un
bimbo felice. Una famiglia che prega è una famiglia unita. Sentiamo dire di
tante famiglie che sono spezzate... e allora, esaminiamone le ragioni: perché
si sono frantumate? Penso che sia perché non pregano mai assieme. Non si
pongono mai insieme in preghiera dinanzi al Signore.
26. Quando visiterete le famiglie, vi imbatterete in molta miseria. A
volte troverete un piccino che sta a guardare un genitore che muore o che terrà
stretta contro di sé la testa di un genitore morto. E in quel momento che
dovete far forza su tutta la vostra energia per aiutare quel bimbo nel dolore.
Una volta furono trovati due bambini accanto al cadavere del loro padre, che
era morto da due giorni. Grazie a Dio, arrivarono le Sorelle, soccorsero quei
poveri bambini e diedero una dignitosa sepoltura al padre.
27. Il nostro vescovo ci ha permesso di battezzare gli agonizzanti.
Il « Nirmal Hriday », la casa dei moribondi a Calcutta, è soltanto un mezzo.
Se servisse soltanto a lavare e pulire, oggi sarebbe chiuso. Ma per le
occasioni che offre di arrivare alle anime, diviene molto importante. Nel «
Nirinal Hriday » comprendiamo meglio il valore dell'anima.
28. Tempo addietro, raccolsi
un uomo dalla strada, coperto di sudiciume e di vermi. Praticamente era mangiato
vivo. L'unica parte del corpo libera da tutto questo era il viso. I vermi gli
strisciavano lungo tutto il corpo. Lo raccolsi e lo portai a casa. E allora
egli mi disse: « Ho vissuto per la strada come un animale. Ora sto per morire
come un angelo, amato e curato ». Ci occorsero tre ore per ripulirlo, per
togliere tutta quella roba dal suo corpo. Poi mi disse: « Sorella, sto per
andare da Dio ». E morì. Veramente, ritornava a Dio con un bellissimo sorriso
sul volto. Mai mi occorse di vedere un sorriso tanto bello! Quell'uomo aveva
vissuto come un animale nella strada, mangiato vivo dai vermi. Tuttavia, aveva
avuto coraggio. Aveva saputo guardare avanti. C'era pace e gioia sul suo viso
perché qualcuno lo aveva amato, qualcuno lo aveva accettato, qualcuno lo aveva
aiutato a morire in pace con Dio.
29. Recentemente, un uomo brasiliano importante, con una posizione di
rilievo, mi scrisse che aveva perso la fede in Dio e negli uomini. Aveva
abbandonato la sua posizione e tutto il resto e desiderava soltanto suicidarsi.
Un giorno però, mentre passava accanto a un negozio, il suo sguardo cadde
improvvisamente su una televisione che stava esposta in vetrina. Sul video si
stava svolgendo una ripresa nella casa dei moribondi, le Sorelle assistevano i
malati e i morenti. Mi scrisse che dopo aver visto quella scena si era inginocchiato
a pregare per la prima volta dopo tanti anni. Ora aveva deciso di ritornare a
Dio e di aver fiducia nell'umanità poiché aveva veduto che Dio ama il mondo.
30. Il fatto che Dio ha posto una certa anima sul vostro cammino è
segno che Dio vuole fare qualcosa per lei. Non è un caso... E stato pianificato
da Dio. Dobbiamo sentirci, in coscienza, obbligati ad aiutare. Se un'anima
desidera Dio, ha diritto che gli vengano offerti i mezzi per andare a Lui.
Nessuno ha il diritto di ostacolarlo. Guardate la croce e capirete cosa
significa anche una sola anima per Gesù.
31. Lo zelo per le anime è il risultato e la prova del vero à more di
Dio. Non possiamo che essere consumati dal desiderio di salvare le anime, la
cosa che più di tutte sta a cuore a Gesù. Per cui, lo zelo è la prova d'amore e
la prova dello zelo è la dedizione alla sua causa: spendere, cioè, tutta la
vita e tutte le energie per la redenzione delle anime.
SESTO MESE
1. « Amerai
il Signore, Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la
mente. » Questo è il comandamento del nostro immenso Dio ed egli certamente
non può darci un comandamento impossibile. L'amore è un frutto di tutte le stagioni,
che ogni mano può arrivare a cogliere. Chiunque può farlo e non esistono
limiti. Ognuno può raggiungere questo amore attraverso la meditazione, lo
spirito di preghiera e i sacrifici, con una intensa vita interiore. Viviamo davvero
questo genere di vita?
2. Voglio
che tutti voi riempiate i vostri cuori di un grande amore. Non pensiate che
questo amore, per essere ardente e sincero, debba essere straordinario. No,
quel che occorre nel vostro amore è il continuo desiderio di amare Chi vi ama.
3. Per
possedere Dio dobbiamo consentirgli di possedere le nostre anime. Quanto
poveri saremmo se Dio non ci avesse dato la forza di donarci a Lui, ora, invece,
come siamo ricchi! Come è facile conquistare il Signore! Se ci doniamo a Lui,
allora Dio è nostro e non esiste niente più nostro di Dio. La moneta con cui
Dio ripaga il nostro abbandono a Lui è la sua persona. Noi diventiamo
meritevoli di possederlo quando ci arrendiamo completamente a Lui.
4. Il
totale abbandono consiste nel donarci completamente a Lui. Dobbiamo dare
pienamente noi stessi a Dio perché Dio ha dato se stesso a noi. Se Dio non ci è
debitore di nulla e tuttavia è pronto a comunicarci niente meno che se stesso,
noi risponderemo soltanto con una frazione di noi? Non dovremo piuttosto donarci
pienamente a Dio per poter ricevere Dio stesso? Io per Dio e Dio per me. Io
vivo per Dio e annullo me stesso e in questo modo Dio vive in me.
5. Abbandonarsi
significa offrirgli la mia volontà libera, la mia ragione, la mia stessa vita
in un puro atto di fede. La mia anima potrebbe brancolare nel buio. La prova e
la sofferenza sono le verifiche più sicure del mio cieco abbandono.
6. Abbandonarsi
significa anche amare veramente. Più ci abbandoniamo, più amiamo Dio e le
anime. Se amiamo davvero le anime, dobbiamo essere pronti a prendere il loro
posto, ad accollarci i loro peccati, ad espiarli interiormente con pentimento e
continue mortificazioni. Dobbiamo essere olocausti viventi, poiché è di questo
che hanno bisogno le anime.
7. Non ci
sono limiti all'amore di Dio. Senza misura
e non è possibile controllarne la profondità. Ci viene dimostrato dalla sua
vita e dal suo morire per noi. Ora ribaltiamo la situazione: non deve esservi
limite all'amore che ci spinge a donarci a Dio, ad essere le vittime del suo
amore rifiutato, cioè, dell'amore di Dio che non è stato accettato dagli
uomini.
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8. L'amore
ha un orlo al suo vestito, che sfiora la polvere, spazzando via le macchie
dalle strade e dai vicoli e poiché può, deve farlo.
La Missionaria della Carità, se vuole essere conseguente al nome
che porta, deve essere piena di carità dentro l'anima e diffondere la stessa
carità nelle anime altrui, siano essi cristiani o no.
9. Cerchiamo
oggi di riflettere sull'amore che Dio riserba per voi e per me. Il suo amore è
così tenero; il suo amore è così grande, così tangibile, così vitale che Gesù
venne proprio a insegnarci... come amare. L'amore non è qualcosa che si
fossilizza, ma qualcosa che vive di continuo. Le opere di amore e che attestano
amore sono una via per la pace. E dove comincia questo amore? Proprio nei
nostri cuori. Dobbiamo sapere che siamo stati creati per cose più grandi, non
per essere un numero qualsiasi nel mondo; non per conseguire lauree e
diplomi, questa o quella carriera. Siamo stati creati per amare e per essere
amati.
10. Udiamo
di continuo questa frase nel Vangelo: « A meno che diventiate come questi
piccoli, non entrerete nel regno dei cieli». E che significa essere piccolo? Significa
avere un cuore pulito, un cuore puro, un cuore che possiede Gesù, un cuore che
può continuare a dire: « Gesù che sei nel mio cuore, io credo nel tuo tenero
amore per me. Ti amo ». Questo è il cuore a cui voi ed io, anche i più giovani,
devono guardare, guardare alla croce e comprendere quanto Gesù mi ha amato,
quanto ha amato ciascuno di noi, singolarmente.
11. La nostra fede santa altro
non è che un Vangelo d'amore che ci rivela l'amore di Dio per gli uomini e chiede in cambio l'amore dell'uomo
verso Dio. « Dio è amore. » Una Missionaria della Carità deve essere una
missionaria dell'amore. Dobbiamo diffondere l'amore di Dio sulla terra se
vogliamo che le anime si pentano di tutto cuore dei peccati, si rafforzino
contro le tentazioni e aumentino la loro generosità e il loro desiderio di soffrire
per il Cristo. Agiamo come se fossimo una espressione dell'amore di Cristo tra
gli uomini, tenendo presenti le parole dell'imitazione:
« L'amore non sente gravami, non tiene conto delle
fatiche, vorrebbe fare più di quello che può. Non accampa impossibilità,
perché crede che tutto gli sia facile e consentito... Se è stanco non si
accascia, se premuto non subisce costrizione, se intimorito non si turba, ma
come una fiamma viva e una fiaccola accesa erompe verso l'alto e passa oltre
con sicurezza».
12. Mentre lavoriamo può darsi che spesso veniamo colti a conversare
o a far chiacchiere inutili. Stiamo attenti perché potrebbe capitarci anche
mentre visitiamo le famiglie. Potremmo lasciarci andare a parlare di affari
privati o di questo o di quello, dimenticando così lo scopo vero della nostra
visita. Noi ci rechiamo a portare la pace di Cristo e che succede se provochiamo
invece turbamento? Come si sentirà offeso il Nostro Signore da tale condotta!
Non dobbiamo mai permettere alla gente di parlare contro i sacerdoti, i religiosi
o i loro vicini.
13. Se troviamo che una famiglia è di cattivo umore e sta sicuramente
per accadere una vicenda poco caritatevole, recitiamo una fervente preghiera
per costoro e poi diciamo alcune cose che possano aiutarli a pensare un poco
di più a Dio; quindi andiamocene subito. Non possiamo fare del bene finché i
loro nervi non saranno di nuovo tranquilli. Dobbiamo seguire la medesima
condotta con coloro che vogliono parlare allo scopo di farci sprecare del tempo
prezioso.
14. L'amore comincia in casa. Ogni cosa dipende da come
vicendevolmente ci amiamo. Fate in modo che le vostre comunità vivano in questo
amore e diffondano la fragranza dell'amore di Gesù ovunque vadano. Non abbiate
timore di amare sino alla sofferenza, poiché è il modo in cui Gesù ha amato.
15. Siate gentili e amorevoli
l'uno verso l'altro, poiché non potrete amare Cristo nelle vesti del
sofferente se non sapete amare Gesù, vedendolo nel cuore del vostro confratello
o delle vostre consorelle. L'amore per essere vitale deve essere alimentato dal
sacrificio. Siate prodighi di mortificazioni e di tutti i sacrifici che
derivano dalla nostra povertà e sarete in grado di dire in tutta sincerità: «
Mio Dio e mio tutto ».
16. Più vado in giro, meglio
comprendo quanto necessario sia fare del nostro lavoro una preghiera. Fare del
lavoro un atto di amore per Dio. Per arrivare a questo, quanto necessario sarà
vivere una vita di totale abbandono a Dio, di amorevole fiducia nel nostro superiore
e l'uno nell'altro, e di spirito di gioia con i poveri.
17. Non è possibile impegnarsi nell'apostolato diretto senza essere
un'anima che prega, senza una coscienza consapevole e senza sottomissione alla
volontà divina.
18. Dobbiamo diventare santi non perché vogliamo sentirci santi, ma
perché Cristo deve poter vivere pienamente in noi la sua vita. Dobbiamo essere
tutto amore, tutta fede, tutta purezza per amore del povero che serviamo. Una
volta che abbiamo appreso a cercare innanzitutto Dio e la sua volontà, il
nostro contatto con il povero diventerà un mezzo per raggiungere una grande
santità interiore e verso gli altri. Santità è unione con Dio; nella preghiera
come nell'azione, in eguale maniera, noi veniamo da Dio a Cristo e andiamo a
Dio attraverso Cristo.
19. Un giorno Santa Margherita
Maria chiese a Gesù: « Signore, che vuoi che io faccia?». « Dammi mano libera
», le rispose Gesù. Sarà Lui a compiere la divina opera della santità e non
voi; egli domanda soltanto di essere docili. Lascia che ti vuoti e ti corregga
e poi ricolmi il calice del tuo cuore sino all'orlo, così che a tua volta
potrai dispensare ciò di cui abbondi. Guardatelo nel tabernacolo; fissate i
vostri occhi su di Lui che è la luce; ponete i vostri cuori accanto al suo
cuore divino; chiedetegli di accordarvi la grazia di conoscerlo, l'amore per
amarlo, il coraggio di servirlo. Cercatelo con fervore.
20. Sin dall'inizio dei tempi il cuore umano ha sentito il bisogno
di offrire a Dio un sacrificio, ma come dice San Paolo: « Era impossibile che
il peccato venisse cancellato col sangue di capri e di tori ». Perciò, Gesù
Cristo dovette offrire un altro sacrificio, quello di se stesso. Gesù, morendo
sulla croce, è divenuto il nostro sacrificio. Non pensiamo che la Santa Messa sia
soltanto un memoriale. No, è il vero sacrificio, come quello che Egli ha
offerto sulla croce. ~ molto consolante sapere che questo sacrificio è il
nostro sacrificio.
21. Cercate di aumentare il vostro amore per la Santa Messa e per la Passione di Cristo,
accettando con gioia tutti quei piccoli sacrifici che ci vengono ogni giorno.
Non trascurate questi piccoli doni, poiché sono molto preziosi per voi stessi
e per gli altri.
22. La conoscenza di Cristo, e di Lui nel povero, ci condurrà
all'amore personale. Questo amore soltanto può diventare la nostra luce e la
nostra gioia, se tradotta in servizio gioioso, vicendevole. Non dimentichiamo
che abbiamo sempre bisogno l'uno dell'altro. Le nostre vite sarebbero vuote
senza questo scambio reciproco. Come possiamo amare Dio e il povero se non ci
amiamo tra noi che viviamo e spezziamo insieme, quotidianamente, il pane della
vita?
23. Come parla teneramente Gesù quando dà se stesso nella Santa
Comunione. « La mia carne è veramente cibo e il mio sangue veramente bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.» Oh,
cosa potrebbe fare di più il mio Gesù che darmi la sua carne come cibo? No,
neppure Dio potrebbe fare di più né mostrarmi un amore più grande.
24. La Santa
Comunione, come sottintende la parola stessa, e l'intima
unione di Gesù con la nostra anima e il nostro corpo. Se vogliamo avere la vita
e averla in abbondanza, dobbiamo vivere della carne di Nostro Signore. I santi
compresero così bene questo, che spendevano ore intere per la preparazione e
ancor più tempo per il ringraziamento. Ciò non ha bisogno di spiegazioni,
poiché chi sarebbe in grado di spiegare « l'immensità delle ricchezze della
sapienza e della conoscenza di Dio »? « Quanto sono incomprensibili i suoi
giudizi! », esclamava San Paolo, e: « E quanto sono insondabili le sue vie,
poiché chi ha mai conosciuto la mente del Signore? ».
25. Quando comunicate con il Cristo nell'intimo del vostro cuore dopo
aver condiviso il Pane di vita, ricordate cosa deve aver provato la Madonna quando lo Spirito
Santo scese su di Lei ed Ella, che era piena di grazia, divenne piena del corpo
di Cristo. Lo spirito in Lei era così forte che « subito si levò » per andare a
servire.
26. Nelle Scritture leggiamo della tenerezza di Dio per il mondo e
leggiamo che Dio amò talmente il mondo da dare il suo figlio Gesù perché
venisse ad essere uno di noi e portasse la buona novella: Dio è amore, Dio vi
ama e mi ama. Dio vuole che ci amiamo gli uni gli altri, come egli ama ciascuno
di noi.
Tutti sappiamo, quando guardiamo la croce, quanto
Dio ci ha amato. Quando guardiamo l'Eucarestia sappiamo quanto Egli ci ama
anche adesso. Ecco perché si è fatto Pane di vita, per soddisfare la nostra fame
del suo amore, e poi, come se non bastasse, è diventato Lui stesso l'affamato,
colui che è nudo, senza casa, così da offrirci la possibilità di soddisfare la
sua fame del nostro amore umano. Poiché per questo siamo stati creati, per
amarlo e per essere amati.
27. Dove riceverete in dono la gioia di amare? Nell'Eucarestia.
Nella Santa Comunione. Gesù si è fatto Pane di vita per darci la vita. Giorno e
notte egli è sempre presente. Se davvero volete crescere nell'amore,
sostenetevi coll'Eucarestia, coll'adorazione. Nella nostra congregazione, c'era
la consuetudine di avere un'ora di adorazione la settimana e poi, nel 1973, decidemmo
di avere un'ora di adorazione ogni giorno. I nostri istituti, creati per il
malato povero e per l'incurabile, sono pieni ovunque. Da quando abbiamo cominciato
ogni giorno ad avere la nostra ora di adorazione, il nostro amore per Gesù è
diventato più intenso, il nostro amore l'uno per l'altro più comprensivo, il
nostro amore per il povero più compassionevole e abbiamo raddoppiato il numero
di vocazioni. Dio ci ha benedetto con molte vocazioni meravigliose.
28. Guardate
il tabernacolo... constatate il significato, ora, di questo amore. Chiedetevi:
lo capisco? Il mio cuore è così pulito che vi posso vedere dentro Gesù? Perché
fosse semplice per me e per voi vedere Gesù, egli si è fatto Pane di vita,
così che possiamo ricevere la vita, così che possiamo avere una vita di pace,
una vita di gioia. Trovate Gesù e troverete la pace.
29. Ogni momento di preghiera, specialmente davanti a Nostro Signore
nel tabernacolo, è sicuramente un guadagno. Il tempo che trascorriamo nel
quotidiano colloquio con Dio costituisce la parte più preziosa di tutta la
giornata.
30. Per diventare santi occorre tanta umiltà e tanta preghiera. Gesù
ci insegnò come pregare e ci disse anche di imparare da Lui che era mite e
umile di cuore. Non riusciremo ad ottenere queste due virtù se non sappiamo
cosa è il silenzio. Sia l'umiltà che la preghiera progrediscono quando
l'orecchio, la mente e la lingua, hanno vissuto in silenzio con Dio, poiché Dio
parla nel silenzio del cuore.