lunedì 23 gennaio 2012

Il rapporto tra Catechesi e Liturgia nel Cammino è "esemplare"



Parola del cardinal Antonio Canizares Llovera... Riporto il testo che segue da "Radio Vaticana".
Venerdì scorso, nell’udienza in Vaticano di Benedetto XVI a 7000 membri del Cammino neocatecumenale, è stata resa nota l’approvazione della Santa Sede, delle celebrazioni del Direttorio catechetico che segnano le varie tappe di questa esperienza ecclesiale di iniziazione cristiana nata in Spagna negli anni ’60 dagli iniziatori Kiko Arguello e Carmen Hernandez. Si conclude così l’iter per il riconoscimento del Cammino neocatecumenale dopo approvazione nel 2008 degli Statuti. Ma cosa rappresenta per la Chiesa l’approvazione di questo Decreto? Roberto Piermarini lo ha chiesto al Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il cardinale Antonio Cañizares:

R. – L’approvazione di questo Decreto sulle celebrazioni del Cammino neocatecumenale, contenute nel Direttorio catechetico, è per tutta la Chiesa un riconoscimento di come l’iniziazione cristiana deve avere sempre un’unione tra Parola e celebrazioni: è la Parola di Dio, è l’azione di Dio, è Dio che ci parla e nelle celebrazioni Dio è riconosciuto, Dio agisce e queste celebrazioni marcano le diverse tappe del Cammino neocatecumenale che sono anche l’itinerario di ogni iniziazione cristiana. Se noi vediamo nel catecumenato antico come le diverse tappe sono segnate da celebrazioni specifiche per ciascun momento dell’itinerario, oggi si fa lo stesso, quindi non sono artificiali, non si tratta di una semplice metodologia inventata per gli uomini, ma corrispondono all’itinerario della conversione, all’itinerario della fede, all’itinerario del pieno inserimento della vita cristiana nella Chiesa.

D. – Come giudica il rapporto tra catechesi e liturgia nel cammino neocatecumenale?

R. - Penso che il rapporto sia esemplare. Perché alcuni vogliono fare l’iniziazione cristiana soltanto sulla base della catechesi, di qualcosa cha fa l’uomo e che sia conosciuto soltanto a livello intellettuale… la fede o la realtà del Credo, degli altri aspetti della vita cristiana. Quello che accade è che l’iniziazione cristiana è sempre un’azione della Madre Chiesa dove Dio agisce. La priorità è di Dio: Dio agisce l’uomo risponde. L’uomo compie un itinerario che deve essere illuminato dalla Parola di Dio, allo stesso tempo deve essere vissuto come azione di Dio e accoglienza dell’azione di Dio. Questo nel Cammino neocatecumenale è chiarissimo, è quello che risponde veramente all’iniziazione cristiana e anche oggi, ancora di più, (con questo Decreto) si sottolinea questo. Infatti, l’uomo ha la tentazione di credere che tutto sia frutto del suo agire, come se si trattasse soltanto di inserirsi in una società … No: è la Madre Chiesa che genera nuovi figli. E come si generano figli nel grembo della Madre Chiesa? Attraverso la Parola e le celebrazioni.

D. - Spesso quando si parla di liturgia si parla sempre di individuo, l’uomo e la liturgia. Ma quanto è importante invece la comunità cristiana nella liturgia, una piccola comunità cristiana come è nel cammino neocatecumenale?

R. – Quando dico che è la Madre Chiesa, il grembo della Chiesa dove sono generati i nuovi cristiani, gli uomini nuovi, volevo dire che è la comunità, che è la Chiesa, presieduta da Pietro, dove si generano nuovi cristiani e per questo la Parola di Dio, la liturgia e la comunità cristiana sono inseparabili. Come si fa l’iniziazione cristiana se non si vive nel grembo materno della Chiesa, della comunità? Come si può vivere quello che Dio ha donato all’uomo non per se stesso, per l’individuo, ma per viverlo in una nuova realtà che è la realtà dei nuovi figli, uomini nuovi che sono stati trasformati dalla grazia di Dio? E questa è la vita di tutta la realtà che è vissuta nel Cammino neocatecumenale. L’iniziazione cristiana è l’iniziazione di tutta la Chiesa, è l’iniziazione alla fede, l’iniziazione alla vita morale, l’iniziazione alla liturgia, alla preghiera … e questa è la Chiesa. Quando si fa l’iniziazione cristiana è la Chiesa stessa che si dona ai catecumeni, e per questo la realtà della comunità è veramente imprescindibile per realizzare l’iniziazione cristiana.

D. – Come giudica questo rapporto tra liturgia e Nuova evangelizzazione, visto che ci stiamo avvicinando al Sinodo su questo tema?

R. – La Nuova evangelizzazione non è possibile senza liturgia e non è possibile senza l’Eucaristia che è il centro e il culmine di tutta la liturgia. L’Eucaristia è sempre fonte e culmine della evangelizzazione e anche della Nuova evangelizzazione. Intendere la Nuova evangelizzazione come un’opera di propaganda, l’opera di una società religiosa per infondere i suoi principi e non comprendere la Nuova evangelizzazione come l’azione di Dio che chiama l’uomo e che dà la grazia e il dono della conversione e della fede, è sbagliato: questo non è possibile. Non è possibile una nuova evangelizzazione senza liturgia, non è possibile una Nuova evangelizzazione senza l’Azione di Dio che si attua durante la liturgia; non è possibile una Nuova evangelizzazione dove la priorità di Dio non sia veramente sottolineata. La priorità di Dio è la liturgia, è Dio che agisce, è Dio che prende l’iniziativa, è Dio che salva, è Dio che fa sorgere una nuova creatura, un uomo nuovo e per questo dobbiamo insistere sempre, sempre sul fatto che la Nuova evangelizzazione senza liturgia non ha nessun futuro. (bf)


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 Un entusiasmo vivo anima ancora i membri del Cammino Neocatecumenale: dopo l’incontro con Benedetto XVI di venerdì scorso e la consegna del decreto di approvazione delle celebrazioni liturgiche del direttorio catechetico, tante altre soddisfazioni vengono regalate al movimento.
Un esempio è l’Eucarestia presieduta, sabato mattina, dal cardinale Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e Disciplina dei Sacramenti, nel Centro internazionale del Cammino Servo di Jahvè a Porto San Giorgio, che ha terminato il grande incontro di circa 1200 catechisti e itineranti, famiglie in missione e rettori di seminari.
“Il Signore - ha affermato il porporato, secondo quanto riferito dalla Radio Vaticana - ha fatto un dono al Cammino neocatecumenale: che Dio è vivo e presente e ci fa partecipare al suo amore”. Questo itinerario di fede “è un dono per la Chiesa perché dà la gioia e la grazia di annunciare Gesù Cristo e il mondo ha bisogno della vostra testimonianza" ha concluso.
Dello stesso pensiero, mons. Jean–Charles Cattenoz, arcivescovo di Avignone, che ha dichiarato di essere molto felice di aver visto, venerdì, l’invio in missione di così tante persone, “perché famiglie, bambini, preti che vanno in regioni pagane e atee per riannunciare il Vangelo sono l’avvenire della Chiesa”.
Mons. Cattenoz ha inoltre raccontato un curioso aneddoto: “In una scuola pubblica la maestra parlava di Babbo Natale e un bambino, figlio di una di queste famiglie missionarie, alza la mano e dice ‘Maestra non arriva Babbo Natale, ma è Gesù che sta per nascere.’ La maestra all’uscita di scuola, rimprovera la mamma di non aver educato il bambino a tacere”.
“La mamma, la sera – racconta ancora l’arcivescovo – dice al bambino che la maestra non è cristiana e bisogna pregare per lei. Il giorno dopo, nel cortile della scuola, il bambino raduna i suoi compagni e riferisce che la maestra non è molto cristiana e che bisogna pregare per lei; tira fuori quindi il suo rosario e prega lì davanti insieme ai suoi compagni”.
“Racconto questo per dimostrare la potenza missionaria insegnata ai bambini –dichiara mons. Cattenoz - bisogna rallegrarsi che queste famiglie diano dei risultati così grandi”.
Prosegue il discorso mons. Giuseppe Chiaretti, vescovo emerito di Perugia che, intervistato dalla nostra agenzia, dichiara: “La Nuova Evangelizzazione necessita di percorsi seri, non può essere fatta semplicemente con degli annunci sporadici, ma ha bisogno assolutamente di formazione, altrimenti si ripetono prediche che lasciano il tempo che trovano”.
Riguardo all’invio ad gentes il vescovo aggiunge: “Ho visto le persone uscire dall’Udienza con entusiasmo, serenità, pace; significa che hanno trovato una risposta, un’accoglienza mondiale affettuosa; ed è anche conferma di tutto il Cammino fatto, di tutte quelle varietà che potevano sembrare innovazioni eccessive o soggettive, ma che invece la Chiesa ha riconosciuto come legittime e funzionali a questo percorso di fede”.

 

Segue mons. Josè Louis del Palacio (foto sopra), vescovo di "El Callao", in Perù, che osserva come il Cammino Neocatecumenale sia “un aiuto, uno strumento in più della Chiesa per poter andare avanti nella Nuova Evangelizzazione e servire l’uomo di oggi”.
“Ho vissuto l’incontro con allegria – soggiunge – perché ho visto come il Santo Padre ha riconosciuto la ricchezza di questo ‘cammino’ che fa crescere nella fede tanta gente, triste proprio perché l’aveva persa”.
Il Cammino Neocatecumenale, quindi, come strumento per richiamare alla fede tutti coloro si siano allontanati dalla Chiesa. È d’accordo anche mons. Kiernikowski, vescovo di Siedlce, in Polonia, che evidenzia come attraverso l’approvazione del direttorio liturgico “tutto il Cammino riceverà lo strumento e la forza della liturgia come forza creatrice per la crescita nella fede” e questo – insieme all’invio delle famiglie in tutto il mondo – “è molto importante, perché una risorsa per la Chiesa che va fino in fondo nella realtà cristiana ed umana”.
Tante dichiarazioni entusiaste, quindi, da parte della gerarchia ecclesiastica, ma anche da parte di due famiglie pronte a partire, che hanno raccontato la loro esperienza.
La prima è una famiglia spagnola, proveniente dalla provincia di Murcia, con tre figli di 4 anni, 2 anni e 9 mesi, alzatisi come missio ad gentes perché spinti “dall’amore che Dio ha avuto per la nostra vita” come affermato dal padre. “Dio è stato molto grande con noi, ci ha amato sempre nelle nostre debolezze e dobbiamo far conoscere ciò al mondo” dice ancora, spiegando come i figli, seppur molto piccoli, “hanno capito la missione e sono molto contenti”.
È il turno poi di una famiglia di Roma diretta in Ucraina, con cinque figli, che alla domanda “perché partono?” rispondo all’unanimità che questo invio è “un segno della mano di Dio su di noi che altrimenti saremmo servi inutili nella storia che Lui vuole fare”.
“È stata una vera chiamata quella che ci ha spinto a partire – riferisce, inoltre, il capofamiglia - perché come persone molto povere di spirito, non avremmo fatto questo. Abbiamo indubbiamente sentito una chiamata per noi e abbiamo risposto si, perché la vera vita è quella in Cristo, non quella che ci hanno sempre insegnato: studiare, laurearsi, trovare un lavoro, farsi una posizione, comprare la macchina, farsi le vacanze. Questo messaggio, che abbiamo accolto fermamente in noi, vogliamo portarlo in Ucraina”.
Conclude la serie di testimonianze rilasciate alla nostra agenzia, Paul Jorquera, il giovane direttore d’orchestra, di 29 anni, padre già di quattro figli, che racconta come sia stata emozionante l’esibizione di venerdì mattina davanti al Papa.
“È la seconda volta che ho l’onore di esibirmi davanti al Santo Padre, ma è sempre un’emozione diversa – dichiara – suonare davanti a lui è la cosa più meravigliosa che mi sia mai capitata”.
“Il Signore non poteva concedermi un’esibizione più dignitosa – esclama contento - è da quando avevo circa 14 anni che partecipo ogni anno alla GMG e personalmente posso dire di avere un amore per il Papa enorme che è stato un dono che il Cammino Neocatecumenale mi ha trasmesso”.
 Fonte: Zenit