mercoledì 7 dicembre 2011

Senza peccato

Oggi 8 DICEMBRE

celebriamo la Solennità della

IMMACOLATA CONCEZIONE

DELLA B.V. MARIA


O vergine, per la tua benedizione è benedetta ogni creatura

Dai «Discorsi» di sant'Anselmo, vescovo
(Disc. 52; PL 158, 955-956)

Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell'uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio.Erano schiacciate dall'oppressione e avevano perso vivezza per l'abuso di coloro che s'erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellire dall'uso degli uomini che lodano Dio. Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall'alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl'inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l'unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.

MESSALE

Antifona d'Ingresso Is 61,10
Esulto e gioisco nel Signore,
l'anima mia si allieta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come una sposa adornata di gioielli.


Colletta

O Padre, che nell'Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l'hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito. Per il nostro...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
Gn 3,9-15.20
Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna.

Dal libro della Gènesi
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.


Salmo Responsoriale Dal Salmo 97
Cantate al Signore un canto nuovo,
perchè ha compiuto meraviglie.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!


Seconda Lettura
Ef 1,3-6.11-12
In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.


Canto al Vangelo Cfr. Lc 1,28
Alleluia, alleluia.

Rallègrati, piena di grazia,
il Signore è con te,
benedetta tu fra le donne.

Alleluia.


Vangelo
Lc 1,26-38
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.


* * *


IL COMMENTO


Un appuntamento fissato prima che il mondo fosse. Quel giorno a Nazaret non fu tutto per caso. La Vergine Maria era stata concepita senza peccato, Immacolata Concezione, perchè tutto, ma proprio tutto di Lei fosse per il Signore. Da sempre, e da prima che il sempre fosse tempo. Non un secondo della sua vita separato dal Figlio che il suo seno avrebbe ospitato. Pura. Immacolata.


E lei, verosimilmente, non ne sapeva nulla. Era una ragazza, di lei conosciamo davvero poco, qualche apocrifo e qualche rivelazione patrimonio di alcuni santi. Ma Parola di Dio, nulla. Nulla prima di quel giorno durante il sesto mese della gravidanza di Elisabetta. Silenzio assoluto su chi fosse stata Maria. I suoi pensieri, i suoi desideri, le sue ansie. Le sue speranze. Nulla.


Ad un tratto appare Gabriele sulle soglie d'una casa di Galilea ad "una ragazza di nome Maria". La promessa sposa di Giuseppe. Un nome ed un abbozzo di futuro, un progetto di vita. E all'improvviso, tra le ore d'una normalissima vita d'una normalissima ragazza di Galilea irrompe Dio. Un suo messaggero, poche parole, ed è un tsunami. "Tu sarai la madre del Figlio di Dio". La madre dell'atteso di tutto Israele. Il Messia, il Salvatore. Non è possibile. No. Non è sposata Maria. V'è una promessa, un contratto certo, ma il matrimonio non é ancora concluso, solo un bel progetto molto avviato. E' impossibile. Ma non per Dio. Non per il Suo Spirito. Non c'è nulla da temere, Dio l'ha colmata di Grazia, Immacolata per l'Immacolato.


Una storia senza inizio nè fine che si fa carne all'improvviso. Senza preavvisi. Un appuntamento segnato sul taccuino di Dio, un segreto serbato nel cuore dell'Altissimo. Con data ed ora vergati in rosso. Il giorno e l'ora di un annuncio. Una notizia e il mondo cambia e vira la storia. Dio si fa Uomo nel seno d'una donna. Solo una Parola: "Sarai Madre. E il Figlio sarà Dio. E salverà il mondo". Nessuna parola su quel che Maria dovrà fare, pensare, cambiare, attuare. Gabriele le annuncia quel che sarà, non quel che dovrà fare. L'incarnazione dell'annuncio incarnerà nuovi pensieri, una nuova vita. Semplicemente. E Maria farà quel che sarà. Farà la Madre del suo Figlio. Sino alla Croce, una spada a trapassarle il cuore.


Con il Figlio, sempre. Immacolata concezione per l'immacolata storia dell'Immacolato. Salvata da sempre per il Salvatore. Corredentrice del Redentore. Tutta pura del tutto Puro. Maria per Gesù. Maria e Gesù. Un incontro pensato prima dell'umano pensiero.


E noi siamo il frutto sbocciato in quest'incontro. Salvati da quell'appuntamento. La nostra storia incastonata nella loro storia. La nostra vita sgorgata dallo stesso seno. Noi tra Maria e Gesù, per Maria e Gesù. E un appuntamento é fissato anche per noi. I nostri nomi sono, da sempre, sull'agenda di Dio. Le nostre vite sono percorse da un'attesa, anche se non ne siamo inconsapevoli, proprio come fu per Maria. Le nostre giornate, le settimane, i mesi, gli anni scorrono dentro una storia di gioie e di dolori. E, diversamente da Maria, di peccati.


Sì, noi non siamo immacolati. Pesano le conseguenze dell'originale peccato, e la carne grava le nostre esistenze d'un peso spesso insopportabile. Schiavi d'un padrone che tiranneggia pensieri, cuore e azioni. Ma, all'improviso e senza preavviso, ecco un annuncio. Anche per noi. E cambia la vita. Ma come, nessuno ci ha avvisati, il mondo, la scuola, il lavoro, la cultura, Fiorello e i suoi Shows vuoti, esaveva detto nulla, eravamo mendicanti sul ciglio d'una strada sperando un po' d'amore e qualcosa per non morire di fame. La mano tesa ad implorare aiuto. Lavoro, famiglia, viaggi, svaghi, sport, studio, cose. Tutto per sentirsi vivi. Ed accorgersi d'essere quasi morti.


E Lui appare all'improvviso, e in quell'istante cambia la vita. Il suo sguardo, le sue parole, poche, come quelle rivolte a Zaccheo: "Scendi, oggi mi fermo a casa tua". Oggi la nostra vita è la sua casa. Senza tempo per riassettare. In quest'oggi che porta dentro tutti i nostri oggi passati. Quest'oggi partorito dai tanti ieri gravidi di futuro, è l'inizio d'un domani nuovo. Come la Croce è il seno glorioso della Risurrezione, e la morte in Cristo non è altro che l'utero benedetto della Vita che non muore.


Cristo in noi, in ciascuno di noi. E cambia tutto. E tutto quello che è stato, i pezzi di storia passata, sconnessi, stonati, confusi, brillano di luce nuova. Vi era il Suo disegno dentro la nostra storia. Tutto diviene armonico, ogni istante la nota giusta al momento giusto, nulla fuori posto, anche se fino ad un istante fa sembrava tutto in disordine, senza capo né coda: tutto di noi era per Lui, da sempre. E non ne sapevamo nulla. Ci ha sorpreso il Signore, come sorprese la Vergine Maria.


E nell'Immacolata sua concezione c'era anche la nostra storia. Impura eppure immacolata. Peccati già gravidi di misericordia. La sua Grazia giunge a noi grazie ad un appuntamento. Un annuncio ed è la salvezza, la pace, la gioia. Allora la vita aveva un senso, i giorni non erano solo dei numeri gettati nel vuoto, ciascuno di essi conduceva a questo giorno! E tutto diviene chiaro, solare, e la luce della Grazia illumina la vita. Eravamo per Lui, da sempre. E non lo sapevamo. Tutto nella vita parlava di Lui. E non avevamo occhi. Ma in un momento la sua Parola annunciata ci raggiunge come un raggio di sole, e tutto brilla di una luce nuova, la verità. Per Cristo. Con Cristo. In Cristo. Un pane e un calice levati, è questa la nostra vita. Siamo suoi, e questo è tutto. Pensieri, parole, azioni, tutto sgorgherà poi naturale. Non più noi, ma Lui vivo in noi. E' questa la vita nostra. Non v'è n'è un altra, per quanto si pensi e si cerchi.


E' festa oggi. L'Immacolata Concezione ci svela il segreto d'un dogma arcano: come Lei e per Lei siamo di Gesù. Tutto di noi è per Lui. Come per Maria, ogni istante, passato, presente, futuro, tutto è in Lui ed in vista di Lui. Ogni cellula della nostra esistenza, ogni secondo è colmo di senso, orientato alla pienezza di Cristo in noi. Nulla è perduto. Nulla è annoiato. Tutto è santo, separato, eletto, sigillato per Lui. Tutto in noi prepara il parto benedetto; quell'istante che s'affaccia sulle nostre giornate, un insulto, una malattia, un fallimento. La Croce, la Città sopra il monte, il candelabro che illumina la notte del mondo. Le nostre notti sono i gusci della luce di Cristo ad illuminare le tenebre del mondo. In noi la morte, nel mondo la vita. La missione di Maria, della Chiesa, di ciascuno di noi. Cristo vivo in noi e, per mezzo nostro, donato al mondo. Per questo siamo nati, ed in Lui esistiamo, ci muoviamo, pensiamo, viviamo. In Maria, la libertá nella quale siamo stati creati ad immagine della libertá di Dio, é finalmente orientata all'amore, al compimento della volontá del Padre. Adamo ed Eva erano anch'essi immacolati prima del peccato: l'inganno ha macchiato e pervertito la libertá, e han fatto quello che un secondo dopo non avrebbero voluto. Ma vi é stato quell'istante e la purezza pensata da Dio si è macchiata ed è divenuta amara schiavitú. Maria no. Maria é stata da sempre libera per amare, per accogliere l'amore e dargli carne nella sua carne, per ciascuno di noi. Immagine della Chiesa, Maria é per noi il cammino che ci riconduce alla libertá; in Lei possiamo, giorno dopo giorno, vedere purificati i cuori e le intenzioni, perché possano tornare ad essere immacolati, consegnati a Cristo, come strumenti d'amore.


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Altri Commenti


1. Congregazione per il Clero

La prima lettura odierna riporta le parole con cui Adamo, appena compiuto il peccato e interrogato da Dio, cerca goffamente di difendersi: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Le stesse parole che, in quel tempo remoto, servirono all’uomo per accusare la donna del suo peccato, possono essere rilette – alla luce di Cristo – quali parole colme di speranza. I Padri della Chiesa ci hanno insegnato a guardare a Maria, l’Immacolata Madre di Dio, quale la Nuova Eva, che sovverte il comportamento ed il destino della prima Eva. A causa di Eva, Adamo peccò; a causa di Maria, l’uomo ha potuto essere riconciliato con Dio, per l’opera dell’unico Mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù. L’Immacolata è il Giardino Sigillato, la Terra purissima dalla quale è germogliata l’umanità del Redentore. Maria è Immacolata perché l’Ultimo Adamo doveva essere formato da una Madre purissima, come il primo Adamo era stato tratto dalla terra vergine ed incontaminata. Maria è la Donna nuova che Dio ha affiancato, come Madre premurosa, all’Uomo nuovo, Gesù Cristo. Avendo generato il suo corpo fisico, Ella è giustamente riconosciuta anche come Madre del suo Corpo Mistico, Madre della Chiesa.

Ecco perché ogni cristiano vede in Maria non solo la Madre di Gesù, ma anche la sua propria Madre. Di qui il fatto che sia possibile pronunciare le stesse parole di Adamo peccatore con un significato tutto nuovo, volto in positivo: la Donna che Dio ci ha messo accanto non è più Eva, bensì Maria. E il frutto che Ella ci porge non è più quello del peccato, bensì il frutto della redenzione operata dal suo Figlio. Maria Immacolata, presente ai piedi della croce, ha raccolto per prima il frutto di quell’albero glorioso, e lo offre a noi, suoi figli. Noi possiamo allora dire al Signore con gioia e gratitudine, e non più con timore e vergogna: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato».

Il momento culmine in cui ciò avviene è quando riceviamo la Santa Comunione eucaristica.L’antichissimo epitaffio di Abercio (sec. II) lo ricorda: «La fede mi ha guidato in ogni luogo e dovunque mi imbandì come alimento il pesce di fonte, grandissimo, puro, che la casta Vergine ha pescato e lo distribuiva agli amici perché si nutrano sempre, avendo un vino gradevole e lo dà misto con il pane». Questa testimonianza con tutta probabilità si riferisce a Maria Immacolata, la casta Vergine che distribuisce come alimento purissimo il pesce, l’ichtùs, antico acronimo greco che sta per «Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore».

Preghiamo l’Immacolata Concezione di volerci sempre garantire questo Nutrimento. ChiediamoLe di sostenere sempre il nostro cammino verso l’altare del Sacrificio del Signore, lì dove troviamo il Pane della vita e il Calice della salvezza.

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2. Padre Raniero Cantalamessa ofmcapp.

Con il dogma dell'Immacolata Concezione la Chiesa cattolica afferma che Maria, per singolare privilegio di Dio e in vista dei meriti della morte di Cristo, è stata preservata dal contrarre la macchia del peccato originale ed è venuta all'esistenza già tutta santa. Quattro anni dopo essere stata definita dal papa Pio IX, questa verità fu confermata dalla Madonna stessa a Lourdes in una delle apparizioni a Bernardetta con le parole: "Io sono l'Immacolata Concezione.

La festa dell'Immacolata ricorda all'umanità che c'è un sola sola cosa che inquina veramente l'uomo ed è il peccato. Un messaggio quanto mai urgente da riproporre. Il mondo ha perso il senso del peccato. Ci scherza come se fosse la cosa più innocente del mondo. Condisce con l'idea di peccato i suoi prodotti e i suoi spettacoli per renderli più attraenti. Parla del peccato, anche dei peccati più gravi, al vezzeggiativo: peccatucci, vizietti, passioncelle. L'espressione "peccato originale" viene usata nel linguaggio pubblicitario per indicare qualcosa di ben diverso dalla Bibbia: un peccato che conferisce un tocco di originalità a chi lo commette!

Il mondo ha paura di tutto, fuorché del peccato. Ha paura dell'inquinamento atmosferico, dei "mali oscuri" del corpo, della guerra atomica, oggi del terrorismo; ma non ha paura della guerra a Dio che è l'Eterno, l'Onnipotente, l'Amore, mentre Gesù dice di non temere coloro che uccidono il corpo, ma di temere solo colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna (cf Lc 12, 4-5).

Questa situazione "ambientale" esercita un influsso tremendo anche sui credenti che pure vogliono vivere secondo il Vangelo. Produce in essi un addormentamento delle coscienze, una specie di anestesia spirituale. Esiste una narcosi da peccato. Il popolo cristiano non riconosce più il suo vero nemico, il padrone che lo tiene schiavo, solo perché si tratta di una schiavitù dorata. Molti che parlano di peccato, hanno di esso un'idea del tutto inadeguata. Il peccato viene spersonalizzato e proiettato unicamente sulle strutture; si finisce con identificare il peccato con la posizione dei propri avversari politici o ideologici. Un'inchiesta su che cosa pensa la gente che sia il peccato darebbe dei risultati che probabilmente ci spaventerebbero.
Anziché nel liberarsi dal peccato, tutto l'impegno è concentrato oggi nel liberarsi dal rimorso del peccato; anziché lottare contro il peccato, si lotta contro l'idea di peccato, sostituendola con quella assai diversa del "senso di colpa". Si fa quello che in ogni altro ambito è ritenuta la cosa peggiore di tutte e cioè negare il problema anziché risolverlo, ricacciare e seppellire il male nell'inconscio anziché rimuoverlo. Come chi crede di eliminare la morte, eliminando il pensiero della morte, o come chi si preoccupa di stroncare la febbre, senza curarsi della malattia, di cui essa è solo un provvidenziale sintomo rivelatore. San Giovanni diceva che se affermiamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e facciamo di Dio un bugiardo (cf 1 Gv 1, 8-10); Dio, infatti, dice il contrario, dice che abbiamo peccato. La Scrittura dice che Cristo "è morto per i nostri peccati" (cf 1 Cor 15, 3). Togli il peccato e hai vanificato la stessa redenzione di Cristo, hai distrutto il significato della sua morte. Cristo avrebbe lottato contro dei semplici mulini a vento; avrebbe versato il suo sangue per niente.

Ma il dogma dell'Immacolata ci dice anche qualcosa di sommamente positivo: che Dio è più forte del peccato e che dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia (cf. Rom 5,20). Maria è il segno e la garanzia di questo. La Chiesa intera, dietro di lei, è chiamata a divenire "tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata" (Ef 5, 27). Un testo del concilio Vaticano II dice: "Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima vergine la perfezione, con la quale è senza macchia e senza ruga, i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti" (LG, 65).

Centro delle tre letture è l’annuncio che Dio fa grazia. Dio agisce con misericordia nei confronti dell’umanità peccatrice, destinandola, con la sua promessa, alla vita e alla salvezza (Gen 3); Dio manifesta la sua grazia nella giovane donna di Nazaret chiamandola a diventare dimora del Messia, sito individuabile tra gli uomini del Salvatore (Lc 1); Dio ha fatto grazia ai cristiani in Gesù Cristo: in lui essi hanno la salvezza, in lui Dio li ha eletti destinandoli a essere “santi e immacolati” nell’amore (Ef 1).

Il brano evangelico non presenta soltanto l’annuncio della nascita del Messia a Maria, ma è anche il racconto della vocazione di Maria. E ciò cui Maria è chiamata (“concepirai un figlio, lo darai alla luce”) è semplicemente impossibile a lei che è vergine e non ha relazioni con un uomo. La vocazione non appare il semplice sviluppo delle doti o delle capacità naturali della persona, ma appello ad aprirsi a ciò che il Signore compirà. Chiede un’apertura al novum, all’inedito, e soprattutto la fiducia nel Dio cui “nulla è impossibile” (v. 37). Coscienza della propria miseria, povertà e limitatezza, e fiducia nella potenza della misericordia di Dio sono i due poli della vocazione. La propria povertà, la propria piccolezza, accettata e assunta serenamente perché colta sotto lo sguardo amoroso di Dio, diviene la più grande ricchezza del credente. La vocazione può arrivare a produrre turbamento nel chiamato (v. 29), può condurlo a chiedersi che senso abbia la vita che egli ha creduto di intraprendere in obbedienza alla parola di Dio (v. 29): obbedire e adempiere la vocazione significa infatti entrare in una morte a se stessi per lasciarsi plasmare dalla parola del Signore (“avvenga di me secondo la tua parola”) ed entrare così nell’esperienza della novità di vita, dell’essere nuova creatura.
Alla dimensione della vocazione il testo di Ef 1 aggiunge un’importante specificazione: il cristiano è chiamato a essere “a lode della gloria di Dio”. Non solo a lodare, ma a essere lode. La gloria di Dio è la sua presenza, la sua traccia nella storia, traccia che si può riassumere nella “grazia” (v. 6), ovvero nella misericordia, nel dono.

Il cristiano è lode della gloria di Dio quando ne narra la misericordia, quando lo testimonia presente e vivente. Essere a lode della gloria di Dio significa non essere a lode della propria: la chiesa esiste solo nella proclamazione della sua relatività al Regno. Vale anche per la chiesa che chi cerca se stesso e la propria gloria, perde se stesso! Ciò che noi lodiamo e adoriamo è anche ciò verso cui tendiamo e che ci assimila a sé. Essere a lode della gloria di Dio significa allora vivere escatologicamente, essere segno del Regno veniente. Significa vivere l’immagine e la somiglianza con Dio fino a divenire dei somigliantissimi a Cristo, “l’immagine del Dio invisibile” (Col 1,15). La santità è la lode della gloria di Dio. Quella santità che secondo Ef 1,4 consiste essenzialmente nella carità, nell’amore, nell’agape.

Se la vocazione di Maria è segnata dall’intervento gratuito di Dio, anche la sua accettazione sta interamente sotto il segno della grazia: lei è la donna “trasformata dalla grazia” (v. 28: non “piena di grazia”, come normalmente si traduce). Maria è completamente definita dall’azione di Dio su di lei: il suo essere a lode della gloria della grazia di Dio traspare da questo suo divenire narrazione vivente delle meraviglie che in lei Dio ha fatto.

Quale che sia la vocazione di ciascuno di noi, viene per tutti il momento della coscienza dell’impossibile sequela e dello sgomento, subentra il timore di aver fallito e la paura del futuro. Ma ciò che è avvenuto per Maria ha valore tipico anche per i credenti di cui lei è figura: “Non temere”, “Il Signore è con te”, sono le promesse che si sente rivolgere Maria e sono le parole in cui può dimorare il credente nella sua personale fatica di perseverare nella vocazione. Ciò che è fondamentale infatti è celebrare la grazia di Dio e narrare la sua fedeltà, che sostiene anche la nostra.

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4. Enzo Bianchi

Nello scandire il tempo dell’Avvento la liturgia della Chiesa pone, accanto a Giovanni il Battezzatore, anche Maria, la vergine di Nazaret, la donna dell’attesa, immagine di tutta la comunità di Israele in attesa e in preghiera per la venuta del Messia.


Sì, oggi, ricordando il germinare della vita di Maria, noi ringraziamo il Signore perché veramente “la terra ha dato il suo frutto” (Sal 66,7), frutto dovuto alla benedizione di Dio che adempie sempre le sue promesse. Israele invocava il Signore suo Dio come “Immanu-El”, Dio-con-noi, ma la promessa fatta da Dio a David di suscitare un Messia, un inviato e “unto” da Dio quale pastore del suo popolo nella giustizia e nella pace, aveva suscitato in Israele un’attesa.

Maria è veramente la “figlia di Sion”, icona della comunità dei poveri miti e umili, il resto di Israele che vede colmata l’attesa e accoglie il Messia veniente, e appare esemplare per tutti noi. Origene, commentando questo Vangelo dell’Annunciazione, esclama: “A che mi giova confessare il Cristo che viene nella carne, se non viene nella mia carne?”. Ognuno di noi è chiamato, con vocazioni e grazie diverse, a generare in sé il Cristo Gesù per opera dello Spirito santo; ogni cristiano è, per vocazione, dimora di Cristo, “tempio dello Spirito santo” (1Cor 6,19), perché come Dio si è fatto carne in Maria così deve diventare presenza in noi: noi portiamo la nostra carne, il nostro essere a Dio perché diventi la sua abitazione. Se noi accogliamo il seme della parola di Dio in noi attraverso l’ascolto obbediente come ha fatto Maria, se noi come lei sappiamo vivere l’attesa di Dio, allora la nostra vita, di per sé sterile, si riempie della presenza di Cristo.

Ed ecco, al compimento dei tempi, quando la comunità di Israele è ormai gravida di parola di Dio, accolta e assaporata attraverso la legge e i profeti, una coppia di ebrei sconosciuti accolgono il frutto del loro amore sponsale e fedele: Maria! Questa figlia di Israele è stata conosciuta da Dio prima di essere plasmata nel grembo di sua madre (cf. Ger 1,5; Gal 1,15) e, per grazia, si è sempre appoggiata a Dio, donandosi a lui totalmente. Maria è chiamata a essere casa del Signore, madre del Signore, luogo in cui il Figlio di Dio si fa uomo per essere fratello di tutti noi. E il Vangelo, che sul concepimento di Maria tace, ci aiuta a comprendere vocazione e identità di questa figlia dell’Israele fedele: Dio manda un messaggero da lei, giovane ragazza promessa come sposa a un discendente di David, Giuseppe, e la saluta come i profeti salutavano la città santa di Sion, la sposa di Dio: “Rallegrati, il Signore è con te! ... Tu sei ripiena dell’amore gratuito di Dio ... Tu sei gravida dell’amore di Dio effuso in te tramite lo Spirito santo... Tu concepirai un figlio che chiamerai Gesù, il Figlio del Dio Altissimo!” (cf. Lc 1,28.35.31-32). E l’accettazione da parte di Maria di questa vocazione sta a sua volta sotto il segno della grazia: donna “trasformata dalla grazia”, Maria è completamente definita dall’azione di Dio su di lei. Così, il suo essere a lode della gloria di Dio traspare dal suo divenire narrazione vivente delle meraviglie che in lei Dio ha operato.

La festa di oggi deve essere dunque l’occasione per contemplare Cristo generato dalla figlia di Sion, comunità del Signore da lui scelta prima della fondazione del mondo per essere “santa e immacolata al suo cospetto” (cf. Col 1,22). Maria ne è figura corporativa e unisce in sé la comunità della prima e della nuova alleanza: la Chiesa da Abele fino alla fine della storia, quella comunità di uomini e donne che lotta contro il serpente antico, quella stirpe che giungerà attraverso Gesù, figlio di Maria, a schiacciare per sempre la testa malefica e mortifera (cf. Gen 3,15). A Eva, madre dei viventi che con Adamo il terrestre aveva contraddetto la volontà del Signore, succede Maria, la donna nuova che, dicendo “Ecco la serva del Signore, mi avvenga secondo la sua Parola” (Lc 1,38), accetta che la volontà di Dio si compia in lei.

Sì, Maria è figura della Chiesa tutta santa, è la madre dei credenti: una donna così colmata dalla grazia di Dio da non avere ombra nel suo rapporto con Dio.


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Altri testi sulla Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

IMMACOLATA

È mezzogiorno.
Vedo la chiesa aperta.
Bisogna entrare.

Madre di Gesù Cristo,
non vengo a pregare,
non ho niente da offrire
e niente da domandare.

Vengo solamente, Madre, per guardarti.
Guardarti, piangere di gioia,
sapere questo: io sono tuo figlio e tu sei là.
Soltanto per un momento
mentre tutto si ferma, mezzogiorno!

Essere con te, Maria,
in questo luogo ove tu sei,
non dire niente, guardare il tuo viso,
lasciare il cuore cantare
nel suo proprio linguaggio,
non dire nulla, ma solamente cantare
perché si ha il cuore troppo pieno,
come il merlo che insegue la sua idea
in quelle specie di strofe improvvise.

Perché sei bella, perché sei Immacolata,
la donna nella Grazia infine restituita,
la creatura nel suo primo onore
e nel suo sboccio finale,
com'è uscita da Dio nel mattino
del suo splendore originale.

Ineffabilmente intatta,
perché sei la Madre di Gesù Cristo,
che è la verità tra le tue braccia,
e la sola speranza
e il solo frutto.

Perché tu sei la donna,
l'Eden dell'antica tenerezza obliata,
il cui sguardo trova il cuore subito
e fa sgorgare le lacrime accumulate.

Perché sei là per sempre,
semplicemente perché sei Maria,
semplicemente perché esisti,
Madre di Gesù Cristo, sii ringraziata!

P. Claudel

* * *

Dall'opuscolo «Natura e Grazia» di sant'Agostino, vescovo (C 36,42)
Quanto a Maria non parliamo di peccato
La santa Vergine Maria è certamente un'eccezione e quando si parla di peccato non deve nemmeno venir nominata, per riguardo al Signore. Come potremo mai conoscere l'immensa donazione di grazia di cui fu pervasa per salvaguardarla da ogni vestigio di peccato, lei che meritò di concepire e generare colui che venne ad annientare il peccato del mondo?
Ma, eccettuata la Vergine, se potessimo riunire tutti i santi e le sante nel tempo della loro esisten­za terrena, e domandar loro se sono senza pec­cato, cosa ci risponderebbero? Ecco, per quanto eminente fosse in vita la loro santità, interrogati dovrebbero proclamare a una sola voce, con l'a­postolo Giovanni: «Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi» (1 Gv 1, 8). Pensate forse che una tale ri­sposta sia ispirata più da umiltà che da verità? Ma Giovanni non è certo l'uomo a cui piaccia esalta­re l'umiltà a scapito della verità! Perciò o la rispo­sta è veritiera, e allora dobbiamo credere alla loro parola e ammettere che hanno peccato: e dal mo­mento che lo confessano umilmente, essi sono nella verità. O invece mentiscono per falsa umiltà, e allora almeno in questo sarebbero nel peccato, perché la verità non sarebbe in loro.

* * *

Dal trattato «La Concezione di Maria santissima» di Edmero di Canterbury, monaco
Fu libera dalla schiavitù di qualsiesi peccato
La Sapienza di Dio si estende da un confine all'altro con forza, tutto riempie, tutto regge; chi non vorrà ammettere che questa Sapienza abbia pervaso di un nuovo ineffabile gaudio il cielo, la terra e tutto ciò che contengono, quando fu concepita Maria, la Vergine, Madre degnissima del Figlio divino? E che una gioia inestimabile abbia illuminato l'universo a causa della totale restaurazione che una divina e segreta ispirazione faceva prevedere? Questa concezione segnò il primo albore della vita di colei che avrebbe accolto in sé il sommo Bene: come potremmo dire che Ella abbia contratto la macchia d'origine derivata dal primo peccato? Una voce divina disse a Geremia: «Prima di for­marti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni» (Ger 1,5). Anche l'angelo che preannunziò la nascita di Gio­vanni affermò ch'egli sarebbe stato pieno di Spirito Santo fin dal seno della madre. Ora, se Gere­mia fu santificato prima della nascita perché dove­va essere profeta delle nazioni, e se Giovanni che doveva precedere il Signore con lo spirito e la forza di Elia fu ripieno di Spirito Santo prima di venire alla luce, chi oserebbe dire che l'unico pro­piziatorio di tutto il mondo, l'unico e dolcissimo abitacolo dell'Unigenito Figlio di Dio onnipotente, all'inizio della sua concezione sia stato privo della grazia e della luce dello Spirito Santo? La Sacra Scrittura attesta: «Dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà» (2 Cor 3,17).
La presenza e la grazia dello Spirito Santo fecero di Maria il santuario del Redentore di tutti i pec­catori, la sede regale in cui egli doveva farsi uomo: perciò ella fu libera dalla schiavitù di qualsiasi peccato. Ma se qualcuno afferma che non fu del tutto esente dal peccato originale perché è assolu­tamente certo che fu generata dal legale matrimo­nio dei genitori, ebbene, questa è la dottrina catto­lica, e io non voglio dissentire per nessun motivo dalla verità insegnata dalla Chiesa cattolica uni­versale.
Ma rifletto quanto posso con la mia intelligenza miope alla magnificenza delle opere possibili al­l'onnipotenza divina, e mi pare d'intuire che se l'ombra del peccato originale entrò nella genera­zione della madre di Dio, mio Signore, essa si posò sui genitori, non sulla figlia. Dio da alla castagna di ricevere origine, crescita e piena formazione fra le spine ma lontana dalle spine; e al corpo umano che preparava a essere suo tempio, nel quale il Figlio divino doveva abitare corporalmente e dal quale doveva farsi perfetto uomo nell'unità della sua Per­sona, Dio non potè dare una totale esenzione dalla puntura delle spine, sebbene fosse concepito fra le spine del peccato? Lo potè certamente. Dunque se l'ha voluto, l'ha fatto.

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Dai «Discorsi» di san Sofronio di Gerusalemme, vescovo (2,22.25)
Nessuno quanto te fu adorno di santità
Veramente benedetta tu fra le donne perché hai cambiato in benedizione la maledizione di Eva e per te fu nuovamente benedetto Adamo che era oggetto della maledizione divina. Veramente benedetta tu tra le donne, perché la benedizione del Padre per te arrise agli uomini e li liberò dall'antica condanna. Veramente benedetta tu fra le donne, perché i tuoi antenati trovano per te la salvezza: tu sarai la madre del Salvatore che apporterà loro la salvezza divina. Veramente benedetta tu fra le donne, perché la tua verginità ha dato un frutto che dona al mondo la benedizione e lo redime dalla maledizione, la quale non produceva che spine. Veramente bene­detta tu fra le donne, perché, pur nella tua naturale condizione di donna, diverrai veramente la Ma­dre di Dio. Infatti se colui che nascerà da te è real­mente Dio incarnato, tu stessa sei chiamata con pieno diritto e giustamente Madre di Dio, perché veramente dai alla luce Dio.
Ma non temere, Maria: hai trovato grazia presso Dio, la più fulgida di tutte le grazie; hai trovato presso Dio una grazia assolutamente insuperabile; hai trovato presso Dio una grazia che durerà per sempre. Anche altri, e molti, prima di te fiorirono in santità eminente, ma a nes-suno come a te fu data la pienezza della grazia. Nessuno come te potè godere tanta beatitudi-ne; nessuno quanto te fu adorno di santità; nessuno fu elevato come te a sì alto grado di magnificenza; nessuno come te fu prevenuto fin dal primo istante dalla grazia puri- ficatrice; nessuno quanto te fu luminoso di luce celeste; nessuno ha elevato come te al di sopra di ogni altezza. E giustamente, poiché nessuno come te fu tanto vicino a Dio; nessuno quanto te fu ricco dei doni di Dio; nessuno ricevette tanta grazia divina. Tu la vinci su tutto ciò che fra gli uomini è più grande; tu superi tutti i doni che la magnificenza di Dio abbia mai concesso a persona umana. Più di tutti sei ricca del possesso di Dio presente in te. Nes­suno potè accogliere in sé Dio al tuo stesso modo; nessuno come te potè godere della presenza divi­na; nessuno fu degno di essere illuminato da Dio quanto te; per questo non solo tu hai accolto in te stessa Dio Creatore e Signore di tutte le cose, ma lo possiedi ineffabilmente incarnato in te, lo por­ti nel tuo seno, e poi lo dai alla luce come Reden­tore di tutti gli uomini colpiti dalla condanna del Padre, donatore ad essi di una salvezza che non avrà più fine.

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Dall'«Encomio sulla concezione di s. Anna» di s. Eutimio di Costantinopoli, vescovo (Nn. 2.5-6)
Oggi lo stesso Dio potente prepara la dimora da cui ci si è rivelato perfetto Dio e perfetto uomo
Oggi lo stesso «Consigliere ammirabile, Dio poten­te, Principe della pace, Padre per sempre» (Is 9, 5),perfetta immagine del Padre (cfr. 2 Cor 4, 4; Col I,15), il cui giudizio è imperscrutabile (cfr. Rm, 33) e che nel cavo della mano contiene tutto l'u­niverso (cfr. Is 40,12), prepara la dimora, il trono, il talamo, la carne pura e immacolata, da cui si è rivelato perfetto Dio e perfetto uomo. «E chi potrà narrare i prodigi del Signore, far risuonare tutta la sua lode?» (Sal 105,2).
Oggi l'adorabile Spirito Paraclito, che «scruta le profondità di Dio» (/ Cor 2,10), per opera del quale veniamo divinizzati, salvati e illuminati, ri­ceviamo il dono dell'immortalità e di una gloria senza fine, è venuto a noi invisibilmente e, col suo fulgore, ci ha ridonato la vita, liberandoci dalla no­stra ripugnante condizione e ricolmandoci col suo profumo di sovrabbondante letizia. È disceso sulla terra e cerca di richiamare la sua creatura: o dono incomprensibile!... Ma, prima di tutto, si costruisce la sua splendida dimora, s'innalza il proprio nobilissimo palazzo, prepara la sua nitidissima e santissima tenda col sangue più puro, più immacolato, più nobile tra tutti. E questo proprio oggi - o Dio, quale mistero! - egli lo plasma, lo forma, lo santifica perfettamente, e lo consegna a quella stirpe eletta fra tutte, proge­nie di Davide e di Jesse, a quella coppia, dirò in breve e con tanta gioia, nobilissima e piissima: Gioacchino e Anna.
Poiché essi sono stati scelti a ricevere un monte grande ed eccelso, un monte pingue (cfr. Sal 67,16-LXX) che stilla dolcezza (cfr. Gl 4,18; Am 9,13 LXX) ed esultanza, una sede regale, un'arca miste­riosa, una vergine destinata a manifestare un mi­stero grande e nascosto, a condurre all'unità le cose tra loro distanti "abbattendo il muro di sepa­razione che era frammezzo» (Ef 2,14). Lei doveva richiamare dagli inferi i nostri padri e tutte le anime giuste, renderci puri da impuri che eravamo, elargirci l'adozione a figli e farci apparire quali figli della luce; lei doveva santificare il mondo intero, incoraggiare i generosi atleti del Figlio suo immacolato, il Salvatore nostro Gesù Cristo, e dare a quelli che lo servono santamente con timore e tremore, la parola quando devono parlare (cfr. Ef 6,19) e un animo retto (cfr. Sal 50,12 LXX) ricco di sapienza; doveva distruggere tutte le eresie, svergo­gnandone i malevoli propagatori e maestri. È lei, o carissimi, che oggi Gioacchino e Anna sono stati giudicati degni di ricevere e di concepi­re: questa creatura, dico, benedetta e glorificata, superiore a tutte le creature del cielo e della terra; che protegge e aiuta con bontà quanti desiderano vivere una vita pia e santa; che rinfranca gli afflit­ti, attira e consola coloro che disperano per il gran numero dei loro peccati; rialza e solleva i tristi e gli afflitti, oppressi dalle avversità, e li strappa dalle mani dei profittatori; visita e rianima coloro che sono nelle strette di una grave malattia, vicini ormai alla morte. Costei dunque, che è il nostro più grande aiuto, oggi, o fratelli, Anna ha accolto nel suo grembo sterile.

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Dal trattato "La concezione di Maria santissima" di Eadmero di Canterbury.
Tractatus de Conceptione Sanctæ Mariæ. PL 159, 303-307.
Mediante la concezione di Maria veniva posta come la base, il fondamento della città che ospita il sommo Bene; si preparava la dimora della luce eterna, il tempio in cui avrebbe abitato corporalmente lo spirito incorporeo e incontenibile, che crea tutti gli esseri e dà loro la vita.
La Sapienza di Dio, che si estende da un confine all'altro con forza, tutto riempie, tutto regge; chi non vorrà ammettere che questa Sapienza abbia pervaso di un nuovo ineffabile gaudio il cielo, la terra e tutto ciò che contengono, quando fu concepita Maria, la Vergine, Madre degnissima del Figlio divino? E che una gioia inestimabile abbia illuminato l'universo a causa della totale restaurazione che un'ispirazione divina e segreta faceva prevedere?
Questa concezione segnò il primo albore della vita di colei che avrebbe accolto in sé il sommo Bene: come potremmo dire che Ella abbia contratto la macchia d'origine derivata dal primo peccato?

Tutto quello che Dio ha mai potuto volere per qualcuno altro da sé di onorevole, è certissimo che l'ha voluto per te, o beata fra tutte le donne. Ha voluto far di te sua Madre, lui il Creatore, il Padrone e il Sovrano di ogni creatura, lui l'Autore e il Signore di tutti gli esseri non solo intelligenti, ma anche di quelli che superano ogni intelligenza. Ti ha reso sua Madre; ne segue che ti ha costituita sovrana e imperatrice di tutto l'universo.
Eccoti, dunque, o Maria, la regina dei cieli, della terra e del mare, di tutti gli elementi e di quanto essi contengono; perché tu fossi tutto ciò, Iddio ti formava mediante l'operazione dello Spirito Santo, nel seno di tua madre, fin dal primo istante della tua concezione. Questa è la verità, o nostra Signora, verità che ci colma di allegrezza.

Dolcissima Maria, a cui è riservata una grandezza senza pari, tu che sei destinata a diventare la Madre del sommo Bene, la regina nobile e prudente, dopo tuo Figlio, di tutti gli esseri passati, presenti e futuri, ascolta la nostra domanda: Hai potuto fin dall'origine essere tale che possiamo collocarti a un livello superiore a ogni altra creatura su cui, come sappiamo con certezza, tu eserciti il tuo impero? L'Apostolo della pura verità, colui che tuo Figlio, dal cielo dove ora dimora, ha soprannominato strumento eletto, afferma che tutti gli uomini hanno peccato in Adamo. Verità certa, che non è lecito negare, come io affermo con forza. Considerando, però, l'eminenza della grazia divina in te, o Maria, io noto che in modo inestimabile tu sei posta non tra le creature ma al di sopra di ogni essere creato, tranne il tuo Figlio.
Così concludo che quando fosti concepita, non rimanesti vincolata dalla medesima legge che lega la natura di tutti gli altri esseri umani. No, tu fosti completamente libera dalla schiavitù di qualsiasi peccato grazie a una virtù specialissima, a un’operazione che rimane impenetrabile all'intelletto umano.

Solo il peccato teneva lontani gli uomini dalla pace di Dio. Per distruggere il peccato e ricondurre così il genere umano alla pace divina, il Figlio di Dio volle farsi uomo, in modo però che in lui non ci fosse nessuna connivenza con quanto separava l'uomo da Dio. E perché questo si realizzasse, era giusto che la madre da cui sarebbe nato il Figlio dell'uomo fosse pura da ogni peccato. Altrimenti, la carne non avrebbe potuto unirsi così intimamente a quella purezza suprema e l'uomo essere assunto in una così grande unità con Dio, da permettere che tutto ciò che è proprio di Dio fosse senza distinzione anche dell'uomo, e tutto ciò che è proprio dell'uomo fosse anche di Dio.
O Maria, chi può fissare lo sguardo, chi può cogliere la tua eccellenza? E per giungere a tanta sublimità, tu sorgevi purissima nel seno di tua madre. Se non fossi stata concepita in questo modo è certo che non avresti potuto pervenire fino alla sublime altezza di Madre di Dio.

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Dalla Lettera apostolica Ineffabilis Deus del beato Pio IX.
Documenti Pontifici, in Le fonti della vita spirituale a cura di p. Cattin, U.T. Conus, G. Barbero, Roma, 1964, v. I, pp. 620-623.
I Padri hanno meditato profondamente le parole che l'angelo Gabriele rivolse alla beata Vergine quando, annunciandole l'altissima dignità di Madre di Dio, la chiamò, per comando di Dio stesso,piena di grazia. Essi insegnarono che con quel singolare e solenne saluto, mai udito prima di allora, si dimostrava che la Madre di Dio era la sede di tutte le grazie divine. Ella ci appare ornata di tutti i carismi dello Spirito di Dio, anzi come un tesoro quasi infinito e un abisso inesauribile dei medesimi carismi. Così, non solo non fu mai soggetta a maledizione, ma insieme con suo Figlio fu anche partecipe di una benedizione perpetua, degna di essere chiamata da Elisabetta, mossa dallo Spirito di Dio: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!
Da queste interpretazioni si desume, chiara e concorde, l'opinione dei Padri. La gloriosis-sima Vergine, per la quale grandi cose ha fatto l'Onnipotente, risplendette di tale abbondan-za di doni celesti, di tale pienezza di grazia e di tale innocenza che divenne la meraviglia ineffabile di Dio, il suo capolavoro e degna Madre di Dio. Collocata, per quanto è possibile a una creatura, la più vicina all'Altissimo, divenne superiore a tutte le lodi degli uomini e degli angeli.
Di conseguenza, per dimostrare l'innocenza e la giustizia originale della Madre di Dio, non solo i Padri la paragonarono molto spesso a Eva ancora vergine, ancora innocente, ancora incorrotta e non ancora ingannata dalle mortali insidie del serpente menzognero, ma la anteposero a lei con una meravigliosa varietà di parole e di espressioni.

I Padri asserirono anche che la gloriosa Vergine Maria fu la riparatrice dei suoi progenitori; la vivificatrice dei posteri; colei che l’Altissimo, da tutti i secoli, si era scelta e preparata. Lei Dio preannunziò quando disse al serpente: Porrò inimicizia tra te e la donna. E senza dubbio fu lei che schiacciò il capo velenoso dello stesso serpente.
I Padri hanno perciò affermato che la medesima beata Vergine Maria fu per grazia immune da ogni macchia di peccato e libera da ogni contagio di corpo, di anima e di intelletto. Unita e congiunta con Dio da un'eterna alleanza, Ella non fu mai nelle tenebre, ma in una luce perenne: e quindi pienamente degna di divenire abitazione di Cristo, non per le disposizioni del suo corpo, ma per la grazia originale.

I Padri professarono che la carne della Vergine, benché derivata da Adamo, non contrasse le sue macchie. Perciò, la santa Madre di Dio fu quel tabernacolo fabbricato dal Padre, formato dallo Spirito Santo, e veramente di porpora, che il nuovo Belzaleel tessé in oro e con varietà di ricami. Maria fu di fatto e giustamente celebrata, perché capolavoro di Dio, perché sfuggì agli strali infuocati del maligno, e perché, bella per natura e assolutamente immune da ogni macchia, nella sua concezione immacolata comparve nel mondo come un'aurora di perfetto splendore.
Non era infatti conveniente che quel vaso di elezione fosse offuscato — così sempre insegnano i Padri — dal difetto che offusca tutti gli altri; e se ebbe con essi comune la natura, non ha mai avuto comune la colpa. Anzi, era conveniente che l'Unigenito, come ha nei cieli un Padre, esaltato dai Serafini tre volte santo, così avesse sulla terra una Madre, dalla quale non fosse mai mancato lo splendore della santità.

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Radiomessaggio di papa Pio XII ed estratto della sua enciclica 'Fulgens corona gloriae'. 8.12.53 e 8.9.53. AAS XXV (1953),850-851.580-582.
Come splende la luna nel cielo oscuro, cosi la bellezza di Maria si distingue da tutte le bellezze, che paiono ombre accanto a lei.
Maria è la più bella di tutte le creature. Voi sapete, infatti, quanto facilmente una bellezza umana. che è come l'ombra di un fiore, rapisce ed esalta un cuore gentile; che cosa dunque esso non farebbe dinanzi alla bellezza di Maria se potesse contemplarla svelata a faccia a faccia?
Cosi I'Alighieri vide nel Paradiso, in mezzo a più di mille angeli festanti, ridere una bellezza, che letizia era negli occhi a tutti gli altri santi" La divina Commedia,Paradiso, 31,130-135. Maria!
Intanto su quel volto non si rivela soltanto la bellezza naturale. Nell'anima di lei Iddio ha riversato la pienezza delle sue ricchezze con un miracolo della sua onnipotenza, e allora egli ha fatto passare nello sguardo di Maria qualcosa della sua dignità sovrumana e divina.
Un raggio della bellezza di Dio splende negli occhi della sua Madre. Non pensate voi che il volto di Gesù, quel volto che gli angeli adorano, dovesse riprodurre in qualche modo i lineamenti del volto di Maria? Cosi il volto di ogni figlio rispecchia gli occhi della madre.
Felice chi potesse vederti, Madre del Signore, chi potesse bearsi dinanzi a te; potessimo, o Maria, rimanere con te, nella tua casa, per servirti sempre.

La Chiesa non paragona Maria soltanto alla luna: servendosi ancora della sacra Scrittura passa ad un'immagine più forte ed esclama: Sei fulgida come il sole. Ct 6,10
La luce del sole ha una differenza grande da quella della luna: è luce che scalda e che vivifica. Splende la luna sui grandi ghiacciai del polo, ma il ghiaccio rimane compatto e infecondo, cosi come rimangono le tenebre e perdura il gelo nelle notti lunari dell'inverno. La luce della luna non porta il calore, non porta la vita. Fonte di luce, di calore e di vita è il sole. Ora Maria, che ha la bellezza della luna, splende anche come un sole e irraggia un calore vivificante.
Parlando di lei, parlando a lei, non dimentichiamo che è vera Madre nostra, perché attraverso lei abbiamo ricevuto la vita divina. Egli ci ha dato Gesù, e con Gesù la sorgente stessa della grazia. Maria è mediatrice, è distributrice di grazia.
La maternità divina postula la pienezza della grazia divina e un'anima esente da ogni macchia, dato che ella riceve da Cristo la dignità e la santità più alte che ci siano. O meglio, dalla grazia sublime della maternità divina sembrano fluire come da fonte nascosta e purissima, tutti i privilegi che l'adornano in modo sovreminente.
Del resto, se consideriamo l'infiammato e soave amore con cui Dio certamente amò e ama la Madredel suo unigenito Figlio, come potremmo soltanto sospettare che ella sia stata anche per brevissimo istante soggetta al peccato e priva della grazia divina?
Poteva senza dubbio Dio, in previsione dei meriti dei Redentore, adornarla di questo singolarissimo privilegio; che non l'abbia fatto, non è neppure possibile pensarlo. Conveniva infatti che tale fosse la Madre del Redentore, da essere il più possibile degna di lui.
D'altronde non sarebbe stata degna se, macchiata dalla colpa originale, anche solo nel primo istante della sua concezione, Maria fosse stata soggetta al tristissimo dominio di satana.
Non si può dire che venga diminuita per questo la redenzione di Cristo, quasi che essa non si estenda all'intera progenie di Adamo, e che perciò qualcosa sia detratto dall'ufficio e della dignità del divin Redentore.
Se consideriamo a fondo con cura la cosa, è facile vedere come Cristo Signore abbia in verità redento la divina sua madre in modo perfettissimo; lei è stata da Dio preservata immune da qualsiasi macchia ereditaria di peccato in previsione dei meriti di lui.
Perciò, l'infinita dignità di Gesù Cristo e l'universalità della sua redenzione non vengono attenuate o diminuite da questo punto di dottrina, ma anzi accresciute in sommo grado.
Anzi, l'amore e la venerazione che dedichiamo alla nostra Madre celeste ridondano certo in gloria al suo divin Figlio, non solo perché tutte le grazie e i doni, anche eccelsi, da lui derivano come da prima fonte, ma anche perché i genitori sono la gloria dei figli.

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"L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine".
(Lc. 1, 26)
Omelia su questo vangelo di Giovanni Giusto Lanspergio.
In Solemnitate Annuntiationis B.V.M. Opera omnia, Monsterolii,1889, t.II,246-248.
Al Creatore buono e clemente era divenuto intollerabile vedere l'uomo precipitare nell'abisso. Presoda ineffabile misericordia, mandò un angelo, scelto tra i più degni: l’arcangelo Gabriele - in una città della Galilea, chiamata Nazaret.
L’ angelo scese nella casa dove abitavano i genitori della futura Madre di Dio, la Vergine santissima, la quale ormai tornata dal tempio, era promessa sposa a san Giuseppe.
L'angelo si presentò dunque a una vergine. E quale vergine! Una vergine autentica, vergine nel corpo e nell'animo più pura di un angelo. Una vergine dalla bellezza cosi fulgida che il Re dei cieli, il Figliodell'Altissimo, desidero averla per madre, scegliendola dalla turba sconfi-nata dell'umanità.
L'angelo entrò per salutare questa vergine e trasmetterle un messaggio da parte di Dio. Un messaggio inaudito: nessuna parola di tal fatta era mai stata portata in terra fino a quel giorno.
Sta scritto che l'angelo entrò da lei. Ma dove entrò? Maria era ritirata nella dimora paterna, seduta nella sua stanzetta, totalmente assorta a supplicare Dio perché liberasse gli uomini. Sprofondata nella contemplazione divina, era come interamente sospesa in Dio. Il suo spirito rimaneva costantemente unitissimo a Lui, grazie alla straordinaria purezza del proprio cuore. Ogni volta infatti che lo desiderava, ella poteva tendere verso l'Altissimo attraverso la contemplazione.
Eccola dunque seduta a invocare ardentemente il Signore perché venga in terra il Cristo, l'atteso Messia. L'angelo entra nella stanza dove Maria è dedita soltanto a Dio, raccolta in se stessa.
Gabriele si rivolge con il massimo rispetto a colei che sta per divenire la Madre di Dio: Ti saluto, o piena di grazia!
Ave, o Maria, piena di grazia. Tu sei esente da ogni macchia, anche dalla più piccola ombra.
Sei cosi perfettamente bella e immacolata, che nulla in te e mai spiaciuto a Dio.
La grazia ti ha invasa e ti possiede interamente. Il Signore è con te, tutta la Trinità ti inabita, e questo non in maniera ordinaria, ma in modo speciale e tutto proprio.
Il Signore si è compiaciuto in te, ti ha creata e gode di abitare sempre con te, invaghito della tua bellezza.
Egli ti ha avvolta totalmente di se, preservandoti dalla minima invasione del nemico. Il Signore èsempre con te, in te permane, ti fortifica, circondandoti con la sua grazia, che mai t'abban-dona.
Iddio altissimo prepara in te un'abitazione degna e adeguata per il suo Figlio, che ha desiderato nascere nel tuo grembo.
Benedetta tu fra le donne,Lc 1, 42 fra tutte le creature! La soavità divina ti ha accolta con tante e tali benedizioni, che l'onnipotente tuo Creatore decretò di essere tuo figlio: l'Immenso volle nascere come bambino grazie a te.
Tu sei benedetta fra tutte le donne, tu che godi dell'onore della verginità e sei madre dell'Onnipotente.
Unica fra tutte le donne, hai concepito senza il marchio del male e senza sofferenza dai alla luce. Questo concepimento unico ti ha reso ancora più pura e più santa.
Hai trovato grazia presso Dio.Lc 1,30 So che il tuo smarrimento e il tuo timore non esalano dal vizio, ma sono i fiori fragranti della tua virtù. Sii certa di aver trovato grazia presso Dio, di essergli piaciuta e di aver saputo divenirgli gradita oltre ogni misura.
Lo devi alle tue eminenti virtù, alla tua preghiera continua e incendiata d'amore, che ha chiesto e ottenuto la sua grazia.
Tu sei beata, Maria, perché non hai chiesto e ottenuto la grazia degli uomini, ma quella di Dio!