venerdì 10 agosto 2012

I cristiani, la politica e san Lorenzo

Angelo Bagnasco



In politica «i cattolici siano sempre più numerosi e ben formati». In questa fase travagliata «è doveroso che, nella vita pubblica, i cattolici siano sempre più numerosi e ben formati, come da tempo esortano Benedetto XVI e i vescovi italiani». A lanciare un appello per una nuova stagione di impegno dei cattolici nella vita pubblica è il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell’omelia tenuta a Genova in occasione della festa di San Lorenzo (v. post precedente).


«La loro presenza - ha ricordato - non è codificata in formule specifiche, fatta salva la consapevolezza che sui principi di fondo non si può mercanteggiare, che i valori non sono tutti uguali ma esiste una interna gerarchia e connessione; che l’etica della vita e della famiglia non sono la conseguenza ma il fondamento della giustizia e della solidarietà sociale; e fatta salva la memoria delle esperienze pregresse». Non basta la testimonianza cristiana come a volte si pensa, è necessaria anche la parola chiara e coraggiosa che accompagna l'agire e ne illumina il significato. La testimonianza da sola, infatti, proprio perché anticonformista, può essere considerata una stranezza. La parola forte del martire, invece, illumina il perché di uno stile controcorrente non per singolarità o smania eccentrica, ma per fedeltà al Vangelo».


Ricordando il martirio del Santo, che preferì donare tutti i beni della Chiesa ai poveri piuttosto che consegnarli all’imperatore, Bagnasco ha sottolineato che «la specifica presenza e la principale rilevanza del cristiano nella storia» sta nella scelta di Lorenzo di non rimanere in silenzio: «Il suo martirio, infatti, è profezia, cioè annuncia una verità che è al di sopra, e che precede l’autorità umana e il conformismo dominante. Nel «non serviam» all’imperatore, egli dice che quel modo di fare è vecchio e superato; dice che una realtà nuova è apparsa e che, nonostante la prevaricazione, il nuovo mondo ha già vinto anche se ora soccombe. Egli non voleva difendere le ricchezze della Chiesa- senza le quali peraltro non si può aiutare nessun bisognoso!- ma la libertà della Chiesa per la sua missione di salvezza».


«Quando la verità è annunciata - ha concluso il presidente della Cei -, allora i potenti della terra - anche se discordi e contrariati - sono richiamati al loro alveo di azione, sentono che il loro potere non è illimitato e arbitrario fino a sovvertire la natura delle cose, ma deve rispondere al giudizio degli uomini, nonché a quello di Dio. Così è stato nella vicenda di San Lorenzo, paladino non di un pauperismo ante litteram, ma della missione libera della Chiesa verso tutti, a cominciare da chi è in maggiore difficoltà». (G. Galeazzi)
Fonte: Vatican Insider

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 «La voce della cristianità e la sua opera possono avere un rilievo e un’incidenza ulteriori? Oppure devono rassegnarsi ad essere considerate delle presenze socialmente utili?». È la domanda che ha posto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia della messa celebrata questa mattina per la festa del patrono San Lorenzo. Bagnasco è tornato a parlare anche del ruolo dei cattolici in politica. Un richiamo significativo, proprio nei giorni in cui sui giornali si parla delle possibili future alleanze dell’UDC di Pierferdinando Casini.
Bagnasco ha ricordato il «crudele supplizio» a cui nel III secolo fu sottoposto il martire Lorenzo, vittima della persecuzione di Valeriano: ucciso a fuoco lento sulla graticola. «Lorenzo – ha detto il cardinale – di fronte alla pretesa di consegnare i beni della Chiesa di Roma, fa una scelta spiazzante e fortemente simbolica: dona tutto ai poveri e li presenta a Valeriano. Con un solo gesto, gli significa due cose: che nella Chiesa ogni bene terreno è destinato ai poveri, e che i poveri sono il vero tesoro della Chiesa. Il suo atto non solo risponde all’arroganza dell’imperatore, ma è rilevante per la storia intera. E noi, oggi, ancora ne parliamo!».
Ma Bagnasco ha anche fatto notare che la testimonianza non basta, deve essere accompagnata dall’annuncio e dalla parola. «Se Lorenzo non avesse parlato, il suo martirio sarebbe passato alla storia come il gesto di un folle; le sue parole, invece, sono state sicuramente motivo di considerazione, forse di messa in dubbio di un certo modo di pensare e di vivere. Per allora e per oggi! Non basta, dunque, la testimonianza cristiana come a volte si pensa, è necessaria anche la parola chiara e coraggiosa che accompagna l’agire e ne illumina il significato. La testimonianza da sola, infatti, proprio perché anticonformista, può essere considerata una stranezza. La parola forte del martire, invece, illumina il perché di uno stile controcorrente non per singolarità o smania eccentrica, ma per fedeltà al Vangelo».
«Ora ci chiediamo – ha aggiunto l’arcivescovo di Genova – la voce della cristianità e la sua opera possono avere un rilievo e un’incidenza ulteriori? Oppure devono rassegnarsi ad essere considerate delle presenze socialmente utili? Mi pare che, sempre guardando alla vicenda del nostro santo, potremmo rispondere così: se è vero che il male influisce sul modo di pensare e di agire comune, è pur vero che ciò accade anche per il bene. Non si tratta solo della forza del buon esempio – e già questa è grande! – ma anche di provocazione delle coscienze, a volte di benefica messa in crisi del proprio stile di vita o di quello collettivo; si tratta di far maturare una mentalità».
«Senza l’anima spirituale e morale – ha detto ancora Bagnasco – non esiste rilevanza storica, perché non esisterebbe sostanza. Senza, ogni forma di doverosa partecipazione alla costruzione della città terrena, è un involucro vuoto e dannoso, solo di potere, che cerca di riempirsi con pressioni e convenienze. I cristiani, com’è loro dovere, sono stati e continueranno ad essere lievito nella società con fiducia e spirito di servizio, consapevoli di aver ricevuto un giacimento inesauribile di visione e di valori religiosi, umani e culturali».
«La loro presenza, com’è noto, non è codificata in formule specifiche – ha precisato il cardinale – fatta salva la consapevolezza che sui principi di fondo non si può mercanteggiare, che i valori non sono tutti uguali ma esiste una interna gerarchia e connessione; che l’etica della vita e della famiglia non sono la conseguenza ma il fondamento della giustizia e della solidarietà sociale; e fatta salva la memoria delle esperienze pregresse. Comunque è sempre doveroso che, nella vita pubblica, i cattolici siano sempre più numerosi e ben formati, come da tempo esorta il Santo Padre Benedetto XVI e i vescovi italiani. I grandi statisti cattolici che l’Italia ricorda, hanno portato la propria indiscutibile statura umana e cristiana che il Paese, l’Europa e gli scenari internazionali esigevano, allora come oggi. Hanno messo a servizio, non di se stessi ma del bene comune, un’alta caratura intellettuale, spirituale e dottrinale formata alla luce del magistero sociale della Chiesa, senza reticenze o complessi, avendo ben chiara la fisionomia e la distinzione tra i diversi problemi e i diversi livelli». (A. Tornielli)

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  Che attualità può avere la vicenda di un martire che in nome di Cristo, rifiutò di consegnare all’Imperatore i beni della Chiesa di Roma, e li donò tutto ai poveri? In che modo la morte atroce di San Lorenzo, può essere d’esempio ai cristiani di oggi? La testimonianza eroica di quel martire cambiò la storia e come può ancora scuotere le coscienze? La testimonianza di fede di San Lorenzo potrebbe ripetersi anche ai nostri giorni?
A queste ed altre domande su come essere cristiani oggi, ha cercato di rispondere il cardinale Angelo Bagnasco, nel corso dell’omelia pronunciata oggi 10 agosto, durante la Santa Messa Pontificale, nella Cattedrale di Genova, in occasione della Festa del Patrono San Lorenzo.
L'Arcivescovo di Genova e Presidente della CEI, ha ricordato che San Lorenzo fu ucciso a fuoco lento sulla graticola perché si oppose alla pretesa dell’imperatore Valeriano di consegnare i beni della Chiesa di Roma, e li donò tutto ai poveri.
“Questo gesto, - ha sostenuto il porporato - significa due cose: che nella Chiesa ogni bene terreno è destinato ai poveri, e che i poveri sono il vero tesoro della Chiesa”.
“Il suo atto – ha aggiunto l’Arcivescovo - non solo risponde all’arroganza dell’imperatore, ma è rilevante per la storia intera. E noi, oggi, ancora ne parliamo!”
Secondo il Presidente della CEI, la fede in Gesù di San Lorenzo, è una testimonianza “Per allora e per oggi! (…) Il suo martirio, infatti, è profezia, cioè annuncia una verità che è al di sopra, e che precede l’autorità umana e il conformismo dominante”.
“Nel ‘non serviam’ all’imperatore, - ha precisato - egli dice che quel modo di fare è vecchio e superato; dice che una realtà nuova è apparsa e che, nonostante la prevaricazione, il nuovo mondo ha già vinto anche se ora soccombe”.
“San Lorenzo – ha sottolineato il cardinale Bagnasco - non voleva difendere le ricchezze della Chiesa - senza le quali peraltro non si può aiutare nessun bisognoso! - ma la libertà della Chiesa per la sua missione di salvezza”.
“Quando la verità è annunciata, - ha riflettuto - allora i potenti della terra - anche se discordi e contrariati - sono richiamati al loro alveo di azione, sentono che il loro potere non è illimitato e arbitrario fino a sovvertire la natura delle cose, ma deve rispondere al giudizio degli uomini, nonché a quello di Dio”.
L’arcivescovo di Genova ha rilevato che San Lorenzo, non è paladino “di un pauperismo ante litteram, ma della missione libera della Chiesa verso tutti, a cominciare da chi è in maggiore difficoltà”.
Circa la missione sociale della Chiesa, il Presidente della CEI ha respinto il relativismo morale perché propone “avidità e cinismo” mentre i cattolici promuovono non solo buone opere ma provocano le coscienze per far maturare una nuova mentalità. Guardando in avanti, il cardinale Bagnasco ha spiegato che “Senza l’anima spirituale e morale non esiste rilevanza storica”
“Non so se l’imperatore Valeriano, dopo la testimonianza di Lorenzo, abbia cambiato il suo stile di governo verso l’impero e i cristiani. – si è chiesto il Porporato - Ma certamente avrà pensato a quella che gli appariva una posizione strana e insensata. Il tarlo benefico della domanda, della curiosità almeno, circa quell’uomo, lo avrà preso. E dato che la storia rispetta la legge della continuità, una nuova epoca si stava preparando anche con il sangue di San Lorenzo”.
Il cardinale Bagnasco ha concluso ribadendo che “i cristiani, com’è loro dovere, sono stati e continueranno ad essere lievito nella società con fiducia e spirito di servizio, consapevoli di aver ricevuto un giacimento inesauribile di visione e di valori religiosi, umani e culturali”. (A. Gaspari)
Fonte: Zenit