giovedì 27 settembre 2012

Chi è Gesù? Il Crocifisso che ha vinto la morte.


SAN GALLO, venerdì, 28 settembre 2012 – Di seguto l’omelia tenuta questa mattina dal cardinale arcivescovo di Genova e vice-presidente del CCEE, Angelo Bagnasco, in occasione dell’annuale assemblea plenaria dei Presidenti delle Conferenze episcopali in Europa, in corso a San Gallo (Sankt Gallen), in Svizzera.
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Cari Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
1.       Il nostro incontro annuale è dettato dall’ansia pastorale delle nostre Chiese, ma anche dal desiderio di dare un doveroso contributo al cammino dell’Europa, perché diventi non tanto una unità di interessi, ma una comunità di destino, una realtà incisiva ed efficace e nello stesso tempo “leggera”  e rispettosa della storia dei diversi Paesi. Comprendiamo che coniugare in modo armonico l’unità nella diversità, senza nominalismi comunitari e senza omologazioni umilianti, non è facile e immediato. Tuttavia siamo convinti che sia possibile se ci si mantiene tutti – popoli e responsabili – nella luce della verità, lontani da pregiudizi e ideologie. Quale verità? La verità della persona come soggetto di relazioni, aperto alla buona Trascendenza e solidale: in modo efficace, il Concilio Vaticano II afferma che “senza il Creatore, la creatura viene meno” (GS, 36). Ecco perché la religione, ricordando che l’uomo è aperto a Dio e a Lui ancorato, è essenziale ad una società che vuole essere veramente umana: dove cioè l’orizzonte della vita non è rinchiuso nell’immediato, dove la libertà è guidata da valori oggettivi, la coscienza non è sinonimo di soggettivismo ma luogo  dove l’uomo ascolta l’eco di Colui che lo ha creato, e che ha impresso nel suo essere la direzione del suo agire. Dio ci ha parlato nella natura umana, nella creazione, nella storia, ma, in modo compiuto e sommo, ci Parla nel Verbo incarnato, il Signore Gesù, Risorto e vivente nella sua Chiesa. Il tema di fondo della nostra Assemblea annuale – la nuova evangelizzazione – manifesta la nostra ansia di Pastori e il nostro amore di europei: fa pulsare il cuore della Chiesa alla vigilia del Sinodo. In questa Celebrazione eucaristica, pertanto, portiamo sull’altare l’eco delle nostre Chiese, dei nostri presbiteri, dei laici, ma anche l’eco dell’Europa perché cresca nella sua anima.
2.     La Parola di Dio ci nutre e ci prepara alla mensa eucaristica, e il libro del Qoelet ci invita a camminare nella via della sapienza: c’è un tempo per ogni cosa! L’esistenza umana, come la storia delle Nazioni, è una sequenza di pagine diverse, di luci e di ombre, di alti e di bassi, di gioie e dolori. Si susseguono abbracci e lontananze, successi e delusioni, parole e silenzi. Domina l’impressione di un disincanto radicale, che sembra portare ad una universale indifferenza, quasi al  distacco disilluso da tutto e da tutti: “vanità delle vanità”. In realtà, non ci vuole allontanare dalla storia, ma ci invita alla libertà interiore, ad impegnarci pienamente nei nostri doveri senza dimenticare che il grande Protagonista è Dio, e che a Lui dobbiamo lasciare il frutto del nostro impegno. Non siamo dunque sospinti verso un disimpegno passivo e fatalista, ma invitati alla fiducia, premessa di un servizio generoso e sereno.
3.      Il Vangelo proclamato ci conduce nel cuore delle cose e di quell’atteggiamento che, nella narrazione del Qoelet, sembra peccare di pessimismo. Gesù pone la domanda cruciale: “Ma voi chi dite che io sia?”. Il Maestro provoca i suoi apostoli, vuole che prendano posizione. Come sempre è Pietro a prendere la parola come per riassumere l’animo di tutti, e con slancio fa la sua professione di fede: “tu sei il Cristo di Dio”! Non è solo una dichiarazione ortodossa, ma è anche una consegna radicale: la fede, infatti, è professione vera e abbandono incondizionato della vita; è verità e amore. Possiamo dire che senza la verità non vi è fondamento dell’amore che si affida, e senza amore la verità resta lontana e fredda, senza frutto. Gesù incalza, e rivela che “il Figlio dell’uomo deve soffrire molto (…) essere messo a morte e risorgere”. Perché tanta fretta nel prefigurare la via del Calvario? Per non creare illusioni: non vuole che i suoi discepoli pensino di seguire un Messia glorioso e trionfante, ma che vivano da subito la verità umile della sua spogliazione, della kénosis redentiva.
Come non pensare all’Anno della fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI? La questione centrale non è innanzitutto la fede di chi non crede, ma di chi crede, di noi Pastori che siamo costituiti  maestri e per questo chiamati ad essere discepoli più fedeli: “La fede è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. E questo ‘stare con Lui’ introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede” (Benedetto XVI, Porta fidei, 10). E’ un programma di vita! Solo l’esperienza viva e affascinante dello stare con Gesù  permette all’uomo di entrare sempre meglio nel suo mistero e di coglierne la corrispondenza con le esigenze  profonde del cuore. Sì, il Vangelo è la risposta affidabile e vivibile alle domande più  pungenti e radicali dell’umanità. Per questo Sant’Agostino può dire che i credenti “si fortificano credendo”,  Pascal sembra far eco con l’invito a scommettere la vita su Cristo; e Benedetto XVI esorta il mondo dubbioso a provare a vivere nell’ “ipotesi-Dio”, cioè “come se Dio esistesse”.
4.      Ma l’anticipazione del Calvario getta una luce totalmente nuova anche sul Qoelet: non si tratta, infatti, di concepire la vita terrena come una sequenza di luci e ombre, ma di credere che proprio nella notte vi è il giorno, nella debolezza umana è racchiusa la grazia. Non è forse questo il mistero della Pasqua, il segreto della croce gloriosa? L’Apostolo Paolo, nella lettera ai Corinti, ci parla delle tribolazioni apostoliche, e dice che egli gusta la consolazione del Signore racchiusa dentro le prove. Il Maestro, dunque, vuole ammaestrare i discepoli perché imparino ad avere uno sguardo pasquale sul mondo, a scorgere nelle difficoltà della vita cristiana e della missione le luci della risurrezione, di un mondo nuovo che fatica ma che è certo.
Cari Confratelli, la divina Liturgia ci invita ad essere umili, a guardare la nostra Europa con gli occhi della Pasqua: non ci sono ombre che possano uccidere la luce del Risorto che la Chiesa porta nel suo grembo di madre. Nel venerdì santo tutto sembrava finito, ma, in realtà, tutto era cominciato. E noi abbiamo la grazia e la gioia di accompagnare nella fede la silenziosa e paziente  nascita della nuova creazione. La Santa Vergine continua ad esserci  accanto come nel Cenacolo

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Di seguito il Vangelo di oggi, 28 settembre, venerdi della XXV settimana del T.O., con un commento, qualche pensiero del papa e un importante appello.

«Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispondetegli con generosità e audacia.
Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio,
che hai dato la tua vita per me.
Voglio seguirti con fedeltà 
e lasciarmi guidare dalla tua parola.
Tu mi conosci e mi ami.
Io mi fido di te e metto la mia intera vita nelle tue mani.
Voglio che Tu sia la forza che mi sostiene,
la gioia che mai mi abbandona.

Benedetto XVI, Giornata Mondiale della Gioventù, Madrid 2011



Luca 9,18-22.

Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio». Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».


IL COMMENTO


Di fronte a Gesù, la ragione senza la luce della fede, rimane imprigionata nella religiosità impersonale della "gente". Per la folla anonima Egli è solo un profeta come gli altri. I suoi gesti e insegnamenti potrebbero fondare e orientare l'esistenza, ma quando si innalzano oltre i criteri mondani e le possibilità della carne, promoveatur ut amoveatur, li "eleviamo" al rango di sublimi utopie per renderli inoffensivi, tra quegli ideali così trendy da indossare e impossibili da incarnare .  Così Gesù, pur tra le acclamazioni, resta irrilevante, e l'incontro con Lui non cambia radicalmente l'esistenza. La sessualità, la famiglia, il lavoro, il denaro, l'amicizia, lo studio: in tutto Gesù è via, verità e vita, ma di fatto, le sue parole scorrono sulle nostre giornate come una struggente colonna sonora, mentre le passioni, il piacere e l'egoismo travestiti da valori civili e criteri ragionevoli, ci conducono in direzione opposta.
Ma chi è Gesù? E' il Crocifisso che ha vinto la morte. Egli è Dio vivo qui ed ora, ma è vero per me? Gli occhi illuminati dalla fede lo vedono e riconoscono laddove quelli della carne non possono, in tutto ciò che odora di scandalo, sofferenza e morte. Ed è proprio qui che si compie l'amore di Dio per me, nella vittoria di Cristo che fa spiccare alla vita il volo oltre la religiosità naturale, innestandola nella sua. La professione di fede di Pietro infatti, si fa autentica nel crogiuolo della storia: egli è morto come quel Gesù di Nazaret che aveva riconosciuto essere il Messia. Alle parole "Tu sei il Cristo" aggiunge così quel "per me" e "in me" che certifica la credibilità e l'autenticità del suo annuncio agli occhi degli uomini. Con Pietro anche "per noi" Gesù è il Cristo, quando la sua Croce ci accoglie per condurci alla risurrezione. Tu sei il Cristo "in me" oggi, ovunque e dinanzi a chiunque, quando il tuo amore vince il mio timore e posso donare la vita.


Benedetto XVI. La fede e il mistero.

La fede va al di là dei semplici dati empirici o storici, ed è capace di cogliere il mistero della persona di Cristo nella sua profondità. (Omelia per la Giornata Mondiale della Gioventù, Madrid 21 agosto 2011).


Benedetto XVI. L'intimità con un uomo in cui abita personalmente Dio

Incarnazione, chenosi, cioè umiliazione fino alla morte di croce, e glorificazione. Questo stesso mistero è diventato un tutt’uno con la vita dell’apostolo Paolo che afferma: “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21). E’ un nuovo senso della vita, dell’esistenza umana, che consiste nella comunione con Gesù Cristo vivente; non solo con un personaggio storico, un maestro di saggezza, un leader religioso, ma con un uomo in cui abita personalmente Dio. La sua morte e risurrezione è la Buona Notizia che, partendo da Gerusalemme, è destinata a raggiungere tutti gli uomini e tutti i popoli, e a trasformare dall’interno tutte le culture, aprendole alla verità fondamentale: Dio è amore, si è fatto uomo in Gesù e con il suo sacrificio ha riscattato l’umanità dalla schiavitù del male donandole una speranza affidabile. (Angelus del 18 settembre 2011).


Benedetto XVI. La fede ci spinge a deciderci per il Signore.

La fede non dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, bensì suppone una relazione personale con Lui, l’adesione di tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla manifestazione che Dio fa di se stesso. Così, la domanda «Ma voi, chi dite che io sia?», in fondo sta provocando i discepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui. Fede e sequela di Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la sequela del Maestro, la fede deve consolidarsi e crescere, farsi più profonda e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza la relazione con Gesù, la intimità con Lui. Anche Pietro e gli altri apostoli dovettero avanzare per questo cammino, fino a che l’incontro con il Signore risorto aprì loro gli occhi a una fede piena. (Omelia per la GMG di Madrid).


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Cara amica, caro amico:
le numerose organizzazioni  favorevoli aborto sparse per il mondo hanno indetto per OGGI venerdì 28 settembre una "giornata mondiale per l'aborto" per richiedere l'eliminazione degli ultimi ostacoli all'aborto libero (obiezione di coscienza compreso).


Per contrastare questa iniziativa di morte con alcuni amici sto domandando la tua adesione all'appello che ti allego a questa e-mail.
Ti chiedo la cortesia di aderire all'iniziativa inviando una risposta all'indirizzo che vedrai anche qui in calce; d'inoltrare questa mia e-mail a chiunque lo ritieni opportuno invitandolo a fare altrettanto; a divulgare l'Appello tra i tuoi contatti; a diffonderlo sui social network (Facebook, Twitter, etc.)  e di caricarlo sul tuo blog o sul tuo sito Internet.
Come puoi bene immaginare, la stampa sarà sicuramente favorevole a quella ennesima iniziativa contro la vita, ma se ci muoviamo uniti e tempestivamente non potrà ignorare la protesta del mondo pro life.
L'Appello che ti allego contiene anche un invito a far sentire la tua voce a difesa della vita umana sui media. Per questo trovei il testo di una lettera-tipo che ti chiedo d'inviare e di far inviare alle redazioni di quotidiani e di periodici debitamente firmata. Ma ovviamente puoi anche scriverne una originale, tutta tua. L'importante è farlo, perché decisivo è non far scivolare questa ennesima sciagura nell'indifferenza.
Se lo vorrai ti chiedo anche, anzi soprattutto, di accompagnare questa manifestazione a favore della vita umana con la preghiera, per esempio  con la recita del santo Roasario e facendo celebrare sante Messe di riparazione.
Certo che non farai mancare la tua intelligenza e la tua azione alla causa della difesa della vita umana, ti ringrazio di cuore per quanto farai.
Cordialmente,
Marco Respinti




P.S. Per aderire all'iniziativa, rispondi a
inserendo nell'oggetto della tua e-mail: "Aderisco all'iniziativa".