domenica 22 aprile 2012

Il pesce arrostito al fuoco



Di seguito il testo della preghiera mariana del Regina Coeli che il Papa ha pronunciato qualche
minuto fa in Piazza San Pietro.

Cari fratelli e sorelle! 

Quest’oggi, terza Domenica di Pasqua, incontriamo – nel Vangelo secondo Luca – Gesù risorto che si presenta in mezzo ai discepoli (cfr Lc 24,36), i quali, increduli e impauriti, pensano di vedere un fantasma (cfr Lc 24,37). Scrive Romano Guardini: «Il Signore è mutato. Non vive più come prima. La sua esistenza…non è comprensibile. Eppure è corporea, comprende…tutta quanta la sua vita vissuta, il destino attraversato, la sua passione e la sua morte. Tutto è realtà. Sia pure mutata, ma sempre tangibile realtà» (Il Signore. Meditazioni sulla persona e la vita di N.S. Gesù Cristo, Milano 1949, 433).
Poiché la risurrezione non cancella i segni della crocifissione, Gesù mostra agli Apostoli le mani e i piedi. E per convincerli, chiede persino qualcosa da mangiare. Così i discepoli «gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro» (Lc 24,42-43). San Gregorio Magno commenta che «il pesce arrostito al fuoco non significa altro che la passione di Gesù Mediatore tra Dio e gli uomini. Egli, infatti, si degnò di nascondersi nelle acque del genere umano, accettò di essere stretto nel laccio della nostra morte e fu come posto al fuoco per i dolori subiti al tempo della passione» (Hom. in Evang. XXIV, 5: CCL 141, Turnhout 1999, 201).
Grazie a questi segni molto realistici, i discepoli superano il dubbio iniziale e si aprono al dono della fede; e questa fede permette loro di capire le cose scritte sul Cristo «nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi» (Lc 24,44). 
Leggiamo, infatti, che Gesù «aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati… Di questo voi siete testimoni”» (Lc 24,45-48). Il Salvatore ci assicura della sua presenza reale tra noi, per mezzo della Parola e dell’Eucaristia. 
Come, perciò, i discepoli di Emmaus riconobbero Gesù nello spezzare il pane (cfr Lc 24,35), così anche noi incontriamo il Signore nella Celebrazione eucaristica. Spiega, a tale proposito, san Tommaso d’Aquino che «è necessario riconoscere secondo la fede cattolica, che tutto il Cristo è presente in questo Sacramento… perché mai la divinità ha lasciato il corpo che ha assunto» (S.Th. III, q. 76, a. 1).
Cari amici, nel tempo pasquale la Chiesa, solitamente, amministra la Prima Comunione ai bambini. Esorto, pertanto, i parroci, i genitori e i catechisti a preparare bene questa festa della fede, con grande fervore ma anche con sobrietà. «Questo giorno rimane giustamente impresso nella memoria come il primo momento in cui… si è percepita l’importanza dell’incontro personale con Gesù» (Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 19). La Madre di Dio ci aiuti ad ascoltare con attenzione la Parola del Signore e a partecipare degnamente alla Mensa del Sacrificio Eucaristico, per diventare testimoni dell’umanità nuova.

DOPO IL REGINA COELI:

Cari fratelli e sorelle, sono lieto di ricordare che ieri, in Messico, è stata proclamata Beata María Inés Teresa del Santissimo Sacramento (*), fondatrice delle Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento. Rendiamo grazie a Dio per questa esemplare figlia della terra messicana, che da poco ho avuto la gioia di visitare e che porto sempre nel cuore.


(*): Di seguito la biografia della nuova Beata:




La madre Maria Ines-Teresa del Santissimo Sacramento, quinta di otto figli, nacque a Ixtlàn del Rio (Nayarit – Messico) il 7 luglio 1904 e fu battezzata il 9 dello stesso mese col nome di Maria Manuela di Gesù. I suoi genitori, Eustachio Arias Arròniz e Maria Espinosa y Lopez Portillo, originari di Guadalajara, Jalisco, Messico. Furono autentici cristiani e in questa fede forte e vissuta educarono i loro figli.
Il Congresso Eucaristico Nazionale nel Messico (1924) è stato il momento particolare di grazia nella “conversione” di Manuelita. Dall’istante in cui sentì lo sguardo di Gesù Eucaristia «soltanto volevo amare e donarmi tutta a Dio», si è operata in lei una trasformazione, lasciando da parte le vanità per vivere immersa nell’amore divino e delle anime.
Nel 1926, mentre in Messico infieriva la persecuzione religiosa, il giorno di Cristo Re, si consacrò all’amore misericordioso, come vittima di olocausto. L’anelito della salvezza delle anime la divorava.  Nel 1929 poté entrare nel monastero delle Clarisse Sacramentine a Los Angeles, California. Il 12 dicembre 1930, emise i suoi voti temporanei davanti all’immagine della Santissima Vergine di Guadalupe, e il 14 dicembre 1931 emise i suoi voti perpetui.
Nei sedici anni nei quali Madre Ines rimase in monastero, visse fedelmente nello stile proprio della vita claustrale, però il desiderio di essere missionaria nel senso vero del termine «andò maturandosi progressivamente».
Madre Maria Ines, mentre viveva come claustrale nella dimensione contemplativa-missionaria, scopre che non le basta, essere soltanto missionaria con la preghiera e il sacrificio; sente nel suo cuore il bisogno impellente di qual cosa di più. Ha la preoccupazione di andare per il mondo proclamando il Vangelo seguendo l’esempio di Gesù Missionario.
Il Signore le fece fare un salto di qualità maturando in lei l’esigenza di partecipare di persona con la propria attività nella Vigna del Signore; così lo esprimeva: «Da tanto tempo Dio ha messo nel mio cuore questo desiderio».
Il vescovo di Cuernavaca, Mons. Francisco González Arias, accettò nella sua diocesi la «fondazione di un Monastero di Clarisse Missionarie Sacramentine, con il fine ben preciso di trasformarsi in una nuova Congregazione Missionaria». Il decreto di fondazione fu concesso il 12 maggio 1945.
Il 26 agosto 1945 ebbe inizio la fondazione del monastero delle Clarisse Missionarie Sacramentine. Formavano la nuova comunità Madre Ines e cinque religiose del monastero dell’Ave Maria. Iniziava così il processo di trasformazione, che durò sei anni.
Il 22 giugno 1951 venne firmato a Roma il Decreto che approvava la trasformazione da Clarisse di clausura in Congregazione Missionaria col nome di Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento. Madre Ines fu nominata prima superiora generale. In questo ufficio rimase fino al termine della sua vita.
La sua vocazione alla preghiera e il suo amore per le anime e per la croce si fusero in lei in una adesione piena e un abbandono totale alla Volontà di Dio. L'Eucaristia e Maria furono il centro della sua vita. Davanti al tabernacolo e nell' intimità filiale con Maria, Madre Inés sintonizzava le sue prove e le sofferenze con gli interessi di Gesù: «Tu avrai cura dei miei interessi e io dei tuoi».
La vocazione missionaria fu per Madre Ines un dato fondamentale della sua vita. Nella frase di San Paolo: «Oportet Illum regnare», (1 Cor 15,25) la Congregazione esprime il desiderio di portare a tutta l’umanità l’amore di Dio e della sua Madre Santissima, invocata come Vergine di “Guadalupe”.
Madre Maria Ines fu depositaria di un fecondo carisma missionario, datole da Dio, sostenuto dal suo spirito eucaristico, sacerdotale e mariano.
Animata dallo zelo missionario di salvare anime, percorse diversi continenti e fondò diverse missioni. Dopo Messico, la prima missione fu il Giappone, la nazione che a causa della guerra, destava preoccupazione alla Madre già da quando era ancora in clausura. Questo fu l’ordine delle altre fondazioni: Sati Uniti d’America, Costa Rica, Indonesia, Sierra Leone, Italia, Spagna, Irlanda, Nigeria, Corea, India, Russia e Argentina. Il lavoro missionario si svolge in ogni ambiente sociale, e in qualsiasi attività, attraverso cui è possibile annunciare il nome di Gesù. Compì 44 viaggi di cui 19 intercontinentali e 25 internazionali, con un totale di 92 visite alle diverse missioni.
L’impegno di Madre Maria Ines di estendere il Regno di Cristo si evidenzia nel suo instancabile zelo apostolico e nella fondazione della sua Famiglia Missionaria che comprende: le Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento, le Vanguardie Clarisse (missionari laici); rispondendo all’ispirazione di Dio, fondò nel 1979 un istituto religioso maschile: i Missionari di Cristo per la Chiesa Universale. Dopo la sua morte, sono nati i vanclaristi consacrati e il gruppo Sacerdotale “Madre Ines” che vivono la stessa spiritualità.
La missione di Madre María Inés su questa terra stava per terminare. Nel mese di luglio 1980 sottoponendosi a un grande sforzo, intraprese il suo ultimo viaggio, visitando tutte le case sparse nei cinque continenti. Il 31 ottobre fece ritorno a Roma, gravemente ammalata.
Lo stato di salute di Madre Inés peggiorò ulteriormente e dopo il natale del 1980 ebbe dolori intensissimi fino al giorno in cui la sua vita, si spense in un atto d'amore nel pomeriggio del 22 luglio 1981, alle ore 19. Le sue parole e il suo esempio in questi nove mesi di malattia e nel momento della sua morte furono più eloquenti della sua stessa vita: durante la quale insegnò alle sue figlie a vivere per Dio e le anime.
La sua dottrina spirituale sgorga da un cuore innamorato di Dio e della Vergine di Guadalupe e consacrato per «conquistare il mondo a Cristo», in modo  tale che sia davvero Lui a guidarlo.Fu una «missionaria instancabile e senza frontiere». Depositaria di un fecondo carisma missionario, datole da Dio, per l’opera che le chiedeva di attuare e sostenuto dal suo spirito missionario, eucaristico, sacerdotale e mariano. La sua spiritualità è una ricchezza non solo per la sua Famiglia religiosa, ma è patrimonio della Chiesa Universale.