venerdì 13 luglio 2012

Come pecore in mezzo ai lupi

Di seguito il Vangelo di oggi, 13 luglio, venerdi della XIV settimana del T.O., con un commento e un testo breve di Benedetto XVI.




Davide e Nabal




L’annuncio del regno di Dio non è mai solo parola, 
mai solo insegnamento. 
E’ avvenimento, così come Gesù stesso è avvenimento, 
parola di Dio in persona. 
Annunciandolo, conducono all’incontro con Lui.

Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Vol. I





Dal Vangelo secondo Matteo 10,16-23.


Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;
e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:
non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.
E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.
Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo. 





IL COMMENTO

Il Signore invia i suoi apostoli come pecore in mezzo ai lupi. Indifesi. Esposti agli attacchi di tutti. Proprio per essere di Cristo. Non c’è nulla da stupirsi. L’apostolo incarna Colui che lo manda. E’ Lui che perseguitano. E’ Lui che odiano. Anche noi ne sappiamo qualcosa, quando il nostro cuore in fermento è incapace di accettare un minimo rimprovero, un semplice aiuto. Quante volte abbiamo rifiutato e perseguitato, ucciso nei nostri cuori i messaggeri del Signore. Lui è la Verità. E l’essere smascherati non piace a nessuno. L’orgoglio ferito muove rabbiosamente le acque torbide della violenza nascosta.

Vi è un episodio nel primo Libro di Samuele che esprime bene quanto stiamo dicendo. E’ l’episodio di Nabal, nel capitolo 25. In esso di Nabal si dice che “è troppo cattivo e non gli si può dire una parola" (1 Sam. 25,17). La traduzione non è esatta perchè l’originale ha, invece di cattivo, “stolto”. Nabal è accecato e non è capace di leggere gli eventi, non vuole accogliere Davide con i suoi prodi, nonostante in passato lo avessero aiutato e difeso. Nabal non ascolta nessun consiglio, mentre la moglie di nascosto si accinge ad intercedere per il marito presso Davide che desiste da ogni vendetta: “Non faccia caso il mio signore di quell`uomo cattivo che è Nabal, perchè egli è come il suo nome: stolto si chiama e stoltezza è in lui” (1 Sam. 25, 25). Nabal, al conoscere il corso degli eventi, è preso da un fremito e muore. La sorte dello stolto, strangolato dalla propria stoltezza. Davide è figura di Cristo e dei suoi Apostoli, inviati nel mondo ad annunciare il Regno. Nabal è figura di chi non accoglie la predicazione. Per stoltezza. Per orgoglio. 

Per questo il Signore invia i propri discepoli come pecore in mezzo ai lupi, indifesi dinanzi alla violenza bruta di chi è accecato dall’orgoglio e dalla presunzione, con il cuore e la mente chiusi in un vano e stolto ragionare. Per questo li invia prudenti e semplici, capaci cioè di discernere gli eventi. Semplicità e prudenza infatti sono le due facce della stessa preziosa medaglia del discernimento. Esso è un aspetto fondamentale per la missione degli apostoli. E’ fondamentale e imprescindibile per assolvere alla chiamata di cui ci ha resi partecipi il Signore. Saper leggere in ogni avvenimento l’opera di Dio, discernere tra I flutti spesso violenti della storia il dito di Dio. 

Tutto ciò che accade agli Apostoli è legato alla missionetutto quello che avviene nelle nostre vite è perchè siamo di Cristo. Tutto è a causa del suo Nome che ha preso possesso di noi. Il nome nuvo che abbiamo ricevuto nel Battesimo è infatti il dolce nome di Cristo. Siamo, con gli Apostoli di ogni generazione, il suo vessillo innalzato sul mondo. Una profezia di verità sulle tenebre della menzogna. E le tenebre non hanno accolto la luce. Non possono. Per il mondo vi è una sola salvezza, quella che è stata anche per noi: la Croce del Signore, le sue braccia distese sul male. Non v’è nulla da pre-occuparsi, lo Spirito Santo, il respiro e la mente di Dio in noi opereranno in ogni occasione secondo la Volontà del Padre. Unica occupazione, istante dopo istante, è per noi restare aggrappati al Signore. Uniti a Lui. Il Suo amore a colmare ogni spazio della nostra vita. Sappaimo come San Paolo che non ci aspettano altro che catene e persecuzioni, incomprensioni, odio. Da tutti. E’ tremendo ma è così. E’ la vita di Cristo in noi. Non può essere diverso. Il discernimento semplice e prudente di ogni evento, in famiglia, al lavoro, nelle relazioni personali, ci indicherà l’occasione per rendere testimonianza. Perchè la salvezza giunga ai nostri, ai suoi persecutori. Ogni istante della nostra vita diviene così un frutto preziosissimo della Passione del Signore, maturo per essere mangiato da tutti coloro che, affamati e accecati, hanno smarrito la vita. Stiamone certi, Lui ci verrà incontro e ci porterà con Lui, nel riposo che attende ogni umile lavoratore della Sua vigna"Sparso il seme del Vangelo mediante la sua presenza corporale, subì la passione e la morte e risuscitò, mostrando con la passione ciò che dobbiamo sopportare per la verità, con la risurrezione ciò che dobbiamo sperare nell’eternità" (S. Agostino. De civ. Dei XVIII, 49)

Benedetto XVI. La missione degli apostoli è un grande esorcismo

Poiché il mondo è dominato dalle potenze del male, quest’annuncio è allo stesso tempo una lotta contro queste potenze. “I messaggeri di Gesù mirano, al suo seguito, ad un’esorcizzazione del mondo, alla fondazione di una nuova forma di vita nello Spirito Santo, che liberi dall’ossessione diabolica” (R. Pesch). Di fatto, il mondo antico - come ha mostrato soprattutto Henri de Lubac – ha vissuto l’irruzione della fede cristiana come liberazione dalla paura dei demoni, una paura che nonostante lo scetticismo e l’illuminismo dominava tutto; e lo stesso accade anche oggi ovunque il cristianesimo prende il posto delle antiche religioni tribali e, trasformando i loro elementi positivi, li assume in sé. Si sente tutto l’impeto di quest’irruzione nelle parole di Paolo, quando dice: “Nessuno è Dio se non uno solo. E in realtà, anche se vi sono cosìddetti dèi sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dèi e molti signori, per noi c’e un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per Lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per Lui” (1 Cor 8,4ss). In queste parole c’e un potere liberatorio - il grande esorcismo che purifica il mondo. Per quanti dèi possano fluttuare nel mondo - Dio è uno solo e uno solo è il Signore. Se apparteniamo a Lui, tutto il resto non ha più potere, perde lo splendore della divinità.