mercoledì 8 agosto 2012

Teresa Benedetta della Croce: l'Ethos femminil

L’ETHOS FEMMINILE 

NELLA VITA E NEGLI SCRITTI di Edith Stein (s. Teresa Benedetta della Croce, Patrona d'Europa) 

Di Ludmila Grygiel*




Il tema della donna appare negli scritti di Edith Stein come il tema principale ( ad es. nelle conferenze pubbliche tenute negli anni 20) oppure viene trattato in margine alle riflessioni sui diversi temi. Ma occorre anche riconoscere che la nostra Santa filosofa, contraddistinta da una eccezionale onestà intellettuale e coerenza, testimonia con la propria vita ciò che scrive e scrive solo ciò di cui è profondamente convinta anche grazie alla diretta esperienza personale. Lei non solo fa i discorsi teoretici sull’identità e vocazione della donna ma soprattutto vive la sua femminilità e la testimonia nella propria vita.
Vale la pena ricordare questo filone della sua biografia che illustra la tematica femminile. Edith nasce in una famiglia numerosa e molto unita. La figura centrale di questa famiglia e senza dubbio un modello per i figli è la madre, Augusta, una donna forte, onesta, laboriosa, esigente; un’ebrea praticante e fedele alla tradizione del suo popolo. Guardando la nostra filosofa e carmelitana scorgiamo molti tratti caratteristici propri dell’anziana madre, che rimane se stessa perfino nel suo ostinato rifiuto di continuare ad intrattenere relazioni con la figlia dopo che ha ricevuto il battesimo.
L’adolescente Edith perde la fede e ben presto diventa sostenitrice del movimento femminista di stampo liberale, che a quei tempi si concentrava sulla lotta per l’uguaglianza sociale e politica. Il periodo degli studi universitari è per Stein un tempo nel quale porta a maturazione la convinzione della propria vocazione al matrimonio. Per la bella ed elegante ragazza è il periodo dei primi innamoramenti e sogni della vita matrimoniale e famigliare. Desiderio del tutto femminile che esprime la sincera aspirazione del cuore libero dai dettami degli slogan femministi; “portavo nel cuore la speranza di un grande amore e di un matrimonio felice”1. Desiderio che alle femministe di oggi sembra inconciliabile con la carriera universitaria e spesso viene soffocato o addirittura deriso.
Edith era sempre una donna molto riservata, perciò sappiamo ben poco dei suoi intimi progetti e delle sue vicende sentimentali. Mi sembra però una cosa di grande importanza il fatto che la giovane filosofa pensando al matrimonio non si ispirasse al modello famigliare, cioè al matrimonio ebraico né al modello proposto dalle femministe di allora. Di fronte al sogno di un matrimonio felice non è attratta dagli esempi e dalle testimonianze che trova nell’ebraismo. Si scopre invece più vicina alla Chiesa cattolica. Ancora prima della conversione la riflessione sulla vita e la morte, sull’amore e la speranza costituiscono chiari punti di disaccordo con la fede dei suoi antenati.
La conversione al cattolicesimo approfondisce la ricerca intellettuale e la indirizza verso Dio. Lo si nota bene nella ricerca filosofica ma anche nelle riflessione che della Stein sulla donna. Da allora in poi il problema della donna viene visto in duplice prospettiva, che si potrebbe sintetizzare così: la donna di fronte agli uomini (la vita famigliare, sociale politica) e la donna di fronte a Dio (la vita spirituale). Possiamo seguire la prima prospettiva soprattutto leggendo i testi delle conferenze, che Stein teneva negli anni venti in Germania, Austria e Svizzera e poi alcuni scritti su santa Teresa d’Avila, oppure sulla preghiera. Questi testi erano destinati ad un pubblico ogni volta diverso ma tutti sono improntati dalla stessa grinta filosofica dell’autrice e si caratterizzano con la tipica chiarezza e profondità “steiniana”. L’autrice sfiora appena le polemiche politiche e giornalistiche dell’epoca. Ad esempio a margine delle discussioni sul sacerdozio delle donne scrive brevemente: “io personalmente non credo ad uno sviluppo che possa giungere ad ammettere il sacerdozio della donna”2, oppure costata con fermezza: “ritengo che l’esclusione delle donne dal sacerdozio non sia una semplice prassi del nostro tempo”3. La Stein si concentra sulla profonda, rigorosa analisi della struttura della donna, sull’essenza dell’ethos femminile basandosi sulla Sacra Scrittura e sulla propria esperienza di donna credente. Partendo dall’atto di creazione e Incarnazione realizzatosi grazie alla femminilità del corpo di Maria e grazie al suo libero consenso spirituale, la gran de filosofa costata:
Egli [Dio] ha voluto legarsi ad una donna tanto strettamente, quanto a nessun altro essere umano prima o poi, e le dato un posto per l’eternità nella Chiesa cui nessun altro può aspirare: così Egli in tutti i tempi ha chiamato delle donne alla più stretta unione con Lui affinché annunciasse il suo amore, proclamassero la Sua volontà a re e a papi […] Non vi è vocazione più eccelsa della sposa Christi, e colei cui Egli apre questa via non deve certo desiderarne altre.4
Questa frase esprime non solo la personale opinione della Stein ma anche sintetizza l’insegnamento della Chiesa fino ai nostri giorni. Ogni discorso sulla donna deve partire dal concetto della sua grande, unica dignità consentitale dal Creatore. Edith Stein mette in rilievo proprio questa dignità dalla quale origina il compito della donna in ogni epoca e luogo. Ripete con forza che la presenza femminile è necessaria sempre ed ovunque perché grazie alla sua natura la donna è predisposta non solo a dare la vita e a proteggerla ma soprattutto a garantire lo sviluppo dei valori umani. Quest’ultimo ruolo si vede chiaramente “quando la fede è minacciata dalle forze ostili”5. Tutti conosciamo la conferma di questa frase nella storia dell’Unione Sovietica, nella coraggiosa testimonianza delle babusche di fronte alle potenti “forze ostili” della fede.
Edith Stein da esperta pedagoga insiste molto sulla necessità di una adeguata educazione delle ragazze sia nelle famiglie che nelle scuole. La formazione della persona si compie su due livelli: quello scientifico (attraverso lo studio) e quello spirituale che abbraccia tutte le esperienze ed i valori della vita interiore. La maturità della donna e la ricchezza della sua personalità (come avviene anche per l’uomo) dipende dall’armonioso sviluppo di entrambi i livelli. Per la formazione della donna, tuttavia, il più importante è sempre la formazione dell’anima, piuttosto che l’istruzione scientifica, perché una delle caratteristiche dell’ethos femminile è la grande sensibilità dello spirituale. La donna diventa matura non quando è sviluppata corporalmente oppure quando conquista un diploma ma quando raggiunge la maturità spirituale: “ciò che la donna deve essere per la sua vocazione originaria, lo può diventare solo se alla formazione naturale che agisce dall’interno si aggiunge anche la formazione della grazia. Perciò il nocciolo dell’educazione femminile è la formazione religiosa”6. Non si tratta di una educazione ai precetti, un insegnamento del modo di comportarsi ma dell’essere, di uno stare di fronte a Dio. Abbiamo visto e vediamo che ogni progetto educativo che chiude alla donna questo slancio verso Dio la deforma e la riduca a uno strumento senza cuore e senza anima.
La filosofa tedesca nonostante la sua grande riservatezza offre molto della propria esperienza personale come donna e come pedagoga. Dal momento del battesimo, nonostante la fervente attività, era una donna immersa nella preghiera. Per questo ad esempio suggerisce a tutte le donne sovraccaricate di impegni a casa e sul lavoro di cominciare la giornata con un momento di raccoglimento, di preghiera, e di interrompere ogni tanto il ritmo frettoloso e indaffarato con le pause del silenzio, immobile stare davanti al Signore. Qui è bene ricordare un episodio della biografia della Santa molto importante, uno dei momenti decisivi del suo cammino verso la fede. Un giorno Edith Stein durante una breve visita nel duomo di Francoforte vide entrare
Una donna con il suo cesto della spesa e si inginocchiò in un banco per una breve preghiera. Per me era una cosa del tutto nuova. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti che avevo visitato ci si recava solo per la funzione religiosa. Qui invece qualcuno è entrato nella chiesa vuota nel mezzo delle occupazioni quotidiane, come per andare a un colloquio confidenziale. Non ho mai potuto dimenticarlo.7
Nel lavoro pedagogico e nella riflessione individuale sulla vocazione della donna consiglia di servirsi della tradizione cristiana, delle testimonianze delle grandi sante e figure femminili della letteratura cristiana. Per una donna cristiana non c’è migliore esempio della figura di Maria, “quella donna in cui la maternità ha raggiunto la sua suprema esaltazione e insieme, intesa come maternità corporea, il suo superamento”8. Il concetto di maternità è inteso dalla futura carmelitana in modo molto ampio, significa piuttosto un peculiare atteggiamento verso gli altri, una predisposizione spirituale, grazie alla quale la donna riesce ad essere “la protezione e quasi la dimora di altre anime, che in lei possono svilupparsi”9. Così la donna è la madre delle anime e non solo delle anime dei suoi propri figli. Queste doti “materne” la donna può offrirle sempre e dovunque. La Stein dice addirittura che a motivo di queste doti la presenza della donna è necessaria, indispensabile non solo nella famiglia ma anche nella società e nella Chiesa. Ammonisce le donne di non seppellire i propri talenti, di non tradire la propria vocazione. Solo la donna può consigliare, aiutare, proteggere in modo del tutto femminile, materno. Naturalmente questo compito può svolgerlo una donna di grande maturità, che si rivela nella maternità e nella ricchezza dei valori spirituali.
Dev’essere però una maternità che non si ferma alla stretta cerchia dei congiunti e degli amici personali, ma che si diffonde ovunque vi sia affanno o pena, sull’esempio della Madre della Misericordia: e per questo deve fondare le proprie radici nell’amore divino, ampio come il mondo.10
Un tale atteggiamento, chiamiamolo maternità spirituale, dovrebbe caratterizzare ogni donna, Edith Stein come suor Teresa Benedetta della Croce, vive gli ultimi anni della sua vita come una Sposa Christi e a partire da questa esperienza personale testimonia la forma spirituale della sponsalità e della maternità dell’ethos femminile. La vita monastica apre la donna allo slancio verso Dio senza trascurare la sua peculiare identità e i desideri del suo cuore. Proprio per questo l’allieva di Husserl confessa: “Nel Carmelo sono meno sola che nel mondo”.
Suor Benedetta testimonia il grande rispetto di Dio per le donne e le innumerevoli possibilità dello sviluppo del genio femminile nella sfera delle relazioni fra la donna ed il suo Creatore. La nostra Santa realizza e trasmette l’insegnamento della sua Patrona che comandava alle sue consorelle:
Lungi, sorelle da queste strane umiltà! Trattare con Lui come con un padre, con un fratello, con un maestro, con uno sposo: ora sotto un aspetto, ed ora sotto un altro, ed Egli vi insegnerà come contemplarlo. Non siate così semplici da non domandategli nulla! Giacché Egli è vostro sposo e come tale vi tratta, prendetelo in parola!11
Santa Benedetta della Croce ha sperimentato la fedeltà di Dio alla Sua promessa, non lasciando mai donna sola e la Sua compagna fa sì che la debole donna diventa più forte dei potenti di questo mondo.
1 EDITH STEIN, Storia di una famiglia ebrea, Città Nuova, Roma 1999, p. 206.
2 EDITH STEIN, La donna. Il suo compito secondo la natura e la grazia, Città Nuova, Roma 1987, p. 169.
3 Ivi, p. 170.
4 Ivi, p. 98.
5 Ivi, p. 182.
6 Ivi, p. 140.
7 EDITH STEIN, Storia di una famiglia ebrea, Città Nuova, Roma 1999, p. 363.
8 Idem, La donna. Il suo compito secondo la natura e la grazia, Città Nuova, Roma 1987, p. 216.
9 Ivi, p. 137.
10 Ivi, p. 290.
11 SANTA TERESA DI GESÙ, Cammino di perfezione, Opere, Roma Postulazione Generale OCD 1981, cap. 28, 3, p. 667.

(*): Ludmila Grygiel è nata in Polonia nel 1943, si è laureata in Storia all'Università di Cracovia. Collaboratrice in Polonia ed in Italia con varie riviste cattoliche, dal 1980 vive a Roma. Nel 1999 è consultore al Sinodo dei Vescovi sull'Europa. Traduttrice in Polonia delle opere di santa Caterina ha scritto opere sulla mistica di Santa Faustina Kowalska e sui Beati Beltrame Quattrocchi.