mercoledì 29 agosto 2012

Bagnasco: una società coesa e solidale.

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 Genova, 29 agosto 2012.-  «La gente non perdonerà a nessuno la poca considerazione verso la famiglia». È più di un appello, quasi un grido, quello che ha lanciato questa mattina l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, presidente della Cei, celebrando la festa della Madonna della Guardia. L’omelia del cardinale è stata interamente dedicata alla crisi economica e all’impegno di tutti per risalire la china.


Il presidente dei vescovi italiani ricorda che quella in corso è una crisi «di sistema», che «non può essere affrontata con “formule” rapide e parziali. E neppure è possibile un affronto puramente nazionale». La situazione riveste dunque «un carattere eccezionale» che fa venire in mente, suggerisce Bagnasco senza citarli esplicitamente, «altri passaggi critici della nostra storia». Il cardinale afferma che «la strada intrapresa è fortemente in salita»: «Uscire dalla strettoia, che ha costi alti per famiglie, giovani,  adulti e pensionati, è possibile ma solo “insieme”. Solo “insieme”, infatti, si affrontano le prove anche più dure: se le persone si sentono sole di fronte alle difficoltà, si deprimono e si arrendono, finiscono ai margini della vita, facile preda del peggio; ed è noto che, senza lavoro e nella incertezza, il male ha buon gioco».

La Chiesa fa dunque appello «alla responsabilità dell’intera società nelle sue articolazioni», «perché prevalga il bene generale su qualunque altro interesse». È necessario, aggiunge Bagnasco «stringere i ranghi dell’amore al Paese», dalle scelte che si faranno «dipende anche la tenuta sociale». Ecco quindi alcune indicazioni: «è l’ora di una solidarietà lungimirante, della assoluta concentrazione sui problemi prioritari dell’economia e del lavoro, della rifondazione della politica e delle procedure partecipative, della riforma dello Stato».

Bagnasco definisce «devastanti» le conseguenze del prevalere del profitto sull’uomo o del prevalere – per ricerca di consenso – di «visioni particolaristiche e distorte». «Ecco perché», aggiunge il cardinale, «superando prospettive ideologiche, è necessario tenere ben saldo il legame con quei valori che fanno parte della nostra storia e ne costituiscono il tessuto profondo: tessuto che a qualcuno sembra talmente acquisito da non aver bisogno di attenzione e di presidio alcuno, e da altri è guardato con sospetto o insofferenza come se fosse un intralcio al progresso». Affermazioni certamente riferibili al dibattito politico italiano di queste settimane, concentrato sulle possibili future alleanze elettorali.

«La gente – scandisce il presidente dei vescovi italiani – non perdonerà a nessuno la poca considerazione verso la famiglia così come la conosciamo: questa è l’Italia! La famiglia – oltre ad essere il grembo naturale della vita nella sua inviolabilità – si rivela ancora una volta come il fondamento affidabile della coesione sociale,  baluardo educativo dei giovani, vincolo di solidarietà tra generazioni. Anche per questo merita di essere molto di più considerata sul piano culturale, e sostenuta sul piano politico ed economico. Se la famiglia fonda la società, la presidia e le garantisce futuro – com’è evidente da sempre! - la società a sua volta deve presidiare la famiglia riconoscendone pubblicamente il valore unico, e ponendo in essere tutte quelle misure necessarie e urgenti affinché non sia umiliata e non deperisca».

Infine Bagnasco, ricordando come la Chiesa stia agendo con la sua «fitta rete di solidarietà», conclude: Denigrare o ostacolare in modo subdolo questa presenza vicina a tutti, significa far del male alla gente indigente e sola  alla ricerca di un pane, ma prima ancora di attenzione, ascolto, fiducia». (A. Tornielli)

  Di seguito il testo dell’omelia.

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Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore,
alla Madonna della Guardia ognuno porta le speranze e le pene della propria vita e, insieme, portiamo le speranze e le preoccupazioni di Genova. Ai piedi di Maria, che da cinque secoli ci guarda attenta e provvida come a Cana, tutto trova ascolto e conforto. E’ inutile nasconderci che nel cuore abbiamo il peso della crisi che attanaglia, e il  pensiero corre al lavoro di chi l’ha e spera di tenerlo, di chi lo cerca e non riesce a trovarlo, di chi l’ha perso. Vogliamo parlarne qui, certi che la Madonna dirà una parola al cuore di ciascuno e darà una luce a tutti.
La grave congiuntura economica, che ha ricadute pesantissime e preoccupanti sull’ occupazione e sulla vita sociale del Paese come dell’Europa e del mondo, non è una crisi congiunturale ma di sistema. La durata nel tempo e gli scenari internazionali hanno ormai dimostrato che riveste una complessità e profondità tali che non può essere affrontata con “formule” rapide e parziali. E neppure è possibile un affronto puramente nazionale che prescinda da quel contesto europeo e mondiale il quale - pur presentando vischiosità e particolarismi - sarebbe illusorio e suicida sottovalutare. E nel quale bisogna poter stare con competenza ed autorevolezza.
Per queste ragioni l’ora riveste un carattere eccezionale, mentre vengono in mente altri passaggi critici della nostra storia.
La strada intrapresa, in Italia come altrove nel mondo, è fortemente in salita. Uscire dalla strettoia, che ha costi alti per famiglie, giovani,  adulti e pensionati, è possibile ma solo “insieme”. Solo “insieme”, infatti, si affrontano le prove anche più dure: se le persone si sentono sole di fronte alle difficoltà, si deprimono e si arrendono, finiscono ai margini della vita, facile preda del peggio; ed è noto che, senza lavoro e nella incertezza, il male ha buon gioco.
La Chiesa, spinta dalla sollecitudine per la Nazione, fa appello alla responsabilità dell’intera società nelle sue articolazioni –  istituzioni,  mondo politico e della finanza, del lavoro e delle sue rappresentanze – perché prevalga il bene generale su qualunque altro interesse. E’ necessario stringere i ranghi dell’amore al Paese. La vita della gente è segnata in modo preoccupante, e sente che il momento è  decisivo: dalla sua soluzione dipende anche la tenuta sociale. E’ l’ora di una solidarietà lungimirante, della assoluta concentrazione sui problemi prioritari dell’economia e del lavoro, della rifondazione della politica e delle procedure partecipative, della riforma dello Stato: problemi che hanno come centro la persona e ne sono il necessario sviluppo. Quando – per interessi economici - sull’uomo prevale il profitto, oppure – per ricerca di consenso – prevalgono visioni particolaristiche e distorte, le conseguenze sono devastanti e la società si sfalda. Ecco perché – superando prospettive ideologiche – è necessario tenere ben saldo il legame con quei valori che fanno parte della nostra storia e ne costituiscono il tessuto profondo: tessuto che a qualcuno sembra talmente acquisito da non aver bisogno di attenzione e di presidio alcuno, e da altri è guardato con sospetto o insofferenza come se fosse un intralcio al progresso.
La gente non perdonerà a nessuno la poca considerazione verso la famiglia così come la conosciamo: questa è l’Italia! La famiglia – oltre ad essere il grembo naturale della vita nella sua inviolabilità – si rivela ancora una volta come il fondamento affidabile della coesione sociale,  baluardo educativo dei giovani, vincolo di solidarietà tra generazioni.  Anche per questo merita di essere molto di più considerata sul piano culturale, e sostenuta sul piano politico ed economico. Se la famiglia fonda la società, la presidia e le garantisce futuro – com’è evidente da sempre! - la società a sua volta deve presidiare la famiglia riconoscendone pubblicamente il valore unico, e ponendo in essere tutte quelle misure necessarie e urgenti affinché non sia umiliata e non deperisca.
In questo contesto difficile, anche la Chiesa – com’è noto a tutti – fa la sua parte con responsabilità e impegno. La fitta rete di solidarietà di parrocchie, centri di ascolto, associazioni, movimenti e gruppi, mense e dispensari, iniziative educative e culturali, campi e  gruppi estivi, dove i genitori chiedono di  portare i propri figli mentre sono al lavoro,…esprimono che Dio è Amore e che la Chiesa è madre. Sacerdoti e anime consacrate, operatori laici giovani e adulti, sono una schiera generosa  e fedele che non aspetta ringraziamenti umani, ma che cerca di allargare sempre più le braccia per  accogliere quanti più possibile: scovando chi, per pudore, non chiede ma ha bisogno. Denigrare o ostacolare in modo subdolo questa presenza vicina a tutti, significa far del male alla gente indigente e sola  alla ricerca di un pane, ma prima ancora di attenzione, ascolto, fiducia. 
Cari Amici, su tutti  invochiamo ora la  sapienza di Dio, consapevoli che sulla  capacità di superare "insieme" la gravissima crisi sistemica e strutturale, nazionale e internazionale, la storia giudicherà: non solo la storia di domani, ma già quella di oggi che si esprime nel sentire della gente a volte stremata e smarrita. Prima di qualunque, pur legittima bandiera particolare, infatti, viene la bandiera della Nazione.
Affidiamo alla Santa Vergine queste considerazioni e le preoccupazioni che ne conseguono, ma anche la speranza sempre possibile e doverosa. Sta per iniziare l’Anno della Fede voluto dal Santo Padre Benedetto XVI, e noi vi entreremo con la Peregrinatio Mariae: dal 22 settembre al 9 dicembre la Madonna della Guardia diventerà pellegrina nei ventisette Vicariati della Diocesi. Sarà un’occasione di grazia per noi e la Città: la catechesi, la preghiera, la carità fraterna saranno i fiori più belli per accoglierla.