giovedì 12 gennaio 2012

Quale famiglia per quale società



CITTA’ DEL VATICANO, giovedì 12 gennaio 2012. – Un grande fermento alimenta i centoquaranta giorni che mancano all’apertura del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, sul tema La Famiglia: il lavoro e la festa, previsto dal 30 maggio al 3 giugno a Milano che culminerà con la visita del Santo Padre.
Tra le iniziative ufficiali di preparazione all’appuntamento nel capoluogo lombardo si è inserito il convegno Quale famiglia per quale società, svoltosi, ieri mattina, presso l’Auditorium Giovanni Paolo II della Pontificia Università Lateranense.
Il simposio, frutto di una feconda sinergia tra il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su matrimonio e famiglia e dal Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis presso lo stesso Ateneo, ha visto la partecipazione di numerosi relatori ed ospiti, tra cui il cardinal Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, tra gli organizzatori dell’Incontro mondiale.
Ad aprire il convegno i saluti di mons. Dario Viganò, preside del Redemptor Hominis ed il breve ma profondo intervento di mons. Enrico Dal Covolo, rettore dell'Università, che ha riflettutto su come il sistema dei media orienti sempre più le relazioni familiari, rimodulandone tempi, spazi e ruoli, e determinando nuove sfide, alla luce dell’emergenza educativa attuale di cui spesso ha parlato il Papa.
“Tanto per fare un esempio concreto - ha osservato in proposito il rettore - che immagine di donna emerge dai media oggi?. L’immagine di “una donna ‘aggressiva’, che insegue disperatamente la propria realizzazione personale, a costo di ridurre drasticamente la sua presenza e il suo ruolo insostituibile nella famiglia”.
“Sono convinto che la conversione della nostra società  - ha concluso il presule - debba passare attraverso la conversione della donna: è necessario e urgente che la donna abbandoni questa perniciosa immagine di sé, fornita e alimentata da molti media”.
Ha fatto seguito l’intervento di mons. Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, che ha sottolineato ancora come il tema della famiglia non possa essere “bypassato”, in quanto “centrale e cruciale, non solo per la società ecclesiale ma per la società intera”.
Riguardo alla collaborazione tra famiglia e cinema, inoltre, il preside ha rilevato come essa non sia “immediatamente evidente nella sua positività”: la famiglia infatti è “un mistero, non nel senso di qualcosa di oscuro, ma di una realtà umana in cui è custodita la rivelazione sulla vocazione dell’uomo ad essere dono di sé e la rivelazione di Dio che si riflette in essa”.
Il cinema, rappresentando spesso questa realtà, “sembra a volte screditarla, oggettivizzarla, tanto che lo stesso Giovanni Paolo II temeva i rischi della rappresentazione in questo senso”, ha aggiunto.
Ha riposto l’accento sul grande evento del 30 maggio, don Davide Milani, responsabile delle Comunicazioni sociali della Diocesi ambrosiana, che ha spiegato come sia nata l’idea dell’incontro e come, nonostante manchino ancora circa quattro mesi, “non si può certo dire che a Milano questo appuntamento non sia già cominciato”.
È iniziato, infatti, ha precisato don Milani, “nella laboriosa attesa che, a partire dalla Chiesa ambrosiana, sta contagiando le città lombarde e la società civile”, già mobilitate a realizzare le condizioni ideali per accogliere le circa centomila famiglie che verranno.
Un numero esorbitante, tanto che, ha raccontato don Davide, “da alcune settimane è stata avviata con ogni mezzo la ricerca di famiglie milanesi e lombarde pronte ad aprire le porte della propria casa”, offrendo un’ospitalità “fisica e del cuore”.
Dopo la relazione del professor Josè Noriega Bastos, dal titolo Le narrazioni del cinema e il bene della famiglia, ha chiuso in bellezza il ciclo di interventi la professoressa Chiara Palazzini, pedagogista, nonchè vice preside dell’Istituto Redemptor Hominis.
Fulcro del discorso della professoressa Palazzini sono state le relazioni, ovvero gli “aspetti di legame e riferimenti di senso, che legano i membri di una famiglia in una dimensione intergenerazionale”. Quindi le relazioni tra genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli, e come esse spesso vengano rappresentate in una maniera poco adatta dai media, in particolare dalle fiction.
“La famiglia di riferimento – ha detto la docente - tanto nella finzione quanto nella realtà, non è più quella ‘tradizionale’: oggi la genitorialità assume caratteristiche peculiari che solo in parte vengono rappresentate dalle fiction; per esempio, a volte in esse i ruoli si invertono e sono i figli a far da genitori oppure vi è un’eccessiva presenza nella vita dei figli fino all’età adulta o molte volte si vede come ai genitori si affianchino i nonni, con interventi educativi aggiuntivi o sostitutivi”.
“Dal benessere della famiglia e dalle relazioni positive instaurate tra i suoi membri – conclude la vice preside - dipendono il futuro e la serenità di tutti i cittadini, cioè dei bambini di oggi che saranno gli adulti di domani”.
Un incontro proficuo, dunque, che ha posto in luce l’importanza del sacramento dell’unità familiare e del compito dei media nei suoi confronti.
“Il cinema, l’arte in generale, l’informazione – ha dichiarato, in proposito, il cardinale Antonelli – se rispettosi della profonda dimensione della realtà della persona umana, nelle famiglie, nel lavoro, nella festa; se non banalizzano tutto questo, riducendolo ad un oggetto, possono essere molto utili alla crescita umana e ad una maggiore consapevolezza su cosa sia l’uomo e la vita”.
Riporto di seguito gli interventi di Mons. Enrico Dal Covolo, di don Davide Milani e della prof.ssa Chiara Palazzini.

 * * *

 Mons. Enrico Dal Covolo
Eminenza Reverendissima,
Eccellenze,
Autorità accademiche e religiose,
Illustri Ospiti,
Chiarissimi Docenti e cari studenti.
Il convegno che inauguriamo – promosso in feconda e felice sinergia dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, e dal Pontificio Istituto Pastorale “Redemptor hominis” della Pontificia Università Lateranense – si colloca tra le iniziative ufficiali, che preparano il VII Incontro Mondiale delle Famiglie.
Come è noto,  tale Incontro si terrà a Milano, dal 30 maggio al 3 giugno 2012, sul tema La Famiglia: il lavoro e la festa, e culminerà con la visita del santo Padre Benedetto XVI.
1. Con il simposio di oggi intendiamo riflettere, tra l’altro, su come il sistema dei media orienti sempre più le relazioni familiari, rimodulandone i tempi, gli spazi e i ruoli, e determinando altresì nuove sfide, alla luce dell’emergenza educativa attuale.
La narrazione cinematografica e televisiva, come ogni narrazione (e forse più), riesce a toccare immediatamente le corde dell’affettività, e si offre come “specchio” efficace, dove si possono identificare e riconoscere le dinamiche relazionali, vissute nel ritmo dell’esistenza quotidiana tra lavoro e festa, tra impegno e affetto.
«Il lavoro e la festa – così scrive il santo Padre Benedetto XVI – sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa».
Chiediamoci semplicemente, tanto per fare un esempio concreto: che immagine di donna emerge per lo più dai media, oggi?
Purtroppo, molto spesso è un’immagine femminile incompatibile con gli impegni reali della famiglia: una donna “in carriera”; una donna “aggressiva”; una donna che insegue disperatamente la propria realizzazione personale, a costo di ridurre drasticamente la sua presenza e il suo ruolo (insostituibile) nella famiglia.
Personalmente sono convinto che la conversione della nostra società debba passare attraverso la conversione della donna: è necessario e urgente che la donna abbandoni questa perniciosa immagine di sé, fornita e alimentata da molti media.
2. La famiglia oggi, nella percezione diffusa tra la gente, sembra essere nello stesso tempo tutto e niente.
Di fatto, il modo di pensare e di vivere di molte zone del mondo – le zone cosiddette “progredite” – continua a ferire la natura, e perfino il sacramento che trasmette la grazia di Dio alla famiglia cristiana.
Così non sono pochi i battezzati che considerano la famiglia un aggregato di individui che, spinti da qualcosa che viene chiamato “amore” (con tutte le ambiguità che questa parola comporta, proprio nell’uso dei media), convivono insieme, senza che vi siano dei precisi requisiti relativi alla qualità delle persone e delle loro relazioni famigliari: senza che venga mai esplicitato e reso pubblico su quali basi vada stabilita la convivenza, per quanto tempo e con quali effetti.
È sufficiente – così si dice – l’affetto del momento e l’aiuto reciproco.
3. Approfondire il valore vitale del necessario alternarsi di stasi e movimento, di riposo e slancio, di pace e sogno, di tenerezza e responsabilità all’interno della famiglia: tutto questo comporta una seria e cospicua riflessione sul fatto che ai nostri giorni l'organizzazione del lavoro è pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, mentre la festa è concepita semplicemente come occasione di riposo, quando va bene (“Finalmente si dorme un po’ di più!”, si dice spesso: il che certamente non è peccato…); ma troppe volte la festa diventa invece un pretesto per evadere dalla realtà e consumare qualunque cosa, a ogni costo.
Offrire modelli educativi, come il cinema può fare – modelli capaci di aiutare a superare la cultura dell’individualismo per una visione ampia del “noi” e della comunione solidale –, aiuta a ricuperare il senso vero della festa, e specialmente della domenica, pasqua della settimana: quella domenica che Benedetto XVI ha definito «giorno del Signore e giorno dell'uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà».
4. Mentre mi congratulo vivamente con gli organizzatori di questa benemerita iniziativa, auspico che il simposio sia “fucina di idee”: fucina che possa aiutare efficacemente i coniugi cristiani a incarnare l’ideale della famiglia unita, aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni (e non solo all'economia!) del nucleo familiare.

* * *

Don Davide Milani


Celebrare la forza della famiglia cavalcando due tra i principali dinamismi propulsivi che la reggono e la animano: il lavoro e la festa.
Con questo stile a Milano si sta operando per organizzare il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma dal prossimo 30 maggio al 3 giugno.
In feconda collaborazione con il Pontificio Consiglio della Famiglia e il suo presidente il cardinale Ennio Antonelli, la Diocesi di Milano, attraverso lo strumento di un’apposita Fondazione, intende dare vita ad un evento che abbia come stile le indicazioni di papa Benedetto XVI: scrivendo all’allora Arcivescovo cardinale Dionigi Tettamanzi e alla Chiesa ambrosiana per indire questo appuntamento, il Pontefice raccomandò che fosse “occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all'economia dello stesso nucleo familiare”.
L’intento del comitato organizzatore è quindi di realizzare molto più di una kermesse autocelebrativa o di un maestoso trompe l’oeil dietro al quale – insieme alle fatiche che la famiglia oggi vive – si corre il rischio di nascondere anche la variegata e silenziosa maggioranza delle esperienze familiari positive, il cammino che compie e i segni di speranza che semina quotidianamente.
La strada tracciata dal Pontefice, con le sue indicazioni e con la felice scelta del titolo di questa edizione dell’Incontro “La famiglia: il lavoro e la festa”, conduce chiaramente ad assumere il vissuto quotidiano della famiglia per cogliere – nella reale, concreta e a volte ruvida ordinarietà dell’esistenza – l’esperienza del lavoro e della festa non solo come momenti a volte negativi, di fatica e prova ma soprattutto come insostituibili occasioni generative, di forza, crescita e testimonianza per la famiglia stessa.
“Un titolo laico”: i commenti di molti alle tre parole che fanno da slogan a questo appuntamento sono indizi che consentono di affermare che queste “occasioni generative” sono riconosciute.
A scongiurare una lettura riduttiva o solo sociologica di questo dinamismo, anzi a fornirne una chiave interpretativa capace di sprigionarne la valenza di fede e di intersecare il presente, è il cardinale Angelo Scola che, iniziando il suo primo anno pastorale da Arcivescovo di Milano, ha scritto una lettera per indicare alla Chiesa ambrosiana la strada da seguire per preparare e vivere in pienezza questo appuntamento: “Il tema della famiglia dà risposta ad un aspetto decisivo della comune esperienza umana.
Si intreccia ad altri due fattori parimenti decisivi, quello del lavoro e quello del riposo (festa). L’aver posto a tema questi tre fattori costitutivi dell’esperienza di ogni uomo e ogni donna esprime bene il nesso tra la fede e la vita e mostra efficacemente il grande realismo dell’esperienza cristiana”.
E’ una famiglia che vive dentro la città e la storia quella che Milano mette al centro di questa iniziativa, una famiglia che si sostiene umanamente e spiritualmente anche grazie al lavoro, che però a volte manca e laddove c’è determina - spesso non opportunamente – i ritmi di vita.
Una famiglia in cui, tra i tanti motivi per fare festa, si vogliono riscoprire come più promettenti e fecondi quelli che mettono al centro il legame d’amore che regge la famiglia stessa e la celebrazione del senso dell’esperienza umana, e cioè l’Eucaristia domenicale in cui il Dio dell’amore che si dona in Gesù Cristo, rendendosi incontrabile ieri, oggi e sempre ad ogni persona.
Queste dimensioni sono ben inquadrate ed espresse dalle dieci catechesi che il Pontificio Consiglio della Famiglia e la Diocesi di Milano hanno offerto alla Chiesa nel mondo come strumento privilegiato per realizzare quell’ “adeguato percorso di preparazione ecclesiale” che il Papa ha raccomandato. Catechesi che senza giustapposizioni o cesure scorrono dal fondamento dell’esperienza cristiana – la Parola eterna di Dio – fino alla concretezza della vita quotidiana, confluendo – per interrogarla criticamente – dentro l’esperienza sociale condivisa, dove la vera essenza della famiglia – quella intesa come unione fedele, pubblica e aperta alla vita tra un uomo e una donna - è sottoposta a tentativi di falsificazione e di confusioni ontologiche più che terminologiche.
La bontà di queste dieci catechesi è testimoniata dall’esito felice di due iniziative “multimediali” realizzate dalla Fondazione Milano famiglie 2012: la narrazione sotto forma di cortometraggio di esperienze familiari che raccontano – incarnandola con le naturali luci ed ombre della vita -  ciascuna delle dieci catechesi, e la raccolta di approfondimenti biblici, spirituali, artistici, letterari, cinematografici,  musicali corrispondente a ciascuno dei capitoli in cui le catechesi si articolano.
Organizzando l’incontro, insieme al cammino per vivere e promuovere le catechesi, Milano è impegnata a realizzare le condizioni per accogliere le famiglie che verranno. Almeno centomila saranno le famiglie da ospitare per più giorni: e così da alcune settimane la ricerca di famiglie milanesi e lombarde pronte ad aprire le porte della propria casa è stata avviata con ogni mezzo.
“Cerchiamo famiglie che accolgano altre famiglie – ripete il presidente del comitato organizzatore del VII Incontro mondiale, il vescovo ausiliare di Milano monsignor Erminio De Scalzi - Serve un’ospitalità fisica e del cuore. Chi offrirà accoglienza finirà per lasciarsi interpellare dagli stili di vita personali e familiari diversi dai nostri e anche per riscoprire virtù familiari come la semplicità e la sobrietà andate perdute da noi in Europa”.
L’accoglienza si sostanzierà anche grazie all’azione di diecimila volontari (molti dei quali ancora da reperire) e nell’allestimento degli spazi presso l’aeroporto e il parco nella zona nord di Milano, a Bresso, dove si vivranno l’incontro tra il Santo Padre e il milione di genitori, figli, nonni per la Santa Messa del 3 giugno e la Festa delle testimonianze della sera precedente.
Questi due appuntamenti saranno l’apice di tutto l’evento, non solo perché vedranno la presenza fisica del numero maggiore di famiglie e di centinaia di milioni di altre famiglie nel mondo che parteciperanno attraverso i media, ma perché saranno l’occasione – come afferma il cardinale Scola – per affermare “la persona, la testimonianza ed il magistero di Benedetto XVI, in quanto Successore di Pietro” e per rafforzare “in noi la convinzione che la fede è ragionevole anche nell’odierno contesto socio-culturale perché propone alla libertà il compimento dell’uomo”.
Altra sede degli eventi centrali del VII Incontro mondiale delle famiglie saranno gli spazi nel centro della città di FieraMilanoCity, dove  - dal 30 maggio al 1° giugno - si svolgerà il Convegno teologico-pastorale alla presenza di 5mila delegati che si confronteranno sul tema scelto da Benedetto XVI “La famiglia: il lavoro e la festa”, cercando di cogliere ed esplicitare l’intreccio dei tre temi secondo diversi punti di vista, a partire dai diversi soggetti coinvolti e con un attenzione specifica ai molteplici contesti culturali presenti nel mondo.
Durante questi tre giorni anche i più piccoli saranno chiamati ad approfondire il tema: per loro è stato progettato il “Congresso per i ragazzi” che li vedrà protagonisti. Sempre in questi spazi verrà allestita la Fiera della famiglia, dove esperienze familiari da tutto il mondo e coloro che operano per servirla si apriranno all’incontro e al racconto della propria esperienza.
E intanto la città di Milano e i centri più importanti della Diocesi e della Lombardia si animeranno di occasioni di incontro culturali, artistici, spirituali, economici, sociali, sui temi al centro del raduno mondiale. Appuntamenti che sono già realtà, come testimoniano la mostra “Famiglia all’italiana”, percorso fotografico che documenta le più celebri immagini sul tema nel cinema italiano organizzata insieme all’Ente dello Spettacolo, o il percorso di cineforum “Filmfamily”, che invece raccorda opere recenti con le dieci catechesi, attivo in moltissime Sale della Comunità del Paese.
Importante tappa preparatoria e di avvicinamento è il convegno «Quale famiglia per quale società» in programma oggi, 11 gennaio, a Roma organizzato dall’Istituto pastorale Redemptor Hominis della Pontificia Università Lateranense e dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo per studi su matrimonio e famiglia per riflettere, tra l’altro, «su come il sistema dei media orienti sempre più le relazioni familiari rimodulandone tempi, spazi e ruoli e determinando, altresì, nuove sfide alla luce dell’attuale emergenza educativa» come afferma l’organizzatore monsignor Dario Edoardo Viganò, preside del Redemptor Hominis.
Centoquaranta i giorni che mancano all’apertura del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, ma non si può certo dire che a Milano questo appuntamento non sia già iniziato: è iniziato nella riflessione che motiva e orienta le azioni - anche quelle più tecniche e minute - necessarie per organizzare l’incontro delle Famiglie dal mondo con il Papa, è iniziato nella laboriosa attesa che a partire dalla Chiesa ambrosiana sta contagiando, per mobilitarla, le città lombarde e la società civile.

* * *

Prof.ssa Chiara Palazzini


Le relazioni sono aspetti di legame e di riferimenti di senso che legano i membri della famiglia tra loro in una dimensione intergenerazionale.
La relazionalità familiare ha una dimensione comunitaria (superamento della prospettiva individualistica), le cui caratteristiche sono la coerenza, l'apertura e l'accoglienza.
Per relazione di coppia si intende l'accoglienza dell'altro come dono gratuito affidatomi e che sono impegnato a far crescere e a sviluppare. Le sue caratteristiche sono il rispetto, il prendersi cura reciprocamente e lo scoprire e vivere la diversità non come un ostacolo, ma come una ricchezza.
Quindi né contrapposizione né simbiosi, ma una dialettica tra identità e alterità, un equilibrio fra intimità e distacco.
Ancora: la relazione  tra genitori e figli è un processo di identità e separazione che implica una responsabilità educativa e un orientamento valoriale.
La famiglia è anche il luogo privilegiato della differenza, di quella fra adulti e adolescenti e, prima ancora, fra maschio e femmina.
Non c’è simmetria né parità tra genitori e figli; è dunque una relazione asimmetrica.
Le relazioni tra fratelli includono, invece, un codice fraterno dato da collaborazione e competizione. Sono un "laboratorio sociale" fatto di relazioni orizzontali.
Per quanto riguarda le relazioni con i nonni infine: essi sono custodi e narratori della storia familiare nella prospettiva del tempo e della memoria. Essi trasmettono il senso di appartenenza generazionale e sono soprattutto figure educative di sostegno.
La famiglia, come già accennato Ã¨ il primo nucleo della società. In essa avviene la formazione dell’individuo in tutte le sue dimensioni: psicologica, affettiva, sociale, relazionale e cognitiva.
L’educazione familiare funziona, perciò, essenzialmente attraverso l’esempio delle figure genitoriali.
Nell'ambito delle recenti trasformazioni culturali e sociali, si nota come si siano modificati i rapporti tra natalità, genitorialità e socializzazione: famiglie ricostituite, nuclei monogenitoriali, incremento delle separazioni coniugali mettono a dura prova la definizione della famiglia come agenzia educativa e di promozione dei diritti dell’infanzia.
Vi è dunque una crisi, data dalla deresponsabilizzazione degli adulti e dall'adultizzazione dell’infanzia.
E' importante, nel processo educativo, la "narrazione" che contribuisce alla valenza nella formazione del sé. Le storie, infatti, raccontano problematiche e avvenimenti che possono indirizzare verso una migliore comprensione delle proprie esperienze di vita.
Alle “vecchie” storie come racconti, fiabe, miti e leggende si accostano oggi nuove storie, come le fiction televisive, che veicolano modelli comportamentali ed educativi
A questo punto, è bene mostrare il confronto tra la finzione e la realtà.
Innanzitutto c'è da dire che la famiglia di riferimento – tanto nella finzione quanto nella realtà - non è più quella “tradizionale”, dal momento che assistiamo a realtà familiari diversificate.
I genitori della fiction:
- sono aperti al dialogo e attenti all’ascolto dei bisogni e delle esigenze dei figli;
- vivono con i figli uno scambio reciproco di opinioni, confidenze e consigli;
- a volte i ruoli si invertono e sono i figli a far da genitori;
- eccessiva presenza nella vita dei figli fino all’età adulta o al contrario,  totale assenza (più spesso riferita alla figura paterna);
- molte volte ai genitori si affiancano i nonni, con interventi educativi aggiuntivi e, spesso,  sostitutivi (totale o parziale delega da parte dei genitori).
Oggi la genitorialità assume caratteristiche peculiari che solo in parte vengono rappresentate dalle fiction; per esempio:
- i genitori spesso vivono la nascita del primo figlio con grande ansia da prestazione;
- i figli rappresentano per i genitori un investimento;
- il fatto stesso che si tenda a diventare padri e madri sempre più tardi testimonia le    crescenti attese, aspettative e attenzioni che si riversano sul bambino;
- nella famiglia oggi prevalgono sempre più le necessità di tipo affettivo, relazionale e  di soddisfazione emotiva;
- la famiglia si trova costantemente sottoposta ad un doppio messaggio contraddittorio e  paradossale: da una parte si ribadisce  il suo ruolo centrale come pilastro fondamentale  della società, dall’altra i genitori  vedono continuamente ridotto il riconoscimento sociale  del proprio ruolo e lo spazio e l’efficacia della loro azione educativa;
- sembra stia emergendo una nuova figura di padre, più in sintonia e  in grado di entrare  in contatto con le esperienze quotidiane e di utilizzare le componenti femminili della  propria personalità;
- lo stile educativo adottato dai genitori evidenzia in molti casi una diffusa modalità  permissiva, dovuta all’incapacità o all’impossibilità di questi di esercitare correttamente la  propria autorevolezza;
- i genitori sono sempre più presi dai loro impegni extrafamiliari, hanno sempre meno  tempo da trascorrere con i propri figli e a volte pensano che garantendo loro il benessere  materiale possano adempiere alla propria funzione educativa;
- spesso accade che la famiglia diventa il luogo dei silenzi e dei mutismi, dietro ai quali  si  nascondono paure, insofferenze e bisogno di esprimersi che non trovano occasione di  confronto (silenzio dei sentimenti).
Dico sempre che nel rapporto tra genitori e figli sono necessarie "radici" e "ali": radici per avere l’energia e la forza per crescere e trovare il senso della vita, integrandosi nell’ambiente familiare e sociale; ali per diventare autonomi e liberi di volare in alto.
Dal benessere della famiglia e dalle relazioni positive instaurate tra i suoi membri dipendono il futuro e la serenità di tutti i cittadini, cioè dei bambini di oggi che saranno gli adulti di domani.