mercoledì 16 maggio 2012

Il fattore umano.


Riporto dal blog di Andrea Tornielli.

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Cari amici, l’esperienza che sto per raccontarvi non è edificante. Ma fotografa una realtà drammatica. Per questo omettero qualsiasi particolare che possa rendere riconoscibile l’interessato.Trascorro a Roma diversi giorni al mese, a motivo del mio lavoro, e da qualche anno ho affitatto un appartamento in una via abbastanza centrale della città, a fianco di alcuni amici di famiglia.
Qualche settimana fa, erano le cinque del pomeriggio, stavo scrivendo un articolo, quando i miei vicini mi hanno suonato alla porta e mi hanno presentato un signore che portava la croce sul maglione grigio: era un diacono venuto a benedire la casa. E’ entrato, si fermato nel corridoio, e senza neanche chiedermi come mi chiamavo, se abitavo lì con la mia famiglia, se avevo dei figli, etc. etc., ha cominciato a leggere un brano evangelico e ha fatto una mini-omelia per convincermi che non bisogna prestare troppa attenzione ai miracoli (già su questo avrei avuto da ridire, ma ho ascoltato in religioso silenzio).
Quindi, il solerte diacono mi ha messo una mano sul capo, e ha letto una formula di benedizione. Appena finito sono andato a prendere il portafoglio per l’offerta, che ha ricevuto aprendo uno dei suoi due libri (credo si trattasse o del Vangelo o del libro con le bedizioni) dove ha raccolto nel banconote. Quindi se n’è andato.
Sarà che sono stato abituato, nella piccola cittadina si provincia veneta dove sono nato, ad avere un rapporto personale di amicizia e di conoscenza con i preti della parrocchia (e questo continua anche adesso nella quartiere alla periferia di Milano dove vivo), ma l’episodio mi ha abbastanza sconvolto. In molti casi la visita per la benedizione pasquale – nel mio caso a Roma, post-pasquale – rappresenta l’unico momento d’incontro possibile con molte famiglie, con persone che non frequentano la parrocchia. Potete immaginare quale sarebbe stata la mia reazione se fossi stato un credente non praticante, o un ex credente.
Il diacono è entrato e come se si fosse acceso un bottone o girata una chiavetta ha cominciato a parlare senza sapere chi fossi, senza neanche chiedermi come mi chiamavo. Senza un minimo di rapporto umano, di interessamento da parte sua per la persona che aveva di fronte. Non voglio dare troppo peso al fatto in sé, si sarà trattato di una persona timida. Sapete però che in questo Anno della Fede si parlerà molto della nuova evangelizzazione. I contenuti della fede sono importanti, ma ciò che fa la differenza tra un filmato, un testo scritto, un messaggio comunicato virtualmente, e la comunicazione tra le persone è la possibilità di entrare in relazione con chi hai davanti, di mostrare interesse per lui, magari per comunicare del messaggio evangelico proprio un accento che possa illuminare una situazione particolare della vita.
Mi spiace di aver assistito personalmente proprio nel cuore di Roma a queste benedizioni da robot. E spero vivamente che si sia trattato nel mio caso soltanto di un’esperienza sfortunata e di un’eccezione.