mercoledì 27 giugno 2012

Il passaporto per il Paradiso

Di seguito il Vangelo di oggi, 28 giugno, giovedi della XII settimana del T.O., con un commento e qualche testo di meditazione.



Costruire su Cristo e con Cristo significa costruire su un fondamento che si chiama amore crocifisso. 
Vuol dire costruire con Qualcuno, che dall'alto della croce stende le sue braccia, per ripetere per tutta l'eternità: "Io do la mia vita per te, uomo, perché ti amo".
Vuol dire costruire con saggezza. 
Essere saggio significa sapere che la solidità della casa dipende dalla scelta del fondamento. Non abbiate paura di essere saggi, cioè non abbiate paura di costruire sulla roccia!

Benedetto XVI



Mt 7, 21-29

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perchè era fondata sopra la roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande» .
Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.
Il commento

La volontà di Dio. Compiere la volontà del Padre che è nei Cieli schiude le porte del Cielo. Vivere come un cittadino del Cielo, mostrarne l’appartenenza. È questo, e solo questo il passaporto per il Paradiso. Le parole non contano. Neanche i miracoli. Neanche l’essere prete, o missionario. Potrei dare tutto ai poveri, o consegnare il mio corpo al fuoco, se non è per amore è puro fumo. Vanità senza peso. Una vita costruita sulla sabbia, polvere finissima, morbida e rilassante. Senza forza. Le nostre belle parole, i nostri eroici atti d’altruismo, le nostre liturgie, le preghiere. Tutto per apparire, tutto per ricevere in cambio un po’ d’affetto. Tutto per costruire noi stessi. Senza amore; solo concupiscenza. Una vita mondana, la carne a guidarne le scelte. Un passaporto senza valore. Il Signore non lo può riconoscere. Non vi è sigillato il Suo amore. 

La Parola incarnata, compiuta nella trama dell’esistenza, la casa fondata sulla Roccia. Cristo. O Lui, o noi. Con Lui entreremo nel Regno, senza di Lui ne resteremo fuori. Urge convertirsi. Oggi. Ascoltare la Sua voce e non indurire il cuore, provvedere all’olio dello Spirito Santo quali vergini sagge prudenti. Implorare lo Spirito, il soffio di Dio ad alimentare le nostre vite di vita divina. La Sua natura modellata, riversata in noi. Il pensiero di Cristo nelle nostre menti. Il Suo cuore nei nostri cuori. Con Lui, afferrati al Suo amore, anche oggi nel Getsemani sconvlto dai venti delle tentazioni, nella lotta con la pioggia dei nostri desideri; con Lui la fede per resistere quando i fiumi delle avversità, delle malattie, delle relazioni, del lavoro, dei figli, del marito, della moglie dei soldi si abbattono su di noi. 

"Costruire su Cristo vuol dire infine fondare sulla sua volontà tutti i propri desideri, le attese, i sogni, le ambizioni e tutti i propri progetti. Significa dire a se stessi, alla propria famiglia, ai propri amici e al mondo intero e soprattutto a Cristo: "Signore, nella vita non voglio fare nulla contro di Te, perché Tu sai che cosa è il meglio per me. Solo Tu hai parole di vita eterna". Amici miei, non abbiate paura di puntare su Cristo! Abbiate nostalgia di Cristo, come fondamento della vita! Accendete in voi il desiderio di costruire la vostra vita con Lui e per Lui! Perché non può perdere colui che punta tutto sull'amore crocifisso del Verbo incarnato". (Benedetto XVI). Con Cristo vittoriosi sulla carne, sul mondo, sul demonio. Uniti a Lui, indissolubilmente. Come San Francesco, stretti alla sua Croce, le stigmate del suo amore a segnare le nostre ore, ai piedi di Lui, dissetati dal suo sangue prezioso, la vita che non muore, la Roccia su cui deporre ogni centimetro della nostra esistenza. Nulla anteporre al Suo amore. E’ questa la saggezza. E’ questa la porta del Cielo.

APPROFONDIMENTI

Ratzinger - Benedetto XVI. Costruire la casa sulla Roccia

VIAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
IN POLONIA
DISCORSO DEL SANTO PADRE
INCONTRO CON I GIOVANI
Kraków-Błonie, 27 maggio 2006
Cari giovani amici,
vi porgo il mio cordiale benvenuto! La vostra presenza mi rallegra. Sono grato al Signore per questo incontro con il calore della vostra cordialità. Sappiamo che "dove due o tre sono uniti nel nome di Gesù, Egli è in mezzo a loro" (cfr Mt 18, 20). Ma voi siete qui oggi ben più numerosi! Ringrazio per questo ciascuno e ciascuna di voi. Gesù dunque è qui con noi. Egli è presente tra i giovani della terra polacca, per parlare loro di una casa, che non crollerà mai, perché edificata sulla roccia. È la parola evangelica che abbiamo poc'anzi ascoltato (cfr Mt 7, 24-27).
Nel cuore di ogni uomo c'è, amici miei, il desiderio di una casa. Tanto più in un cuore giovane c'è il grande anelito ad una casa propria, che sia solida, nella quale non soltanto si possa tornare con gioia, ma anche con gioia si possa accogliere ogni ospite che viene. È la nostalgia di una casa nella quale il pane quotidiano sia l'amore, il perdono, la necessità di comprensione, nella quale la verità sia la sorgente da cui sgorga la pace del cuore. È la nostalgia di una casa di cui si possa essere orgogliosi, di cui non ci si debba vergognare e della quale non si debba mai piangere il crollo. Questa nostalgia non è che il desiderio di una vita piena, felice, riuscita. Non abbiate paura di questo desiderio! Non lo sfuggite! Non vi scoraggiate alla vista delle case crollate, dei desideri vanificati, delle nostalgie svanite. Dio Creatore, che infonde in un giovane cuore l'immenso desiderio della felicità, non lo abbandona poi nella faticosa costruzione di quella casa che si chiama vita.
Amici miei, una domanda si impone: "Come costruire questa casa?". È una domanda che sicuramente si è già affacciata molte volte al vostro cuore e che ancora tante volte ritornerà. È una domanda che è doveroso porre a se stessi non una volta soltanto. Ogni giorno deve stare davanti agli occhi del cuore: come costruire quella casa chiamata vita? Gesù, le cui parole abbiamo ascoltato nella redazione dell'evangelista Matteo, ci esorta a costruire sulla roccia. Soltanto così infatti la casa non crollerà. Ma che cosa vuol dire costruire la casa sulla roccia? Costruire sulla roccia vuol dire prima di tutto: costruire su Cristo e con Cristo. Gesù dice: "Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia" (Mt 7, 24). Non si tratta qui di parole vuote dette da una persona qualsiasi, ma delle parole di Gesù. Non si tratta di ascoltare una persona qualunque, ma di ascoltare Gesù. Non si tratta di compiere una cosa qualsiasi, ma di compiere le parole di Gesù.
Costruire su Cristo e con Cristo significa costruire su un fondamento che si chiama amore crocifisso. Vuol dire costruire con Qualcuno che, conoscendoci meglio di noi stessi, ci dice: "Tu sei prezioso ai miei occhi, ...sei degno di stima e io ti amo" (Is 43, 4). Vuol dire costruire con Qualcuno che è sempre fedele, anche se noi manchiamo di fedeltà, perché egli non può rinnegare se stesso (cfr 2 Tm 2, 13). Vuol dire costruire con Qualcuno che si china costantemente sul cuore ferito dell'uomo e dice: "Non ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più" (cfr Gv 8, 11). Vuol dire costruire con Qualcuno, che dall'alto della croce stende le sue braccia, per ripetere per tutta l'eternità: "Io do la mia vita per te, uomo, perché ti amo". Costruire su Cristo vuol dire infine fondare sulla sua volontà tutti i propri desideri, le attese, i sogni, le ambizioni e tutti i propri progetti. Significa dire a se stessi, alla propria famiglia, ai propri amici e al mondo intero e soprattutto a Cristo: "Signore, nella vita non voglio fare nulla contro di Te, perché Tu sai che cosa è il meglio per me. Solo Tu hai parole di vita eterna" (cfr Gv 6, 68). Amici miei, non abbiate paura di puntare su Cristo! Abbiate nostalgia di Cristo, come fondamento della vita! Accendete in voi il desiderio di costruire la vostra vita con Lui e per Lui! Perché non può perdere colui che punta tutto sull'amore crocifisso del Verbo incarnato.
Costruire sulla roccia significa costruire su Cristo e con Cristo, che è la roccia. Nella Prima Lettera ai Corinzi san Paolo, parlando del cammino del popolo eletto attraverso il deserto, spiega che tutti "bevvero ... da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo" (1 Cor 10, 4). I padri del popolo eletto certamente non sapevano che quella roccia era Cristo. Non erano consapevoli di essere accompagnati da Colui il quale, quando sarebbe venuta la pienezza dei tempi, si sarebbe incarnato, assumendo un corpo umano. Non avevano bisogno di comprendere che la loro sete sarebbe stata soddisfatta dalla Sorgente stessa della vita, capace di offrire l'acqua viva per dissetare ogni cuore. Bevvero tuttavia a questa roccia spirituale che è Cristo, perché avevano nostalgia dell'acqua della vita, ne avevano bisogno. In cammino sulle strade della vita, forse a volte non siamo consapevoli della presenza di Gesù. Ma proprio questa presenza, viva e fedele, la presenza nell'opera della creazione, la presenza nella Parola di Dio e nell'Eucaristia, nella comunità dei credenti e in ogni uomo redento dal prezioso Sangue di Cristo, questa presenza è la fonte inesauribile della forza umana. Gesù di Nazaret, Dio che si è fatto Uomo, sta accanto a noi nella buona e nella cattiva sorte e ha sete di questo legame, che è in realtà il fondamento dell'autentica umanità. Leggiamo nell'Apocalisse queste significative parole: "Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3, 20).
Amici miei, che cosa vuol dire costruire sulla roccia? Costruire sulla roccia significa anche costruire su Qualcuno che è stato rifiutato. San Pietro parla ai suoi fedeli di Cristo come di una "pietra viva rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio" (1 Pt 2, 4). Il fatto innegabile dell'elezione di Gesù da parte di Dio non nasconde il mistero del male, a causa del quale l'uomo è capace di rigettare Colui che lo ha amato sino alla fine. Questo rifiuto di Gesù da parte degli uomini, menzionato da san Pietro, si protrae nella storia dell'umanità e giunge anche ai nostri tempi. Non occorre una grande acutezza di mente per scorgere le molteplici manifestazioni del rigetto di Gesù, anche lì dove Dio ci ha concesso di crescere. Più volte Gesù è ignorato, è deriso, è proclamato re del passato, ma non dell'oggi e tanto meno del domani, viene accantonato nel ripostiglio di questioni e di persone di cui non si dovrebbe parlare ad alta voce e in pubblico. Se nella costruzione della casa della vostra vita incontrate coloro che disprezzano il fondamento su cui voi state costruendo, non vi scoraggiate! Una fede forte deve attraversare delle prove. Una fede viva deve sempre crescere. La nostra fede in Gesù Cristo, per rimanere tale, deve spesso confrontarsi con la mancanza di fede degli altri.
Cari amici, che cosa vuol dire costruire sulla roccia? Costruire sulla roccia vuol dire essere consapevoli che si avranno delle contrarietà. Cristo dice: "Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono sulla casa..." (Mt 7, 25). Questi fenomeni naturali non sono soltanto l'immagine delle molteplici contrarietà della sorte umana, ma ne indicano anche la normale prevedibilità. Cristo non promette che su una casa in costruzione non cadrà mai un acquazzone, non promette che un'onda rovinosa non travolgerà ciò che per noi è più caro, non promette che venti impetuosi non porteranno via ciò che abbiamo costruito a volte a prezzo di enormi sacrifici. Cristo comprende non solo l'aspirazione dell'uomo ad una casa duratura, ma è pienamente consapevole anche di tutto ciò che può ridurre in rovina la felicità dell'uomo. Non vi meravigliate dunque delle contrarietà, qualunque esse siano! Non vi scoraggiate a motivo di esse! Un edificio costruito sulla roccia non equivale ad una costruzione sottratta al gioco delle forze naturali, iscritte nel mistero dell'uomo. Aver costruito sulla roccia significa poter contare sulla consapevolezza che nei momenti difficili c'è una forza sicura su cui fare affidamento.
Amici miei, consentitemi di insistere: che cosa vuol dire costruire sulla roccia? Vuol dire costruire con saggezza. Non senza un motivo Gesù paragona coloro che ascoltano le sue parole e le mettono in pratica a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. È stoltezza, infatti, costruire sulla sabbia, quando si può farlo sulla roccia, avendo così una casa in grado di resistere ad ogni bufera. È stoltezza costruire la casa su un terreno che non offre le garanzie di reggere nei momenti più difficili. Chissà, forse è anche più facile fondare la propria vita sulle sabbie mobili della propria visione del mondo, costruire il proprio futuro lontano dalla parola di Gesù, e a volte perfino contro di essa. Resta tuttavia che chi costruisce in questo modo non è prudente, perché vuol persuadere se stesso e gli altri che nella sua vita non si scatenerà alcuna tempesta, che nessuna onda colpirà la sua casa. Essere saggio significa sapere che la solidità della casa dipende dalla scelta del fondamento. Non abbiate paura di essere saggi, cioè non abbiate paura di costruire sulla roccia!
Amici miei, ancora una volta: che cosa vuol dire costruire sulla roccia? Costruire sulla roccia vuol dire anche costruire su Pietro e con Pietro. A lui infatti il Signore disse: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16, 16). Se Cristo, la Roccia, la pietra viva e preziosa, chiama il suo Apostolo pietra, significa che egli vuole che Pietro, e insieme a lui la Chiesa intera, siano segno visibile dell'unico Salvatore e Signore. Qui, a Cracovia, la città prediletta del mio Predecessore Giovanni Paolo II, le parole sul costruire con Pietro e su Pietro non stupiscono certo nessuno. Perciò vi dico: non abbiate paura a costruire la vostra vita nella Chiesa e con la Chiesa! Siate fieri dell'amore per Pietro e per la Chiesa a lui affidata. Non vi lasciate illudere da coloro che vogliono contrapporre Cristo alla Chiesa! C'è un'unica roccia sulla quale vale la pena di costruire la casa. Questa roccia è Cristo. C'è solo una pietra su cui vale la pena di poggiare tutto. Questa pietra è colui a cui Cristo ha detto: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt 16, 18). Voi giovani avete conosciuto bene il Pietro dei nostri tempi. Perciò non dimenticate che né quel Pietro che sta osservando il nostro incontro dalla finestra di Dio Padre, né questo Pietro che ora sta dinanzi a voi, né nessun Pietro successivo sarà mai contro di voi, né contro la costruzione di una casa durevole sulla roccia. Anzi, impegnerà il suo cuore ed entrambe le mani nell'aiutarvi a costruire la vita su Cristo e con Cristo.
Cari amici, meditando le parole di Cristo sulla roccia come fondamento adeguato per la casa, non possiamo non rilevare che l'ultima parola è una parola di speranza. Gesù dice che, nonostante lo scatenarsi degli elementi, la casa non è crollata, perché era fondata sulla roccia. In questa sua parola c'è una straordinaria fiducia nella forza del fondamento, la fede che non teme smentite perché confermata dalla morte e risurrezione di Cristo. Questa è la fede che, dopo anni, verrà confessata da san Pietro nella sua lettera: "Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso" (1 Pt 2, 6). Certamente "Non resterà confuso...". Cari giovani amici, la paura dell'insuccesso può a volte frenare perfino i sogni più belli. Può paralizzare la volontà e rendere incapaci di credere che possa esistere una casa costruita sulla roccia. Può persuadere che la nostalgia della casa è soltanto un desiderio giovanile e non un progetto per la vita. Insieme a Gesù dite a questa paura: "Non può cadere una casa fondata sulla roccia"! Insieme con san Pietro dite alla tentazione del dubbio: "Chi crede in Cristo non resterà confuso!". Siate testimoni della speranza, di quella speranza che non teme di costruire la casa della propria vita, perché sa bene di poter contare sul fondamento che non crollerà mai: Gesù Cristo nostro Signore.

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Ratzinger - Benedetto XVI Sia fatta la tua volontà (da Gesù di Nazaret)

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Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra
Dalle parole di questa domanda si rendono immediatamente evidenti due cose: c'è una volontà di Dio con noi e per noi che deve diventare il criterio del nostro volere e del nostro essere. E ancora: la caratteristica del «cielo» è che lì immancabilmente vien fatta la volontà di Dio, o con altre parole: dove si fa la volontà di Dio, è cielo. L'essenza del cielo è l'essere una cosa sola con la volontà di Dio, l'unione tra volontà e verità. La terra diventa «cielo», se e in quanto in essa vien fatta la volontà di Dio, mentre è solo «terra», polo opposto del cielo, se e in quanto essa si sottrae alla volontà di Dio. Perciò noi chiediamo che le cose in terra vadano come in cielo, che la terra diventi «cielo».
Ma che cosa significa «volontà di Dio»? Come la riconosciamo? Come possiamo adempierla? Le Sacre Scritture partono dal presupposto che l'uomo nel suo intimo sappia della volontà di Dio, che esista una comunione di sapere con Dio, profondamente inscritta in noi, che chiamiamo coscienza (cfr., per es., Rm 2,15). Ma esse sanno anche che questa comunione di sapere con il Creatore, che Egli stesso ci ha dato creandoci «a sua somiglianza», è stata sepolta nel corso della storia mai estinguibile totalmente, essa tuttavia è stata ricoperta in molti modi; una fiamma debolmente guizzante, che troppo spesso rischia di essere soffocata sotto la cenere di tutti i pregiudizi immessi in noi. E per questo Dio ci ha parlato nuovamente, con parole nella storia che si rivolgono a noi dall' esterno e danno un aiuto al nostro sapere interiore ormai troppo velato.
Il nucleo di queste «lezioni sussidiarie» della storia, nella rivelazione biblica, è il Decalogo del monte Sin ai che - come abbiamo visto - dal Discorso della montagna non viene per nulla abolito o reso una «legge vecchia» ma, sviluppato ulteriormente, risplende ancora più chiaramente in tutta la sua profondità e grandezza. Questa Parola - l'abbiamo visto - non è una cosa che all'uomo viene imposta dall'esterno. Essa è - nella misura in cui siamo capaci di riceverla - rivelazione della natura di Dio stesso e con ciò spiegazione della verità del nostro essere: ci viene svelato lo spartito della nostra esistenza, di modo che possiamo leggerlo e tradurlo nella vita. La volontà di Dio deriva dall' essere di Dio e ci introduce quindi nella verità del nostro essere, ci libera dall' autodistruzione mediante la menzogna.
Poiché il nostro essere proviene da Dio, possiamo, nonostante tutte le sozzure che ci ostacolano, metter ci in cammino verso la volontà di Dio. Il concetto veterotestamentario di «giusto» significava proprio questo: vivere della parola di Dio e così della volontà di Dio ed entrare progressivamente in sintonia con questa volontà.
Ma quando Gesù ci parla della volontà di Dio e del cielo, in cui si compie la volontà di Dio, questo ha di nuovo a che fare in modo centrale con la sua missione personale. Presso il pozzo di Giacobbe Egli dice ai discepoli che gli portano da mangiare: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 4,34). Ciò significa: essere una cosa sola con la volontà del Padre è la fonte della vita di Gesù. L'unità di volontà col Padre è il nocciolo del suo essere in assoluto. Nella domanda del Padre nostro avvertiamo, però, sullo sfondo soprattutto l'appassionata lotta interiore di Gesù durante il suo dialogo nell'Orto degli ulivi: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» - «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà» (Mt 26,39.42). Di questa preghiera di Gesù, nella quale Egli ci permette di guardare nella sua anima umana e nel suo diventare «una»con la volontà di Dio, dovremo occuparci ancora in modo particolare quando rifletteremo sulla passione di Gesù.
L'autore della Lettera agli Ebrei ha individuato nella lotta interiore dell'Orto degli ulivi lo svelamento del centro del mistero di Gesù (cfr. 5,7) e - partendo da questo sguardo nell' anima di Gesù - ha interpretato questo mistero con il Salmo 40. Egli legge il Salmo così: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. L..] Allora ho detto: ecco io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5ss; cfr. Sal 40,7 -9). L'intera esistenza di Gesù è riassunta nella parola: «Ecco io vengo, per fare la tua volontà». Solo così comprendiamo pienamente la parola: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato». E a partire di là comprendiamo ora che Gesù stesso è «il cielo» nel senso più profondo e più autentico Egli, nel quale e mediante il quale la volontà di Dio vien fatta pienamente.
Guardando a Lui impariamo che, di nostro, noi non possiamo mai essere pienamente «giusti»: la forza di gravità della nostra volontà ci trascina sempre di nuovo lontano dalla volontà di Dio, ci fa diventare semplice «terra». Egli invece ci accoglie, ci attrae in alto verso di sé, dentro di sé, e nella comunione con Lui apprendiamo anche la volontà di Dio. Così, in questa terza domanda del Padre nostro, chiediamo ultimamente di avvicinarci sempre di più a Lui affinché la volontà di Dio vinca la forza di gravità del nostro egoismo e ci faccia capaci dell' altezza alla quale siamo chiamati.
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San Tommaso. La volontà di Dio non toglie alle cose la loro contingenza né le rende assolutamente necessarie

La volontà di Dio non toglie alle cose la loro contingenza né le rende assolutamente necessarie
Da quanto abbiamo già spiegato si può concludere che la volontà di Dio non toglie alle cose la loro contingenza né le rende assolutamente necessarie. Infatti
1. Dio, come abbiamo detto[cap. 83], vuole tutto ciò che la cosa voluta richiede. Ora, per certe cose il grado della loro natura richiede che siano contingenti e non necessarie. Quindi egli vuole che certe cose siano contingenti. Inoltre l’efficacia della volontà divina esige non solo che esista quanto Dio vuole, ma che esista nel mondo da lui voluto: poiché anche nelle cause naturali, quando la virtù attiva e più forte produce la propria somiglianza negli effetti non solo quando alla specie ma anche quanto agli accidenti, che sono quasi le modalità delle cose stesse. Perciò l’efficacia della volontà divina non può togliere la contingenza
2. La cosa che Dio vuole principalmente non è costituita dai singoli beni particolari, ma dalla perfezione cumulativa dei suoi effetti: nella misura in cui si riscontra più completa in questa la somiglianza della sua bontà [cap. 75]. Ora la perfezione dell’universo esige che ci siano delle cose contingenti: altrimenti nell’universo non ci sarebbero tutti i gradi dell’essere. Dunque Dio vuole che certe cose siano contingenti.
3. Il bene dell’universo risulta da un certo ordine, come spiega Aristotele [Metafisica, XI, 10,1]. Ora l’ordine dell’universo richiede che ci siano delle cause variabili, poiché nella perfezione dell’universo rientrano anche i corpi, i quali muovono solo se mossi. Ma da una causa variabile seguono effetti contingenti: poiché un effetto non può essere più stabile della propria causa. Ecco perché si riscontra che, anche quando la causa remota è necessaria, se la causa prossima e contingente, l’effetto è contingente: come è evidente in ciò che avviene nei corpi inferiori, le cui vicende sono contingenti per la contingenza delle cause prossime, sebbene le cause remote, che sono i moti dei corpi celesti, siano di ordine necessario. Dio quindi vuole che certe cose avvengano in maniera contingente
4. La necessità ipotetica esistente nella causa non basta per affermare la necessità assoluta dei suoi effetti. Ebbene, Dio vuole che delle cose nelle creature non per una necessità assoluta ma solo per necessità ipotetica, come sopra abbiamo dimostrato. Perciò dalla volontà divina non si può dedurre una necessità assoluta nelle cose create. Ed e solo quest’ultima a escludere la contingenza: poiché anche ciò che è contingente o indifferente a due alternative, fatta l’ipotesi diviene necessario. Se, p. es., Socrate corre, è necessario che corra. Perciò la volontà divina non esclude dalle cose la contingenza.
Dunque se Dio vuole una cosa, non ne segue che questa avvenga per necessità; ma solo che è vera e necessaria la condizione seguente: «se Dio vuole una cosa, essa avverrà». Ma con ciò il fatto conseguente non risulta necessario.
Contra Gentiles, Libro I, cap. LXXXV, tr. it. di Tito S. Centi, Utet, Torino 1997, pp. 233-234.

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Origene. Fondato sopra la roccia, Cristo

Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Omelie su Luca, 26, 4-5 ; SC 87, 341

Fondato sopra la roccia, Cristo


Quando affronti coraggiosamente la tentazione, non è questa a renderti fedele e paziente, ma essa mette in luce virtù di pazienza e fortezza che erano in te, ma nascoste. “Credi, dice il Signore, che io avessi nel parlarti uno scopo diverso da quello di manifestare la tua giustizia? ” (Gb 40,3 LXX). E altrove aggiunge: “Ti ho umiliato e ti ho messo alla prova per manifestare quello che avevi nel cuore” (Dt 8, 3-5).

Nello stesso senso, la tempesta non lascia in piedi una casa edificata sulla sabbia; se vuoi che resista, costruisci sulla roccia. Una volta scatenata, non potrà rovesciare un edificio costruito sulla pietra; rivelerà invece quanto siano deboli le fondamenta di ciò che vacilla sulla sabbia. Per questo motivo, prima che la tempesta si scateni, prima che soffino le raffiche di vento e i torrenti si gonfino, mentre ancora tutto è nel silenzio, dedichiamo ogni cura alle fondamenta della costruzione, eleviamo la nostra casa con le molteplici e solide pietre dei comandamenti di Dio; allora, quando la persecuzione incrudelirà, quando la bufera delle sciagure si scatenerà contro i cristiani, potremo mostrare che il nostro edificio è fondato sulla roccia, Cristo Gesù (1 Cor 3,1).
San Gregorio Nazianzeno (330-390), vescovo, dottore della Chiesa
Discorsi, 26 ; PG 35, 1238 

Fondati sopra la roccia


Un giorno, stavo passeggiando lungo il mare; come dice la Scrittura, «il mare era agitato, perché soffiava un forte vento» (Gv 6,18). Le onde si sollevavano da lontano e invadevano la riva, sbattendo gli scogli, spezzandosi e trasformandosi in schiuma e in goccioline. Piccoli sassi, alghe e le conchiglie più leggere erano strascinati dalle acque e gettati sulla sponda, mentre le rocce rimanevano ferme e incrollabili, come se tutto fosse calmo, pur in mezzo ai flutti che appena le avevano battute...

Ho imparato una lezione da questo spettacolo. Questo mare, non è forse la nostra vita e la nostra condizione umana? Anche lì si trova molta amarezza e instabilità. E i venti non sono forse le tentazioni che ci assalgono e tutti i colpi imprevisti della vita? Questo, secondo me, meditava Davide quando esclamò: «Salvami, o Dio: l`acqua mi giunge alla gola. Affondo nel fango e non ho sostegno; sono caduto in acque profonde e l`onda mi travolge» (Sal 68, 2-3). Tra gli uomini che vengono provati, gli uni mi sembrano essere come questi oggetti leggeri e senza vita che si lasciano strascinare senza opporre la minima resistenza; non hanno nessuna fermezza; non hanno una ragione saggia che possa fare da contrappeso contro gli assalti. Gli altri mi sembrano delle rocce, degne di questa Roccia sulla quale sono fondati e che adoriamo; sono formati dai ragionamenti della vera sapienza, coloro si elevano al di sopra della comune debolezza e sopportano tutto con una costanza incrollabile.