martedì 11 settembre 2012

Il ruolo del padre nell'educazione delle figlie femmine.




Ci sono libri che sgomentano, che vorresti non aver mai incrociato. Come un  bambino, vorresti ficcare la testa sotto il cuscino per fingere che non esista, che il vento sia solo vento e non il soffio di un dinosauro gigantesco pronto a distruggere la tua casa e portarti via le persone che ami. Eppure non sei più bambino e il mostro lo devi  guardare negli occhi perché solo così, solo prendendone consapevolezza, lo puoi sfidare e vincere e ricacciarlo lontano.
Che siano tempi duri per l’educazione nemmeno un provocatore d’esperienza e d’eccezione può negarlo, che il rigurgito di ubris dei padri stia travolgendo, come un’onda sozza e morbida, i figli forse non tutti lo comprendono, ammaliati dal canto delle sirene che promettono libertà nascondendo nella fossa dei cadaveri la responsabilità che li ha ridotti prima a pòrci e poi a carogne. Ma è così.
E quando pensi di startene tranquillo, nel tuo guardino a contemplare le rose, mentre attorno la catastrofe nucleare sta radendo tutto al suolo e incenerendo, ecco che basta un libro, o una conversazione apparentemente banale a tavola d’estate sull’uso dell’intimità delle figlie, per prenderti per i capelli e ficcarti con violenza la testa sottacqua.
Ed è un vero e proprio waterbording questo saggio di Meg Meeker, pediatra statunitense con interesse per l’educazione, tradotto in Italia dalla brava Sossy Manoukian, anch’essa esperta di pedagogia e adolescenti, il cui titolo originale Strong fathers strong daughters è stato tradotto con il più colorito ed immediato Papà sei tu il mio eroe.  Ho intervistato Sossy chiedendole di entrare in profondità nel testo e in fondo a questo articolo trovate le sue sagge risposte che illustrano perché il padre ha un ruolo così significativo nella vita e nello sviluppo delle figlie femmine e deve proprio essere il loro eroe.
Mi riservo di approfondire il terrore che questo libro mi ha spalancato d’innanzi per convincere anche voi non solo a leggerlo, ma a darvi da fare –subito- per evitare che le nostre figlie cadano in quest’abisso di dolore che potrebbe segnarle per tutta la vita. Perché di questo si tratta, della loro felicità, del loro futuro, della loro solidità. Che è una illusione pensare che averle attrezzate con una buona e dettagliata educazione sessuale per farle camminare solari e fiorite nell’altopiano della vita, dove tutto è profumo e cielo e vette innevate. Anzi, la devastante descrizione di quali effetti una precoce e frequente intimità dilapidata possa produrre nell’esistenza di una bambina –gli studi istituzionali statunitensi riportati dalla Meeker parlano di inizio delle attività sessuali intorno agli 11 anni- se il padre non prova almeno a indirizzarla verso una strada corretta, producono un sano senso di auto-analisi in ogni genitore, nel tentativo di comprendere dove e quando ha sbagliato e che cosa può fare per correggersi.
Perché è inutile illudersi: tutti sono esposti alla debolezza e non esiste nessuna famiglia che possa garantire che i suoi ragazzi no, mai e poi mai, perché noi, perché i valori, perché le amicizie… Conosco più giovani di “buona famiglia”, tutti “casa, scuola e oratorio”, tutti “volontariato e preghiere” che si sono sposati perché in tre che non…. Lasciamo perdere.
Arriva una età in cui un genitore può solo affidarsi a due cose, e con grande differenza che non sto qui a dettagliare: la preghiera e ciò che ha fatto fin lì. Infatti questo dobbiamo pensare: che siamo stati capaci di trasmettere il senso di quei valori –redde ratinem!- per cui vale la pena, per cui la pazienza paga, per cui il pudore non è oscurantismo. E non favorire le tentazioni, non giocare a fare il moderno e facilitare, ben consapevole che l’occasione si può creare comunque e ovunque. Poi c’è la libertà, quella dura e tagliente cosa che Dio ha creato per permetterci l’amore, e la responsabilità –oh questa sì da insegnare- che a se stessi e a Dio dovranno rendere conto.
Per questo il saggio di Meg Meeker (v. in fondo al post) è un aiuto formidabile, perché ci guida a comprendere come padri che cosa possiamo fare per mettere tutto in gioco, tutto sul loro comodino perché in questa giungla metropolitana oggi sappiano difendere se stesse dai seducenti Lucignoli che in tutti i modi, agghindandosi da principiazzuri o da lupi famelici (e non so oggi che cosa attizzi di più), trascinino le nostre bambine nel paese dei profumi, che i balocchi li hanno ormai lasciati alle spalle…
E se osate pensare che la mia è realmente una bambina e c’è tempo e non è il caso di preoccuparsi ora, sia anatema, perché state perdendo il tempo di seminare ed è un tempo che scivola via più rapido di una Olimpiade, di una medaglia persa all’ultimo secondo, o rubata da una giuria compiacente.
Leggete e poi mi direte. Non sciupate il tempo, che non si sa mai se ci offrirà mai nuovamente il suo sguardo benigno. (P. Pugni)

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Di seguito l'intervista di Paolo Pugni a Sossy Manoukian, la traduttrice del libro in italiano, quella all'autrice fatta da Carrie Gress.
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Ci puoi riassumere in 5 minuti il messaggio del libro?
Il messaggio del libro è far capire in modo accattivante ma senza mezzi termini quanto sia influente la figura del papà per le figlie femmine. L’autrice, madre e pediatra si rivolge ai padri proprio partendo dalla sua esperienza di medico e decide di tracciare una specie di prontuario per aiutare i padri a scoprire il “mistero” delle figlie senza delegare alla madre, che come donna è in grado capire la figlia meglio di lui. Il libro contiene 10 capitoli esortativi in cui l’autrice chiede ad ogni papà di intervenire ricordando loro le qualità di cui noi donne abbiamo bisogno. Cito le sue stesse parole: «Non ho scelto a casaccio attributi di padri: ho osservato e ascoltato le figlie per molti anni e ho sentito quello che dicono di te. Ho parlato a una miriade di padri. Ho letto testi di psichiatria, ricerche scientifiche, riviste di psicologia. L’ho fatto per lavoro. Ma ti dirò che nessun articolo di ricerca, né alcun manuale di patologia né alcuna istruzione può iniziare a cambiare la vita di una ragazza tanto quanto lo faccia in modo radicale una manciata di chiacchiere con suo padre. Niente da fare, poiché dal punto di vista di tua figlia non è mai troppo tardi per rafforzare la relazione con te. Quindi fatti furbo. Tua figlia vuole i tuoi consigli e il tuo sostegno; ha voglia e bisogno di un forte legame con te. E, come sanno tutti i bravi padri, sei tu ad aver bisogno di una relazione profonda con lei. Questo libro ti mostrerà come rafforzare questo legame oppure come ricostruirlo e come sfruttarlo per migliorare la vita di tua figlia e la tua».

Oltre che traduttrice, sei una entusiastica sostenitrice di questo libro, che promuovi con una serie di incontri. Che cosa ti ha fatto innamorare del testo?
Si è vero considero questo libro una bomba di consigli profondamente veri, di riflessioni utili e di storie realmente accadute molto appassionanti nonché commoventi. Inoltre io lo presento in quanto figlia, più che traduttrice, e posso testimoniare quando sia vero il fatto che le nostre convinzioni sono quelle del nostro papà e che le nostre scelte sono sicuramente guidate dalla fiducia paterna. In effetti io ho scelto di studiare lingue e di fare la scuola per Interpreti e Traduttori perché mio padre era convinto che fossi portata per le lingue e la sua fiducia mi è servita da motore. E se è vero il detto che “i libri ti scelgono” questo mio lavoro di traduzione rappresenta un pezzo di puzzle che unisce tante esperienze della mia vita e delle mie diverse attività professionali insieme alla mia condizione di figlia molto somigliante a mio padre.   
Il testo parla del rapporto speciale padre-figlia: perché è così speciale? e lo è davvero?
Si il rapporto col padre è speciale, lascia un imprinting unico. Non è facile spiegare il perché ma penso che sia estremamente legato al nostro codice femminile che è essenzialmente relazionale. Abbiamo bisogno di essere riconosciute, accettate, rassicurate proprio da chi è diverso da noi, paradossalmente è il padre che ci aiuta a costruire la nostra identità femminile. Riprendo le parole così belle dell’invito alla lettura: «le donne hanno bisogno dei loro papà, del loro amore e della loro presenza, della loro fiducia e della loro protezione. Per diventare una donna sicura e capace di scelte libere, la bambina ha bisogno infatti di crescere sotto lo sguardo di suo padre; ha bisogno di sentire che il padre la vede, si accorge di lei, ha stima delle sue capacità e del valore che possiede, non solo come persona ma proprio in quanto donna».

Che cosa sta succedendo ai papà oggi?
Forse questa domanda andrebbe rivolta a loro, ma posso solo dire che non hanno un compito facile perché il contesto culturale è cambiato molto e il ruolo dei padri è stato a lungo marginalizzato arrivando così a delegare alla madre. Ed è proprio qui che questo libro può ribaltare la situazione e far riscoprire che il papà è visto dalla figlia come  il suo eroe, è l’uomo più importante della sua vita, per il semplice fatto di essere suo papà.
Quali rischi corrono le figlie, e la società, dalla diserzione dei padri?
Non penso di essere in grado di rispondere a questa domanda, forse ci vuole il parere di uno specialista, ma penso che l’insicurezza sia il rischio maggiore, non poter avere un punto di riferimento solido, rassicurante che ti insegna a fare allenandoti alla frustrazione per poi poterti guardare con quel tipico sguardo di compiacimento che si manifesta nell’orgoglio di un padre!
Che cosa si aspetta una figlia dal proprio padre?
Si aspetta quelle qualità di cui lei ha bisogno: forza, coraggio, determinazione, fermezza, pragmatismo, razionalità e oggettività, incoraggiamento ma anche limiti e barriere poiché lei può capire il suo valore da quanto il padre la vuole proteggere o le mette limiti.  Voglio anche aggiungere che una figlia ha bisogno di sentirsi unica e importante per suo padre, ma questo non significa permetterle di diventare egocentrica. Il suggerimento che l’autrice rivolge ai padri in questa linea è di aprirle gli orizzonti al di là di sé stessa e dei suoi talenti. Di aiutarla con delicatezza a riconoscere i suoi punti di forza e i suoi limiti. Lasciarla sbagliare. Dimostrarle che non smette di volerle bene anche se sbaglia. Fare in modo che sappia di valere non solo per quello che fa, ma per quello che è. Ma soprattutto cogliere l’opportunità di insegnarle una delle cose più importanti della vita: le persone valgono per ciò che sono, non per ciò che fanno.
Che tipo di reazione ottiene dalle presentazioni che sta effettuando?
Ciò che ottengo o che desidero ottenere è incoraggiare i papà e far prendere loro coscienza del fatto che le figlie hanno bisogno di loro. Lo dice in modo magistrale l’autrice in queste righe:
«Papà, vorrei che ti guardassi con gli occhi di tua figlia. E non solo per il suo bene, ma per il tuo, perché se riuscissi a vederti come ti vede lei, anche per solo dieci minuti, la tua vita non sarà più la stessa. Tua figlia si alza ogni mattina perché ci sei tu. Il centro del suo piccolo mondo sei tu. Amici, parenti, professori, docenti o tutor influiranno su vari livelli, ma non formeranno il suo carattere. Sarai tu a farlo. Perché sei il suo papà. Essere un eroe per tua figlia può sembrarti una cosa di difficoltà spaventosa, ma in realtà può essere davvero facile. Non c’è bisogno di una laurea in psicologia per proteggerla e darle insegnamenti su Dio, sesso e umiltà. Significa semplicemente essere un papà…».
Ci sono papà a questi incontri? come reagiscono?
Si ci sono papà ma anche coppie. Nei papà vedo un’aria di celata soddisfazione e sorpresa soprattutto quando parlo del capitolo: “Cerca di essere l’uomo che lei vorrebbe sposare”! Perché una donna cerca sempre ciò che le è familiare, cerca quello che conosce e nella misura in cui un padre ama la figlia, la rispetta ed è onesto, allo stesso modo riconoscerà queste qualità negli uomini che incontrerà nella sua vita. Inoltre quando parlo loro dei bisogni di una figlia in quanto donna, cercando di tradurre ed esemplificare i due codici: maschile e femminile allora nascono i sorrisi tra il pubblico, perché una figlia si accorge subito quando il papà non la sta ascoltando, ma non avendo ancora fatto il callo, non lo perdona! Oppure quando parlo dell’immenso aiuto che può dare un padre alle figlie per uscire dalla spirale emotiva del vittimismo e passare all’azione e a soluzioni pratiche insegnando a cogliere le sfide, vedo i loro occhi illuminarsi per il compito di insegnare a combattere.
Ci può raccontare un episodio, un suggerimento, un dato del libro che l'ha colpita particolarmente?
Si certo, si tratta del racconto di un papà di una bambina di sei anni che non voleva più andare a scuola perché la maestra trattava male gli alunni e di come lui affronta il problema patteggiando con la moglie che, come tutte le mamme, cerca di togliere la frustrazione alla figlia, mentre il padre coglie l’opportunità di farla crescere. È interessantissimo vedere in questo episodio come agiscono il codice paterno e quello materno e di come la fiducia reciproca col patteggiamento e la complementarietà possono essere elementi indispensabili nell’educazione. Questo racconto si trova nel capitolo “Pragmatismo e determinazione: le tue migliori caratteristiche”. Mi ha commosso vedere come questo papà, nonostante la tenera età di sua figlia di prima elementare, abbia trovato il modo di insegnarle quella famosa preghiera: “Dammi, Signore, la serenità di accettare le cose che non possono cambiare, il coraggio di cambiare ciò che può essere cambiato e la saggezza di distinguere le une dalle altre”. Sono certa che ognuna di noi possa raccontare  con fierezza episodi simili in cui è stata incoraggiata da suo padre a tener duro.

Tre suggerimenti ai papà e tre alle figlie per migliorare il loro rapporto
I miei suggerimenti sono tutti nella linea di rafforzare il legame perché il codice femminile è un codice relazionale e pertanto si costruisce nel fare insieme.
Primo: trascorrere tempo assieme perché gli hobby delle figlie sono sempre quelli dei padri che sono maestri nell’appassionare alle cose più diverse.
Secondo: “resta connesso” nel senso di mantenere e rafforzare la relazione proprio per non farsi sostituire dalle amicizie virtuali.
Terzo: mantenere un momento speciale per lei, nel senso di esclusivo con lei perché alle donne piace molto essere cercata.
Alle figlie mi sento di dire:
Primo: non smettere di chiedere aiuto a tuo padre senza pensare che non ha tempo, perché il suo miglior investimento sei tu.
Secondo: quando devi prendere una decisione rivolgiti a lui perché ha più esperienza di te, poi sarai tu a decidere ma puoi scoprire orizzonti che tu non riesci a vedere.
Terzo: quando ti fa arrabbiare perché ti mette dei limiti, ricordati che lo fa perché sei molto importante per lui.
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IL RUOLO ESSENZIALE DEL PADRE PER IL BENESSERE DELLA FIGLIA


Intervista alla dottoressa Meg Meeker

 
Di Carrie Gress
Il comportamento del padre nei confronti della figlia costituisce un elemento determinante per il suo benessere, per il resto della sua vita di relazione con gli uomini, secondo la dottoressa Meg Meeker, esperta in salute degli adolescenti.

La Meeker, pediatra nonché tutor per i giovani, è autrice del libro "Strong Fathers, Strong Daughters: 10 Secrets Every Father Should Know," edito da Regnery Publishing. Il libro sottolinea che il fondamentale rapporto fra una ragazza e il padre può influire su ogni aspetto della sua futura vita.

In questa intervista, la Meeker, autrice anche di “Epidemic: How Teen Sex Is Killing Our Kids”, parla del ruolo determinante che il padre esercita nella vita di una figlia.

Il padre è il migliore alleato di una figlia. Questa sembra essere la tesi di fondo del suo libro. Mentre molti studi affermano che sono i genitori la chiave per la felicità dei figli, qual è il contributo specifico che un padre può dare rispetto alla madre, soprattutto nel suo rapporto con Dio?
Meeker: Uno dei motivi per cui ho voluto trattare direttamente questo argomento è che, oggi, l’idea che il padre sia il miglior alleato della figlia, non solo è trascurata, ma è esplicitamente rifiutata. Se si guardano le tipiche “sitcom”, il padre viene raffigurato come una persona comica e piuttosto stupida, che ha tutto da imparare dalla figlia.

La ricerca dimostra invece che l’atteggiamento del padre determina il grado di autostima della figlia e l’aiuta ad evitare problemi di sesso, droga, alcol e scarso rendimento scolastico. Ciò che è proprio della figura paterna, agli occhi della figlia, è l’elemento dell’autorità. Questa autorevolezza non è attribuita alla madre; non che essa non sia importante, ma l’influenza del padre è diversa. 

Quando la figlia è piccola, il padre rappresenta il suo principale rapporto affettivo. Dal comportamento del padre, la figlia acquisisce elementi conoscitivi sull’uomo, costruisce la sua idea di cosa pensare, sentire e aspettarsi dagli uomini, che le rimarrà per il futuro e riguarderà persino il suo rapporto con Dio, perché anche Cristo è uomo.

Quali sono le caratteristiche paterne che possono aiutare le figlie nel loro sviluppo?
Meeker: Una delle principali caratteristiche è il senso di protezione. In un padre è istintivo il fatto di proteggere e custodire la figlia. Tuttavia, la nostra cultura cerca di istruire gli uomini a non farlo, perché il tema dell’eguaglianza di genere è diventata una questione di primo piano.

Il motivo per cui questo è molto importante è perché, soprattutto nel campo della sessualità, il padre ha un'influenza enorme. Le ragazze sono sotto assedio da un marketing sessuale aggressivo, soprattutto nell’abbigliamento, sin dai sei anni in su. Se un padre, nel suo senso protettivo dice: “non voglio che mia figlia vada a scuola con un top sportivo”, dovrebbe far valere la legittimità della sua sensazione, anche a fronte del luogo comune secondo cui “questo è il modo in cui si vestono le ragazze”. Dovrebbe fidarsi delle sue intuizioni.

Un altro motivo è che i padri in generale tendono ad essere molto concreti e orientati alla soluzione, tanto da saper individuare subito il problema e come risolverlo. Talvolta le donne si sentono offese perché la pensano in modo diverso, ma questa diversità è meravigliosa. Un uomo dice: “allora, qual è il problema? Cosa possiamo fare per risolverlo?”. Questo pragmatismo può aiutare molto la figlia nella sua adolescenza.

Per esempio, se la figlia si è lasciata con il suo ragazzo, potrà sentirsi triste, grassa, stupida e costruirsi tutta un’idea nella sua mente. Il padre può farla tornare all’essenziale: “qual è il problema? Cosa possiamo fare per risolverlo? Solo perché ti ha lasciata, non significa che tutto ciò che ti passa per la mente sia vero”.

In ogni caso, la cosa più importante che un padre può fare è vivere una vita integerrima e sincera. Una figlia, nell’arco di 15 secondi è in grado di capire se il padre è di cattivo umore, di buon umore, se sta dicendo la verità o meno, ecc. Quei padri che non vivono in modo sincero rendono un pessimo servizio alle figlie perché queste non gli crederanno, non si fideranno di lui. I papà pensano di doversi conquistare la figura di eroe, ma questo non è vero: agli occhi delle figlie sono già eroi, fino a prova contraria. Molti papà non lo sanno questo.

Una cosa che cerco di fare è aiutare il padre a vedere se stesso attraverso gli occhi della figlia. Se riesce a vedersi come lo vede la figlia, non vi è dubbio che cambierà il suo stile di vita.

Lei afferma che esiste un chiaro collegamento fra il fenomeno depressivo nelle ragazze e il grado di attività sessuale. In che modo l’amore paterno può aiutarle a non soccombere di fronte ad una cultura sessualmente satura?
Meeker: La depressione nelle ragazze deriva da un insieme di lutti non risolti, da dolori non compianti. Questo collegamento è confermato da dati scientifici, anche se nessuno ha studiato la questione in maniera approfondita. Ma ciò che io ho riscontrato è che noi siamo bombardati da una cultura sessualmente satura. L’attività sessuale è dappertutto e le malattie sessualmente trasmesse hanno raggiunto livelli mai visti.

Quando le ragazze si avvicinano alla sessualità, si scatena una forte componente emotiva. La prima volta che hanno un’esperienza sessuale, non importa se orale o completa, esse vivono un lutto. Con l’atto fisico esse perdono qualcosa nel loro cuore, la loro verginità, il rispetto per se stesse. Ma se non prendono coscienza di essersi ferite, che qualcosa in loro è successo, allora vivranno un lutto non compianto, cosa che porta alla depressione.

Un altro fenomeno interessante è che se un giovane o una giovane ha una brutta esperienza sessuale, che non corrisponde alle sue aspettative, penserà subito di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma non dirà: “forse non l’avrei dovuto fare”. Così, per corregge il suo “sbaglio”, cercherà di rifarsi con un’altra esperienza, e si avvierà in un circolo vizioso di rapporti disordinati, di rischi per la salute e di danni emotivi.

Paradossalmente, mentre la nostra società cerca oggi di proteggere le ragazze dalle malattie sessualmente trasmesse, le sottopone allo stesso tempo ad un bombardamento sessuale, senza tenere conto di tutti gli aspetti negativi che ciò comporta. Questo, d’altra parte, non succederebbe mai per il tabacco o l’alcol: proteggere i giovani dal rischio di tumore ai polmoni, continuando a pubblicizzare il fumo. Questo problema generalmente non viene colto, perché la libertà sessuale è diventata una sorta di diritto.

Lei sostiene l’importanza di crescere una figlia nell’umiltà, perché guardi al mondo interrogandosi su cosa poter fare per gli altri, anziché come una principessa che vive con un senso del dovuto. Come può questo aiutarla a vivere una vita felice?
Meeker: Uno degli errori più grandi che i genitori compiono nei confronti dei figli è di fraintendere cosa sia la felicità e la gioia per loro. I genitori desiderano che i loro figli siano felici, ma pensano, sbagliando, che la felicità gli derivi dal ricevere cose gradite. Così, i figli ricevono, ricevono, ricevono, ma la felicità non gli arriva, e ci ritroviamo con un’infinità di figli infelici.

Nonostante la nostra ricchezza materiale, i tassi di depressione non sono stati mai così elevati. È evidente che qualcosa non funziona. I genitori sono stati ingannati. Le cose invece funzionano quando insegniamo ai nostri figli il senso del servizio, di guardare oltre se stessi. I ragazzi raggiungono la vera gioia e la vera felicità quando capiscono di avere uno scopo nella vita, una missione da compiere. L’unico modo per portarli a capire questo è insegnargli a guardare oltre se stessi, operando il bene nei confronti degli altri.

Questa è la fonte della vera trasformazione. Ma questo non può avvenire senza l’umiltà, il cui opposto è l’orgoglio. Quando i genitori trasmettono il valore dell’umiltà, i ragazzi capiscono di essere importanti, di essere amati, ma di non essere diversi dagli altri nella loro umanità. Se un ragazzo vuole veramente sentirsi bene con se stesso, potrà farlo nell’umiltà, che unisce, mentre l’orgoglio separa.

Un ragazzo cresciuto senza umiltà cercherà sempre di apparire migliore degli altri, più intelligente degli altri, ma ciò non può che portare ad una “felicità” frustrata, perché nessuno può mai essere il migliore in tutto. Dare veramente la felicità ai giovani, quindi, è dare loro uno scopo di realizzazione attraverso il lavoro, l’impegno e la donazione di sé agli altri.

Nel libro si ripete più volte che il padre dovrebbe fare di tutto per tenere unita la propria famiglia. A questo proposito, cosa possono fare gli uomini per le loro figlie in caso di divorzio o di vedovanza?
Meeker: Anzitutto bisogna riconoscere che come cultura abbiamo fallito nel tentativo di insegnare ai ragazzi il valore di una vita coraggiosa che può anche essere scomoda. Per gli uomini a cui non è stato insegnato a vivere, la società ha fallito nel suo ruolo.

Tutta la letteratura medica, pediatrica e psicologica, pone il divorzio in cima alla lista dei fattori che inducono i figli ad assumere comportamenti ad alto rischio. È un fattore determinante nella salute mentale, emotiva e fisica dei ragazzi. Il mio lavoro è quello di cercare di aiutare i papà a non abbandonare la famiglia e la moglie, almeno finché le figlie non siano cresciute. Più riescono ad aspettare, meglio sarà per loro. Le ragazze hanno bisogno di ogni capacità cognitiva per superare il trauma del divorzio e gli uomini devono fare appello al coraggio per aiutarle. 

Un padre che è separato dalla figlia deve cercare di mantenere un legame il più stretto possibile, il che implica bollette telefoniche salate, lettere e ogni modo per farsi largo nella sua vita, in modo delicato ma fermo. Starle vicino nel lungo periodo. Anche se la figlia si tira indietro, lui deve mantenersi responsabile. Se la cosa ti ferisce, lascia perdere, non riguarda te. Non essere permaloso, mantieni l’integrità e fidati di Dio che ti dà la forza per perseverare.

E le mamme arrabbiate devono sapere che la loro decisione di divorziare dal marito si ripercuote sulle figlie, che hanno dei bisogni affettivi e il diritto di rimanere in buoni rapporti con il padre. 

Se un padre non si arrende nel suo amore, la figlia alla fine risponderà. La figlia segue la guida del padre se sa di essere amata. 
Fonte: Zenit