giovedì 12 gennaio 2012

Ti ho fatto come un prodigio






Una delle questioni più drammatiche che i cristiani devono oggi affrontare è
indubbiamente quella della cosiddetta "emergenza educativa". Sono tanti i genitori che purtroppo non trasmettono più la fede ai loro figli. Le conseguenze sono ahimè fin troppo evidenti: basta ascoltare i discorsi dei nostri adolescenti per rendersene conto...
A tal proposito, e con un occhio al prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano, propongo la lettura di questo testo di Daniel Ange (*).

* * *

TI HO FATTO COME UN PRODIGIO


 INDICE

1. IL CORPO DI DIO

2. IL MIO CORPO: CHE COS'E', CHI E'

3. SESSUALITA' ALIENANTE O CREATRICE


* * *

                                                      1. IL CORPO DIO

Per cominciare, vorrei inondare il tuo corpo d'un torrente di fantastica luce che ti
permetta di coglierlo nella sua realtà. Tale luce, violenta e dolce allo stesso
tempo, te lo mostrerà come fa il sole con la vetrata di una cattedrale.
Dio, per risolvere i problemi del mondo e ricreare l'armonia sconvolta della
creazione, doveva dare a suo Figlio un corpo, Dio non ha corpo. Ma l'uomo sì; ed
era necessario che mediante questo corpo l'uomo fosse salvato. Una necessità
vitale, se Dio voleva risanare l'uomo nella sua interezza.
E così, con un lavoro secolare, Dio preparò il corpo d'una giovinetta, finendo un
giorno col mendicare a essa, quasi fosse un poverello, un corpo: "Non daresti a
mio Figlio, di grazia, quel corpo di cui egli ha bisogno per guarire la tua razza? Il
tuo sangue, la tua carne, il colore dei tuoi occhi, la forma delle tue labbra?" E
Maria, a nome nostro, diede a Dio le nostre mani, le nostre labbra, le nostre
orecchie, i nostri occhi, tutte le membra del nostro corpo, il nostro cuore d'uomo
in cui potesse battere tutta la tenerezza di Dio. Da questa donna Dio ricevette
tutto nel proprio corpo! Per questa ragione nessuno potrà mai rassomigliare alla
propria madre come Gesù.
Nella sua umanità, solo da lei, esclusivamente da lei, tutto ricevette. Non ebbe
padre secondo la carne. E Maria ricevette questo Figlio che condivide col Padre.
Piaccia o no, è cosi.
Questo corpo di Gesù è il corpo di una razza. Vi scorre il sangue del popolo
ebreo, ancora oggi! Nella genealogia con la quale s'apre l'evangelo, sfila davanti
a noi una teoria di peccatori, che nel corso di secoli sono stati vivificati da quel
sangue che Dio ha fatto proprio nel suo corpo. Un sangue purificato dallo Spirito
Santo, un sangue nuovo per guarire il nostro da tutte le sue infezioni. L'umanità,
fin da Adamo, custodiva nei suoi lombi il seme di Dio!
Ma il corpo di Gesù non ha eguali, poiché egli porta in se stesso tutta l'umanità.
Portando in se stesso il Creatore, racchiude in sé il mondo, se è lecito esprimersi
cosi. Non si tratta di un frammento d'umanitá perché quest'ultima non è
costituita dalla somma degli individui, ma è un'immensa famiglia. Nella sua
totalità è riunita nel corpo di Gesù. Un corpo che è come il tuo, sottoposto agli
stessi limiti, al dolore (eventualmente alla malattia), alla tortura, perfino alla
morte. In questo corpo immenso tutti siamo presenti, e tutti ne attingiamo vita
ed esistenza. Conseguentemente, io posseggo completamente il mio corpo solo
quando appartengo a Cristo. Abito il mio corpo solo abitando quello di Gesù. Il
mio corpo è pienamente me stesso solo quando Cristo vive in me.
Dio ha voluto avere un corpo per mostrarci come il peccato ferisca il cuore di
Dio, e non a parole ma in una realtà concreta che potevamo sentire, toccare,
vedere. Appunto nella carne di Gesù posso sentire, toccare e vedere fino a che
punto il peccato ferisca il cuore stesso di Dio.
Sconvolgente, scandaloso, il fatto che Dio abbia scelto non di farsi angelo ma di
assumere quanto, apparentemente, c'è di più povero, di più debole, di più
misero, di più sottoposto ai condizionamenti del tempo e dello spazio! Il
platonismo direbbe che Dio s'è imprigionato in un corpo. Oh, no: Dio s'è fatto
Corpo! Penso che ci sarebbero assai meno persone a proclamarsi cristiane, se si
rendessero veramente conto della portata di tale affermazione, tanto essa
supera ogni nostra logica! Mistero inaccessibile, incomprensibile per le filosofie
dell'estremo Oriente, per l'Islam, per lo stesso giudaismo. anche se per altri
motivi. E' veramente "La pietra d'inciampo" per tutte queste religioni e per tutte
le eresie, come - ad esempio - lo gnosticismo. Si fa ricorso a tutte le spiegazioni
possibili e immaginabili per affermare che Dio non ha realmente patito, che il
suo corpo era solo un'apparenza... Nel corso dei secoli si sono costruite
innumerevoli teorie per svuotare o minimizzare la realtà del corpo di Gesù. Certe
teologie contemporanee gravitano ancora e sempre attorno a questo punto
cruciale.
Gesù, infatti, non ha rivestito un corpo come un abito indossato per circa
trent'anni e poi lasciato nel sepolcro in pasto ai vermi, dopo che ne era uscita
l'anima, finalmente liberata dal suo involucro. No, Gesù ha preso un corpo per
sempre!
La finitezza della nostra esistenza è saltata in pezzi dal momento in cui Dio s'è
fatto corpo. La sua persona di Figlio eterno è ormai e per sempre legata a questo
corpo che gli abbiamo dato attraverso Maria, sorella e madre sua.
Due nature, ma una sola persona. Proprio questo corpo è passato attraverso la
morte. Il suo corpo glorioso e lo stesso della sua esistenza terrena; altrimenti
non si tratterebbe della stessa persona. Ne vogliamo la prova? Ecco: Gesù, nella
pienezza della sua gloria, conserva le stimmate della passione.
Ancora adesso, Gesù conserva le nostre mani, i nostri piedi, i nostri occhi, le
nostre ossa, la nostra carne, il nostro sangue, il nostro cuore d'uomo: e li
conserva per l'eternità. Tutto questo non ha proprio niente a che fare col nostro
corpo? Ritorneremo sull'argomento.


2. IL MIO CORPO: COS'E, CHI E'

Nasce a questo punto la domanda: perché il mio corpo riveste tanta importanza?
Dio non poteva trovare infiniti altri modi per salvarci? Che cos'è, allora, questo
corpo, se occupa un posto tanto eminente nella creazione, nella mia vita, nel
cuore stesso di Dio?
Il corpo non costituisce affatto, come vorrebbe il platonismo, una sorta di
carcere in cui la malcapitata anima si dibatte cercando di svignarsela al più
presto. Se cosi fosse, valeva proprio la pena che Dio prendesse un corpo? Il
corpo non è affatto, come vorrebbero le filosofie dell'estremo Oriente, una specie
d'involucro intercambiabile che porterebbe ad avere decine, per non dire
centinaia, di forme corporee, con l'anima in perenne trasmigrazione dall'una
all'altra, da una vita individuale all'altra. Anche in questo caso il corpo è
concretamente disinserito dall'anima, senza un profondo reciproco legame. Ne
consegue che Dio non avrebbe avuto bisogno d'un corpo.
Il corpo, infine, non è affatto un oggetto, uno strumento di lavoro o di
godimento, come vorrebbero le nostre diverse filosofie occidentali, meglio, il
pragmatismo dell'occidentale medio.
Ma allora, che cos'è il mio corpo?
IL CORPO SONO IO
Anima e corpo non potranno mai essere separati. Non parliamo di contenente e
di contenuto, di carcere e di prigioniero, Essi costituiscono quell'insieme che
,sono io, in una integrazione reciproca. Io non abito affatto il mio corpo; io sono
il mio corpo.
Il corpo non è una cosa ma qualcuno. E' me stesso, in quanto dato agli altri e in
relazione col mondo. Essere corpo significa essere esposto agli altri, dipendente
dagli altri, radicato in una storia.
Se non fossi un corpo, per iniziare la mia esistenza non avrei avuto bisogno d'un
determinato uomo e d'una determinata donna che dovettero unirsi (e, prima
ancora, amarsi, come c'è da augurarsi!) per dami la vita. Gli angeli non hanno
genitori, appunto perché non posseggono corpo.
Se non fossi un corpo, non avrei affatto bisogno degli altri né per esistere, né
per curami e nemmeno per nutrimi (quante persone, ad esempio, sono
necessarie perché sia pronto il cibo che sostenta la mia esistenza!). Il mio corpo
mi rende dipendente dalla società e mi consente di diventare me stesso.
Passando attraverso il corpo mi do agli altri e tramite loro, di rimando, accolgo
me stesso; mi faccio valere e m'annullo. Il corpo è una ricchezza per me, ma
anche m'impoverisce poiché mi fa sentire debitore degli altri. Ne nasce una
complementarità che mi fa sentire l'umanitá come la mia famiglia. Il corpo è il
mio "io"in quanto strettamente unito alla creazione. Mediante il corpo affondo le
mie radici, per così dire, nell'universo, quasi ne fosse il prolungamento. Ne è
dimostrazione il fatto che proprio nel mio corpo io sono sottoposto a ogni
condizionamento geografico e storico.
Il corpo mi programma nello spazio e nel tempo pur restando il luogo in cui
acquisisco la mia libertà. Non sono mai programmato in anticipo e
precondizionato. Posso avvicinarmi agli elementi irrazionali, trattarli,
disinnescarli nella loro pericolosità, controllarli. Gli ostacoli diventano tante
vittorie, come capita nello slalom. E lo slalom è più impegnativo che la semplice
discesa. Appunto di fronte agli ostacoli esercito la padronanza sul mio corpo.
IL CORPO PROTEGGE LA MIA INTIMITA' E MANIFESTA LA MIA
IDENTITA'
Il corpo costituisce l'espressione dell'anima, la sua manifestazione, il suo
linguaggio. Un sorriso o un ghigno, uno sguardo dolce o un cipiglio, tic
involontari, frasi incontrollate, tono di voce: sono tutti segni del mio animo che
si sottraggono al mio controllo e mi tradiscono!
Eppure non viene mai colmata una distanza che certamente esiste fra il mio
corpo e la mia anima. Nel corpo non mi posso riconoscere pienamente. Fra corpo
e anima intercorre un rapporto instabile e, conseguentemente, ambiguo. Se, da
una parte, il corpo è il luogo in cui mi esprimo, dall'altra è il diaframma che
m'impedisce di darmi completamente, che mi limita. Mentre mi proietta verso il
mondo esterno, mi barrica anche in un universo interiore. Ci sono persone
talmente a disagio nella loro pelle che considerano il loro corpo come una palla
di piombo per i loro slanci, un muro innalzato fra loro e gli altri. Lo stesso volto,
quando si trasforma in una maschera, può diventare momento d'inganno!
Insomma, il corpo mi può essere opacità e apertura, poiché mimetizza la mia
intimità pur mostrando la mia identità; è me stesso, è qualcuno, pur rimanendo
sempre qualcosa. Me ne accorgo nel dolore fisico che può rendermi prigioniero
del corpo. Allora il corpo diventa una specie di camera di tortura in cui mi trovo
rinchiuso; si sa che la sofferenza corporale può anche distruggere se lo spirito
non riesce ad accettarla.
Il corpo, poi, è unico quanto l'anima. Cambiare corpo significherebbe diventare
un altro essere. L'anima individualizza il corpo, mi correggo, lo personalizza, il
che è tutt'altra cosa. Inoltre, il modo con cui uso il mio corpo mi può rendere un
oggetto o personalizzare. In una parola, io faccio il mio corpo e il Mio Corpo Mi fa
.
Non mi è stato dato un corpo prefabbricato. Io lo creo col passar del tempo. Se il
corpo è il linguaggio dell'anima dobbiamo anche dire che l'anima plasma
progressivamente il corpo a propria immagine. L'una e l'altro crescono assieme,
portando ciascuno l'insostituibile contributo a questa crescita.
Un cuore tranquillo è la vita di tutto il corpo... "Un cuore lieto rende ilare il
volto... " (Pr 15,13; cfr. Pr 14,30).
VOLTO E MANI, SPECCHIO DEL CUORE
Per quale ragione la carta d'identità porta la fotografia del viso (a volte anche le
impronte digitali), e non, ad esempio, quella della spalla o del ginocchio?
Perché volto e mani sono le sole membra che rispecchiano veramente la
persona, le sole in cui mi tradisco, con cui mi dono, le sole che fanno intravedere
(certo, solamente intravedere: ma è già molto!) chi io sia e quale sia il mio
cuore in profondità.
Le altre membra, invece, non dicono niente di tutto questo. Appartengono alla
specie e, conseguentemente, sono avvolte in una sorta d'anonimato, hanno
qualcosa d'impersonale. Ad eccezione di qualche piccolo particolare morfologico,
sono le stesse per tutti gli esseri umani. Per questo esiste una vergogna naturale
della nudità: ed è la paura d'essere visto in parti del corpo diverse da quelle in
cui mi rivelo di più, di essere osservato non nel mio sguardo dove mi do e mi
comunico; paura d'essere degradato a oggetto e, di conseguenza, alienato. La
triste constatazione: "ed essi videro che erano nudi" (cfr .Gen 3,7), vuol
significare: essi non riuscirono più a guardarsi.
Non ci si vergogna di quanto ci è estraneo. Ma allora, se ti vergogni della nudità
del tuo corpo, vuol dire che questo corpo è te stesso, il mio corpo è quanto
scopro sotto lo sguardo dell'altro. Il pudore, appunto, fa si che io sia guardato
nel volto e non nel sesso, che sia, insomma, veramente guardato. Per questo,
volto e mani sono le uniche membra del corpo che, normalmente, non sono
nascoste dall'abbigliamento. Mani e volto sono privilegiati dal cristianesimo e
trascurati dall'induismo.
I gesti liturgici cristiani sono incentrati sull'atteggiamento delle braccia e delle
mani , mentre le posizioni dell' Hata-Yoga si basano sulle gambe, il bacino e la
colonna vertebrale. Budda tiene le mani davanti al sesso, mentre la croce le fa
spalancare al Cristo. Ma per cogliere meglio la radicale differenza tra la
concezione cristiana dell'uomo e quella delle religioni orientali, ci basti mettere a
confronto il volto etereo, impassibile di Budda e quello, offerto agli altri fino a
risultarne sfigurato, della Sindone di Torino.
Una maschera perfetta da una parte, con ogni debolezza accuratamente
nascosta; un volto adorabile dall'altra, con le sue ferite accettate e offerte.
Impassibilità raggiunta, vulnerabilità accolta; un'asettica serenità, una
martoriata bellezza; un silenzio ermetico, un'interiorità resa accessibile dalle
stesse ferite. Assenza nell'uno, Presenza nell'altro: insomma, due mondi diversi.
Se poi penso che in tutto il mondo, fra quattro miliardi d'uomini viventi, nessuno
ha gli esatti lineamenti del mio volto, l'intonazione della mia voce, le sfumature
del mio sguardo, ne rimango stupefatto. E lo stupore prende accenti di
commozione se penso che, fra i miliardi e miliardi d'uomini esistiti o che
esisteranno, nessuno ha mai avuto né avrà un volto identico al mio, perché
nessuno mai ebbe o avrà il mio cuore.


3. SESSUALITA' ALIENANTE O CREATRICE

OGNI AMORE E' UN GRIDO!
"Lasciare libero il desiderio sessuale in un mondo assediato dalla morte, in cui
Dio è rifiutato, equivale esattamente a far uscire dalla sua gabbia una belva
inferocita, inferocita dall'assenza della preda, perché non trova, in ultima
istanza, ciò che cerca" .
Il desiderio sessuale, infatti, che cosa è?.. in fondo... E' desiderio di Dio! Un
desiderio ignorato, inavvertito, smussato nel suo stimolo, alterato, falsificato,
sfigurato, ma sempre desiderio di Dio...
Il tuo bisogno di Dio, quando Dio viene rifiutato, si proietta su un altro. Cosi la
sessualità è diventata un gigantesco ascesso, artificialmente provocato, di una
società malata di Dio.
Tale società è ossessionata dal sesso perché patisce la mancanza di Dio. Donde
deriva il mostruoso successo del mercato del sesso se non dal bisogno d'amore
d'un cuore umano che potrà essere soddisfatto solo da Dio? Di qui la continua
inquietudine umana. Finché non avrai incontrato colui che ha plasmato il tuo
cuore a immagine del suo, non potrai mai realmente amare con la stessa
intensità che vorresti. I negozi del sesso di certe città sono lì a dimostrare
l'esistenza di Dio!
Forse niente sconvolge di più il cuore di Dio che tale folle bisogno di dare e
ricevere amore. Dio deve scorgervi, come in negativo, il suo stesso volto.
Ogni atto sessuale, anche impuro, alla stessa stregua d'ogni gesto di violenza, è
un'enorme invocazione alla vita, una richiesta straziante d'aiuto. Il tuo cuore
urla d'essere stato plasmato per ben altro scopo che non siano il denaro e il
sesso. Urla di essere più importante dei suoi stessi problemi, di essere più vasto
del mondo. Oh sì, questo mondo è troppo piccolo per il tuo cuore. Tu scoppi e
vorresti far saltare tutto. Piangi e urli. Pianto e grido fanno parte dell'amore, non
ti pare? E cercano di tonificare i muscoli raggrinziti dei cuore.
In ogni rapporto sessuale il tuo cuore grida: "Esisto veramente per te? Ho
veramente un posto nella tua vita? Dimmi che non sono solo al mondo!". Cerchi
disperatamente d'uscire dalla tua solitudine, di trovare un compagno che sia
all'altezza del tuo cuore. E non lo trovi. Ogni volta ritorni tristemente sui tuoi
passi e ti ritrovi ancora più solo di prima.
Ogni desiderio sessuale che non si risolve in un immenso desiderio di Dio porterà
sempre a esacerbate delusioni, non sarà mai gratificante. La sessualità non va
mai di pari passo con l'amore, porta sempre con sé un sentimento indefinito di
tristezza.
Mi rivolgo a voi, giovani occidentali: siamo immersi fino al collo in una società
permissiva, bombardati continuamente da una pubblicità sfrontata, aggrediti dal
"maligno". Ci vuole dell'eroismo per rimanere casti. Abbiamo bisogno d'un
supplemento d'amore proporzionato alle nostre tristezze. Ci occorre un
supplemento di forza proporzionata alla nostra debolezza e ai mezzi satanici
studiati apposta per corromperci. Ecco, abbiamo bisogno dello Spirito di Dio,
della sua Eucaristia. Dobbiamo sapere chi realmente siamo ed essere quello che
siamo.
COINVOLTO CON TUTTO TE STESSO
Dobbiamo, innanzitutto, denunciare un comunissimo errore che consiste nel
confondere sessualità e funzione genitale. Quest'ultima implica l'aspetto, per
così dire, animale della trasmissione della vita, mentre la sessualità coinvolge
l'essere nella sua totalità.
Mai un rapporto sessuale potrà ridursi a un atto "neutro". Non lo si può separare
dall'anima. Tutta la persona vi è coinvolta .
E questo perché il tuo corpo, come abbiamo già detto, non è un carcere o un
involucro intercambiabile o un accessorio, e nemmeno uno strumento di lavoro o
di piacere.
Nessuno scambio fisico può avere luogo senza che la tua anima ne sia investita,
appunto perché il corpo è la manifestazione dell'anima, è te stesso. E l'anima del
tuo compagno o della tua compagna ne rimane coinvolta. La qual cosa rivela
tanto la gravità quanto la grandezza dell'atto, facendo vibrare remotissime corde
nella profondità dell'essere.
Ne vuoi una prova? Osserva fino a che punto possa traumatizzare la violenza
carnale, soprattutto su un fanciullo. Può lasciare dietro a sé lesioni per tutta la
vita, ferite tali che possono essere guarite solo dal Signore. Chiamo a testimoni
di queste terribili devastazioni, sia spirituali che psicologiche, medici e sacerdoti
che raccolgono certe confidenze. Si rimane atterriti dalle proporzioni raggiunte
dallo sfruttamento sessuale dei fanciulli.
In questi casi capiamo veramente fino a che punto la persona sia
immediatamente coinvolta nella sua identità più profonda, e non solo nella sua
libertà. Spesso si sente ripetere: "Non farti problemi, è come bere un bicchiere
d'acqua". Ah sì? Costringere un fanciullo a bere un bicchiere d'acqua significa
rovinarlo per tutta la vita? Un briciolo di buon senso ci dice che si tratta di ben
altra cosa!
Dovremmo inoltre riflettere su un fatto straordinario cui non prestiamo mai
attenzione, tanto abbiamo fatto il callo alle cose più straordinarie: ed è che lo
sperma porta con se noi stessi, la nostra anima. Sarei tentato di affermare che
vi si profila già il volto dell'eventuale bambino di cui noi potremmo essere i
creatori assieme a Dio. Non si tratta, quindi, di un materiale neutro ma di una
sostanza già animata!
E allora anche gli organi sessuali, alla stessa stregua del volto, dello sguardo,
degli occhi che trasmettono qualcosa di noi stessi, costituiscono, e giustamente,
le membra più preziose in quanto sono capaci di trasmettere ciò che noi siamo.
Non esiste un fatto più fantastico, dato che ci permette di entrare nell'ordine
stesso della creazione.. Non si può, quindi, giocare con la propria sessualità
come non si gioca coi propri occhi e, soprattutto, con la propria anima.
Specialmente se pensiamo che entra in gioco una partecipazione al soffio vitale
di Dio.
UNA PROFONDA INCRINATURA
Spesso lo scatenamento della sessualità rende impossibile l'amore. Assistiamo a
una tragica dissociazione fra attrazione sessuale e trasmissione della vita, fra
amore e fecondità, godimento e gioia, sesso e persona.
Ne abbiamo una prova, certo in negativo, ma non per questo meno
impressionante, nello stretto rapporto intercorrente fra violenza e sessualità.
Sadismo, masochismo, tortura, sono tutti fenomeni con connotazioni sessuali.
Da portatrice di vita umana, la sessualità diventa portatrice della morte
dell'uomo! Spesso si vedono persone immerse in una vita di perversione
sessuale che finiscono con il suicidio.
Anche nella masturbazione, apparentemente innocente, innocua, s'annida una
sorta di disperazione perché, in ultima istanza, vi si ricerca un impossibile
amore, e ne emerge l'impossibilità di amare se stessi.
Ne risulta un'evidente dissociazione fra carne e cuore, un gioco pericoloso per
l'equilibrio della persona (come giocare con un'arma da fuoco: se ne possono
riportare mutilazioni per tutta la vita!).
E' mai possibile descrivere la tragica frustrazione spirituale d'un rapporto
sessuale ridotto a una relazione puramente fisiologica? In questo modo il
rapporto diventa sempre meno personale, e sempre più estraneo al nostro
essere profondo, sempre più alienante. Dando il proprio corpo così come capita,
si blocca la possibilità d'un rapporto d'unicità con qualcuno che sia amato come
unico al mondo.
Chi dà il proprio corpo a chiunque e nel modo che gli detta la passione, rivela in
se stesso un'impotenza d'amare. Senza il senso della fedeltà e della durata,
senza un amore dato e ricevuto, nasce nel profondo del cuore una sorda
disperazione.
Proprio ciò che sembra dare completezza al corpo, di fatto inibisce e intorpidisce
lo spirito. Il rapporto sessuale, se tagliato fuori dalla persona da amare, separato
dall'amore che bisogna esprimere, dalla vita che si deve trasmettere, si rivolge
contro il tuo cuore, colpendolo violentemente a morte. Non ti senti, infatti, privo
di vita se la tua sete d'amore non ha trovato risposta? Di qui le spaventose
corrispondenze fra lo spirito d'impurità e lo spirito di morte! Una sessualità
pervertita e distruttrice.
Il piacere si cambia in odio, lo stupro diventa assassinio, l'istinto di
conservazione si confonde con la pulsione della morte. Com'è possibile negare
che lo scatenamento sessuale corrompa l'amore, e che amare significhi vivere, e
vivere donarsi?
RITROVA LA STRADA DEL TUO CUORE
Ti è dunque necessaria un'opera stupenda di ricomposizione e di riequilibrio fra
la sessualità e l'amore, se vuoi vivere. Devi umanizzare una sessualità troppo
animale, personalizzare una sessualità troppo anonima. La ricomposizione del
divorzio fra il cuore e la carne è il modo migliore per evitare ogni divorzio. Non si
può pretendere di diventare uomini in un settore del nostro essere e della nostra
vita, e poi voler restare una cosa nell'altro, trattando il corpo come una cosa.
La sessualità infra-umana deve svilupparsi in una sessualità intra-umana. Si
tratta d'imparare pazientemente l'arte di donarsi. Rifiuta di vivere a un livello
inferiore alle esigenze naturali del tuo cuore. Dì di no a un amore mediocre,
striminzito, senza futuro. Non giocate al ribasso sulla sua grandezza!
Mi viene in mente la risposta di Agnese, la sola ragazza nella sua classe a non
avere rapporti sessuali: "Mi sento troppo grande per siffatti comportamenti!". Il
che significa: "Non voglio vivere a un livello inferiore a quello che il mio cuore
comporta".
In un rapporto semplicemente fisico si rimane sempre in due, mentre nella
deliberazione reciproca di non "fare l'amore" per puro amore del Signore si è
necessariamente uno e si e gratificati, a volte, da una straordinaria comunione.
Il mio diciassettenne amico Bruno, che presto ci verrà tolto da un'impietosa
miopatia, mi dice: "Vedi, se mi faccio portare alle nostre festicciole di studenti è
per spiegare ai miei amici come l'espressione fisica dell'amore impedisca
all'amore di crescere, costringendolo a un livello primitivo. Darsi l'uno all'altro
fisicamente impedisce di amarsi reciprocamente in profondità. Oh sì, si può
amare in modo diverso, essere in modo diverso".
APPRENDERE L' AMORE, NELLA SPERANZA
Da molti anni mi sto chiedendo: perché il risveglio della pubertà è relativamente
precoce, a una età in cui non si è ancora capaci di vivere un autentico amore?
Perché questo divario d'età, questo sfasamento tra la possibilità, già presente,
d'esercitare fisicamente la sessualità, e la propria capacita di viverla in un amore
autentico e forte? Perché questa presenza d'una forza vitale prima ancora che la
si possa veramente fare propria nella fedeltà? Indubbiamente, è piuttosto strano
che il Signore abbia permesso tutto questo.
Ho cercato, comunque, di darmi una risposta. Penso che il Signore abbia
permesso questo perché l'amore si radicasse nella speranza, in quanto
l'adolescenza è l'età per eccellenza della speranza. Per rendersene conto, basti
pensare a tutti quegli adolescenti che perdono la speranza prima di perdere la
fede. In certi casi, anzi, perdono solo la speranza, non la fede!
Ma perché? Ecco, il godimento, il piacere immediato, distrugge la speranza
bloccando l'amore. Ne vogliamo la prova? Guardate a cosa porta
l'innamoramento in serie (anche se in tanti casi è improprio il termine
innamoramento): a essere, senza accorgersene, incapaci d'amare. A quanti casi
si assiste "di queste piccole eternità di godimento che ben presto si trasformano
in lunghe eternità prive di speranza!" .
Devi diventare degno della tua sessualità, degno d'adoperare il linguaggio più
forte dell'amore. A che ti servirebbe il linguaggio sessuale se tu non avessi nulla
da dire, nulla da trasmettere attraverso tale linguaggio?
L'amore, infatti, che dovrebbe trovare nel sesso il linguaggio più profondo, è la
sola cosa che valga veramente la pena di vivere sulla terra, nonostante sia, per
esperienza, quella che presenta maggiori difficoltà nella sua realizzazione.
"L'autentico amore divora chi ama, ma rispetta chi è amato, mentre quasi
sempre, nei surrogati dell'amore, avviene il contrario. Nel vero amore chi ama
non possiede l'altro ma ne è posseduto. Siamo "uno" perché l'amore ci unisce;
due, perché l'amore ci rispetta; tre, perché l'amore ci supera" .
Comprendi, allora, perché è necessario questo tempo d'apprendimento durante il
quale prepari anche il tuo corpo a diventare preghiera e ti liberi
progressivamente dalla sensualità, dalla pesantezza e dall'intorpidimento della
carne?
L'attesa scava le fondamenta e dà il gusto di vivere, mentre il buttarsi nei
soddisfacimenti immediati della carne mina la costruzione dell'amore e porta al
disgusto della vita. Ne potrebbero essere testimoni i fidanzati che incontrai
tempo addietro, i quali, da soli, erano arrivati a capire la necessità di troncare i
loro rapporti sessuali fino al matrimonio, per potersi radicare in tale rinuncia che
sta all'amore come il fondamento sta all'edificio.
AMARTI PER SEMPRE, CON TUTTA LA TUA STORIA
Il rapporto sessuale, se non è mutilato, implica l'impegno di due esistenze,
appunto perché coinvolge tanto l'anima dell'altro che la tua. Due esistenze
s'intrecciano, si fondono l'una con l'altra. Se il rapporto investe tutta la persona,
ne consegue che ne è coinvolta tutta la vita, col suo passato e il suo avvenire.
Amare significa dare la propria vita, senza aspettare il contraccambio e per
sempre, assumendo la responsabilitá dell'altro anche per il suo avvenire;
significa firmargli un assegno in bianco, aiutarlo a maturare, a crescere, a
invecchiare e morire.
E, prima ancora, a vivere, a essere. Ma per questo non possiamo fare a meno del
tempo. E necessario scoprire l'altro nel suo spessore temporale perché anche
questo è una componente della sua persona: una persona non è un puntino
isolato da tutto il resto, paracadutato in un determinato momento senza legame
con la sua vita di prima e di dopo . Diventiamo solidali con tutta una storia, un
cammino, un'esperienza.
Per questo vogliamo assumere l'altro anche nel suo passato. "Ti amo non come
vorrei che tu fossi ma come sei in realtà, come ti ha modellato la vita, anche e
soprattutto se essa ti ha colpito. Voglio conoscere tutto di te, anche della tua
infanzia, conoscere tutte le tue ferite. E voglio che tu conosca le
mie.Mostrandocele l'un l'altro, a poco a poco ce le guariremo reciprocamente. Più
hai sofferto, e più ti amo. Vorrei che il mio amore ti aiutasse a guarire".
Oh sì, amare in verità significa amare come Dio: non malgrado, ma a causa delle
nostre debolezze! . Ogni amore non è forse compassione?
Il tempo chiamato del "Fidanzamento" deve appunto servire per entrare in tale
reciproca compassione: il tempo in cui la fiducia verifica se stessa, diventa
progressivamente reciproca; il tempo in cui l'amore si trasforma a poco a poco
nel segno dell'amore di Dio per il suo popolo e prende il sapore della
misericordia.
Ma, troppo spesso, il matrimonio viene visto come una convenzione sociale o un
semplice rito liturgico; e cosi tutta la prospettiva è falsata.
L'AMORE DI OGGI SALVA I FIGLI DEL DOMANI
Dobbiamo aggiungere che i rapporti sessuali, prima di quest'impegno, che
manifesta la pienezza dell'amore, vengono compiuti a rischio e pericolo
d'innocenti, in quanto non si può assolutamente escludere una trasmissione
della vita.
Qui nasce il problema cruciale dell'aborto, questo massacro prenatale che fa più
vittime innocenti nei Paesi ricchi di quante la fame ne faccia nei paesi poveri .
Una campagna pubblicitaria lo sostiene con slogan che sembrano inventati dal
Principe della menzogna: "L'aborto è opera di vita e d'amore... Come farsi
strappare un dente..." E via di questo tono.
Ma non si parla mai della pericolosità, sia fisica che psicologica, dell'aborto. Certe
donne ne escono segnate per tutta la vita. Anche qui ferite che solo Gesù e
Maria possono risanare . Pensiamo, poi, alle altre vittime dei facili rapporti
sessuali.
Come ho già detto, più questi rapporti sono avvilenti e maggiormente
impediscono un impegno di vita e per la vita,compromettendo la fedeltà,
favorendo un matrimonio temporaneo, una coppia in balia d'ogni vento.
L'abitudine a mutare il compagno o la compagna alla leggera, finisce col rendere
aleatoria la creazione d'una famiglia. Si finirà, presto o tardi, col divorzio perché
non è detto che l'espressione sessuale debba necessariamente sfociare in un
amore duraturo.
E chi ne farà le spese? Probabilmente tu, e quel ragazzo o ragazza che hai voluto
amare e che ora hai abbandonato o ti ha abbandonato.Le ferite, inferte
reciprocamente, possono essere di un'atroce crudeltà. A volte sono necessari
anni e anni per rimarginarle. Anche questi sono traumi che solo Gesù e Maria
possono guarire.
Ma chi soprattutto ci rimette sono i tuoi figli. Chi potrà dire i drammi nascosti di
queste creaturine che non potranno mai beneficiare della loro razione d'amore, e
quindi di vita, perché sono stati depredati del minimo di tenerezza di cui
avevano bisogno per vivere, per essere, ossia d'una famiglia?
Se la Chiesa vigila sull'amore del presente e per salvare i figli di domani. La sua
apparente durezza discende dalla gelosia dell'amore. Se fa di tutto perché
l'amore non sia camuffato, è perché i figli di domani non siano rovinati, perché
sia spezzato, una volta per sempre, il circolo vizioso del ferito che ferisce.
Qualcuno ne esce talmente ferito che non riesce più a vivere un amore integrale.
Ci si separa, e allora si "creano" dei piccoli feriti che, al loro volta, ne creeranno
altri domani.Dio ti supplica d'amare nella verità per compassione verso degli
innocenti, per compassione verso te stesso!
TESTIMONI CHE CONTESTANO IL MONDO PERCHE' AFFERMANO IL
REGNO
Adolescenza e giovinezza costituiscono le età delle decisive esperienze della vita.
Buttati, allora, in questa esperienza esaltante fra mille, e che si chiama
padronanza di sé, purezza e, quindi, libertà. Ne sei capace. Sei più grande di
quanto non pensi.
Moltissimi fanno tale esperienza, e ne sono fieri e felici. La loro gioia è, in un
certo senso, comunicativa, il loro volto irradia una luce che non inganna.Costoro
rendono testimonianza al loro Signore con un gesto tra i più forti che si possano
compiere, ossia sottraendosi alle provocazioni dell'impurità, a qualsiasi prezzo.
Si parla molto di fanciulli che si prostituiscono (voglio dire di fanciulli forzati a
prostituirsi !), di giovani che vanno a letto assieme. Ma chi parla di quei giovani,
ben più numerosi di quanto si pensi, che hanno il coraggio di "andare contro
corrente"? Sono ragazzi e ragazze straordinariamente liberi. Infatti, saper dire
semplicemente: "Non vengo a letto con te perché ti amo troppo per fare questo",
richiede, nel nostro mondo occidentale, sempre più erotizzato, una libertà
interiore, un coraggio, un eroismo veramente straordinari.Questi giovani hanno
una purezza che non può essere se non un dono di Dio.
Myriam, giovinetta di quattordici anni, mi scrive: "Non voglio affatto avere
rapporti sessuali con un ragazzo o altri! L'amore è cosa troppo sacra per
distruggerla quando si è giovani! Conosco un ragazzo cui voglio bene, ma non
l'amo alla maniera di molti giovani d'oggi, che deformano completamente il
significato della parola "amare", che escono insieme oggi per poi lasciarsi dopo
due giorni. lo uscirò solamente con quel ragazzo che sposerò. Il matrimonio, per
me, è una cosa eterna: è la mia vita, la mia felicità, che dipendono dalla scelta
che farò. Vedi, non voglio legarmi a quel ragazzo solo perché è bello o
intelligente. Ciò che conta per me è il cuore. E mi sono legata al ragazzo che sai
perché ho amato il suo cuore".
Oggi come oggi, purezza e non violenza costituiscono due fra le più forti
contestazioni d'un mondo chiuso in se stesso e condannato, per questo fatto,
all'asfissia spirituale.
Mi ritornano alla memoria quei giovani croati che, durante il Congresso
Eucaristico di Lourdes, ci parlavano dell'usanza, diffusa fra i giovani cristiani del
loro paese, di promettersi reciproco rispetto.
Conosco ragazzi che, nel loro collegio, si fanno "pestare" perché non vogliono
essere strumento di piacere. Non ho timore d'affermare che sono piccoli eroi,
santi in erba, già preparati a persecuzioni più gravi.Sono paragonabili a Maria
Goretti, uccisa a dodici anni per essersi opposta a un gesto infame, o a quei
giovani Baganda bruciati vivi per non essersi piegati alle voglie del loro re
pederasta. Ma per trovarne la forza, raggiungevano di notte, dopo ore di
cammino, partendo dal palazzo del re, la missione di Narakulongo per ricevere
l'eucaristia.
RAGGIO LASER CHE DA' UN CORPO LUMINOSO
Ma c'è anche chi, uomo o donna, è stato guarito dopo una vita sessualmente
rovinosa.
Costoro si sono lasciati finalmente incontrare da un amore degno del loro cuore,
dall'Amore con la lettera maiuscola. Si sono lasciati lavare dal sangue
dell'Agnello, risollevare dal perdono dell'Amore, purificare dallo sguardo di Gesù.
Puoi sottrarti a questo sguardo posto continuamente su di te; non accorgertene,
mai e poi mai.
Ma puoi anche offrirti a questo sguardo, lasciare che con la sua ineffabile
dolcezza ti penetri e discenda fin negli angoli più remoti della tua esistenza. La
luce dei suoi occhi assomiglia a un raggio laser di tale intensità e concentrazione
che è capace d'intervenire chirurgicamente (gli scollamenti di retina sono oggi
curati col laser: la luce fa ritornare gli occhi alla luce!).
Non avere paura di sottoporre i tuoi ascessi, per quanto purulenti essi siano, al
laser dello sguardo di Gesù. Ne trarrai come dono una nuova infanzia.
Geneviève, diciassette anni, mi ha appena scritto: "Fin dalla mia più tenera
fanciullezza avevo subito diverse sevizie sessuali da parte dei miei fratelli e del
mio patrigno. Passando attraverso questi orrori e abomini,si percepisce il proprio
corpo come qualcosa di ripugnante. Il mio povero padre aveva interesse solo alla
degradazione dell'uomo e della donna. Per lui, più che per gli animali, solo il
sesso contava. Verso i tredici anni compresi che solo questo piaceva agli uomini,
e così desideravo essere una prostituta perché la gente fosse "felice". Mi lasciai
trascinare dalla corrente, insensibile alla vita e alle stagioni che passavano,
come se mi trovassi in un sotterraneo, senza luce né gioia. Ricercavo non solo
godimento, ma anche tenerezza e sicurezza per trarre quiete da qualcuno. Non
sapevo che quanto facevo era male. Pregavo molto spesso Maria. Poi entrai nel
Rinnovamento. Non volevo mancare a nessuna preghiera, come prima non
volevo perdermi nessuna festa. Quando soffrivo, per quanto grande fosse il mio
peccato, m'abbandonavo subito sul cuore di Gesù, assieme a Maria. Piansi,
piansi molto, e Maria soffocava il mio pianto stringendomi al suo cuore. Per me
Gesù è l'essere più puro, ma anche più giusto. E la sua purezza, che prima
m'impauriva, ora mi conforta. Gesù, fratello mio, amico mio donami un corpo
luminoso perché possa guardare te e i miei fratelli senza timore. Gesù, liberami
dalle mie catene. Ecco il mio cuore di prostituta, il mio cuore che sognava un
primo amore! Eccoti il mio cuore vuoto e troppo pieno d'amore da offrire, in cui
si stanno spegnendo i battiti d'ala d'una farfalla primaverile! Eccoti il mio cuore
che può parlarti solo quando divento nuovamente bambina!".
Penso a diversi omosessuali che si erano dati alla prostituzione e che ora sono
monaci, e monaci felici; a tante donne che dovevano vendere il proprio corpo per
vivere e che ora l'hanno affidato per sempre al Signore!. Per Dio, niente è mai
troppo lontano, o troppo sporco, o troppo piagato.
Molti tra quanti inciampano nel peccato sessuale sposati o celibi, lo fanno per
debolezza. In tali casi, sono essi i privilegiati dell'amore di Dio perché sono i figli
del suo perdono, purché a esso si aprano.
Ci sono poi coloro che peccano espressamente contro la luce, e si assolvono da
se stessi costruendosi tutta una filosofia, quando non è una "teologia , per
giustificare i loro sbagli e le loro cadute. E' una situazione grave, poiché queste
persone, non sentendosi peccatori, non fanno ricorso al perdono. Ma se ci si
sente peccatori e ci si offre al perdono, allora una dolcezza e una pace immense
prendono tutto l'essere. Il sacramento del perdono è veramente il sacramento
piú umano.
CELIBATO CONSACRATO: PIENEZZA DELLA SESSUALITA'
Conosco giovani innamorati che hanno rinunciato a coronare il loro sogno per
offrirsi a Dio in una consacrazione totale.
Avevano incontrato il primo grande amore della loro vita ma, a un certo
momento, compresero che l'uno e l'altro erano stati preceduti da un altro amore,
ed ebbero il coraggio di darsi al Signore. Si dissero l'un l'altro: "Non ti voglio
sottrarre al Signore che per primo t'incontrò, molto tempo prima che noi ci
incontrassimo".
Ho raccolto le loro confidenze: "Abbiamo sofferto molto, ma non rimpiangiamo
nulla. L'uno ha generato la vocazione dell'altro". L'uno ha scelto il sacerdozio,
l'altra un convento. Forse non ho mai visto due giovani amarsi come loro: e sulla
croce, fra le lacrime!
Oh, la chiamata al celibato! Mi si permetta qualche considerazione.
Innanzitutto e un dato di fatto che nessuno può onestamente ignorare
l'esistenza in ogni epoca, e oggi più che in un recente passato, di uomini e
donne che hanno vissuto e vivono in una pienezza d'amore tale da voler
rinunciare all'esercizio fisico della sessualità, in una consacrazione totale,
esclusiva, del loro corpo al Signore, pur essendo pienamente uomini,
pienamente donne. La loro sessualità ha raggiunto la pienezza senza ricorrere
all'atto della procreazione. Persone come Caterina da Siena, Giovanna d'Arco,
Teresa d'Avila, non sono forse state pienamente donne? E che dire di Domenico,
di Francesco, di Vincenzo de' Paoli, di Filippo Neri? Erano forse dei mezzi uomini?
La loro sessualità, lungi dall'essere inibita, acquista maggiore virilità o
femminilità, e guadagna in libertà e autenticità. Miracolosamente decuplicata è
la potenzialità del loro dono di sé Non ne traggono complessi, ma gioia! Non
costituiscono, dunque, dei casi patologici; non sono dei pazzi, se non di Dio.E
gente normale, equilibrata, sana. Il loro amore è come liberato dalla schiavitù
del piacere sessuale.
Non voglio dire che tutto sia senza tentazioni, senza lotta. Ma è appunto questa
lotta continua, sino alla fine, che impedisce loro di adagiarsi sul "tran tran" d'una
vita facile e mediocre. Tale lotta li fa stare continuamente in uno stato d'allerta
contro gli attacchi nemici. Anche a questo livello debbono mostrare un coraggio
da veri uomini e una tenacia d'autentiche donne. Debbono possedere un animo
da martire. Possiamo, quindi, affermare che il consacrato è un essere
perfettamente sessuato che si lascia, mano a mano, trasfigurare da un amore
che dura per tutta la vita.
Rivolgendosi ai monaci, San Giovanni Climaco dice: "L'eros fisico diventi per te
un modello del tuo desiderio di Dio. Beato chi ha per Dio una passione non meno
cocente di quella dell'amante per la sua diletta!". Tu sei tutto preso da un
desiderio piú forte, e Dio comincia a bastarti. Ti basta per riempire cuore, vita,
esistenza. E ti appaga.
Il celibato è possibile solo se si è presi da un amore immenso per Gesù, un dono
che ci viene unicamente dallo Spirito. E lo Spirito lo concede solo quando si è in
intimità con Maria. Spesso la ragione di certi celibati mal sopportati la si deve
cercate in una mancanza d'amore nei rapporti col Signore.
Ci troviamo di fronte ad una specie d'ipertrofia del cervello che porta con sé
l'inaridimento del cuore. E vivere senza un cuore irrigato è cosa impossibile. Si
cercano, allora, piccole compensazionì, mentre la soluzione consiste nel lasciarsi
riunificare dal di dentro per trovare la sintonia fra spirito e cuore. E questo è
opera della preghiera.
Questa dimensione affettiva del nostro rapporto con Gesù si sprigiona in alcuni
mistici, in un modo tanto appassionato, che oggi qualcuno potrebbe avere delle
riserve a ripubblicare i testi d'un Giovanni della Croce, d'una Teresa d'Avila o
d'un San Bernardo! Vi si trova una tale pienezza di sentimenti che potrebbero
essere sospettati d'erotismo!
Ob no, il consacrato nella verginità non è uno scapolo, è un innamorato.
Fa differenza. Innamorato e testimone. Spezza il cerchio d'un mondo che vuole
ridurre l'uomo a una sola dimensione, ripiegato su stesso, e lo apre al futuro.
Contesta il mondo attestando il Regno. Diventa uomo, lasciandosi configurare
all'Uomo; o donna, diventando immagine vivente di Maria: coloro che conobbero
solo le nozze del Regno .
LE DUE MANI DELLA CHIESA
Non dobbiamo mai disgiungere la chiamata al matrimonio da quella al celibato.
Un monaco ortodosso affermava che matrimonio e celibato sono come le due
mani della chiesa mediante le quali essa opera; e che questi due modi di vivere
la propria sessualità, questi due modi di essere, dovrebbero porsi sempre in un
rapporto di reciproco sostegno.
Per questo, da qualche tempo lo Spirito suscita nella Chiesa diverse comunità in
cui uomini e donne, consacrati nel celibato per amore di Gesù, vivono assieme a
persone anch'esse consacrate al Signore, ma nel matrimonio. Danno così prova
di quale aiuto reciproco possano scambiarsi queste due chiamate, sostenendosi
vicendevolmente.
Chi è consacrato nel celibato ricorda a chi è sposato come il matrimonio sia tutto
in funzione del ritorno glorioso del Signore, mentre l'amore tra gli sposi, tra
genitori e figli, richiama al consacrato quali debbano essere il suo amore per il
Signore e la sua possibilità di dare la propria vita per una moltitudine di figli
spirituali.
Nel celibato consacrato, infatti, è insita questa misteriosa trasmissione di vita
divina a una moltitudine di persone, anche se si tratta di una fecondità spirituale
invisibile, vissuta nel buio. Ma è sempre qualcosa di assolutamente reale. Ne
possono dare conferma certi padri spirituali.
Impossibile negare che le comunità sono importantissime per resistere e
progredire. Ciascuno di noi come una cellula che, unita alle altre, forma un coro.
E insieme, nella comunità, possiamo toccare e sentire la Chiesa quale vero corpo
di Gesù, sperimentare quasi fisicamente la carne e il sangue della Chiesa.
E come sarebbe possibile conservare integro il proprio corpo se non lo si
integrasse nel corpo della Chiesa? Non si corre nessun rischio di svalutare il
corpo là dove uomini e donne fanno corpo, né di sciupare l'amore se fratelli e
sorelle vivono nell'amore.
Quando esigenze primarie sono un amore senza ambiguità, cristallino, e un
desiderio reciproco di santità, la castità diventa fonte di gioia e di luce.
Ma dobbiamo anche dire che solo all'interno del Corpo di Gesù-Eucaristia si
costruisce il corpo d'una comunità, della Chiesa.

* * *
(*): Daniel Ange, dopo trent’anni di vita contemplativa – di cui tredici in Rwanda e otto nella solitudine di un eremo – toccato dall'abbandono e dal buio in cui si trovano tanti giovani, sente la chiamata a trasmettere loro l'essenziale: Dio, cioè la Vita. Nel 1981 riceve il sacerdozio; a partire da quel momento, attraverso i suoi libri di teologia spirituale o di testimonianza (una quarantina fino ad oggi) e i viaggi di evangelizzazione in diversi paesi e continenti, cerca di risvegliare quella nuova generazione di santi che lo spirito sta suscitando un po' ovunque. In Francia dirige la scuola di preghiera e di evangelizzazione “Jeunesse-Lumière”, basata sull'intuizione che i veri apostoli dei giovani sono i giovani. Da diciannove anni essa accoglie giovani di diverse nazionalità.