sabato 26 maggio 2012

Vieni, Santo Spirito!



VEGLIA DI PENTECOSTE



MESSALE
Antifona d'Ingresso  Rm 5,5; 8,11
L’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito,
che ha stabilito in noi la sua dimora. Alleluia. 
  

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei cinquanta giorni, rinnova il prodigio della Pentecoste: f
a' che i popoli dispersi si raccolgono insieme e le diverse lingue si uniscano a proclamare la gloria del tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...


Oppure:

Rifulga su di noi, Padre onnipotente, Cristo, luce da luce, splendore della tua gloria, e il dono del tuo Santo Spirito confermi nell'amore i tuoi fedeli, rigenerati a vita nuova. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  
Gn 11,1-9
La si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra.

Dal libro della Gènesi
Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono.
Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra».
Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro».
Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 32
Su tutti i popoli regna il Signore.
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini.

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere. 



OrazioneScenda su di noi, o Padre, i tuo Santo Spirito, perché tutti gli uomini cerchino sempre l'unità nell'armonia e, abbattuti gli orgogli di razza e di cultura, la terra diventi una sola famiglia, e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli.
 


Seconda Lettura  Es 19,3-8a,16-20bIl Signore scese sul monte monte Sinai davanti a tutto il popolo.Dal libro dell'Esodo
In quei giorni, Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: "Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa". Queste parole dirai agli Israeliti».
Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli aveva ordinato il Si­gnore. Tutto il popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!». Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore.
Allora Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte.
Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce. Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte.
 
Salmo Responsoriale  Dal Salmo 102
La grazia del Signore è su quanti lo temono.
 
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
 
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d'Israele.
 
Ma l'amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
per quelli che custodiscono la sua alleanza
e ricordano i suoi precetti per osservarli.
 
OrazioneO Dio dell'alleanza antica e nuova, che ti sei rivelato nel fuoco della santa montagna e nella Pentecoste del tuo Spirito, f
a' un rogo solo dei nostri orgogli, e distruggi gli odi e le armi di morte; accendi in noi la fiamma della tua carità, perché il nuovo Israele radunato da tutti i popoli accolga con gioia la legge eterna del tuo amore. Per Cristo nostro Signore.



Terza Lettura  Ez 37,1-14
Ossa inaridite, infonderò in voi il mio spirito e rivìvrete. 

Dal libro del profeta Ezechiele
In quei giorni, la mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare accanto ad esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite.
Mi disse: «Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivi vere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai».
Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore». Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro.
Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza, figlio dell'uomo, e annuncia allo spirito: Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano». Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.
Mi disse: «Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la casa d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. Perciò profetizza e annuncia loro: Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d'Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio. 

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 50
Rinnovami, Signore, con la tua grazia.
 
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
 
Tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore m'insegni la sapienza.
Aspergimi con rami d'issòpo e sarò puro;
lavami e sarò più bianco della neve.
 
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
 
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. 
 
OrazioneO Dio, creatore e Padre, infondi in noi il tuo alito di vita: lo Spirito che si librava sugli abissi delle origini torni a spirare nelle nostre menti e nei nostri cuori, come spirerà alla fine dei tempi per ridestare i nostri corpi alla vita senza fine. Per Cristo nostro Signore.

 
Quarta Lettura  Gl 3,1-5Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo.
Dal libro del profeta Gioèle
Così dice il Signore:
«Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo
e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie;
i vostri anziani faranno sogni,
i vostri giovani avranno visioni.
Anche sopra gli schiavi e sulle schiave
in quei giorni effonderò il mio spirito.
Farò prodigi nel cielo e sulla terra,
sangue e fuoco e colonne di fumo.
Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue,
prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile.
Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato,
poiché sul monte Sion e in Gerusalemme
vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore,
anche per i superstiti che il Signore avrà chiamato». 

 
Salmo Responsoriale Dal Salmo 103
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
 
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto.

Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Benedici il Signore, anima mia.
 
Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. 


OrazioneAscolta, o Dio, la tua Chiesa unita in concorde preghiera in questa santa veglia a compimento della Pasqua perenne; scenda sempre su di essa il tuo Spirito, perché illumini la mente dei fedeli e tutti i rinati nel Battesimo siano nel mondo testimoni e profeti. Per Cristo nostro Signore.
 


 
Dopo la lettura del profeta Gioele con il salmo responsoriale e
l’orazione corrispondente, si rende più intensa l’illuminazione dell’aula ecclesiale, il sacerdote intona l’inno «Gloria a Dio nell’alto dei
cieli», che viene cantato da tutta l’assemblea. 


CANTO: GLORIA A DIO

 Finito l’inno, il sacerdote dice la colletta della Messa della Vigilia.

Colletta
C. Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua
nel tempo sacro dei cinquanta giorni,
rinnova il prodigio della Pentecoste:
fa’ che i popoli dispersi si raccolgano insieme
e le diverse lingue si uniscano
a proclamare la gloria del tuo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio,
che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen.

Quinta Lettura  Rm 8,22-27
Lo Spirito intercede con gemiti inesprimibili.  
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.
 
Canto al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Vieni, Santo Spirito,
riempi i cuori dei tuoi fedeli,
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.

Alleluia.

   




   
Vangelo  Gv 7,37-39
 
Sgorgheranno fiumi di acqua viva.

Dal vangelo secondo Giovanni

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva».
Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.
  Parola del Signore.

* * *

MESSA DEL GIORNO

Antifona d'Ingresso  Sap 1,7
Lo Spirito del Signore ha riempito l'universo,
egli che tutto unisce,
conosce ogni linguaggio. Alleluia.


Oppure:
  Rm 5,5; 8,11
L’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito,
che ha stabilito in noi la sua dimora. Alleluia. 

 
Colletta

O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo. Per il 
nostro Signore...
 .
 
LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  At 2, 1-11
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.

Dagli atti degli apostoli
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». 


Salmo Responsoriale  Dal Salmo 103
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra. 
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.
 
 
Seconda Lettura
  Gal 5, 16-25
Il frutto dello Spirito.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni,fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimit
à, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la car­ne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.


Sequenza
 
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

 Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

 Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.

 Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa. 


 Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina. 



Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch'è sviato. 


 Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni. 


 Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.




Canto al Vangelo 

Alleluia, alleluia.

Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.

Alleluia.

  
  Vangelo  Gv 15, 26-27; 16, 12-15
Lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la
 verità.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché 
non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.

COMMENTI


Pentecoste - B

Dio ha creato il mondo come una grande orchestra che al principio dei tempi stava accordando i suoi strumenti per l’inizio dell'opera; ma prima che giungesse il Maestro concertatore e direttore per l’accordo decisivo, si è introdotta una dissonanza. E così, da quel momento, ognuno per conto proprio, ha cominciato a suonare una nenia monotona, un pesante interminabile solfeggio senza senso, dove ogni nota è affermata come per se stessa, e resta sola con se stessa, senza sapere chi è. E così l’orchestra del mondo è come una grande Babele: una confusione di lingue e di suoni, in ultima analisi "una cacofonia", piena di stecche. Un insieme di note umane, staccate l’una dall’altra, senza una melodia affettiva ed effettiva che le ricolleghi.
E tutto è continuato così fino all’arrivo del “direttore”, che, solo, domina la partitura. Entrando nel mondo ha ristabilito in se stesso la musica, l'armonia del mondo; entrando nel grembo di una donna, ha restituito un destino di armonia al mondo: “Ave generosa - generosa perché generatrice - il tuo grembo esultò di gioia, quando tutta la celeste Sinfonia risuonò da te” (Santa Ildegarda di Bingen).
Entrando nel mondo dentro il grembo di una donna, Cristo ha ristabilito in sé un punto affettivo che ri-armonizza le note del mondo. Infatti non appena la sua "bacchetta" si alza, al suo cenno la nostra disarmonia comincia a diventare la sua sinfonia.
Oggi, giorno di Pentecoste, facciamo memoria del momento in cui la sinfonia di Cristo, la sinfonia che è Cristo, la sinfonia che siamo diventati noi, ha iniziato a suonare e a diffondersi stabilmente nel mondo, come storia di un popolo.
Lo Spirito che oggi discende dal cielo, eseguendo il "suono di Cristo", dentro una compagnia umana, non è un "alito sospeso" sul mondo, non è un vago spiritualismo sentimentale, ma, come un giorno dentro il grembo della Beata Vergine Maria, si fa materia, materia di santità - “Tu materia sanctitatis”, afferma Santa Ildegarda di Bingen, nel citato inno -, perché lo Spirito si fa materia di santità, cioè compagnia umana dove l'armonia di Cristo risuona sui volti di coloro che Gli appartengono. “Non vi lascerò orfani; tornerò a voi”, ritroverete il Padre. Lo Spirito del Padre e di Cristo che abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce, conosce tutte le nostre circostanze "balbettanti", e le trasforma in opera concreta che prolunghi nel mondo la sinfonia di Cristo.
Si fa opera concreta, sacramento di unità: “battezzati in un solo corpo”, battezzati, cioè immersi l’uno nell’altro nella diversità di carismi e ministeri; messi insieme, ognuno con la diversità del proprio strumento per l’unica melodia divina, una melodia che incanti e affascini il mondo con il suono infuocato della Liturgia, nella quale principalmente rifulge il fascino e la bellezza dello Spirito, e con quella prossimità ad ogni fratello, che si chiama carità.
Lo Spirito di Cristo restituisce fecondità e rigoglio alle ossa inaridite e senza speranza dei nostri rapporti, investendoli con il soffio del suo Spirito, che restituisce una musica affettiva ai nostri rapporti perché noi non abbiamo a soffocare il destino di musica che Cristo ha posto in noi, ma diventiamo l’esercito sterminato di "musicisti", che diffonda il rombo veemente della sua Presenza in ogni luogo, in ogni cuore umano.
Domandiamo allora lo Spirito per noi, come vento e fuoco; non solo come vento che potrebbe soffiare sterile contro le porte del nostro timore, e non solo come fuoco che potrebbe subito spegnersi contro le porte della nostra inquietudine e impazienza; ma come vento e fuoco, cioè come incendio affettivo che bruci via gli ultimi residui di limite, con cui ci rendiamo sordi al canto di Cristo. Siamo l’incendio affettivo che le ceneri spente del mondo attendono, per risuonare nuovamente di giubilo come facciamo oggi; e lo facciamo perché siamo noi la letizia del mondo: “Ora tutta la Chiesa risplenda di gioia e risuoni di questa Sinfonia, per la dolcissima e laudabile Vergine Maria” (Santa Ildegarda di Bingen). Domandiamo lo Spirito “per Mariam”, attraverso la Piena di grazia, attraverso la Rosa mystica, che è il punto in cui si mostra con totale trasparenza l’affettività ristabilita da Cristo nel suo Spirito, perché Cristo sia il tema della musica di ogni nostra giornata.

* * *

S. Em. Mons.Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna


 Cari fratelli e sorelle, la celebrazione liturgica che stiamo vivendo ha il carattere di “compimento”, di “qualcosa” che giunge alla sua perfezione. La solennità odierna è chiamata Pentecoste cioè cinquantesimo giorno, a partire da Pasqua. Sono sette settimane: il numero della perfezione.
Una preghiera liturgica dice: «[Cristo] ha mandato, o Padre, lo Spirito Santo, primo dono ai credenti, a perfezionare la sua opera nel mondo e compiere ogni santificazione». Celebriamo dunque oggi il perfezionamento dell’opera redentiva di Cristo.
In che senso e in che modo lo Spirito Santo perfeziona l’opera di Cristo nel mondo? Troviamo la risposta a questa domanda nella pagina evangelica, nella quale è Gesù stesso a spiegarci in che senso e in che modo lo Spirito Santo perfeziona la sua opera. Riascoltiamo dunque docilmente la parola di Gesù.
«Quando … verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito». La verità di cui parla la pagina evangelica è la vita di Gesù; sono le sue parole; è la rivelazione che Egli ha fatto di sé nella sua morte e risurrezione. In modo sintetico potremmo dire: è l’evento Gesù il Cristo.
Lo Spirito ha il compito di “guidarci alla verità tutta intera”. Ha cioè il compito di introdurci in una comprensione sempre più profonda della persona di Gesù: della sua vita, delle sue parole, della sua morte e risurrezione. Una comprensione sempre più profonda perché diventiamo capaci di testimoniare la nostra fede in Gesù nelle varie situazioni e condizioni della vita e della storia.
Lo Spirito che ci è donato, quindi, non «parlerà da sé». Egli cioè non ci dirà mai qualcosa d’altro da ciò che Gesù ci ha detto; non ci dirà cose nuove, ma ci darà una comprensione sempre nuova della parola e della vita di Gesù: non novum, sed noviter; ci renderà quindi capaci di attualizzare la Verità di Gesù dentro alle varie situazioni storiche.
Non è che lo Spirito Santo succeda a Gesù. Egli ci fa guardare sempre ed unitamente a Lui, poiché è in Lui che abita ogni pienezza. La rivelazione di Gesù è definitiva, ma è inesauribile; di essa si può avere una comprensione sempre più profonda.
Oltre Gesù non si può andare. Egli è insuperabile. Mediante il dono dello Spirito, tutta la Chiesa e nella Chiesa ciascuno di noi rimane incrollabilmente fondato sulla rivelazione di Gesù, e diventa capace di ogni approfondimento richiesto dal mutamento delle condizioni storiche.
In tal modo l’evento Gesù non è incatenato al passato, ma è una presenza operante in ogni tempo. Nel e per mezzo dello Spirito la Chiesa conosce e vive ciò che le è stato detto e donato da Gesù, e pertanto essa - e ciascuno di noi in essa – rimane radicata e fondata in Gesù, e nello stesso tempo è capace di parlare ad ogni uomo. «Egli mi glorificherà» dice pertanto Gesù «perché prenderà del mio e ve lo annuncerà».
Lo Spirito perfeziona l’opera di Gesù nel mondo, perché Gesù, venuto una volta, mediante lo Spirito, resta sempre una presenza viva e l’ascolto della sua parola non si riduce a pura conoscenza storica, ma diventa «Spirito e vita».
Abbiamo dato inizio a questa celebrazione con una preghiera nella quale abbiamo chiesto al Padre di ogni dono “di continuare oggi nella comunità dei credenti, i prodigi da Lui operati agli inizi della pedicazione del Vangelo”.
I prodigi che la Chiesa domanda siano oggi rinnovati, non sono fatti straordinari, impressionanti, esteriori. Chiede “il prodigio”: il dono dello Spirito che leghi maggiormente ogni comunità cristiana e ogni fedele a Cristo; che operi un’appartenenza sempre più convinta, libera, e profonda a Cristo.
La Chiesa non vive fuori dal mondo. Essa è profondamente partecipe alla vicenda dell’uomo; e la sua preghiera che oggi fa salire al cielo, nasce da questa partecipazione. Vorrei brevemente sottolineare due profili di questa intercessione, e così concludere.
La presenza dello Spirito è invocata perché «non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore» [Ef 4, 14]. È lo Spirito che «ci introduce alla verità tutta intera», che è Gesù.
Cari fratelli e sorelle, Cristo abita nei nostri cuori mediante la fede. Essa ha dei contenuti precisi, che ci vengono insegnati dalla costante tradizione della Chiesa e del suo Magistero. E il Magistero del Santo Padre non è per il credente un’opinione fra le tante che vengono offerte dai mercanti d’aria, oggi così numerosi.
La presenza dello Spirito è invocata perché abbiamo, la nostra città ha un immenso bisogno di speranza. Ma la speranza può nascere solo nel cuore di chi vive una forte esperienza di essere amato: la disperazione è figlia primogenita della solitudine.
Non di un amore qualsiasi abbiamo bisogno perché rifiorisca nel nostro cuore la speranza, ma di un amore incondizionato. «La vera, grande speranza dell’uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio e la certezza che ci ama.
È l’esperienza di essere amati da Dio, che ci dona lo Spirito Santo. Egli quindi fa rifiorire in noi una “speranza che non delude, poiché Egli riversa nei nostri cuori l’amore con cui Dio ci ama” [cfr. Rom 5, 5].
Sì, o Signore Gesù, donaci il tuo Spirito perché siamo sempre più radicati e fondati in te, e pieni di una speranza che non delude mai.
Effondi il tuo Spirito sulla nostra città, perché risorga; perché vinca la sua stanchezza mortale; perché ritorni ad essere una comunità vera di uomini e donne capaci di pensare, progettare, e realizzare un futuro in grado di mobilitare tutte le sue energie. Così sia.

* * *
p. Raniero Cantalamessa ofmcapp
Il senso della Pentecoste è tutto racchiuso nella frase degli Atti degli apostoli: “Tutti furono pieni di Spirito Santo”. Cosa vuol dire che furono “pieni di Spirito Santo” e che cosa provarono in quel momento gli apostoli? Fecero un’esperienza travolgente dell’amore di Dio, si sentirono inondati di amore, come da un oceano. Ce lo assicura san Paolo quando dice che “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” (Rom 5,5). Tutti quelli che hanno fatto una esperienza forte dello Spirito Santo sono concordi nel confermare questo. Il primo effetto che lo Spirito Santo produce quando viene su una persona è di farla sentire amata da Dio di un amore tenerissimo, infinito.
Il fenomeno delle lingue è il segno che qualcosa di nuovo è successo nel mondo. La cosa sorprendente è che questo parlare in “lingue nuove e diverse”, anziché generare confusione, crea al contrario una mirabile intesa e unità. Con ciò la Scrittura ha voluto mettere in luce il contrasto tra Babele e Pentecoste. A Babele tutti parlano la stessa lingua e, a un certo punto, nessuno più capisce l’altro, nasce la confusione delle lingue; a Pentecoste, ognuno parla una lingua diversa e tutti si capiscono.
Come mai? Per scoprirlo basta osservare di che cosa parlano i costruttori di Babele e di che cosa parlano gli apostoli a Pentecoste. I primi si dicono tra loro: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome per non disperderci su tutta la faccia della terra” (Gen 11, 4). Questi uomini sono animati da volontà di potenza, vogliono “farsi un nome”, ricercano la loro gloria. A Pentecoste, gli apostoli proclamano invece “le grandi opere di Dio”. Non pensano a farsi un nome, ma a farlo a Dio; non cercano la loro affermazione personale, ma quella di Dio. Per questo tutti li comprendono. Dio è tornato a essere al centro; alla volontà di potenza, si è sostituita la volontà di servizio, alla legge dell’egoismo, quella dell’amore.
In ciò è contenuto un messaggio di vitale importanza per il mondo d’oggi. Viviamo nell’era delle comunicazioni di massa. I cosiddetti “mezzi di comunicazione” sono i grandi protagonisti del momento. Tutto questo segna un progresso grandioso, ma comporta anche un rischio. Di che comunicazione si tratta infatti? Una comunicazione esclusivamente orizzontale, superficiale, spesso manipolata e venale, cioè usata per fare soldi. L’opposto, insomma, di una informazione creativa, sorgiva, che immette nel ciclo contenuti qualitativamente nuovi e aiuta a scavare in profondità in noi stessi e negli avvenimenti. La comunicazione diventa uno scambio di povertà, di ansie, di insicurezze e di urla inascoltate di aiuto. Un parlare tra sordi. Più cresce la comunicazione, più si sperimenta l’incomunicabilità .
Riscoprire il senso della Pentecoste cristiana è l’unica cosa che può salvare la nostra società moderna dallo sprofondare sempre più in una Babele delle lingue. Infatti lo Spirito Santo introduce nella comunicazione umana il modo e la legge della comunicazione divina che è la pietà e l’amore. Perché Dio comunica con gli uomini, si intrattiene e parla con essi, lungo tutta la storia della salvezza? Solo per amore, perché il bene è per sua natura “comunicativo”. Nella misura in cui è accolto, lo Spirito Santo risana le acque inquinate della comunicazione umana, ne fa autentico strumento di arricchimento, di condivisione e di solidarietà.
Ogni nostra iniziativa civile o religiosa, privata o pubblica, è davanti a una scelta: può essere o Babele o Pentecoste: è Babele se dettata da egoismo e volontà di sopraffazione; è Pentecoste se dettata da amore e rispetto della libertà altrui.
* * *
Luciano Manicardi

La Pentecoste è la pienezza della Pasqua: essa celebra il dono dello Spirito, celebra ciò che Dio ha già operato in Gesù di Nazaret e invoca ciò che non ancora è, ovvero l’estensione universale e cosmica delle energie di vita e salvezza dispiegate da Dio nella resurrezione di Gesù. La Pentecoste è simultaneamente celebrazione e invocazione.

La prima lettura mostra lo Spirito nel suo aspetto di dono dall’alto che rende i discepoli capaci di comunicare le grandi azioni di Dio nelle lingue degli uomini tutti: lo Spirito è capacità di comunicazione che abilita la chiesa a raggiungere l’altro nelle sue capacità di ascolto e di ricezione, nella sua cultura e nei suoi linguaggi. Non dunque l’imposizione del proprio linguaggio a cui l’altro si deve piegare, ma l’apertura ai linguaggi e alle capacità comunicative dell’altro: lo Spirito è così all’origine di una missione che sia al contempo di inculturazione (per raggiungere l’altro là dove egli è) e di corrispettiva deculturazione (per non annunciare come vangelo ciò che è semplicemente cultura). La seconda lettura presenta i frutti dello Spirito: l’invisibile Spirito è riconoscibile dai frutti che produce nell’uomo che se ne lascia abitare. Lo Spirito opera il passaggio dell’uomo dall’essere una individualità biologica chiusa e autoreferenziale (a questo allude la “carne” di cui parla Paolo) all’apertura alla relazione con gli altri e con Dio. Così lo Spirito plasma il volto del credente a immagine del volto di Cristo guidandolo sulla strada della santità: frutto dello Spirito è l’uomo santo. Il vangelo rivela lo Spirito quale ispiratore della testimonianza dei cristiani nel mondo e quale “memoria” di Cristo nella storia.

Lo Spirito suscita la testimonianza cristiana in quanto memoria del Christus totus. Non solo delle sue parole, ma anche del suo non-detto: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per ora non siete in grado di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e annunzierà le cose future” (Gv 16,12-13). C’è un non-detto, un silenzio di Cristo di cui si fa interprete nella storia lo Spirito. Che dunque è “memoria” di Cristo non in senso psicologico, ma rivelativo: lo Spirito rende presente e attualizza Cristo, cioè la pienezza della rivelazione di Dio che è parola e silenzio. Lo Spirito poi rende la chiesa capace di tradurre il vangelo nella storia. La vera riforma della chiesa non può che essere frutto dell’azione dello Spirito. E lo Spirito è all’origine di una riforma che non è biblicismo e adesione alla lettera della Scrittura, né astorico ritorno a forme, regole e norme di vita cristiana (e vita religiosa) giudicate più “pure”, più “rigorose”, ma fedeltà creativa al vangelo.

Lo Spirito, che articola e ordina nella chiesa comunità e persona, “tutti” e “ciascuno”, i doni e le funzioni che sorreggono e arricchiscono la chiesa stessa, ordina anche obbedienza e creatività, fedeltà e innovazione. E il principio della fedeltà non è nella ripetizione di forme del passato, ma nel futuro, nel Regno escatologico: “Egli vi guiderà alla verità tutta intera”. Lo Spirito è ermeneuta del Cristo che è venuto e che verrà, è anticipazione del Regno futuro.
In quanto Paraclito (“Consolatore” recita la traduzione italiana), lo Spirito è consolazione, assistenza nella lotta che il credente deve affrontare nel mondo, difesa nel processo che il mondo stesso (la mondanità idolatrica) intenta contro di lui. Ma è anche la forza che consente al credente di portare il peso della parola di Dio nella storia: quelle parole di cui i discepoli non possono “per ora” portare il peso (Gv 16,12), potranno essere portate, dunque vissute e testimoniate, grazie allo Spirito santo che le renderà giogo non schiacciante, ma soave e leggero. Principio di profezia, lo Spirito rende sopportabile il peso delle esigenze della Parola a cui il profeta e la chiesa (ministra e serva della Parola, dunque chiamata a essere profetica), sono sottomessi per primi.

* * *

Enzo Bianchi

La festa della Pentecoste – cinquantesimo giorno dopo la Pasqua – costituisce la pienezza del mistero pasquale: Gesù Risorto, asceso al cielo e partecipe della signoria di Dio, adempie la promessa fatta ai suoi discepoli di inviare loro il Consolatore, lo Spirito santo (cf. Gv 14,16.26; 16,7).
 Lo Spirito santo, già consegnato da Gesù sulla croce (cf. Gv 19,30) come preludio dell’effusione sui discepoli ad opera del Risorto, è colui che rende presente Cristo nella chiesa, rende i cristiani capaci di testimonianza e accompagna l’evangelizzazione. Secondo il quarto vangelo, lo Spirito è stato alitato da Gesù Risorto sui discepoli nella sua apparizione avvenuta otto giorni dopo la Pasqua (cf. Gv 20,22-23); secondo Luca è sceso più volte sulla nuova comunità cristiana: a Gerusalemme (cf. At 2,1-11), a Cesarea (cf. At 10,44), a Efeso (cf. At 19,6). Modi diversi per narrare la presenza costante dello Spirito nella vita dei cristiani e della chiesa…
 Nel brano evangelico odierno ascoltiamo la promessa dello Spirito santo fatta da Gesù ai discepoli durante i discorsi di addio (cf. Gv 13,31-16,33); in tali discorsi è il Signore glorioso che parla ancora oggi a noi. Egli afferma innanzitutto che lo Spirito, il Consolatore-Avvocato che il Padre invierà, avrà il compito di rendere testimonianza a Gesù stesso. Nel processo che si è aperto nella storia, in cui Gesù e i suoi seguaci sono oggetto di accusa e di ostilità, lo Spirito ha il ruolo di avvocato difensore: è lui che rende testimonianza a Gesù; è lui che accompagna i discepoli quando sono chiamati essi pure a rendere testimonianza (cf. Mc 13,11 e par.). Il discepolo è un testimone che ha ascoltato le parole di Gesù, è stato coinvolto con lui fin dall’inizio del suo ministero pubblico (cf. At 1,21-22); ebbene, dopo la morte e resurrezione di Gesù, lo Spirito santo abilita il discepolo a rendere questa testimonianza fino alla morte, fino a confessare il suo Signore dando la propria vita nel martirio.

 Lo Spirito santo ha però un’altra importante funzione: quella di guidare i discepoli a comprendere, ad assumere in profondità quelle realtà che, mentre Gesù era con loro, non erano in grado di capire e accogliere: “Il Consolatore, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). Ci sono tempi diversi nella comprensione della persona di Gesù Cristo e del mistero della salvezza, come Gesù stesso aveva chiarito a Pietro: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai più tardi” (Gv 13,7); “ora tu non puoi seguirmi, ma mi seguirai più tardi” (Gv 13,36). Sì, ci sono parole e gesti di Gesù non immediatamente compresi dai discepoli, così come c’è un non-detto di cui sarà lo Spirito santo a farsi interprete, lui che “dirà tutto ciò che avrà udito e annuncerà le cose future”. E questo – si faccia attenzione – non corrisponderà a una nuova rivelazione, perché lo Spirito santo, “il compagno inseparabile di Cristo” (san Basilio), non si discosterà dal messaggio di Gesù: egli renderà presente e attualizzerà il Cristo, proprio in quanto ascoltatore assiduo del Figlio… Ecco il grande mistero dell’ascolto di Dio, mistero intra-trinitario: il Figlio è sempre in ascolto del Padre; il Padre ascolta l’intercessione del Figlio e l’invocazione dello Spirito; lo Spirito è comunione del Padre e del Figlio.
 La chiesa non è dunque una comunità orfana, perché ad essa non viene mai a mancare la presenza di Cristo; se infatti è vero che egli, andando al Padre, ha lasciato i suoi nel mondo, li ha però affidati allo Spirito santo, “l’altro – rispetto a sé – Consolatore” (Gv 14,16), colui che è testimone e avvocato. E questo Spirito “guiderà alla verità tutta intera”, offrendo a noi discepoli la possibilità di comprendere sempre meglio la verità: non una verità astratta, ma una verità che è una persona, Gesù Cristo, “via, verità e vita” (Gv 14,6); una verità che sempre precede la chiesa e mai dalla chiesa può essere posseduta; una verità che è interpretata, annunciata e vissuta dalla chiesa ogniqualvolta essa si ricorda di essere opera dello Spirito santo, che la rende corpo di Cristo nel mondo.

* * *

Letture della preghiera notturna dei certosini


DOMENICA DI PENTECOSTE
Solennità

1
Dai Discorsi di Giovanni Taulero.

"I discepoli furono pieni di Spirito Santo". e cominciarono
a parlare dei prodigi di Dio. Questo è l'amabile giorno in
cui lo Spirito Santo fu mandato sotto forma di lingue di
fuoco ai santi discepoli e a tutti coloro che erano riuniti
con essi; il giorno in cui fu ridato l'amabile tesoro che
era stato perduto nel paradiso per istigazione del nemico e
per l'umana fragilità. Fu ridonato proprio a Pentecoste. Il
modo con cui ciò avvenne è stupendo già solo
esternamente; quanto al mistero che era là nascosto e
racchiuso sotto quei prodigi esteriori, nessuna
intelligenza, nessun concetto, nessuna creatura arriverebbe
a conoscerlo, a concepirlo e ad esprimerlo. Lo Spirito Santo
è un'immensità talmente inafferrabile e deliziosa che
tutte le grandezze e immensità che qualunque ragione può
concepire secondo una qualche immagine, non sono nulla,
Cielo, terra e tutto ciò che vi si può cogliere svaniscono
in paragone. Tutta la somma delle creature di fronte allo
Spirito Santo sono molto meno che il minimo atomo rispetto
all'universo. Anzi, l'universo intero è mille volte
inferiore di fronte al minimo che si può pensare dello
Spirito Santo.

2

Perciò là dove lo Spirito Santo deve essere ricevuto, lui
in persona deve preparare il posto, creare per mezzo di sé
la stessa ricettività e accogliere pure sé medesimo.
L'ineffabile abisso di Dio è tale che egli può essere
ricevuto solo in sé stesso, e solo lui può essere il luogo
dell'accoglienza e delle creature a cui egli si dona. La
casa fu riempita dal vento impetuoso. Dio colma in
totalità. Dove egli arriva colma ogni capacità di ricevere
e satura ogni dimensione dell'uomo.

3

"I discepoli furono tutti pieni di Spirito Santo". Qui c'è
da notare quale fosse la situazione in cui si trovavano
questi credenti quando furono così saziati: è quella che
ogni uomo deve avere. Essi erano riuniti, rinchiusi, stavano
tranquillamente seduti, quando fu mandato loro lo Spirito
Santo. Questo amabile Spirito Santo viene dato a ciascuno
così spesso e tutte le volte in cui con tutte le forze ci
stacchiamo da ogni creatura e ci volgiamo a Dio. Nello
stesso istante che l'uomo fa ciò, immediatamente viene lo
Spirito Santo con la sua raggiera dei doni e invade subito
tutti gli angoli e il fondo dell'anima. Viceversa, nello
stesso istante e in quel medesimo attimo in cui l'uomo si
allontana da Dio per avvicinarsi alle creature, (si tratti
di sé o di qualunque altra) immediatamente lo Spirito Santo
fugge e se ne va con ogni sua ricchezza e tutto il suo
tesoro.

4

La casa in cui sedevano i discepoli fu riempita
completamente. Questa dimora sta anzitutto a simboleggiare
la santa Chiesa, che è l'abitazione di Dio; ma essa
significa anche ciascun uomo in cui abita lo Spirito Santo.
Quanti appartamenti e camere vi sono in una casa,
altrettante facoltà, sensi e operazioni vi sono nell'uomo.
In tutti questi viene lo Spirito Santo in maniera speciale.
Appena arriva, preme, eccita l'uomo, desta in lui
determinate inclinazioni, lo lavora e lo illumina.

5

Questa intima visita e questa azione interiore non vengono
percepite da tutti secondo un'uguale esperienza. Benché lo
spirito Santo abiti in ogni brav'uomo, chi vuol poter
divenire consapevole dell'operazione divina, sentire e
gustare la sua presenza, deve concentrarsi in sé stesso,
sbarrare l'uscio a tutte le sollecitazioni esterne; occorre
che lasci spazio dentro di sé all'operazione dello Spirito
nella quiete e nel silenzio. Allora l'uomo comincerà ad
aver coscienza dello spirito di Dio che si manifesterà a
lui. Quanto più uno si dedica, di ora in ora, a questo
movimento di concentrazione, tanto più avverte la
manifestazione interiore, sempre crescente, dello Spirito
Santo che tuttavia gli era stato donato interamente fin
dagli inizi.

6

Gli uomini saggi e beati non gustano altro che Dio e le
realtà divine. Essi hanno nel proprio fondo un vero anelito
per Dio. Anche quando vanno fuori, essi restano sempre
dentro raccolti e custodiscono lo Spirito Santo e la pace
comunque si applichino in una qualche attività. "I
discepoli erano riuniti." Quella circostanza deve insegnarci
come raccogliere tutte le nostre facoltà, sia interne sia
esterne, perché lo Spirito Santo trovi posto per operare.
Egli infatti compie prodigi meravigliosi dove incontra
spazio disponibile.

7

I discepoli stavano seduti quando venne lo Spirito Santo.
Così devi sederti anche tu in verità, e mettere tutte le
creature, gioia e sofferenza, volere o non volere, nella
volontà di Dio. Questo è un discorso che conviene per
qualsiasi uomo intento alle realtà spirituali. Costui non
sarà tale se non avrà con Dio una sola volontà e gli
rimarrà conforme e unito sul serio. Anzi, questo è
l'obbligo comune ad ogni credente che voglia essere salvato:
egli non deve tendere a niente che sia contrario al
beneplacito divino. Ci si domanda se tutti coloro che hanno
fatto voti religiosi siano obbligati ad essere perfetti
oppure no. Ora maestro Tommaso ci insegna che essi sono
obbligati a vivere e a tendere alla perfezione.

8

Sappiate ora che quando lo Spirito Santo viene in un uomo,
porta sempre con sé grande amore, luce, gusto e
consolazione, perché si chiama il Consolatore. Appena
l'insensato se ne accorge, vi sì precipita sopra con
piacere; ciò lo soddisfa ed egli ama il piacere. Ma così
smarrisce il vero fondo, cioè Dio origine di tutti i doni.
Invece l'uomo prudente non si comporta in tal modo con i
doni divini; egli si volge completamente alla Sorgente,
penetra attraverso tutti i doni e le grazie fino ad una
luminosa purità; non bada né a questo né a quello, ma
semplicemente a Dio, senza far caso agli eventi accidentali
che gli capiteranno di fuori. Ci conceda Dio che tutti noi
possiamo ricevere lo Spirito Santo nel modo più nobile.

9
Dal Vangelo secondo Giovanni
20,19-23:

La sera del primo giorno della settimana, dopo la morte di
Gesù,
mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i
discepoli,
venne Gesù, alitò su di loro e disse:
"Ricevete lo Spirito Santo".

Dai Discorsi di Guerrìco d'Igny:

Dio è ineffabile, ineffabile è la sua misericordia. A
questo suo nome corrispondono le sue opere. Sì, l'amore di
Dio ha per noi tenerezze indicibili. Era poca cosa per il
Padre aver consegnato il Figlio perché riscattasse lo
schiavo. Volle dare anche lo Spirito Santo, perché rendesse
figlio lo schiavo mediante l'adozione. Il Padre dette il
Figlio per redimerci e donò lo Spirito Santo per conferirci
il privilegio dell'adozione; infine riserva tutto sé stesso
come eredità destinata a questi suoi figli adottivi. O Dio,
prodigo di sé, se così si può dire, tanto desidera
l'uomo! Prodigo davvero dato che non dispensa solo quello
che è suo, ma anche sé stesso per ricuperare l'uomo. E lo
fa non per sé quanto proprio per l'uomo. Davvero prodigo,
perché come non risparmiò il proprio Figlio, ma lo ha dato
per tutti noi, così non ha neppure risparmiato lo Spirito
Santo, se oso parlare così, ma lo ha effuso su ogni umano,
con una abbondanza stupenda e assolutamente inedita.

10

Fu certo munifico, prodigo di sé quel figlio che cedette
tanto il patrimonio quanto sé stesso alle prostitute. Ma
per ritrovare il figlio perduto, il Padre fu più munifico
di quanto lo fu il figlio nel perdersi: ammesso che grazia e
denaro, spirito e carne, Dio e l'uomo sopportino di venire a
confronto. Contempla la profusione di grazia che lo Spirito
effonde nell'universo non solo per confermare il giusto, ma
per giustificare il peccatore. Il volto della terra è
rinnovato, quando lo Spirito crea una nuova umanità. Anzi,
la destra dell'Altissimo ogni giorno è all'opera, perché
peccatori incalliti e donne depravate precedono i giusti nel
Regno di Dio, gli ultimi diventano i primi. Il dono non
segue il medesimo regime del peccato; perché laddove "ha
abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia". Dio non
si limita a rimettere i peccati, ma accumula meriti e
valorizzazioni. La redenzione eleva i caduti ad una altezza
inarrivabile rispetto a quella della prima creazione.

11

Signore, la tua misericordia vale più della vita, "un
giorno nei tuoi atri è più che mille altrove". La tua
povertà rende i tuoi poveri più beati di quanto non possa
fare il mondo con la sua strabocchevole dovizia, perché è
un’abbondanza che straripa e fugge via travolgendo nella
sua corsa chi le sì era attaccato. D'altre delizie era
ricca quella povera famiglia di Cristo, inondata dall'impeto
del fiume che rallegra la città di Dio, quando, come oggi,
lo Spirito simile a torrente, riempì tutta la casa dove si
trovavano gli Apostoli. La verità divina attuava la
promessa annunciata dal profeta: "Ecco, io farò scorrere
verso di essa, come un fiume, la prosperità, come un
torrente in pien la ricchezza dei popoli". Che fiotti di
grazia in quei cuori attraversati da simile fiumana! E poi
che fluire sgorgava da quei petti turgidi di fiumi di acqua
viva.

12

La tenerezza della carità si spande fuori dal cuore degli
apostoli, ma non basta: dalle loro bocche prorompe l'impeto
di una parola veemente che travolge ogni tentativo di
opposizione o di replica avversaria. Di Stefano è scritto
che: "Non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con
cui egli parlava". A simili gioie, fratelli, vi invita il
vostro Consolatore. Egli anela di poter dissetare con il
torrente delle sue voluttà i suoi amanti assetati. "Chi ha
sete venga e beva" egli dice. Inarrestabile generosità dì
Dio! Liberalità senza confini del suo amore. Lo Spirito, le
cui primizie dette agli apostoli in quella Pentecoste, egli
l'offre a chiunque. Il suo tesoro, la fonte di acqua viva
spalanca ad ogni vivente come se si sentisse debitore verso
i prudenti e gli insensati: "O voi tutti assetati, venite
all'acqua." '

Non fa distinzione di persone, non bada a categorie, non
cerca meriti. Unicamente si decida a venire chi sa d'aver
sete.


* * *

COMMENTI PATRISTICI


Dal trattato «Contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo
(Lib. 3, 17, 1-3; SC 34, 302-306)
Il Signore concedendo ai discepoli il potere di far nascere gli uomini in Dio, diceva loro: «Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19).
E' questo lo Spirito che, per mezzo dei profeti, il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve, perché ricevessero il dono della profezia. Perciò esso discese anche sul Figlio di Dio, divenuto figlio dell'uomo, abituandosi con lui a dimorare nel genere umano, a riposare tra gli uomini e ad abitare nelle creature di Dio, operando in essi la volontà del Padre e rinnovandoli dall'uomo vecchio alla novità di Cristo.
Luca narra che questo Spirito, dopo l'ascensione del Signore, venne sui discepoli nella Pentecoste con la volontà e il potere di introdurre tutte le nazioni alla vita e alla rivelazione del Nuovo Testamento. Sarebbero così diventate un mirabile coro per intonare l'inno di lode a Dio in perfetto accorto, perché lo Spirito Santo avrebbe annullato le distanze, eliminato le stonature e trasformano il consesso dei popoli in una primizia da offrire a Dio.
Perciò il Signore promise di mandare lui stesso il Paraclito per renderci graditi a Dio. Infatti come la farina non si amalgama in un'unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l'acqua, così neppure noi, moltitudine disunita, potevamo diventare un'unica Chiesa in Cristo Gesù senza l'«Acqua» che scende dal cielo. E come la terra arida se non riceve l'acqua non può dare frutti, così anche noi, semplice e nudo legno secco, non avremmo mai portato frutto di vita senza la «Pioggia» mandata liberamente dall'alto.
Il lavacro battesimale con l'azione dello Spirito Santo ci ha unificati tutti nell'anima e nel corpo in quell'unità che preserva dalla morte.
Lo Spirito di Dio discese sopra il Signore come Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà, Spirito del timore di Dio (cfr. Is 11, 2).
Il Signore poi a sua volta diede questo Spirito alla Chiesa, mandando dal cielo il Paraclito su tutta la terra, da dove, come disse egli stesso, il diavolo fu cacciato come folgore cadente (cfr. Lc 10, 18). Perciò è necessaria a noi la rugiada di Dio, perché non abbiamo a bruciare e a diventare infruttuosi e, là dove troviamo l'accusatore, possiamo avere anche l'avvocato.
 Il Signore affida allo Spirito santo quell'uomo incappato nei ladri, cioè noi. Sente pietà di noi e ci fascia le ferite, e dà i due denari con l'immagine del re. Così imprimendo nel nostro spirito, per opera dello Spirito Santo, l'immagine e l'iscrizione del Padre e del Figlio, fa fruttificare in noi i talenti affidatici perché li restituiamo poi moltiplicati al Signore.

* * *

AGOSTINO DI IPPONA - DISCORSO 271

Fratelli, è spuntato a noi gradito il giorno nel quale la santa Chiesa risplende gioiosamente nei visi dei fedeli e brilla nei loro cuori. Celebriamo infatti questo giorno nel quale il Signore Gesù Cristo, glorificato con la sua ascesa al cielo dopo la risurrezione, inviò lo Spirito Santo. Nel Vangelo sono riportate queste sue parole: Se uno ha sete, venga a me e beva; chi crede in me, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Proseguendo l'Evangelista aggiunge: Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non era stato dato lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificatoUna volta dunque che Gesù era stato glorificato con la risurrezione dai morti e l'ascensione al cielo, rimaneva solo che venisse dato lo Spirito Santo, inviato da colui che l'aveva promesso: ciò che è avvenuto. Infatti il Signore, dopo essere rimasto con i suoi discepoli per quaranta giorni dopo la risurrezione, ascese al cielo e nel cinquantesimo giorno - il giorno che oggi celebriamo - mandò lo Spirito Santo, come sta scritto:Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo... apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ... ed essi cominciarono a parlare in tutte le lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersiQuel vento mondava i cuori dalla paglia carnale; quel fuoco bruciava il fieno dell'antica concupiscenza; quelle lingue nelle quali si esprimevano coloro che erano stati riempiti dallo Spirito Santo preannunziavano la Chiesa che sarebbe stata presente nelle lingue di tutti i popoli. Come infatti dopo il diluvio i superbi ed empi uomini edificarono una torre elevata contro il Signore, per cui il genere umano meritò di essere diviso in diversi ceppi linguistici, cosicché ogni popolo parlava la propria lingua senza essere compreso dagli altri. Così l'umile pietà dei fedeli riportò all'unità della Chiesa la diversità di quelle lingue; perché ciò che la discordia aveva disperso venisse raccolto dalla carità e le membra sparpagliate del genere umano, come le membra di un unico corpo, venissero riunite, ben compaginate, all'unico capo, Cristo, e si fondessero col fuoco dell'amore in un unico corpo santo. Da questo dono dello Spirito Santo sono perciò del tutto esclusi coloro che odiano il dono gratuito della pace, coloro che non conservano il vincolo dell'unità. Benché infatti anch'essi oggi si riuniscano per celebrare la festa, benché anch'essi ascoltino le letture dalle quali [sanno] che lo Spirito Santo fu promesso e fu inviato: le ascoltano a loro condanna, non a loro premio. Che cosa infatti giova ad essi accoglierle con le orecchie se col cuore le rigettano? E celebrare la festa di colui la cui luce detestano? Voi invece, fratelli miei, membra del corpo di Cristo, germogli di unità, figli di pace, trascorrete nella gioia questo giorno, celebratelo senza timori. Si realizza infatti in voi quanto in quei giorni, quando scese lo Spirito Santo, veniva preannunziato. Perché come allora chi riceveva lo Spirito Santo, pur essendo un'unica medesima persona, parlava in tutte le lingue, così anche ora in mezzo a tutti i popoli è l'unità stessa che parla in tutte le lingue: e voi, costituiti in questa unità, possedete lo Spirito Santo, voi che con nessuna scissione dissentite da questa Chiesa di Cristo che parla in tutte le lingue.