martedì 19 giugno 2012

La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede: l'Instrumentum laboris


CITTA' DEL VATICANO, martedì, 19 giugno 2012. – La Chiesa ha bisogno di parlare all'uomo contemporaneo, con tutti i mezzi di comunicazione più moderni, tuttavia, “se manca la testimonianza tutto può diventare superfluo, se non addirittura di ostacolo alla fede”.
Così si è espresso stamattina il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, monsignor Nikola Eterovic, in Sala Stampa Vaticana, in occasione della presentazione dell'Instrumentum laboris della XIII Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana, in programma dal 7 al 28 ottobre 2012.
Il documento, ha spiegato monsignor Eterovic, è “il risultato delle risposte ai Lineamenta, documento di riflessione sul tema dell’Assemblea sinodale che, pubblicato il 2 febbraio 2011, festa della Presentazione del Signore, è stato inviato ai 13 Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, alle 114 Conferenze Episcopali, ai 26 Dicasteri della Curia Romana e all’Unione dei Superiori Generali”.
Circa il 70% delle diocesi mondiali, in particolare le più grandi, ha specificato il presule, hanno risposto agli input del Sinodo, e questo può definirsi un buon risultato.
Monsignor Eterovic ha poi illustrato i contenuti e la struttura dell'Instrumentum laboris, nella cui Introduzione, vengono indicati “il significato del tema sinodale, i punti di riferimento e le attese da parte delle Chiese particolari, secondo le risposte ai Lineamenta”.
Tra le fonti di ispirazione del documento, vengono citati il Catechismo della Chiesa Cattolica, e varie encicliche ed esortazioni apostoliche dell'ultimo cinquantennio, fino al motu proprio Porta Fidei, con cui papa Benedetto XVI ha indetto l'Anno della Fede.
Primo capitolo, Gesù Cristo, Vangelo di Dio per l'uomo.Accogliendo suggerimenti di varie risposte – ha spiegato Eterovic- l’Instrumentum laboris ribadisce il nucleo centrale della fede cristiana, che non pochi cristiani ignorano. Al contempo, con tale attitudine si intende proporre il Vangelo di Gesù Cristo come Buona notizia anche per l’uomo contemporaneo”.
Secondo capitolo: Tempo di nuova evangelizzazione. Questa parte del documento è dedicata “prevalentemente alla segnalazione delle sfide attuali all’evangelizzazione come pure alla descrizione della nuova evangelizzazione”, ha spiegato il Segretario Generale del Sinodo.
Se da un lato l'avanzata della cultura mediatica e digitale è risultato utile per la diffusione della Buona Notizia, anche il dialogo interreligioso mostra segni di progresso, sebbene non manchino le “difficoltà, soprattutto in Paesi ove i cristiani sono in minoranza”.
Come già ebbe a sottolineare il beato Giovanni Paolo II nella Redemptoris missio, l'evangelizzazione di oggi va distinta tra missione “ad gentes”, che annuncia il Vangelo “a coloro che tuttora non lo conoscono”e la “nuova evangelizzazione, indirizzata soprattutto a coloro che sono stati battezzati ma non sufficientemente evangelizzati e a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa e dalla pratica della vita religiosa”.
A questi due livelli va aggiunta la “evangelizzazione in generale” come “opera costante della Chiesa che anche nei nostri tempi deve essere rinnovata e resa più dinamica”. Anche l'Instrumentum laboris del Sinodo “riporta tale visione di una triplice stratificazione dell’unico processo di evangelizzazione: tre aspetti che mutualmente si intrecciano e completano”, ha proseguito mons. Eterovic.
Fulcro di ogni attività evangelizzatrice rimane la parrocchia, “centro di irradiazione missionaria e di testimonianza dell’esperienza cristiana, in grado di accogliere persone con necessità spirituali e materiali”.
Terzo capitolo: Trasmettere la fede. “La finalità della nuova evangelizzazione è la trasmissione della fede – ha commentato Eterovic -. La Chiesa trasmette la fede che essa stessa vive. Tutti i cristiani sono chiamati a dare il loro contributo”.
Gli ostacoli alla crescita della fede possono essere di ordine interno (“una fede vissuta in modo passivo e privato, rifiuto di un’educazione della propria fede, una separazione fra fede e vita”) o esterno (“la secolarizzazione, il nichilismo, il consumismo, l’edonismo”).Principali luoghi di trasmissione della fede sono, ancora una volta, le parrocchie, ma anche la famiglia “luogo esemplare di evangelizzazione.
“Il ricco contributo dei ‘nuovi evangelizzatori’ alla diffusione della Buona Notizia - ha aggiunto il presule - richiede un ulteriore approfondimento della relazione tra doni carismatici e doni gerarchici per il bene delle Chiese particolari e della Chiesa universale”.
Quarto capitolo: Ravvivare l’azione pastorale. “La trasmissione della fede nel contesto della nuova evangelizzazione – ha spiegato Eterovic - ripropone gli strumenti maturati durante la sua Tradizione e, in particolare, il primo annuncio, l’iniziazione cristiana e l’educazione, cercando di adattarli alle attuali condizioni culturali e sociali”.
Quanto al sacramento del battesimo, “si è d’accordo nell’applicare la struttura di catecumenato al percorso di ingresso alla fede dei più piccoli, dandone un carattere più testimoniale ed ecclesiale”. Una possibilità è quella della catechesi per i genitori già prima della nascita dei battezzandi.
Ad ogni modo, bisognerebbe “comprendere meglio, dal punto di vista teologico, la sequenza dei sacramenti dell’iniziazione cristiana che culmina nell’Eucaristia, e riflettere su modelli per tradurre nella prassi l’approfondimento auspicato”.
Se da un lato sono particolarmente incisive le forme generali di “primo annuncio” a livello nazionale ed internazionale (“Giornate Mondiali della Gioventù, Viaggi Apostolici, beatificazioni o canonizzazioni”), vanno potenziate “nella vita quotidiana a livello locale e parrocchiale (omelie, missioni popolari, sacramenti della riconciliazione e del matrimonio, pietà popolare, devozione rivolta a Maria e ai santi, in particolare nei santuari, attenzione al momento della sofferenza e della malattia)”.
Conclusione. “La nuova evangelizzazione dovrebbe favorire un nuovo slancio apostolico, frutto di una nuova Pentecoste, rendendo più dinamica l’attività di ordinaria evangelizzazione della Chiesa, in grado di attrarre anche persone che se ne sono allontanate, e dando nuovo impulso all’annuncio del Vangelo ad gentes”, ha quindi concluso monsignor Eterovic.
Durante la conferenza stampa è intervenuto anche il Sottosegretario del Sinodo dei Vescovi, monsignor Fortunato Frezza, che ha sottolineato il profondo legame tra il Sinodo e l'Anno della Fede.
“Il dato che accomuna l’argomento sinodale e quello del Motu proprio – ha spiegato monsignor Frezza - si trova negli stessi titoli e consiste nella fede, che li unisce in una relazione talmente solida da far ritenere il documento pontificio come una chiara lezione sull’argomento sinodale”.
C'è poi un altro anniversario coincidente: il ventennale del Catechismo della Chiesa Cattolica che, assieme al cinquantennale del Concilio, è un atto della vita della Chiesa che ha “dato alla fede un determinato e determinante punto di luce e di forza”.
Sia l'ultimo Concilio che il Catechismo sono dunque da considerarsi “come le due tavole per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo, mentre l’impostazione e lo spirito del documento Porta fidei presentano una efficace metodologia alla vigilia dei lavori sinodali, dai quali si attende un ulteriore passo nella trasmissione della fede all’uomo di oggi”, ha concluso il presule. (L. Marcolivio)
Fonte: Zenit





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nuova-ev
Cari amici, questa mattina è stato presentato l’Instrumentum laboris del prossimo sinodo dei vescovi dedicato alla nuova evangelizzazione. Il documento servirà da traccia per la discussione fra i vescovi provenienti da tutto il mondo, che in ottobre si confronteranno con i temi della secolarizzazione, della crisi della fede e della necessità di una nuova evangelizzazione a partire dai Paesi giù evangelizzati da secoli.
Le risposte raccolte fra le comunità cattoliche di tutto il mondo mettono in luce «il fatto che la Chiesa non avrebbe risposto in modo adeguato e convincente» ai grandi mutamenti storici della nostra epoca, dal fenomeno migratorio, ai cambiamenti nel mondo islamico, alle sfide per l’indipendenza e i diritti umani di tanti popoli, ai mutamenti nel campo dei media e della comunicazione, etc. «È stato poi constatato – si legge nel documento – l’indebolimento della fede dei credenti, la mancanza della partecipazione personale ed esperienziale nella trasmissione della fede, l’insufficiente accompagnamento dei fedeli lungo il loro iter formativo, intellettuale e professionale», come pure «si è lamentata una eccessiva burocratizzazione delle strutture ecclesiastiche, che sono percepite lontane dall’uomo comune e dalle sue preoccupazioni esistenziali. Tutto ciò ha causato un ridotto dinamismo delle comunità ecclesiali, la perdita dell’entusiasmo delle origini, la diminuzione dello slancio missionario».
Proprio oggi, su La Stampa, riferivo sui risultati di una ricerca condotta da Massimo Introvigne sulla religiosità e la secolarizzazione in un’area della Sicilia centrale che può essere considerata più in generale rappresentativa del territorio italiano (v. post precedente). Anche qui emerge che l’allontanamento dalla pratica religiosa è dovuto anche alla percezione che la fede non c’entri con la vita quotidiana, non abbia a che fare con i problemi, le angosce, le speranze che accompagnano in ogni suo risvolto la nostra esistenza. È vero che cresce il numero di coloro che si dicono sfiduciati a motivo dello scandalo della pedofilia nel clero o per le polemiche sulle ricchezze della Chiesa, ma personalmente ritengo che queste motivazioni siano soltanto una conseguenza. La conseguenza della percezione che la fede non abbia nulla da dire alla vita concreta.
Solo così, infatti, si spiega l’allontanamento dalla pratica religiosa di quanti magari continuano a dirsi cattolici. C’è da sperare che il sinodo dei vescovi rifugga il rischio di attorcigliarsi in analisi sociologiche, finendo per riproporre – pur senza volerlo – quella eccessiva burocratizzazione delle strutture che l’Instrumentum laboris denuncia. L’idea che la nuova evangelizzazione sia frutto di strategie pastorali, di piani, di progetti, o almeno di buone idee di marketing comunicativo, a mio avviso è perdente. In una società «liquida» e secolarizzata, i cristiani sanno di essere una «minoranza creativa»: solo l’incontro tra persone con esperienze di verità e di bellezza, che colpiscono e attraggono, può far rinascere quel tessuto cristiano che tanta parte ha avuto nella storia della nostra civiltà.
Benedetto XVI, nel discorso ai vescovi del Portogallo tenuto a Fatima il 13 maggio 2010 ha detto: «Quando, nel sentire di molti, la fede cattolica non è più patrimonio comune della società e, spesso, si vede come un seme insidiato e offuscato da “divinità” e signori di questo mondo, molto difficilmente essa potrà toccare i cuori mediante semplici discorsi o richiami morali, e meno ancora attraverso generici richiami ai valori cristiani. Il richiamo coraggioso e integrale ai principi è essenziale e indispensabile; tuttavia il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona, non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l’incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui».