martedì 27 dicembre 2011

Il silenzio degli innocenti



Oggi, 28 dicembre,  la Chiesa celebra la festa dei santi martiri innocenti.
I calendari liturgici orientali e occidentali hanno tutti questa festa. Nell’anno liturgico, che si snoda secondo la narrazione cronologica dei fatti evangelici, il racconto della «strage degli innocenti» (Mt 2,13-18) ha trovato la sua logica collocazione accanto al mistero del Natale. La festa e il culto dei santi Innocenti che«confessarono Cristo non con la parola, ma con la loro morte», ci ricorda che il martirio prima di essere un omaggio dell’uomo al suo Dio, è una grazia, un dono gratuito del Signore. Lodare Dio per il sangue di bambini innocenti non appare più un assurdo a chi sa guardare con fede l’Agnello, Gesù Cristo, trionfatore d’ogni male. 
I primi capitoli del vangelo di Matteo sottolineano uno dei suoi temi principali: presentare il Cristo come il nuovo Mosè, che ha il diritto di discutere la legge e di dispensare da essa i suoi discepoli. Per questo, Matteo sceglie quelle tradizioni dell’infanzia di Gesù che consentono di stabilire un parallelo fra Cristo e Mosè. La loro nascita coincide con una strage di bambini ebrei (Es 1,8—2,10 e Mt 2,13-18), ambedue vanno in Egitto (Es 3,10 e Mt 2,13-14), ambedue attuano la parola
«dall’Egitto ho chiamato mio figlio» (Mt 2,15; Os 11,1; Es 12,37-42). Il racconto di Matteo non pone dunque l’accento sulla strage propriamente detta ma piuttosto sulla vocazione del nuovo Mosè che è gia tratteggiata dagli avvenimenti della sua infanzia.

Non parlano ancora e già confessano Cristo
Dai «Discorsi» di san Quodvultdeus, vescovo.
Il grande Re nasce piccolo bambino. I magi vengono da lontano guidati dalla stella e giungono a Bet1emme per adorare colui che giace nel presepio, ma regna in cielo e sulla terra. Quando i magi annunziano a Erode che è nato il Re, egli si turba e per non perdere il regno cerca di ucciderlo, mentre credendo in lui sarebbe stato sicuro in questa vita e avrebbe regnato eternamente nell’altra.
Che cosa temi, o Erode, ora the hai sentito the è nato il Re? Cristo non è venuto per detronizzarti, ma per vincere il demonio. Tu questo non lo comprendi, perciò ti turbi e infierisci; anzi, per togliere di mezzo quel solo che cerchi, diventi crudele facendo morire tanti bambini.
Le madri che piangono non ti fanno tornare sui tuoi passi, non ti commuove il lamento dei padri per l’uccisione dei loro figli, non ti arresta il gemito straziante dei bambini. La paura che ti serra il cuore ti spinge a uccidere i bambini e, mentre cerchi di uccidere la Vita stessa, pensi di poter vivere a lungo, se riuscirai a condurre a termine ciò the brami. Ma egli, fonte della grazia, piccolo e grande nello stesso tempo, pur giacendo nel presepio, fa tremare il tuo trono; si serve di te che non conosci i suoi disegni e libera le anime dalla schiavitù del demonio. Ha accolto i figli dei nemici e li ha fatti suoi figli adottivi.
I bambini, senza saperlo, muoiono per Cristo, mentre i genitori piangono i martiri che muoiono. Cristo rende suoi testimoni quelli che non parlano ancora. Colui the era venuto per regnare, regna in questo modo. Il liberatore incomincia già a liberare e il salvatore concede già la sua salvezza.
Ma tu, o Erode, the tutto questo non sai, ti turbi e incrudelisci e mentre macchini ai danni di questo bambino, senza saperlo, già gli rendi omaggio.

O
 meraviglioso dono della grazia! Quali meriti hanno avuto questi bambini per vincere in questo modo? Non parlano ancora e già confessano Cristo! Non sono ancora capaci di affrontare la lotta perché non muovono ancora le membra, e tuttavia già portano trionfanti la palma della vittoria.

Di seguito riporto i testi della Messa di oggi:


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 
1 Gv 1,5-2,2
Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.


Salmo Responsoriale
 Dal Salmo 123
Chi dona la sua vita risorge nel Signore.
Se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera.

Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose.

Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore;
ti acclama la candida schiera dei martiri.

Alleluia.



Vangelo 
Mt 2,13-18
Erode mandò ad uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme.

Dal vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».


A commento pubblico alcuni numeri tratti dal "Catechismo della Chiesa Cattolica", particolarmente quelli che si riferiscono al rispetto della vita umana (nn.2258-2262), all'aborto (nn.2270-2275), alla eutanasia (nn.2276-2279), ed al rispetto dell'anima altrui, con specifica attenzione all'atteggiamento di coloro che provocano "scandali". Vedrete che sarà una lettura molto interessante...

PARTE TERZA

LA VITA IN CRISTO


SEZIONE SECONDA
I DIECI COMANDAMENTI
CAPITOLO SECONDO
«AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO»
ARTICOLO 5
IL QUINTO COMANDAMENTO
« Non uccidere » (Es 20,13).
« Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio". Ma io vi dico: Chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio » (Mt 5,21-22).
2258 « La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente ». 168
La testimonianza della storia sacra
2259 La Scrittura, nel racconto dell'uccisione di Abele da parte del fratello Caino,169 rivela, fin dagli inizi della storia umana, la presenza nell'uomo della collera e della cupidigia, conseguenze del peccato originale. L'uomo è diventato il nemico del suo simile. Dio dichiara la scelleratezza di questo fratricidio: « Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello » (Gn4,10-11).
2260 L'Alleanza tra Dio e l'umanità è intessuta di richiami al dono divino della vita umana e alla violenza omicida dell'uomo:
« Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto [...]. Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio egli ha fatto l'uomo » (Gn 9,5-6).
L'Antico Testamento ha sempre ritenuto il sangue come un segno sacro della vita.170 Questo insegnamento è necessario in ogni tempo.
2261 La Scrittura precisa la proibizione del quinto comandamento: « Non far morire l'innocente e il giusto » (Es 23,7). L'uccisione volontaria di un innocente è gravemente contraria alla dignità dell'essere umano, alla « regola d'oro » e alla santità del Creatore. La legge che vieta questo omicidio ha una validità universale: obbliga tutti e ciascuno, sempre e dappertutto.
2262 Nel discorso della montagna il Signore richiama il precetto: « Non uccidere » (Mt 5,21); vi aggiunge la proibizione dell'ira, dell'odio, della vendetta. Ancora di più: Cristo chiede al suo discepolo di porgere l'altra guancia, 171 di amare i propri nemici. 172 Egli stesso non si è difeso e ha ingiunto a Pietro di rimettere la spada nel fodero. 173

L'aborto
2270 La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. 181
« Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato » (Ger 1,5).
« Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra » (Sal 139,15).
2271 Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale:
« Non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita ». 182

« Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come pure l'infanticidio sono abominevoli delitti ». 183
2272 La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. « Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae », 184 « per il fatto stesso d'aver commesso il delitto » 185 e alle condizioni previste dal diritto. 186 La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.
2273 Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione:
« I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell'autorità politica; tali diritti dell'uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell'atto creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare: il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento alla morte ». 187
« Nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto. [...] Come conseguenza del rispetto e della protezione che vanno accordati al nascituro, a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti ». 188
2274 L'embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano.
La diagnosi prenatale è moralmente lecita, se « rispetta la vita e l'integrità dell'embrione e del feto umano ed è orientata alla sua salvaguardia o alla sua guarigione individuale [...]. Ma essa è gravemente in contrasto con la legge morale quando contempla l'eventualità, in dipendenza dai risultati, di provocare un aborto: una diagnosi [...] non deve equivalere a una sentenza di morte ». 189
2275 « Si devono ritenere leciti gli interventi sull'embrione umano a patto che rispettino la vita e l'integrità dell'embrione, non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale ». 190
« È immorale produrre embrioni umani destinati a essere sfruttati come "materiale biologico" disponibile ». 191
« Alcuni tentativi d'intervento sul patrimonio cromosomico o genetico non sono terapeutici, ma mirano alla produzione di esseri umani selezionati secondo il sesso o altre qualità prestabilite. Queste manipolazioni sono contrarie alla dignità personale dell'essere umano, alla sua integrità e alla sua identità » 192 unica, irrepetibile.
L'eutanasia
2276 Coloro la cui vita è minorata o indebolita richiedono un rispetto particolare. Le persone ammalate o handicappate devono essere sostenute perché possano condurre un'esistenza per quanto possibile normale.
2277 Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l'eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile.
Così un'azione oppure un'omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un'uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L'errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere. 193
2278 L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'« accanimento terapeutico ». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.
2279 Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d'ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L'uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate.

Il rispetto dell'anima altrui: lo scandalo
2284 Lo scandalo è l'atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo. Attenta alla virtù e alla rettitudine; può trascinare il proprio fratello alla morte spirituale. Lo scandalo costituisce una colpa grave se chi lo provoca con azione o omissione induce deliberatamente altri in una grave mancanza.
2285 Lo scandalo assume una gravità particolare a motivo dell'autorità di coloro che lo causano o della debolezza di coloro che lo subiscono. Ha ispirato a nostro Signore questa maledizione: « Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli, [...] sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare » (Mt 18,6). 194 Lo scandalo è grave quando a provocarlo sono coloro che, per natura o per funzione, sono tenuti ad insegnare e ad educare gli altri. Gesù lo rimprovera agli scribi e ai farisei: li paragona a lupi rapaci in veste di pecore. 195
2286 Lo scandalo può essere provocato dalla legge o dalle istituzioni, dalla moda o dall'opinione pubblica.
Così, si rendono colpevoli di scandalo coloro che promuovono leggi o strutture sociali che portano alla degradazione dei costumi e alla corruzione della vita religiosa, o a « condizioni sociali che, volutamente o no, rendono ardua o praticamente impossibile una condotta di vita cristiana, conformata ai precetti del Sommo Legislatore ». 196 La stessa cosa vale per i capi di imprese i quali danno regolamenti che inducono alla frode, per i maestri che « esasperano » 197 i loro allievi o per coloro che, manipolando l'opinione pubblica, la sviano dai valori morali.
2287 Chi usa i poteri di cui dispone in modo tale da spingere ad agire male, si rende colpevole di scandalo e responsabile del male che, direttamente o indirettamente, ha favorito. « È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono » (Lc 17,1).

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Riporto da "La Bussola Quotidiana" di oggi 28 dicembre i seguenti due articoli:

I Santi Innocenti

I SANTI INNOCENTI E IL POTERE OMICIDA

«Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande. Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più!»
Ho passato il giorno dopo Natale ospite di una sorella, diventata bisnonna di due bambine, l’una di quattro mesi, l’altra di venti giorni. Anch’esse ospiti con noi, insieme con i rispettivi papà e mamme.
Il viso paffutello della più grandina, i piccoli malesseri dell’ultima nata: il Natale era sotto i nostri occhi. Bambini come Gesù Bambino, come tutti i bambini. Si può immaginare di far del male a un bambino, totalmente affidato all’affetto e alle cure delle persone che gli stanno attorno? Si può immaginare la violenza contro un bambino? Il potere, ogni potere, realizza questo abisso di tragedia. Ce lo ricordano ogni anno, dopo Natale, i Santi Innocenti, uccisi da un potere timoroso di venire sovvertito dalla nascita di un Bambino.
L’uccisione dei bambini di Betlemme è il segno più emblematico del potere che annienta tutto ciò che è altro da sé, considerandolo come nemico. Il grande potere di ogni dittatura e di ogni istituzione assolutista e statalista, ma anche il potere di chi vuole attestarsi nella vita secondo una propria misura, secondo un progetto definito in anticipo, che non accetta l’insorgere di alcuna novità e contraddice a ciò che accade.
L’altro non più considerato come dono e possibilità e nuovo contributo alla tua vita, ma come ostacolo da allontanare o eliminare. Quando questa terribile iattura entra nel cuore delle famiglie, diventa sterilità e abolizione della vita che domanda di nascere. Purtuttavia, la realtà è cocciuta e procede per i fatti suoi. Erode viene roso dai vermi, e la coscienza viene trafitta dai rimorsi. La famiglia si intristisce, così come la società si indebolisce. Salvete, flores martyrum, canta la liturgia. Nell’uccisione dei bambini di Betlemme il pianto delle madri invase la terra e salì fino al cielo.
Anche il lamento per un rimorso non sanato - affidato all’abbraccio del Bambino Gesù, a sua volta "salvato" dal martirio dei Santi Bambini Innocenti -  può diventare nuova speranza di vita.(A. Busetto)

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Storia di I.

GLI ERODI DI OGGI

«Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande. Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più!»
L'ordine a cui appartengo celebra il 28 dicembre la propria “giornata mondiale”. Abbiamo una lunga tradizione di servizio a bambini e ragazzi, e la festa dei Santi Innocenti ricorda a noi e ai nostri amici che anche oggi le forme di sopruso ed abbandono dei minori sono molteplici.
Per questo tutti noi, religiosi e laici, ci adoperiamo in diversi Paesi del mondo. Non ci occupiamo solo di orfanotrofi, l'espressione forse più antica e conosciuta, ma anche di istruzione, liberazione dal lavoro minorile, riabilitazione dei detenuti delle carceri minorili, dipendenza da sostanze chimiche come droghe o solventi, vari tipi di sfruttamento, integrazione dei Rom, giusto per citare alcune forse odierne di presenza dell'antico Erode, che aveva sacrificato i bambini alla propria sete di potere, alla propria sicurezza personale e politica. Ogni anno si promuovono iniziative per creare consapevolezza circa l'una o l'altra forma di oppressione dei piccoli.
Pochi giorni fa ho conosciuto I., un piccolo di sei anni, ospite di una nostra comunità per minori dove vari di loro non hanno più alcun familiare. La loro famiglia ora siamo noi.
I. è un bambino vivace ma ben educato, intelligente, sveglio, amichevole, affettuoso ma per nulla appiccicoso, pieno di vita, in buona salute, bello e promettente. Sprizza gioia di vivere da tutti i pori, e non lo fa per posa: è proprio così. Appena ti vede ti salta al collo, ma mica ci resta per molto: ti coinvolge in una vorticosa conversazione che spazia ampiamente oltre i confini dei pensieri che occupavano la tua mente un minuto prima.
Ma è la sua storia che mi ha fatto pensare. I. è nato da uno stupro. Può darsi che la sua giovane mamma avesse qualche responsabilità; può darsi che non tutte le persone che frequentava fossero delle più raccomandabili. Abbiamo esempi, anche recenti, in cui situazioni del genere vengono risolte sommariamente con il ricorso all'aborto. Appare persino ragionevole, per quanto sia mostruoso. I. avrebbe potuto morire prima di nascere, e non avremmo mai avuto la gioia di conoscere questo gioiello di bambino.
Qualunque fosse la sua reputazione, alla mamma di I. si dovrebbe fare un monumento. Decise di tenere il bambino, di volergli bene, di crescerlo. Questo, nonostante fosse isolata dalla famiglia ed il disgraziato che le aveva fatto violenza non avesse alcuna intenzione di prendersi le proprie responsabilità.
Pur con tutte le difficoltà del caso, I. è nato. Non solo: è evidente dall'intera sua persona che è stato profondamente amato. È decisamente un bambino al di sopra della media, in ogni senso.
Ed allora che cosa ci fa nella nostra comunità? Varie settimane fa, durante una notte mentre I. dormiva, qualcuno ha ucciso sua mamma. È stato lui ad accorgersene ed a dare l'allarme. E di punto in bianco non ha avuto più nessuno al mondo.
Tuttavia era diventato il beniamino del vicinato, e si è immediatamente iniziato a cercare una soluzione. Le autorità competenti lo hanno poi portato da noi, dove si è inserito subito benissimo ed è diventato l'anima del gruppo.
Per questo dico che alla sua giovane mamma bisognerebbe fare un monumento: contro ogni buon senso e ragionevolezza mortifera, così comune anche tra i benpensanti, ebbe il coraggio di decidere per la vita. Benedetta incosciente! Che Dio l'abbia in gloria, anche solo per questo atto.
Sappiamo invece quanti stupendi e promettenti I. muoiono ogni momento, anche ora che sto scrivendo, anche ora che qualcuno mi sta leggendo.
Erode è ancora all'opera, per liberarsi di tutto ciò che può disturbare la sua sicurezza, il suo potere, la sua apparente libertà d'azione, la sua comodità, la sua carriera. Il 28 dicembre arriva ogni anno a ricordarcelo, come un improvviso salutare schiaffo che ci risveglia dal nostro torpore.(P. Vajra)

Vedi anche il mio post dal titolo: "Come ai tempi di Erode", del 12 dicembre scorso.