giovedì 30 agosto 2012

Il Kerygma urbano

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A poche settimane dall’inizio del Sinodo dei vescovi dedicato alla nuova evangelizzazione, la regione ecclesiastica di Buenos Aires offre un contributo originale e concreto alla comune riflessione su come riproporre l’annuncio cristiano nei Paesi e delle società che hanno conosciuto già da secoli o addirittura da millenni la prima plantatio Ecclesiae. Da oggi – 30 agosto  –  fino a domenica 2 settembre,  rappresentanti e delegati pastorali delle undici diocesi della regione sono riuniti a Buenos Aires, presso l’Università Cattolica Argentina, per incontri, conferenze e dibattiti dedicati alla questione chiave della pastorale urbana.

Il titolo dell’incontro, Dios en la ciudad, fa implicito riferimento al paragrafo 514 del documento steso dalla Conferenza degli episcopati latinoamericani all’assemblea di Aparecida nel maggio 2007: «La fede ci insegna che Dio vive nella città, in mezzo alle sue allegrie, ai desideri e alle speranze, come anche in mezzo ai suoi dolori e alle sue sofferenze». 

Il programma prevede tra l’altro una relazione sull’attuale contesto ecclesiale del rettore dell’Università Cattolica Victor Manuel Fernàndez – che ebbe un ruolo non secondario proprio nella stesura di alcuni passaggi chiave del documento di Aparecida –, un video-contributo del predicatore carmelitano Maximiliano Herràiz, una riflessione sul vissuto esistenziale delle persone “urbanizzate” – affidata allo psicologo Raùl Faraoni – e un approfondimento su  esperienze di missione nei contesti urbani, come le benedizioni per la strada o le opere caritative e pastorali della Comunità di Sant’Egidio.

L’incontro di questi giorni è solo l’ennesima tappa di un cammino di riflessione comunitaria iniziato già nel 2007 – con il patrocinio attivo e discreto del cardinale Jorge Mario Bergoglio - sulle questioni relative alla pastorale urbana. Su quest tema cruciale nell’arcidiocesi bonaerense si è formata col tempo una apposita equipe di lavoro guidata dal sacerdote Jorge Eduardo Scheinig, coordinatore del convegno di questi giorni.

L’approccio della Chiesa di Buenos Aires alla questione della pastorale urbana mette in luce il potenziale contributo di realismo e lungimiranza che le cristianità latinoamericane possono offrire alla riflessione comune sulla nuova evangelizzazione.

Tale approccio ha innanzitutto il merito di mettere a fuoco la centralità della “questione urbana” per l’annuncio cristiano nella attuale condizione del mondo. Anche in America Latina i grandi conglomerati urbani continuano a attrarre milioni di nuovi abitanti provenienti dai villaggi e dalle province rurali. Nelle megalopoli si stravolgono i paradigmi della convivenza tradizionale, si frantumano i monolitismi culturali, si mescolano opulenza e esclusione sociale, massificazione e solitudine, nuovi meccanismi di manipolazione spirituale e anonimato estraniante.

Le iniziative bonaerensi sulla pastorale urbana prendono atto di questi fenomeni complessi, accantonando le retoriche a buon mercato sul “Continente della speranza”. La lucidità di tale presa d’atto si serve anche degli strumenti della sociologia per cogliere e indagare i diversi “immaginari esistenziali” che convivono nella convulsione delle nuove aree urbane, tra quartieri residenziali e favelas. Una realtà fluida davanti alla quale tutti i progetti neo-clericali di riconquista di antiche egemonie culturali appaiono auto-referenziali e fatalmente controproducenti.

L’approdo a cui giunge il discernimento tentato in Argentina non sembra essere comunque un senso d’impotenza pastorale malcelato sotto verbosità ecclesialesi. Piuttosto, il realistico riconoscimento delle condizioni date rende ancora più evidente l’efficacia della dinamica evangelica più elementare, propria dell’annuncio cristiano fin dai tempi apostolici: quella della testimonianza diretta nutrita dalla grazia.

«Il Kerigma urbano» è il tema specifico affrontato dal convegno di quest’anno. E una relazione – affidata al sacerdote Gerardo Söndig – sarà dedicata al «Kerigma primitivo», con un’evidente richiamo al primo annuncio che Cristo e i suoi discepoli rivolsero ai loro contemporanei. L’immagine proposta a tutti lo scorso anno  dal cardinale Bergoglio, al precedente incontro sulla pastorale urbana, fu proprio quella di Gesù che  passa in città, operando il bene per tutti. 

«Come per Zaccheo» disse allora l’arcivescovo di Buenos Aires «sapere che Cristo stesso è entrato in città vince la paura, ci riempie di fiducia e ci fa uscire all’incontro con gli altri».

La Chiesa nei suoi inizi prese forma nelle grandi città. Anche oggi, la prospettiva suggerita dai convegni di Buenos Aires è quella di abbandonare le posture autoreferenziali e seguire la «conversione pastorale» a cui il documento di Aparecida ha richiamato tutte le Chiese latinoamericane. Un criterio che a Buenos Aires ha comportato anche un nuovo dinamismo nella valorizzazione pubblica della pietà popolare e nella pastorale sacramentale ordinaria. Coi sacerdoti che celebrano la messa e il sacramento della confessione anche nelle stazioni, e le parrocchie che fanno il possibile per avvicinare tutti a ricevere il battesimo. Evitando pretese farisaiche che aumentano di fatto la scristianizzazione. (G. Valente)
Fonte: Vatican Insider