mercoledì 8 febbraio 2012

Madre Speranza


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L'8 febbraio del 1983 nasce al cielo madre Speranza di Gesù Alhama Valera, fondatrice dei Figli e delle Ancelle dell'Amore misericordioso, proclamata Venerabile il 23 aprile del 2002 da Giovanni Paolo II.

"La concupiscenza è un nemico interiore che portiamo con noi senza potercene mai separare, che lotta instancabilmente per vincerci e non bada a tempo, luogo e ora." (Madre Speranza)

Madre Speranza, primogenita di 9 fratelli, come risulta dai registri parrocchiali, nacque il 29 settembre 1893 e fu battezzata nello stesso giorno; sui documenti civili, invece, è riportata la data del 30 settembre, giorno in cui di fatto si festeggiava il compleanno di Madre Speranza Le fu imposto il nome di María Josefa, forse per attenzione alla nonna paterna che portava questo nome. I primi anni della sua vita li passò, insieme alla sua famiglia, nella "barraca" che il Sig. Antón el Morga aveva dato ai genitori, José Antonio Alhama Palma e Mª del Carmen Valera Buitrago, viste le loro precarie condizioni. Il padre era operaio agricolo avventizio e la mamma dedita ai lavori domestici. Madre Speranza conobbe e condivise la povertà e la miseria della sua famiglia.
A quanto si racconta, un signore di nome Pepe Ireno, che aveva un podere vicino alla "barraca" dove viveva la famiglia di Madre Speranza , impressionato dalla sveltezza e dall'intelligenza fuori del comune della bambina, pensò che era una pena lasciarla in tanta povertà, abbandono e miseria; convinse i genitori ad affidarla al parroco di Santomera, don Manuel Aliaga, che viveva con due sorelle. Questi fu contento di portarla a casa sua dove, oltre a ricevere una buona educazione, avrebbe potuto imparare anche altre cose che, più tardi, le sarebbero state utili. La bambina si trasferì nella casa del parroco, molto probabilmente, all'età di 6 o 7 anni.
In cambio di piccoli servizi, le due sorelle del parroco, Inés e María, aiutate dalla Sig.ra María De Las Maravillas Fernández Serna e da una sua sorella religiosa, Carmen, si incaricarono di dare alla bambina un po' di istruzione e di cultura, oltre che di insegnarle i lavori domestici. Non frequentò mai la scuola e tutta la sua cultura la acquisì a casa del parroco, dove rimase fino al 15 ottobre 1914, giorno in cui partì per farsi religiosa.
E' da supporre che si accostò ufficialmente per la prima volta alla comunione all'età di dodici anni, come era prassi in quell'epoca. Abbiamo parlato della prima comunione ufficiale perché la bambina, all'età di otto anni, usando uno stratagemma, riuscì, come ella stessa direbbe, a "rubare" Gesù. Infatti, una mattina, essendo assente il parroco, era venuto a celebrare un sacerdote che non la conosceva; si tenne pronta e, al momento della comunione si portò alla balaustra e fece la sua prima comunione, dopo aver preso una tazza di caffè-latte con cioccolato! Fu tale la gioia di questo incontro con il "buen Jesús" che, da quel giorno, non osava nemmeno saltare alla corda per il timore di disturbarlo. Questo episodio, nella sua ingenuità, dimostra l'amore che Madre Speranza, fin da bambina, aveva per Gesù, tanto che fin da allora lo invitò a rimanere con lei, preoccupandosi di fargli costantemente compagnia, di non lasciarlo mai solo e di non dimenticarlo mai durante la giornata.
Sulla vita che Madre Speranza condusse da giovane si conoscono pochissime cose; si sa, tra l'altro, che qualche volta faceva visita ai genitori, aiutando la mamma nelle faccende e che era stimata per la sua simpatia e per la sua bontà.

Certamente l'ambiente in cui Madre Speranza trascorse la sua infanzia ed adolescenza favorì il formarsi in lei di un profondo senso religioso e del proposito di consacrarsi a Dio. Nel desiderio di rispondere alla chiamata del Signore, Madre Speranza fece la sua prima esperienza di vita religiosa presso una comunità di suore dedite all'assistenza dei malati. Essendo rimasta impressionata dalla poca carità usata verso i moribondi, prima che le si facesse "il cuore duro", decise di andarsene ed abbandonò l'Istituto.
Questa esperienza non poteva certamente appagare quella sete d'amore e di bene che Madre Speranza sentiva nel suo cuore, non poteva neanche conciliarsi con quella radicalità di donazione che, più tardi, dimostrerà con la sua scelta. La negatività della prima esperienza non la farà retrocedere nel cammino e, all'età di 21 anni, entrerà in un convento di semiclausura, dedito all'insegnamento delle bambine povere.
Consigliata forse dal parroco, Don Manuel Aliaga, o dal Vescovo di Cartagena-Murcia, che ella conosceva bene, decise di entrare in un convento di clausura di Villena, lontano da Santomera più di 100 km. Il 15 ottobre 1914, festa di Santa Teresa d'Avila, con il desiderio di divenire come lei una grande santa, Madre Speranza lasciò Santomera accompagnata da suo padre e dal fratello Juan e si trasferì nel convento di Villena. Madre Speranza iniziò la sua formazione religiosa in vista dei voti che emise il 15 agosto 1916, assumendo il nome di "Esperanza de Jesús Agonizante".
L'Istituto delle Figlie del Calvario, era stato fondato nel 1863 a Seo de Urgel (Lérida), da una giovane chiamata Esperanza Pujol e si dedicava all'educazione ed istruzione di bambine povere. Dove sorgeva il convento di Villena c'era una cappellina, forse del 1700, chiamata "El Calvario" o "Las Tres Cruces"; da questa prese nome anche il Monastero. La vita del convento era caratterizzata da una intensa contemplazione della Passione di Gesù. Si conservavano in esso "Los pasos de semana santa", che certamente erano oggetto di culto per le religiose e le bambine accolte.
Madre Speranza, oltre alla enorme povertà materiale, trovò nella comunità anche mancanza di carità e una certa rilassatezza, dovute forse al fatto che era una comunità di sette suore molto anziane. La vita nel convento di Villena non doveva essere molto facile: "...la vida de sacrificio y penitencia que practicaban atemorizaba a las jóvenes que solicitaban su admisión". Questa affermazione che ritroviamo nel libro di cepeda f.a., La Sierva de Dios M. Mª Antonia París, Madrid 1928, p. 300, può aiutarci a comprendere quali furono gli ideali che, fin dall'inizio, spinsero Madre Speranza, la quale si mostrò desiderosa di raggiungere la santità, innamorata, intraprendente, sensibile alle necessità dei più poveri, attiva ed impegnata in un cammino ascetico impostato con molto coraggio e decisione.
Di fronte alle incerte prospettive dell'Istituto, "Las Hijas del Calvario", grazie all'appoggio di Padre Juan Oteo, cmf, cominciarono a pensare di unirsi alle "Misioneras Claretianas"; un Istituto fondato a Santiago de Cuba il 25.8.1855 dallo zelante Vescovo S. Antonio Mª Claret e dalla M. Mª Antonia París per il ministero dell'educazione cristiana.
Dal momento che il Vescovo Antonio Mª Claret aveva appoggiato e promosso la fondazione delle Figlie del Calvario, alla comunità di Villena piacque la prospettiva dell'unione con un Istituto da lui fondato e incaricarono per le trattative Madre Mercedes Vilar Prat e Madre Speranza In data 30 luglio 1921, la Congregazione dei Religiosi accettò l'istanza con la quale le religiose di Villena chiedevano l'unione con le Religiose di Maria Immacolata, affidando l'esecuzione della suddetta unione all vescovo di Cartagena-Murcia, Mons. Vicente Alonso Salgado. Dopo un corso di esercizi spirituali, il 19 novembre cincque suore vestirono il nuovo abito e due giorni dopo emisero la professione perpetua nelle mani della priora generale delle religiose di Mª Immacolata. Madre Speranza, divenuta Claretiana, prese il nome di Sor Mª Esperanza de Santiago.
Madre Speranza visse nove anni tra le Religiose di Mª Immacolata e in questo tempo svolse diversi uffici: sacrestana, portinaia, assistente delle bambine, economa, "procuradora". I primi cinque anni Madre Speranza li visse nella normalità di una intensa vita religiosa; gli ultimi quattro furono travagliati e sofferti anche perché fenomeni non comuni attirarono l'attenzione delle Madri Claretiane e dei Padri Claretiani, creando una certa divisione all'interno delle Congregazioni. Madre Speranza divenne causa di interesse anche di altre personalità in vista, sia della Spagna che di altre nazioni. Probabilmente proprio per tali divergenze, Madre Speranza fu sempre affidata alla guida dei più prestigiosi direttori di anime di quell'epoca, primo fra tutti il Padre Antonio Naval, quindi il fratello Padre Francisco Naval, Padre Juan Postíus. Seguirono molto da vicino la vita di Madre Speranza anche Padre Felipe Maroto cmf, ed altri noti canonisti e teologi.
Il 30 novembre 1921, dopo appena nove giorni dalla sua professione come Claretiana, Madre Speranza ebbe il suo primo trasferimento alla casa di Vicálvaro-Madrid. La vedremo poi a Vélez-Rubio (Almería), e di nuovo a Madrid in Calle Toledo e Calle del Pinar.
In questo tempo, Madre Speranza fu fortemente provata nella salute: la sofferenza non le diede tregua tanto da condurla alle porte della morte. A partire dal 1922 si può dire che per tutta la vita il Signore abbia chiamato Madre Speranza a partecipare più da vicino alla sofferenza con tante e svariate malattie che in diverse circostanze la condurranno al punto di morte. In questo travagliato e sofferto periodo, a detta di molti testimoni, Madre Speranza non trascurò di cogliere l'occasione per unirsi sempre più al Signore e per essere di esempio e di edificazione con la sua pazienza, mortificazione, carità e sottomissione ai medici.
E' di questi anni anche il nuovo esperimento che le Claretiane stavano tentando: in collaborazione con la "Junta de Señoras", che ebbe il merito di dare un'educazione gratuita a più di dodicimila bambini e bambine, si organizzò, in Calle Toledo, un collegio che potesse accogliere bambine povere. Questo esperimento fu proposto e pilotato da Madre Speranza che desiderava esprimere concretamente l'attenzione e l'accoglienza ad ogni bisognoso, a chi non aveva da mangiare, a chi era infermo e solo. Tale iniziativa fu appoggiata da Madre Pilar Antín, dal Consiglio generale rmi ed incoraggiata dal Vescovo di Madrid, Mons. Leopoldo Eijo y Garay. Dopo pochi anni, per una serie di divergenze tra Madre Speranza e la "Junta de Señoras", si andò maturando l'idea di lasciare Calle Toledo per avere una casa propria dove poter svolgere liberamente, senza restrizioni, la missione verso i poveri. Con la sola fede nella Divina Provvidenza e nella promessa del Signore che, se Doña Angelina (Presidente della "Junta") non le apriva una porta, Lui le avrebbe aperto una casa, Madre Speranza si lanciò con tutta se stessa per portare a compimento questa ispirazione. Si cominciò quindi a preparare una nuova esperienza, sempre in Madrid. Con il consenso della Madre generale ed il consiglio di Padre Antonio Naval, che riteneva la fondazione opera di Dio, il 23 febbraio 1929 fu ufficialmente inaugurato dal Vescovo il collegio di "Nuestra Señora de la Esperanza", in Calle del Pinar 7.
Madre Speranza si dedicò a quest'opera con tutte le sue forze, senza risparmiare nulla di sé. Ma, con il passare del tempo, andò percependo sempre più chiaramente, grazie anche all'aiuto del suo padre spirituale, che Dio desiderava un'Opera di maggior respiro, più dilatata e con più ampi orizzonti. In questo periodo Madre Speranza, mentre portava avanti un progetto di riforma all'interno del suo Istituto, percepì di essere chiamata non tanto a proporre una riforma nell'ambito delle Claretiane - sia pure con alcune deroghe alle Costituzioni - ma ad impegnarsi per realizzare la fondazione di due nuove Congregazioni, una femminile e l'altra maschile: le Congregazioni delle Ancelle e dei Figli dell'A.M..
La decisione di inoltrare a Roma la domanda di separazione dall'Istituto, appoggiata per altro dallo stesso Vescovo, scatenò numerose difficoltà all'interno delle Claretiane che, in questa petizione, vedevano una minaccia all'integrità dell'Istituto dato che diverse Suore erano disposte a sottoscrivere la loro adesione alla nuova fondazione. A seguito di un increscioso episodio, la Serva di Dio fu dichiarata apostata e trattata come tale. Questa, ascoltato il parere di Padre Francisco Naval cmf, visto il violento evolversi della situazione, decise di chiedere la dispensa dai voti.

Nella povertà più assoluta, in un appartamento di Calle Velázquez 97, la notte di Natale del 1930 ha inizio, in forma privata, la nuova fondazione delle Ancelle dell'A.M.. Non potendo fondare una Congregazione religiosa, il 14 gennaio, Madre Speranza chiese ed ottenne l'iscrizione nel Registro Civile, con il nome di "Asociación de Esclavas del Amor Misericordioso".
Nell'aprile del 1931 poté aprire il primo Collegio, sempre in Madrid, e a questo seguiranno, con un ritmo impressionante per una Associazione appena sorta, numerose fondazioni in altre parti di Spagna, con l'unico fine di annunciare l'A.M. attraverso l'esercizio della carità. Convinta che l'ignoranza poteva essere facile pretesto per introdurre qualunque ideologia, corse sempre e dovunque ci fosse necessità per rispondere al grande bisogno della Spagna di quel tempo: l'analfabetismo. Si dedicò anche ad assistere malati bisognosi a domicilio e ad accogliere anziani ed handicappati. Allo scoppio della guerra civile (1936) l'Associazione già contava nove case. In ognuna di esse, Madre Speranza voleva regnasse una particolare attenzione ai più poveri, a quelli che non potevano pagare, ed un clima di vera famiglia dove il cibo delle suore non poteva essere diverso da quello dei bambini e, se c'era qualcosa di più buono, era per questi ultimi.

Il 6 gennaio 1935 l'Associazione fu accolta sotto la sua protezione dal Vescovo di Vitoria, Dr. Mateo Múgica che eresse l'Associazione a Congregazione di diritto diocesano. Da questo momento la nuova fondazione di Madre Speranza si chiamerà: Congregazione delle Ancelle dell'A.M.
Nel maggio del 1936, Madre Speranza, insieme alla Sig.na Pilar de Arratia, insigne benefattrice della Congregazione, venne a Roma dove prese in affitto una casa in una delle zone più povere, via Casilina 222, di proprietà delle Suore di Namur.
Gli anni che seguirono furono tra i più sofferti. L'aperta opposizione nei confronti della nuova fondazione scatenata dai Vescovi e Sacerdoti di Spagna non si era mai fermata. In questi anni, dal 1936 al 1941, detta opposizione incontrò un terreno propizio e favorevole per scatenare una forte lotta all'interno stesso dell'Istituto, fra alcuni membri di esso. Questi arrivarono a desiderare e provocare la rimozione di Madre Speranza dal Governo della Congregazione, ritenendola intransigente ed eccessivamente dura nel modo di impostare per sé e per gli altri la vita religiosa. Fu accusata di aver mancato a tutti e dieci i comandamenti, furono inventati fatti e diffusi scritti infamanti. Madre Speranza si vide ancora una volta sola con la netta percezione che questa volta si stava tentando di distruggere quello che lei aveva di più caro e per cui aveva speso la vita: la sua "amata Congregazione". Le accuse, inviate alle Autorità ecclesiastiche, furono tali da obbligare il Nunzio apostolico ed il Santo Officio a dover intervenire.
Il 6, 7 e 8 agosto del 1940 Madre Speranza fu chiamata una prima volta dal Santo Officio a rispondere sulle accuse rivoltele, sulla ortodossia della dottrina dell'A.M., sulla sua condotta e sulla veridicità e natura di particolari fenomeni attribuiti alla sua persona. In data 10 aprile 1941 il Santo Officio accolse la Congregazione sotto la sua protezione affidandone la direzione al Vescovo di Tarazona; pur lasciando a Madre Speranza il titolo di Superiora generale e la possibilità di formare le suore, affidò alla Vicaria generale il governo della Congregazione. Madre Speranza accolse il provvedimento con spirito di sottomissione e di obbedienza e a questo esortò anche le sue figlie.
Fu destinata alla casa di Roma dove lavorò come una religiosa qualsiasi della Comunità: "La Madre sta come sempre - scrive Mª Pilar de Arratia -, alcuni giorni meglio, altri meno; appena si sente benino lavora nell'orto come un operaio, fino a che non ricade inferma. Sua continua preoccupazione sono le sue Figlie e che esse si facciano sante".
Durante la seconda guerra mondiale, libera dal governo della Congregazione e libera dalle accuse, fece risplendere il suo spirito di abnegazione nel diffondere la Misericordia di Dio. Avviò un laboratorio di taglio e cucito, portato avanti solo dalle sue suore, per poter rispondere con più generosità a chi si trovasse nel bisogno e per poter accogliere gratuitamente un maggior numero di bambini poveri. Erano anni di timore, di paure, di bombardamenti, di fame. Madre Speranza si prodigò in ogni modo: accolse rifugiati politici, nascose ed assitette nei sotterranei della casa soldati fuggiti dal fronte, si preoccupò di dar da mangiare a chi non aveva niente. Fidando della Provvidenza, aprì una mensa dove arrivò ad accogliere oltre mille persone al giorno. In questi anni sorsero, in Italia, nuove e numerose fondazioni. Nel 1950, le suore mostrarono la loro generosa disponibilità ed abnegazione per accogliere oltre cinquecento pellegrini al giorno, che venivano a Roma per l'Anno Santo; riflesso di quella disponibilità infinita con la quale Dio sempre ci accoglie.

Fin dal dicembre del 1927, Madre Speranza si sentì chiamata da Dio ad offrirsi vittima di espiazione per i peccati commessi dai sacerdoti del mondo intero e perché fossero santi.
Il 15 agosto 1951, nella Cappella della Casa generalizia delle Suore, a Roma, nacque la Congregazione dei Figli dell'A.M., con la missione di annunciare l'A.M. e di aiutare e sostenere i sacerdoti del clero secolare, fomentando l'unione con questi.
Per i sacerdoti volle che tutte le Case della Congregazione fossero la loro casa, dove ognuno potesse recarsi a pieno diritto come a casa sua, senza pagare il pranzo o la permanenza.
Per i sacerdoti vincolò la missione dei Figli dell'A.M. che potranno dedicarsi a qualunque attività e a qualunque servizio apostolico sempre "uniti" ai sacerdoti.
Per i sacerdoti del clero secolare propose una forma nuova di appartenenza alla Congregazione dei Figli dell'A.M. che, pur lasciandoli a totale servizio delle proprie diocesi, li considera, a pieno diritto, membri della Comunità.
Il 18 agosto 1951, a tre giorni dalla nuova fondazione, Madre Speranza si trasferì a Collevalenza, piccolo paese dell'Umbria, per aprire una Comunità di Ancelle e la prima Comunità dei Figli dell'A.M.. I Figli trovarono alloggio nella casa parrocchiale e le Suore nella casa Valentini. Diede così inizio ad una nuova ed originale forma di vita religiosa che è la Famiglia dell'A.M.: Fratelli e Sorelle, figli della stessa madre, con lo stesso spirito, lo stesso carisma ed il compito di testimoniare ed annunciare al mondo l'A.M. e di aiutarsi mutuamente nella reciproca santificazione. Da questo momento Collevalenza diventò il centro di questo annuncio che Figli ed Ancelle, nel tempo, porteranno anche in altri luoghi con nuove fondazioni: Spagna, Italia, Germania, Brasile.
In questo tempo, e precisamente nel Capitolo generale del 1952, rimossa definitivamente dalla Santa Sede la proibizione a Madre Speranza di avere il Governo della Congregazione (toltale nel Capitolo del 1946), fu riconfermata all'unanimità Madre generale delle Ancelle dell'A.M. e lo rimarrà fino al 1976, quando sarà nominata Madre generale ad onorem.
Gli anni 60 furono, per Madre Speranza, anni di grandi prove e sofferenze che vennero proprio dall'interno della sua "amata Congregazione" da parte di alcune sue figlie che non seppero vedere nella nuova Opera del Santuario un piano di Dio, che temettero che Madre Speranza stesse "tradendo" il fine della Congregazione e stesse disattendendo la cura della medesima. Questo costò l'abbandono in massa di oltre una quarantina di suore, con la minaccia da parte di queste di una scissione della Congregazione stessa.
Nonostante queste prove e sofferenze, durante questi anni, la Chiesa, il 5 giugno del 1970, diede il conforto del "Decretum Laudis" per la Congregazione delle Ancelle; il 22 settembre 1976, approvò il nuovo ramo di Ancelle dell'A.M. chiamate ad inserirsi nei diversi ambienti di lavoro, senza alcun segno esterno di consacrazione; il 18 agosto 1982 l'approvazione Pontificia per i Figli.

Madre Speranza dagli anni 50 cominciò a concretizzare il progetto che già nel maggio 1949 aveva compreso essere volontà di Dio: la costruzione di un Santuario dedicato all'A.M. e delle opere annesse.
Presso il Santuario Madre Speranza consumò la sua vita, fino alla fine, essendo l'anima dell'annuncio dell'A.M. in questo Tempio. Questa fu la sua ultima "missione" o, meglio, "la sua missione", la sua opera definitiva. In questo luogo fu "flauta" che suona (come era solita definirsi) e anima che si consuma per far conoscere a tutti che Dio è un Padre che ama, perdona, dimentica e non tiene in conto i peccati dei suoi figli quando li vede pentiti. Ogni giorno riceveva dalle cento alle centoventi persone, una per una, ascoltando, consolando ed infondendo speranza in tutti.
In una sua orazione composta per il Santuario, pregava: "Fa, Gesù mio, che a questo Santuario vengano persone dal mondo intero, non solo con il desiderio di guarire nel corpo dalle malattie più dolorose e strane, ma per curare la propria anima dalla lebbra del peccato mortale ed abituale... e fa, Gesù mio, che tutti vedano in Te non un giudice severo ma un Padre pieno di amore e di misericordia che non tiene in conto le debolezze dei suoi figli, le dimentica e le perdona".
Il 22 novembre 1981 fu una giornata di gioia indefinibile per Madre Speranza e per Collevalenza per la venuta al Santuario del Santo Padre il Papa Giovanni Paolo II che ebbe modo di incontrare anche Madre Speranza Il 17 aprile 1982 il Santuario ottenne il riconoscimento a "Basilica minore".



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sopra: il Crocifisso del Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza (PG)


La missione.
All'età di dodici anni, come raccontò la stessa Madre Speranza, avvenne un episodio che vedeva protagonista Santa Teresa del Bambino Gesù e che influì in un modo determinante nella sua spiritualità e diede un indirizzo alla sua vita. Questa la esortò ad impegnarsi per diffondere nel mondo la devozione dell'A.M., come anche lei aveva fatto in tutta la sua vita.
Ormai religiosa, probabilmente dalla seconda metà degli anni 20, Madre Speranza collaborò con il Padre Juan Gónzalez Arintero per la devozione all'A.M. che si stava diffondendo nel mondo. Per Madre Speranza questa fu un'esperienza vitale, che segnò e diede l'impronta a tutta la sua esistenza e alla sua missione. Ma anche per lei sarà un graduale cammino, al quale il Signore la spronerà perché diventi sempre più trasparenza del suo amore e della sua misericordia, come ella stessa scrisse nel suo diario il 7 febbraio del 1928. Per mantenere l'anonimato anche Madre Speranza firmò i suoi scritti con lo pseudonimo "Sulamitis". Per il Padre Arintero e Madre Speranza, creature scelte dal Signore per divulgare la devozione e la dottrina dell'A.M., non si trattò certamente di inventare una dottrina nuova, ma di raccogliere la preziosa eredità di tanti altri che, nel corso dei secoli, furono chiamati dal Signore a preparare, per questi nostri tempi, una particolare rivelazione della misericordia di Dio. Emerge da tutto questo una idea dell'infinito amore di Dio per l'uomo che, nel suo provvidenziale disegno di salvezza, grazie alla generosità di tante creature, nel corso dei secoli, è andato annunciando la manifestazione della sua infinita misericordia.
Luogo privilegiato per questo annuncio rimarrà per Madre Speranza e per l'intera Famiglia religiosa il Santuario dell'A.M. di Collevalenza.
Ancora oggi Madre Speranza continua ad essere annuncio per le migliaia di pellegrini che arrivano a Collevalenza da ogni parte. Padre Bartolomeo Sorge sj così sintetizza la nuova "missione" di Madre Speranza e della sua Famiglia Religiosa: "Davanti a quella tomba, non mi stanco di guardare al di là di ciò che rappresenta, perché vedo in essa il simbolo del futuro cammino della Chiesa. Quella tomba sintetizza mirabilmente il legame tra il carisma di Madre Speranza e la storia dei tempi nuovi. Perché? Arrivando a Collevalenza noi ammiriamo questa grande Basilica; è bella, è degna della gloria di Dio, immagine della Chiesa protesa verso il Cielo, una Chiesa dove gli uomini vanno e vengono in gran numero; è accogliente, aperta al mondo, nuova, nella quale tutti si sentono come in famiglia, accolti dai Figli e dalle Ancelle dell'A.M. attraverso un servizio sorridente e delicato. Ammiriamo questo tempio, questo "trionfo" come diceva Madre Speranza, e non ci rendiamo conto di che cosa sta succedendo nella Cripta. "Cripta", per definizione, si intende il luogo più nascosto, più basso di tutto l'edificio... Nella Cripta, nel luogo più nascosto, due metri di terreno si sollevano, così come il chicco di grano che, gettato a terra, la muove e la solleva. Si guarda il campo sconfinato, grande, senza orizzonte, e non si vede che la terra si solleva un po'. E' un chicco di grano piccolo, nascosto nella Cripta, nella base della Chiesa di Dio, che rimuove la terra e annuncia la nuova spiga, la Chiesa dei nostri tempi".