sabato 10 dicembre 2011

Giovanni Battista sospinge verso lo Sposo




Non possiamo far passare questo sabato della seconda settimana di Avvento senza ricordare la seconda lettura dell'Ufficio, tratta...

Dai «Discorsi» del beato Isacco della Stella, abate
(Disc. 51; PL 194, 1862-1863. 1865)

Maria e la Chiesa
Il Figlio di Dio è il primogenito tra molti fratelli; essendo unico per natura, mediante la grazia si è associato molti, perché siano uno solo con lui. Infatti «a quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12). Divenuto perciò figlio dell'uomo, ha fatto diventare figli di Dio molti. Se ne è dunque associati molti, lui che è unico nel suo amore e nel suo potere; ed essi, pur essendo molti per generazione carnale, sono con lui uno solo per generazione divina.
Il Cristo è unico, perché Capo e Corpo formano un tutt'uno. Il Cristo è unico perché è figlio di un unico Dio in cielo e di un'unica madre in terra.
Si hanno insieme molti figli e un solo figlio. Come infatti Capo e membra sono insieme un solo figlio e molti figli, così Maria e la Chiesa sono una sola e molte madri, una sola e molte vergini. Ambedue madri, ambedue vergini, ambedue concepiscono per opera dello Spirito santo senza concupiscenza, ambedue danno al Padre figli senza peccato. Maria senza alcun peccato ha generato al corpo il Capo, la Chiesa nella remissione di tutti i peccati ha partorito al Capo il corpo.
Tutt'e due sono madri di Cristo, ma nessuna delle due genera il tutto senza l'altra.
Perciò giustamente nelle Scritture divinamente ispirate quel ch'è detto in generale della vergine madre Chiesa, s'intende singolarmente della vergine madre Maria; e quel che si dice in modo speciale della vergine madre Maria, va riferito in generale alla vergine madre Chiesa; e quanto si dice d'una delle due, può essere inteso indifferentemente dell'una e dell'altra.
Anche la singola anima fedele può essere considerata come Sposa del Verbo di Dio, madre figlia e sorella di Cristo, vergine e feconda. Viene detto dunque in generale per la Chiesa, in modo speciale per Maria, in particolare anche per l'anima fedele, dalla stessa Sapienza di Dio che è il Verbo del Padre: Fra tutti questi cercai un luogo di riposo e nell'eredità del Signore mi stabili (cfr. Sir 24, 12). Eredità del Signore in modo universale è la Chiesa, in modo speciale Maria, in modo particolare ogni anima fedele. Nel tabernacolo del grembo di Maria Cristo dimorò nove mesi, nel tabernacolo della fede della Chiesa sino alla fine del mondo, nella conoscenza e nell'amore dell'anima fedele per l'eternità.


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Per prepararci a domani, propongo invece il Discorso 379 di sant'Agostino:

DISCORSO 379 DI SANT'AGOSTINO NELLA FESTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA.

Il profondo mistero del Battista.

1. San Giovanni Battista si manifestò così grande tra gli altri uomini da ricevere la testimonianza di Cristo stesso, nostro Signore: Tra i nati di donna nessuno è mai stato più grande di Giovanni il Battista. Dalla lettura del santo Vangelo abbiamo udito come fu concepito prodigiosamente, quando più non ve n'era speranza, e come la sua nascita ebbe l'alta testimonianza dello Spirito Santo. Suo padre divenne muto avendo mancato di fede, poiché non credette all'annuncio dell'angelo; la voce gli tornò alla nascita del figlio. Il mistero grande e profondo di quest'uomo tanto grande è difficile da spiegare, difficile da penetrare in modo degno. Ma oggi che è la sua festa, e questo è l'argomento che voi dovete, e anche desiderate, sentirvi illustrare, tratteremo nella misura delle nostre forze e come Dio ce ne farà dono, del mistero di quest'uomo.

Il Battista rende testimonianza a Gesù.

2. Giovanni fu inviato davanti a Cristo nostro Signore. Nel corso dei secoli precedenti furono mandati anche Profeti, che non mancarono di predicare il Cristo e di annunciarne la venuta: stava per giungere un Giudice così alto che doveva essere preceduto da molti annunciatori. Addirittura dagli esordi dell'umanità Cristo venne incessantemente annunciato, e non si possono neppure enumerare tutte le profezie della sua venuta, tanto sono numerose; coloro che si applicano allo studio della sacra Scrittura conoscono quello che io taccio e comprendono quello che dico. Da ultimo nacque Giovanni, un uomo, ma un uomo tale che nessuno vi fu più grande di lui, nessuno a lui paragonabile. A lui doveva seguire Cristo che non è soltanto uomo, ma anche Dio: Dio e uomo perché Dio si è incarnato. E` Dio sempre, uomo per un certo tempo; Dio prima del tempo, uomo nel tempo; Dio prima dei secoli, uomo alla fine dei secoli; quel Dio per mezzo del quale fu creato l'uomo, quel Dio che creò l'uomo, e per l'uomo si degnò di diventare lui stesso quella creatura che aveva creato. Questo il Cristo. Giovanni fu invece soltanto un uomo, ma gli spettava di portare la testimonianza più alta che era dovuta al Cristo, il quale era più che uomo, perché appunto non lo si credesse soltanto uomo.

Ascoltiamo la testimonianza.

3. Questo in breve l'essenziale da dire. Ma se gli ascoltatori più pronti hanno potuto già capire, io non devo trascurare i più lenti e a loro spiegherò in modo più chiaro, con l'aiuto di Dio, quello che ho già detto. Cristo dunque non è solo Dio, non è solo uomo, ma è Dio, il Dio che ci ha creati, e uomo, l'uomo che ci ha ricreati. Giovanni invece è soltanto uomo. Ma quanto grande uomo sia domandiamolo a Colui che è uomo e Dio: O Signore, chi è Giovanni? quanto è grande? Egli ci dice: Tra i nati di donna nessuno è mai stato più grande di Giovanni il Battista. O Giovanni, uomo grande sopra ogni altro uomo, io domando ora a te: Dimmi chi è costui, dimmi, o uomo grande, chi è costui che è creduto solo uomo? Lui ci risponde: Uno a cui non sono neppure degno di portare i sandali; e ancora, riferendosi a Cristo Signore: Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa, e riferendosi a sé: L'amico dello sposo sta lì e lo ascolta e si rallegra delle sue parole. Un'altra testimonianza ci viene data dallo stesso Giovanni: Dalla ricchezza di lui noi tutti abbiamo ricevuto.

La divinità del Verbo.

4. Vi esorto, fratelli, a penetrare con la vostra intelligenza e meditare il mistero della salvezza, ad aver sempre fame della parola di Dio, a far vostro quello che noi predichiamo, perché possiamo godere insieme della verità. Cerchiamo di sapere da Giovanni l'Evangelista chi sia e quanto sia grande Cristo Signore nostro, il quale per noi si è fatto tanto piccolo. Egli dice di lui: In principio era il Verbo. Mentre Mosè dice: In principio Dio fece il cielo e la terra, Giovanni non dice: In principio Dio fece il Verbo, ma:In principio era il Verbo, perché il Verbo era prima che in principio fossero fatti il cielo e la terra, e il Verbo c'era appunto perché fossero create le cose; ma era il Verbo di Dio, perché non fosse svilito dalla consuetudine della parola umana il Verbo per mezzo del quale la creazione fu fatta. Ascolta Giovanni: Il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio; e ancora egli ne precisa l'opera e la grandezza: Tutto fu fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto. Ciò che fu fatto, in lui era vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.

La luce vera.

5. Interroghiamoci che cosa significhi: Le tenebre non l'hanno accolta. Dovete essere luce per ricevere la luce. E` la fede che deve rendervi luce, perché giungiate a vedere: infatti finché abitiamo nel corpo, siamo in esilio, lontani dal Signore, e se siamo lontani dal Signore, siamo lontani dalla luce. Ma non dobbiamo restare nelle tenebre: Guardate a lui e sarete raggianti. Poiché Giovanni l'Evangelista, dicendo: La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno accolta, non intendeva certo che restassero le tenebre, subito dopo aggiunge: Dio mandò un uomo che si chiamava Giovanni. Dio non poteva esser visto: per questo fu accesa la lampada. Vi fu un uomo di nome Giovanni. La luce di Cristo era troppo forte perché occhi cisposi potessero riceverla, e fu data come aiuto per loro una lampada che desse testimonianza della luce: Fu mandato da Dio un uomo di nome Giovanni. Egli venne come testimone della luce. Proprio perché la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno accolta, venne Giovanni, uomo che aveva parte alle tenebre nella sua debolezza di uomo soggetto alla morte. Egli è venuto per rendere testimonianza alla luce, per dire del Cristo quello che uomo non può capire. Il testo così prosegue: Non era la luce vera, ma doveva essere testimone della luce; e precisa di quale luce è testimone: la luce vera, e qual è la luce vera:quella che illumina ogni uomo che nasce. Illumina anche Giovanni dunque, di cui nessun uomo è mai stato più grande. E se illumina ogni uomo, è vero quello che ha scritto Giovanni: Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto.

Giovanni fu lucerna accesa.

6. Giovanni dunque non era la luce, se lo attesta il Vangelo, se lo dice l'altro Giovanni, che era verace anche lui: Egli non era la luce. Eppure, furono detti luce gli Apostoli: come poteva non essere luce colui del quale nessun uomo fu più grande? E gli Apostoli furono detti " luce " da Cristo stesso che rivolgendosi a loro dichiarò: Voi siete la luce del mondo. Si, anche Giovanni era luce: non oserei rifiutare a Giovanni quello che fu attribuito agli Apostoli, né smentire Gesù stesso che si degnò di dargli una tale testimonianza, che nessuno degli uomini fu più grande di Giovanni il Battista. Chiediamo a colui che ha promesso d'illuminarci, di risolverci in modo chiaro questo problema. L'affermazione che egli non era la luce è stata fatta perché non credessimo di ricevere da lui la luce; ma egli era luce in quanto era stato acceso, mentre non era per sé luce che dovesse illuminare altri. Per fare appunto capire in che senso egli non era luce, viene subito precisato rispetto a chi non era luce: C'era la luce vera. E` specificato: vera, cioè quella che illumina ogni uomo. La lampada che viene accesa è invece luce non per sua facoltà, ma perché la luce le viene comunicata. Mentre poi la luce vera che illumina non si spegne, la lampada può essere accesa e spenta. Gli Apostoli furono detti " luce " in quanto lampade. Con questa affermazione non faccio offesa alcuna agli Apostoli: lo conferma quello che Gesù stesso dice nel seguito del testo: dopo aver detto: Voi siete la luce del mondo, prosegue: Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio; il che vuol dire che gli Apostoli sono luce in quanto lampade. Quanto a Giovanni, udiamo ancora il Signore dire di lui: Egli è la lampada che arde e risplende. Sono dunque lampade sia gli Apostoli sia Giovanni. Giustamente egli si riconobbe lampada collocandosi al di sotto della luce dicendo: Non sono degno di sciogliergli i lacci dei sandali. E` bene che non si sia posto in alto, perché il vento della superbia non spegnesse la sua luce.

Con il suo insegnamento Giovanni ci sospinge al Cristo.

7. Abbiamo dunque imparato da Giovanni, cioè da un uomo, che ci si deve affidare al Cristo, si deve porre in Cristo, non nell'uomo la propria speranza. Ponendoci di fronte a Giovanni, uomo grande, il più grande degli uomini, consideriamo a che cosa egli ci solleciti. Lui, Giovanni, l'amico dello sposo, spinge verso lo sposo, non attrae a sé. Allo stesso modo anche l'apostolo Paolo, egli pure amico dello sposo, non voleva che i fedeli riponessero speranza in lui; quegli uomini ancora carnali erano divisi tra loro in quel tempo e andavano dicendo alcuni: Io sono di Paolo, altri: Io sono di Apollo; altri: Io sono di Cefa; altri ancora: Io sono di Cristo. Le prime tre voci provengono da chi è paglia, una sola - Io sono di Cristo - è la voce di chi è frumento che, ventilato sull'aia, apparirà alla fine dei tempi e sarà il raccolto che riempirà il granaio della vita eterna. L'apostolo Paolo pieno di zelo per lo sposo, non per se stesso, rimprovera i primi, respingendoli con distacco da sé: Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?. Mentre poteva essere un onore per lui che volessero essere suoi, egli lo rifiuta, perché teme in tal caso la morte per tutti; vuole invece che appartengano tutti, insieme con lui, al Cristo, per non essere buttati via nel vaglio del giudizio. Chiede: Forse Paolo è stato crocifisso per voi?. Si dichiara amico dello sposo: pieno di zelo per lui, non per se stesso; e li invita a riflettere sul caso di uno che, andando lontano, affidi la sua sposa a un amico; se mentre lui è lontano, la donna fosse presa da passione per l'amico cui è affidata, l'amico certo ne proverebbe orrore, non volendo mancare alla fede data. Allo stesso modo vediamo Giovanni rinviare a un altro, dicendo: Io vi battezzo in acqua, ma Colui che viene dopo di me è più potente di me, e io non sono degno di sciogliergli il legaccio del sandalo. Egli vi battezzerà in Spirito Santo. E` un invito a non fermarsi presso di lui, ma attraverso lui passare a Colui che li ha creati tutti, Colui che dona la vita. Noi tutti - dice - abbiamo ricevuto dalla sua pienezza. Poiché tutti attingono alla stessa fonte, egli li invita ad attingervi tutti insieme con lui per non rischiare di perire per superbia. Giovanni dunque sospinge verso il Cristo. Per quanto giusti possano essere, per quanta grazia possano avere, per quanto possano brillare per sapienza o alti meriti, [Giovanni e i Profeti] non sono che i monti di cui parla il Salmo: Alzo gli occhi verso i monti da cui mi verrà l'aiuto. Poiché v'era un uomo mandato da Dio, di nome Giovanni, che venne per dare testimonianza alla luce, abbiamo levato gli occhi al monte - Giovanni - per averne aiuto, perché egli dà testimonianza della luce. Ma proseguendo nel Salmo comprendiamo che non ci si deve fermare al monte: Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto il cielo e la terra, cioè dal Cristo attraverso il quale tutto è stato creato. Egli ha fabbricato il mondo in quanto il Verbo del Padre, il quale creò tutto con il Verbo. Non è da disprezzare l'umile veste con cui si presentò, perché la scelse per curare l'uomo malato; e non gli ha fatto perdere valore l'essersi celato, perché, se si fosse rivelato apertamente, l'uomo non ne avrebbe sopportato la vista. Lo dobbiamo ringraziare perché, rivestendo la forma umana, si mise al livello della nostra debolezza per renderci partecipi della sua divinità. Cantiamo ora la nostra fede per poter giungere a contemplarlo. Camminiamo sulla via per giungere alla patria; lui ci attende là dove giungeremo. E` venuto a noi per la via per la quale noi ritorniamo a lui, ma come è venuto senza allontanarsi da là, così è asceso al cielo senza abbandonare noi qui.