lunedì 3 settembre 2012

Genfest, dove il mondo unito è già realtà



 Si è conclusa il due settembre la decima edizione del Genfest a Budapest, la città dei ponti sul Danubio.Con lo sventolio di sciarpe e bandiere in un grande e simbolico flashmob sullo storico Ponte delle Catene, i 12.000 giovani presenti hanno voluto manifestare l’impegno a costruire relazioni di fraternità tra singoli e gruppi, nei 104 Paesi di provenienza.
Il Pontefice Benedetto XVI, nel suo messaggio, ha augurato di trovare nella bellissima città un “segno di speranza” e un’ispirazione al dialogo con chi proviene da altri contesti e culture.
Il Genfest 2012 è entrato nel vivo della rete: facce e voci dei presenti alla Sport Arena sono state lanciate sul web insieme al messaggio di fraternità, raggiungendo tramite facebook, twitter (con picchi di un tweet al secondo nei momenti salienti), youtube, il sito ufficiale e la diretta streaming, almeno 450.000 persone in tutto il mondo.
Giornate “incredibili”, “forti”, “spettacolari”, aggettivi che riecheggiano nelle 27 lingue in cui il programma è stato tradotto in simultanea. Una partecipazione diffusa, quindi. Un Genfest costruito in molteplici luoghi, altrettanti “nodi propulsivi ”.
Si legge in rete: “Mi affascina vedere che in questi giorni Twitter si è riempito di parole grandi, parole di unità”. Nell'era delle nicchie e degli individualismi, in una società dell'attenzione dove migliaia di idee ogni giorno lottano per avere un posto in prima pagina, trovare tante persone disposte a regalare anche un solo attimo della loro vita per leggere un tweet o scrivere un post è un immenso capitale sociale che dà speranze per il futuro dell'umanità.
La metafora della costruzione di ponti ha fatto da filo conduttore al programma. E’ intervenuto Bassem dell’Egitto, che con il progetto “Appartengo” coinvolge la popolazione di due quartieri della capitale, colorando il muro di una scuola per superare le tensioni seguite agli eventi di Piazza Tahrir; il messicano Willie, che si è visto uccidere il cugino nella scia di violenza della guerra al narcotraffico ma ha scelto di rispondere all'odio con l'amore; e il giovane thailandese, che di fronte all'alluvione che nell'ottobre 2011 ha devastato il Paese si è rimboccato le maniche e insieme ad altre centinaia di ragazzi si è dato da fare per rafforzare gli argini che difendono Bangkok. Le voci sono tante, le scelte coraggiose, spesso controcorrente.
Molti giovani si sono messi insieme per lavorare all’United World Project. Un impegno a cui appongono la propria firma, anche per il riconoscimento presso l’ONU di un Osservatorio internazionale permanente per promuovere e verificare quanto la fraternità sia messa in atto da singoli, gruppi e nazioni, ispirandosi alla “Regola d’oro”: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.
A questi giovani Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, si è rivolta con un invito esigente: “Guardate in alto. Guardate lontano, è lì che troverete l’appiglio sicuro. Guardate all’amore che è Dio. Lui è l’unico che non vi delude…”. E ancora: “Non abbiate paura. Siate voi stessi ed entrate personalmente nella società... Il vostro contributo è unico, irripetibile… Siete chiamati ora a spendervi per qualcosa di immenso, lasciando dietro di voi qualcosa di immortale”.
La Voce ha Suggerito di passare subito all’azione con un amore concreto che inizia dalle piccole azioni che fanno grande la vita e incidono sulla società. Ha citato S. Massimiliano Kolbe: “Solo l’amore è creativo!”. E ha salutato con un pensiero di Chiara Lubich: “Occorre nel mondo un supplemento d’anima, un supplemento di amore. E questo dobbiamo portare!”.
Su un tweet immediato si legge: “E’ impossibile restare indifferenti. Possiamo cambiare il mondo, anche con piccoli gesti”.
In conclusione  i giovani cattolici hanno partecipato ad una suggestiva celebrazione in Piazza Santo Stefano, presieduta dal cardinale Peter Erdö, contemporaneamente a liturgie in cui gli altri cristiani hanno partecipato seconde le Chiese di appartenenza e ad un incontro dei giovani di altre religioni.
Il Genfest si è concluso con un arrivederci a Rio alla GMG del 2013, con un minuto di raccoglimento e di silenzio per la pace, il time-out, mentre accanto al cardinale sono salite le altre autorità ecclesiali, delle Chiese ortodosse, evangeliche e anglicana, e giovani rappresentanti di altre religioni e di altre convinzioni.
“Dio è il Creatore di tutti noi, è lo splendore della vita di tutti noi – ha detto il cardinale durante la Messa – E’ in Lui che tutta l’umanità può trovare la sua unità. In Lui siamo veramente fratelli”.

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Di seguito uno stralcio dell’intervista che la presidente dei Focolari, Maria Voce, ha rilasciato alla testata ungherese Magyar Kurír in occasione del Genfest che si è concluso ieri 2 settembre nella capitale magiara.

«Alcuni decenni fa le grandi manifestazioni giovanili avevano un significato particolare. Ora il mondo è cambiato. Con la crescente mobilità i giovani possono fare tante valide esperienze internazionali. Attraverso i social network  sembra loro di potersi incontrare facilmente anche nel nome di ideali comuni. Ormai sono numerosi i meeting e le conferenze internazionali con dei documenti finali, ma con poco impatto concreto sul mondo. In questo contesto come vede Lei il ruolo e il significato del Genfest? La situazione cambiata quale riflessione chiede al Movimento?»
«Dopo 12 anni dall’ultima edizione, questo Genfest era attesissimo da tutti nel Movimento. E i giovani si sono dati un anno di Genfest, dal 1° maggio 2012 al 1° maggio 2013, proprio a significare che l’uno e l’altro aspetto ne fanno parte, quello della grande manifestazione internazionale e quello della continuità nella vita quotidiana, che loro vivono anche nel web.
Nel messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali del 2011, il Papa ha fatto un’importante riflessione sulla “vasta trasformazione culturale” che le nuove tecnologie producono, cambiando non solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa.
Il Papa fa una lucida analisi delle potenzialità e dei limiti dei social network, in cui i giovani vivono, e invita i cristiani ad esservi presenti con creatività, “perché questa rete è parte integrante della vita umana”. “II web – dice il Papa – sta contribuendo allo sviluppo di nuove e più complesse forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevolezza condivisa”. D’altra parte, sottolinea che, “il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita”.
Ne siamo convinti anche noi e l’entusiasmo e l’impegno, gli sforzi fatti da tanti per essere a Budapest ce lo conferma: i giovani hanno sete di rapporti autentici, “globalizzanti” direi, che coinvolgano l’intera persona. E’innegabile che solo nel contatto diretto si può sperimentare appieno la gioia dell’incontro con l’altro, la sfida e la ricchezza della diversità, la forza di un ideale condiviso per cui spendersi insieme… Il Genfest é un momento in cui vedere realizzata già quell’unità e fraternità in cui questi giovani credono e per le quali si impegnano.
Il Movimento comunque si pone davanti a questa sfida con la consapevolezza che il dono che Dio gli ha dato, il carisma dell’unità, è più che mai consono alla chiamata dell’umanità a vedersi e a vivere come una sola famiglia, in un’interdipendenza e solidarietà che questa nuova situazione culturale accelera e sottolinea. Poi le forme, i metodi, vanno cercati, elaborati. Naturalmente questa riflessione è già iniziata e viene portata avanti nel Movimento, sia a livello globale che anche nelle sue manifestazioni concrete locali. Credo che questo Genfest, non solo come manifestazione, ma come fenomeno di condivisione che i giovani hanno cominciato nella preparazione e prosegue con progetti concreti, è un importantissimo passo, un’esperienza che ci darà spunti notevoli. Ed è interessante soprattutto portare avanti questa riflessione insieme, giovani e adulti.»


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Gen Fest 2012
Let’s bridge
Budapest, 1 settembre 2012
INTERVENTO DI MARIA VOCE
Carissime e carissimi,
 che emozione vedervi da quassù! Vedere questa marea di giovani e sapere che attende
da me ancora una parola, un messaggio, una consegna.
 La prima parola che mi viene da dirvi è: GRAZIE!
 Grazie per aver accolto l’invito a venire da tutti gli angoli del pianeta qui a Budapest
per costruire insieme i ponti della fraternità e della pace!
 Grazie per aver affrontato disagi e sacrifici per testimoniare a voi stessi e a tutti che, se
l’obiettivo da raggiungere è valido, i giovani sanno darsi completamente.
 Ed io, chi sono io per dirvi ancora qualcosa?
 Davvero non avrei il coraggio di aprire bocca se non sentissi che posso parlarvi in
nome di questo grande ideale di fratellanza universale che condivido da quando ero giovane
come voi e che ora – con i capelli bianchi – sento più vivo e più forte e impellente che mai.
 Viaggiando per il mondo ho conosciuto i giovani di ieri e di oggi; ho visto trasformarsi
le condizioni sociali in cui si vive; ho visto il frantumarsi di tante sicurezze; ho visto le
sofferenze di non trovare lavoro, di non riuscire ad avere più momenti e luoghi di
aggregazione se non il vuoto chiasso delle discoteche o il rumore delle folli corse in moto… E
tutto in rapida evoluzione, in continuo cambiamento, cosicché sembra impossibile aggrapparsi
ad un appiglio che non ceda, o salire uno scalino che non tremi. Ho sentito crescere una
generazione che ha paura. Paura di illudersi e di essere delusa, paura di dare qualcosa di sé e
di restare a mani vuote; paura di ritrovarsi soli pur in mezzo ad una folla.
 Ho però incontrato anche molti giovani, tra cui tanti di voi, che, nonostante tutto ciò,
sanno che per la costruzione di un mondo  più unito, occorrono cambiamenti innanzitutto
personali, e quindi scelte radicali. E le fanno. Scoprendosi fratelli, vicini e solidali, nonostante
ed anzi forse anche grazie alle loro differenze e diversità, costruiscono relazioni vere di
amicizia; sciolgono là dove si trovano situazioni difficili; trasformano il clima intorno,

partendo, maturando e crescendo dal gesto quotidiano, dalle responsabilità che si assumono: i
no e i sì che sono capaci di dire giorno per giorno.
Ed è questa generazione che ora mi prende il cuore e alla quale vorrei dare la mano per
aiutarla ad alzare gli occhi verso l’alto.
Sì, dico a voi tutti: guardate in alto. Guardate lontano, è lì  che troverete l’appiglio
sicuro. Guardate all’amore che è Dio. Lui è l’unico che non vi delude. Nelle gioie e nei dolori,
lui solo darà solidità alla vostra vita. Potranno arrivare anche intemperie, ma non scalfiranno
di una virgola chi ha scelto di stare in lui, dalla sua parte. Mettetevi dalla sua parte, cercando
di vedere le cose e il mondo con i suoi occhi, e sarete pilastri fermi di ponti nuovi sui quali
camminerete sicuri, felici, e tanti altri vi seguiranno.
E poi  non abbiate paura! Siate voi stessi ed entrate  personalmente nella società,
mettendo a disposizione di grandi e piccoli la  vostra personalità, la vostra competenza e i
vostri talenti. Il vostro contributo è unico, irripetibile, diverso da quello degli adulti.
Io, noi, la generazione che vi precede, vi guarda con fiducia per tutto quello che siete e
che fate. Abbiate anche voi la stessa fiducia.
I problemi del mondo che ci circonda, per noi sono bisogni da soddisfare, domande di
giustizia, di verità, di amore. Cercate negli ideali che oggi avete condiviso e nella forza che
oggi avete sperimentato tutte le risposte, e offritele con generosità, cominciando col porre in
atto ogni sforzo per realizzare i grandi e bei progetti che  avete lanciato e di cui sono tanto
contenta.
 Siete chiamati ora a spendervi per qualcosa di immenso, lasciando dietro di voi
qualcosa di immortale.
 Occorre per questo  passare subito all’azione, partire, senza aspettare e senza
fermarsi.
 Il Genfest, pur nella sua bellezza e nella sua grandezza, rimane poca cosa di fronte alle
necessità dell’umanità. Cosa sono 12.000 giovani di fronte ai circa due miliardi di giovani del
mondo?! Eppure se cambia il cuore dei presenti, allora il mondo comincia a cambiare. E il
cuore cambia se si lascia penetrare dall’unico valore che tutti i giovani di ogni latitudine
riconoscono come il più importante: l’amore! Cominciate quindi ad amare concretamente.
Il primo passo non è quello delle azioni grandi, ma quello dei piccoli atti d'amore che
fanno grande la vita e hanno il potere di cambiare il mondo e di incidere sulla società. Senza
paura di dover fare chissà cosa, ma renderci vicini alla persona che ci passa accanto. Ciò vuol
dire amare la cassiera del supermercato, prenderci cura del povero che ci chiede del nostro,
imparare a farci il letto per amore del compagno di stanza, lavare i piatti per amore di chi ci
mangerà dopo…



E non lasciate che i ponti costruiti oggi vengano meno.
Il primo ponte è stato costruito proprio fra  tutti voi. Vi siete saliti, certamente non
vorrete più scenderne. Avete edificato insieme un pezzo di mondo unito e ognuno porta ora in
sé la forza di questa esperienza, sia che ne partecipasse già da prima, sia che ne sia venuto in
contatto solo oggi. Ora è una cosa nuova!
Così può partire da questo SportArena un unico fiume d’amore.
Massimiliano Kolbe – un grande testimone dell’amore, che ha dato la sua vita al posto
di un compagno di prigionia nel campo di concentramento – diceva: “solo l’amore è
creativo!”
E Chiara ci ha ripetuto che “occorre nel mondo un supplemento d’anima, un
supplemento di amore. E questo dobbiamo portare”.
Coraggio, allora! Tutti uniti in questa bellissima avventura!


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Di seguito il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI.

SEGRETERIA DI STATO
Dal Vaticano, 9 luglio 2012
No. 201.310
Carissima Sig.na Voce,
Il Santo Padre è stato lieto di essere informato della celebrazione del Genfest 2012, che si
svolgerà a Budapest dal 31 agosto al 2 settembre, e manda calorosi saluti a tutti i giovani che vi
parteciperanno.
 Sua Santità osserva che la città stessa è un simbolo eloquente, a più livelli, delle aspirazioni
che portano così tanti giovani a riunirsi per l’evento dal titolo Let’s Bridge. I numerosi ponti che
attraversano il Danubio, che collegano gli insediamenti precedenti di Buda e Pest e ne fanno
un’unica unità, sono stati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale. Eppure, dalle ceneri di quel
terribile conflitto è nata la determinazione di costruire la pace su fondamenti duraturi, una
determinazione che sarebbe stata l’inspirazione alla base della fondazione del Movimento dei
Focolari. I ponti del Danubio sono stati ricostruiti e la comunità internazionale si è prefissata di
eliminare una volte per tutte le condizioni che potrebbero condurre ad un futuro conflitto.
 Mentre la stessa Budapest, insieme alla maggior parte dell’Europa dell’Est, ha continuato a
soffrire sotto l’oppressione di un regime totalitario, anche lì sono emerse nuove possibilità di libertà
e solidarietà fraterna dopo la fine della Guerra Fredda. Auspico che questa bellissima città sia un
segno di speranza per ispirare tutti i giovani presenti a offrire la mano dell’amicizia a quelli che
provengono da altri contesti e culture, “così da dare forma alla città terrena nell’unità e nella pace,
rendendola in qualche misura un’anticipazione e una prefigurazione della città indivisa di Dio”
(Caritas in Veritate, 7).
 Con questi sentimenti, il Santo Padre volentieri imparte la sua Benedizione Apostolica a tutti
i partecipanti del Genfest 2012, come pegno di pace e gioia duratura.
   Cordialmente,
     Tarcisio Card. Bertone
Segretario di Stato