venerdì 31 agosto 2012

E' passato al Padre il Card. Carlo Maria Martini.

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Dopo una lunga malatia è deceduto oggi 31 agosto alle ore 15.45 l'arcivescovo emerito di Milano, il gesuita Carlo Maria Martini, cardinale di Santa Romana Chiesa dal 1983. Confermando l'aggravarsi delle condizioni di saluti del porporato sul sito dell'arcidiocesi di Milano era apparsa il 30 agosto questa breve nota: "Scola in preghiera con la Diocesi per il cardinale Martini. Le condizioni di salute del cardinale Carlo Maria Martini si sono particolarmente aggravate. L'Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, raccomanda a tutti i fedeli della Diocesi e a quanti l'hanno caro speciali preghiere, espressione di affetto e di vicinanza in questo delicato momento".
Il Cardinale Carlo Maria Martini, S.I., Arcivescovo emerito di Milano, è nato a Torino il 15 febbraio 1927. Entrato nella Compagnia di Gesù il 25 settembre del 1944 a soli 17 anni, ha compiuto gli studi di Filosofia nello studentato dei gesuiti di Gallarate, in provincia di Milano, e quelli di Teologia nella facoltà teologica di Chieri, dove è stato ordinato sacerdote il 13 luglio 1952.
Nel 1958 ha conseguito presso la Pontificia Università Gregoriana la laurea in Teologia, con una tesi su "Il problema storico della Risurrezione negli studi recenti". Dopo alcuni anni di insegnamento nella facoltà di Chieri, è ritornato a Roma per laurearsi in Scrittura al Pontificio Istituto Biblico, sempre "summa cum laude", con una tesi su "Il problema della recensionalità del codice B alla luce del papiro Bodmer XIV".
Decano della Facoltà di Scrittura del Pontificio Istituto Biblico, ne è diventato Rettore dal 1969 al 1978, quando è stato nominato Rettore magnifico della Pontificia Università Gregoriana, succedendo al Padre Carrier.
La sua attività si è sviluppata nel campo scientifico pubblicando vari libri ed articoli (basti ricordare che egli era l'unico membro cattolico del comitato ecumenico che ha preparato l'edizione greca del Nuovo Testamento). I suoi libri sugli esercizi spirituali sono stati molto apprezzati per l'originalità dell'impostazione, che univa alla fedeltà al modello ignaziano tradizionale una luce nuova, scritturistica. Tra essi, "Gli esercizi ignaziani alla luce di San Giovanni"; "L'itinerario spirituale dei Dodici nel Vangelo di San Marco"; "Gli esercizi ignaziani alla luce di San Matteo"; "Gli esercizi spirituali alla luce di San Luca"; "Vita di Mosè, Vita di Gesù, esistenza pasquale".
Nel 1978 Paolo VI lo invitò a predicare il ritiro annuale in Vaticano, dove uno dei suoi predecessori in questo eccezionale ministero era stato il Cardinale Karol Wojtyła.
Lo stesso Wojtyła, divenuto Papa Giovanni Paolo II, lo ha eletto poi Arcivescovo di Milano il 29 dicembre 1979 e lo ha consacrato personalmente il 6 gennaio del 1980.
Il 10 febbraio 1980 ha fatto l’ingresso ufficiale nella Diocesi di Milano, che ha guidato per oltre vent’anni.
Nel novembre 1980 ha introdotto in diocesi la "Scuola della Parola" che consiste nell'aiutare il popolo di Dio ad accostare la Scrittura secondo il metodo della lectio divina.
È del novembre 1986 il grande convegno diocesano ad Assago sul tema del "Farsi prossimo", dove viene lanciata l'iniziativa delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico. Grande risonanza ha avuto poi la serie di incontri - iniziati nell’ottobre del 1987 - sulle "domande della fede", detti anche "Cattedra dei non credenti", indirizzati a persone in ricerca della fede.
Il 4 novembre 1993 ha convocato il 47° Sinodo diocesano di Milano, conclusosi il 1° febbraio 1995. Nel 1997 ha presieduto le diverse manifestazioni per celebrare il XVI centenario della morte di S. Ambrogio, patrono della diocesi di Milano
Vasta eco, al di là dei limiti territoriali della diocesi, hanno avuto le sue Lettere Pastorali e i Discorsi alla città di Milano.
Numerosi i riconoscimenti accademici ricevuti negli anni, tra i quali:
Laurea honoris causa dalla Pontificia Università Salesiana di Roma per il suo programma pastorale sull’"educare" (17 gennaio 1989);
Laurea ad honorem dell’Accademia russa delle Scienze (5 ottobre 1999);
Premio "Principe de Asturias" in Scienze Sociali (Oviedo, 27 ottobre 2000);
Premio "Europeo dell’anno 2000" (Parigi, dicembre 2000);
Laurea honoris causa in Scienze dell'Educazione dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (11 aprile 2002);
Laurea honoris causa in filosofia dall'Università ebraica di Gerusalemme (11 giugno 2006).
Ha ricevuto la Grande Medaglia d'oro del Comune di Milano (28 giugno 2002).
Dal novembre 2000 è Accademico onorario della Pontificia Accademia delle Scienze.
Ha preso parte a numerose Assemblee del Sinodo dei Vescovi. Relatore alla VI Assemblea generale del 1983, sul tema: "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa", è stato Membro della Segreteria del Sinodo dei Vescovi per molti diversi mandati.
È stato Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (C.C.E.E.) dal 1987 al 1993.
Arcivescovo emerito di Milano dall’11 luglio 2002, il Card. Martini ha ripreso gli studi biblici, vivendo prevalentemente a Gerusalemme.
Da Giovanni Paolo II creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 2 febbraio 1983, del Titolo di S. Cecilia. 

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Di seguito il ricordo di padre Federico Lombardi, SI.
 La morte del cardinale Carlo Maria Martini è un evento che suscita grande emozione ben aldilà dei confini della pur vastissima Archidiocesi di Milano, che ha governato per 22 anni. Si tratta infatti di un vescovo che con la sua parola, i suoi numerosi scritti, le sue innovatrici iniziative pastorali ha saputo testimoniare e annunciare efficacemente la fede agli uomini del nostro tempo, guadagnandosi la stima e il rispetto di vicini e lontani, ispirando nell’esercizio del loro ministero tanti confratelli nell’episcopato in molte parti del mondo.
La formazione e la personalità di Martini erano quelle di un gesuita studioso della Sacra Scrittura. La Parola di Dio era il punto di partenza e il fondamento del suo approccio ad ogni aspetto della realtà e di ogni suo intervento, gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola la matrice della sua spiritualità e della sua pedagogia spirituale, del rapporto continuo, diretto e concreto, fra la lettura della Parola di Dio e la vita, del discernimento spirituale e della decisione alla luce del Vangelo.
Fu coraggiosa intuizione di Giovanni Paolo II mettere la ricchezza culturale e spirituale di colui che era stato fino allora uno studioso, Rettore del Biblico e poi della Gregoriana, al servizio del governo pastorale di una delle diocesi più grandi del mondo. Il suo fu uno stile di governo caratteristico. Nel suo recente ultimo piccolo libro – “il Vescovo” – Martini scrive: “Non pensi il vescovo di poter guidare efficacemente la gente a lui affidata con la molteplicità delle prescrizioni e dei decreti, con le proibizioni e i giudizi negativi. Punti invece sulla formazione interiore, sul gusto e sul fascino della Sacra Scrittura, presenti le motivazioni positive del nostro agire secondo il Vangelo. Otterrà così molto di più che non con rigidi richiami all’osservanza delle norme”.
E’ un’eredità preziosa, su cui riflettere seriamente quando cerchiamo le vie della “nuova evangelizzazione”. 


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Il ricordo che segue è di Andrea Tornielli.

 Con la morte del cardinale Carlo Maria Martini, scompare un grande protagonista della vita della Chiesa degli ultimi trent’anni. Arcivescovo di Milano per 22 anni, Carlo Maria Martini è stato spesso considerato quasi l’antagonista di Giovanni Paolo II, il Papa che lo aveva scelto e inviato appena cinquantaduenne alla guida della diocesi più grande d’Europa, tra le più importanti del mondo.


Quello di Martini è stato sempre considerato un cristianesimo aperto, sofferto, dialogante. Basti ricordare ciò che ha significato la «Cattedra dei non credenti» attraverso la quale il cardinale voleva interloquire con chi non crede, con chi è in ricerca, con chi è macerato dai dubbi. Ma non bisogna dimenticare che il cardinale emerito di Milano scomparso oggi dopo una lunga malattia è stato l’arcivescovo della «Parola di Dio», della meditazione, della preghiera, dell’eucaristia. E dunque sarebbe fargli torto il volerlo schiacciare soltanto sul cliché del «vescovo liberal», pronto a fare il controcanto al Papa e alla dottrina ufficiale.


È vero che più volte, negli anni del pontificato di Wojtyla – che hanno coinciso quasi interamente con quelli del suo episcopato – Martini ha espresso aperture o si è mostrato possibilista su certe materie quasi volendo marcare una differenza con la linea romana. Ma è vero anche che spesso sue frasi o dichiarazioni sono state enfatizzate per contrapporlo a Giovanni Paolo II, presentandolo per almeno dieci anni come il più «papabile», candidato di punta dell’ala liberal.

Mentre altre affermazioni – basti pensare alle parole dette in difesa della vita e contro l’aborto, in favore della parità scolastica o per proporre una integrazione attenta e intelligente dei musulmani presenti in città che nulla aveva a che spartire con certo «buonismo» - sono passate quasi inosservate.


Anche nei confronti di Benedetto XVI, suo coetaneo, professore come lui, Martini non ha mancato di marcare qualche differenza. E non soltanto per aver avanzato, come ha fatto, obiezioni al libro «Gesù di Nazaret» (sicuramente apprezzate da Ratzinger più di tanti indistinti encomi). Il cardinale gesuita, in tema di divorziati risposati, riconoscimento delle unioni gay, e bioetica ha infatti espresso posizioni che hanno fatto discutere anche negli ultimi anni, ed è sembrato possibilista, al di là della stessa dottrina morale cattolica.


Eppure oggi a colpire di più, più ancora della «Cattedra dei non credenti» o della «Scuola della parola», dei suoi innumerevoli libri – che confidava di non aver mai scritto, essendo quasi sempre sbobinature dei suoi interventi – è stato forse il modo con cui ha affrontato la sua malattia, il morbo di Parkinson, lo stesso male che aveva reso difficili gli ultimi anni di Papa Wojtyla. Martini, sempre più impedito nella parola e nei movimenti, si è consumato lentamente, apparendo ancora più essenziale. Era sempre stato capace di parole profonde e mai banali, parole di speranza anche per chi era lontano dalla fede. Ma la sofferenza dell’ultimo periodo lo ha reso vicino e compagno di strada a tantissimi ammalati.

Sarebbe sbagliato, nel ricordalo il giorno in cui è morto, parlare del suo rifiuto dell’accanimento terapeutico da lui manifestato negli ultimi tempi come se ciò rappresentasse l’ultimo controcanto di Martini di fronte alla dottrina «ufficiale». Vale la pena ricordare che la Chiesa non è favorevole all’accanimento terapeutico, e che anche Papa Wojtyla non volle tornare al Policlinico Gemelli dopo l’ultima crisi.

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Lunedì 3 settembre, alle ore 16.00, nel Duomo di Milano, secondo la rivista "Popoli". si svolgeranno le esequie funebri del defunto cardinale Carlo Maria Martini, scomparso oggi alle ore 15.45 nella casa dei gesuiti, Aloisianum, a Gallarate dove il porporato affrontò con grande coraggio e serenità la fase finale della sua malattia. Sarà il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano a presiedere i funerali e insieme a lui concelebreranno numerosi presuli tra cardinali, arcivescovi e vescovi non solo del nord d'Italia. E' stata confermata anche la presenza del Premier italiano, Mario monti. Già oggi, presso l'Aloisianum, poco fa si è conclusa la prima Messa in suffragio del porporato deceduto.

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Da Il Sole 24 Ore di oggi 31 agosto 2012
Intervista a ENZO BIANCHI
Era il 1976: al monastero di Bose per la prima volta si incontrano Enzo Bianchi e Carlo Maria Martini. Le passioni e gli interessi comuni sono tanti: la Bibbia, il Vangelo, ma anche e soprattutto la capacità di dialogo con tutti (unita a un'intensissima vita spirituale) dove il primato della testimonianza non fa distinzione tra vicini e lontani. Passa poco più di un anno e i due trascorrono insieme tre mesi in Israele. «Un'esperienza molto intensa», ricorda oggi il priore di Bose, appena appresa la notizia della scomparsa del cardinale. Ma tra tutti i ricordi che gli affollano la testa sceglie quello di Martini, giovane, a Roma, professore al Pontificio Istituto Biblico, non ancora cardinale e nemmeno vescovo. Un semplice cristiano che va tutte le settimane tra i poveri «per lavarli e nutrirli». «In pochi lo sanno» spiega il priore di Bose, ma è una circostanza che «racconta meglio di ogni altra chi era Carlo Maria Martini».
«L'uomo del dialogo con chi sta fuori dalla Chiesa, come nessun'altro in Italia è stato, con una capacità straordinaria di dialogare con i credenti e i non credenti, con gli ebrei, i protestanti, gli ortodossi». «Martini è stato il Padre della Chiesa dei tempi moderni».
Ma quello che più di ogni altro aspetto ha colpito Enzo Bianchi è stata la sua volontà di essere uomo secondo il Vangelo. «Era attirato dal Vangelo, voleva vivere secondo il Vangelo. Non aveva strategie, le tattiche politiche erano qualcosa di totalmente sconosciuto per lui, che invece si arrendeva a ciò che considerava Vangelo. La sua regola era il Vangelo vissuto. E in nome del Vangelo vissuto era capace di modificare le sue posizioni, lo faceva quando capiva che era il Vangelo a chiederglielo».
Martini era stato al monastero di Bose l'ultima volta solo tre anni fa. E lo aveva detto a tutti i presenti: sarebbe stata l'ultima volta, non sarebbe più tornato, era troppo stanco. «Fu un momento di grande comunione e affetto», rivela Enzo Bianchi. «Ma non abbiamo mai smesso di scriverci».

Di come l'arcivescovo emerito di Milano ha vissuto gli anni della malattia, con grande forza e coraggio, il priore di Bose ricorda: «Era un gesuita, addestrato alla disciplina e all'ascesi. Sì, Martini era un grande asceta, un raro esempio di addestramento alla fede». E «l'accanimento terapeutico non richiede né fede cristiana né spiritualità», alla fede invece serve «la forza di abbandonarsi e offrire la vita a Dio».
Carlo Maria Martini era anche un uomo molto riservato, su quel conclave nel quale molti lo avrebbero voluto Papa non rivelò mai nulla. «Ma aveva una grande stima per Joseph Ratzinger e una grande fiducia in lui».
Gerusalemme è stata una delle sue grandi folgorazioni, il posto dove Martini si sentiva a casa «là voleva tornare a una vita tentata solo dagli studi, dedicarsi alla dimensione contemplativa della vita», dice Enzo Bianchi. Se ne andò da Gerusalemme nonostante l'amore per quei luoghi, per gli ebrei, per la Bibbia, in modo da potersi curare ma «anche perché la sua presenza avrebbe potuto diventare ingombrante». 
Da nessuna parte come a Gerusalemme Martini si sentiva a casa. Un giorno, raccontò, mentre stava visitando i grandi pozzi di El Gib, vide franare la terra sotto i suoi piedi e si sentì rotolare dentro uno di quei pozzi. Pensò: «Come è bello morire qui in Terra Santa!», mise le mani dentro la terra e rimase fermo, «al limite dal cadere nel pozzo». Incolume sentì che quella fosse la sua terra ed ebbe un'intuizione molto forte: «Ciascuno è nato a Gerusalemme». Forse vorrebbe tornarci ora ma Milano, ne è convinto il priore di Bose, non lo lascerà andar via. Milano che per più di vent'anni è stata la sua casa.
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 In questo blog vedi:

25 Mag 2012
Il titolo della Lectio è: La speranza dalle Scritture: magistero di Parola e di testimonianza di Carlo Maria Martini. *** Esprimere gratitudine al card. Carlo M. Martini all'interno di un evento dedicato alla “Speranza delle Scritture” ...

17 Giu 2011
Il volume che presento raccoglie i testi delle meditazioni che il Cardinal Martini ha tenuto a un gruppo di sacerdoti durante un corso di esercizi spirituali "con il Padre Nostro". Queste pagine non si offrono quindi come un ...
http://kairosterzomillennio.blogspot.com/


12 Lug 2011
Intercedere non vuol dire: parlare al Signore di quelli che sono nel bisogno; vuol dire fare un passo, un passo che ci porta nel cuore stesso di una situazione, che ci porta lì in modo totale, definitivo, e fà sì che non possiamo ...