domenica 16 ottobre 2011

Il volto femminile della Nuova Evangelizzazione

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ROMA, domenica, 16 ottobre 2011- La donna come fonte di speranza del futuro. La donna come generatrice della vita. La donna come linfa della nuova evangelizzazione. È partendo da questi temi che si è svolto, venerdì 14 ottobre, nell’auditorium dell’Università Pontificia Regina Apostolorum di Roma, il convegno dal titolo “Il volto femminile della nuova evangelizzazione”.

Il convegno, organizzato dall’Istituto di Studi Superiori sulla Donna, interno allo stesso Ateneo, ha visto l’intervento di numerose figure femminili in qualità di testimoni del ruolo svolto dalla donna nei vari ambiti: nella Chiesa, nel sociale, nella tutela dei diritti umani, nelle iniziative di pace.

Tanti i nomi conosciuti, che hanno diviso il palco con semplici suore missionarie, insegnanti di scuole d’infanzia e coppie di genitori. Esperienze diverse, quindi, accomunate, però, dalla volontà di ricalcare l’importanza della figura femminile nel mondo odierno, alla luce della fede: attraverso ricordi, aneddoti, oppure con progetti, video o la pittura e il canto.

In una intera giornata tutta in rosa erano presenti: Cherie Blair, moglie dell’ex premier britannico Tony, che ha parlato della sua Foundation for Women, di cui è presidente; suor Maria Pia Iammarino, missionaria francescana dei poveri, che ha raccontato la battaglia contro la prostituzione portata avanti a Padova insieme alle sue sorelle; Maria Falcone, sorella del defunto giudice Giovanni Falcone, con il suo impegno di “Educazione alla legalità” rivolto ai giovani di tutta Italia e Roberta Cocco, direttore marketing di Microsoft, che ha parlato di “Futuro @l femminile”, progetto di responsabilità sociale di Microsoft per potenziare il rapporto tra donne e tecnologia.

Erano presenti poi Paloma Gòmez Borrero, inviata speciale al seguito di Giovanni Paolo II, con cui
ha girato il mondo circa 29 volte, che ha parlato della figura della donna nel pontificato del Beato Papa polacco; Lucia Abignente, del movimento dei Focolari, che attraverso un video dedicato a Chiara Lubich ha mostrato il “radicalismo dell'amore” che ha caratterizzato l'opera di questa “apostola del dialogo” del nostro tempo.

Ancora la simpatica suor Elvira de Witt, che dal 2001, per far fronte alla crisi vocazionale, ha deciso di aprire un blog per dialogare con possibili novizie; Lithian Ricci, pittrice milanese, che dedica la sua arte a ritrarre figure di sante in un contesto moderno, e Carla Giardini, che ha raccontato la sua esperienza di insegnante Montessori, come una vera e propria missione affidatagli da Dio per farsi mezzo di amore per i suoi piccoli alunni.

Tra gli interventi sicuramente più toccanti e appassionati vanno ricordati poi quelli di suor Abir Hanna, Chiara Amirante (nella foto sopra) e Jocelyne Khoueiry. Suor Abir Hanna, monaca agostiniana di clausura in Libano, ha partecipato al convegno attraverso un filmato, raccontando la bellezza della vita monacale, paragonandola delicatamente ad un utero, ovvero qualcosa di nascosto agli occhi, ma dove Dio feconda la vita; una vita che non rimane chiusa in se stessa, ma nasce e scorre per creare un'unica rete che mette tutti in comunione.

“L’arte di amare” è stata invece l’oggetto del discorso di Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti, orgogliosa testimone dei miracoli che Dio ha compiuto con il “Popolo della notte”, questi ragazzi, cioè, che, disperati, abbandonati e nel disagio più totale vagano di sera per la città, in attesa solo di essere ascoltati, considerati, amati. “Mendicanti di amore”, li ha definiti Chiara, che grazie a all’arte di amare, grazie, cioè, all’annuncio di un Dio che non li giudica ma, anzi, è morto è risorto per tutti, hanno abbandonato l’inferno della strada per inseguire e scoprire Gesù che è gioia, luce e pienezza.

Un’esperienza simile è quella di Jocelyne Khoueiry, che questo amore lo ha conosciuto nel disastroso contesto delle guerre civili in Libano, vissute da lei come Comandante delle Milizia Femminile delle Forze libanesi. Proprio lì, tra le bombe e la distruzione, un giorno, Jocelyne ha deciso di abbandonarsi alla volontà Dio: di essere non uno strumento di morte, bensì di annuncio della gioia che viene dal Vangelo. Abbandonata la vita militare, Jocelyne ha infatti dedicato la sua vita al volontariato attivo fondando due centri di “addestramento” alla pace. Profondo e sentito, infine, l’intervento di monsignor Luigi Negri, Vescovo della Diocesi di San Marino – Montefeltro “Credo che la donna abbia, in questa fase di nuovo annunzio della fede, in un mondo come il nostro, un compito fondamentale: mostrare che Cristo cambia la vita concreta, quotidiana della carne e del sangue, della maternità e della paternità, dell’educazione, della capacità di solidarietà”.

Una giornata intensa, quindi, ricca di testimonianze concrete, che può essere sintetizzata con le parole del rettore dell’Università, Padre Pedro Barrajón LC: “La creatività propria della donna, il suo genio femminile hanno dato e daranno ancora alla Chiesa un contributo unico per poter attingere acque vive dal Vangelo e portarle nel mondo di oggi”. “Sin dalle origini - ha proseguito il rettore - le donne hanno avuto un ruolo essenziale nella trasmissione della fede. Non a caso Gesù ha confidato a loro il primo grande compito di annunciare la sua risurrezione ed è a loro che ha indirizzato le sue parole di incoraggiamento: non abbiate paura”. (S. Cernuzio)

Fonte: Zenit

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A proposito di donne, proprio oggi 16 ottobre abbiamo ricordato: Edwige di Polonia...

Nacque in Baviera verso l’anno 1174. Ebbe sette figli dal suo matrimonio con il principe di Slesia. Condusse una vita devota, fu benefica verso i poveri e i malati, per i quali fondò diversi ospedali. Il momento più drammatico della sua vita fu quando dovette andare a cercare sul campo di battaglia il figlio primogenito ucciso nello sforzo di contrapporsi all’invasione dei Tartari. Trascorre la sua vedovanza come “oblata” delle Cistercensi di Trebnitz. Faceva tutto per piacere solo a Gesù dal quale attendeva la meritata ricompensa. E questa venne nel 1243. Proclamata santa nel 1267, è considerata particolare patrona della Slesia una delle regioni della Polonia.

DAGLI SCRITTI...
Dalla «VIta di santa Edvige» scritta da un autore contemporaneo
Il suo animo tendeva sempre a Dio

Ben sapendo la serva di Dio che le pietre vive, che sono destinate alla costruzione della Gerusalemme celeste, devono essere rifinite in questo mondo a colpi di contrarietà e di umiliazioni, e che per salire alla felicità eterna ed alla patria gloriosa bisogna passare per molt tribolazioni, si espose totalmente ai rovesci delle sofferenze, e senza compassione logorò il suo corpo con molti flagelli. Si macerò infatti ogni giorno con digiuni ed astinenze tali, che molti si meravigliavano come mai una donna così debole e delicata potesse sopportare tormenti di tal genere. Quanto più spesso si dava alla mortificazione del corpo, in cui tuttavia usava intelligente discrezione tanto più speditamente avanzava nel vigore dello spirito e nell’aumento della grazia, continuamente alimentata dal fuoco del divino amore e della devozione. Infatti assai spesso era trasportata in alto e si intratteneva con Dio con desiderio tanto infuocato che, resa insensibile, non avvertiva più la presenza di questo mondo.
Come con la devozione dell’anima tendeva sempre a Dio, così si chinava verso il prossimo con la sua benefica carità. Dava generosamente l’elemosina ai bisognosi, elargiva benefici a comunità e persone religiose, sia fuori che dentro i monasteri, fu munifica con le vedove e gli orfani, coi malati e i deboli, coi lebbrosi e i carcerati, coi pellegrini e le nutrici bisognose di sostentamento. Insomma, concedeva ogni genere di favori e non permise che alcuno se ne andasse da lei senza aver ricevuto aiuto. E siccome questa serva di Dio non trascurò mai di compiere tutto il bene che poteva, Dio le concesse una particolare grazia. Quando si sentiva umanamente del tutto esaurita e priva di forze, con la potenza divina della passione di Cristo riusciva ancora a fare ciò che la necessità del prossimo richiedeva da lei. Perciò a quanti ricorrevano a lei per la salute dell’anima e del corpo, a tutti portava aiuto secondo il beneplacito della divina bontà.(Acta Sanctorum Octobris 8 [1853], 201-202).


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... e Margherita Maria Alacocque

Nacque nel 1647 nella diocesi di Autun in Francia. Accolta tra le suore della Visitazione di Paray-le-Monial, percorse rapidamente la via della perfezione. Ricevette mistiche rivelazioni, particolarmente sulla devozione verso il Cuore di Gesù, e lavorò molto per introdurre il culto nella Chiesa. Morì il 17 ottobre del 1690.

MARTIROLOGIO
A Paray-le-Monial, nella diocesi d Autun, santa Margherita Maria Alacoque. Religiosa dell’Ordine della Visitazione della beata Vergine Maria, si segnalò per esimi meriti nel propagare la devozione verso il sacratissimo Cuore di Gesù e nel promuovere il pubblico culto del medesimo, e dal Papa Benedetto decimoquinto fu inserita nel catalogo delle sante Vergini.

DAGLI SCRITTI...
Cuore Sacratissimo di GesùDalle «Lettere» di santa Margherita Maria Alacoque vergine
Dobbiamo conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza

Mi sembra che il grande desiderio di Nostro Signore che il suo Sacro Cuore venga onorato in modo particolare abbia lo scopo di rinnovare nelle anime gli effetti della sua redenzione. Infatti il suo Sacro Cuore é una fonte inesauribile che cerca solo di riempire i cuori umili, vuoti, distaccati da ogni cosa e sempre pronti a sacrificarsi per rendergli piacere. Questo Cuore divino é una fonte inesausta, dalla quale scendono ininterrottamente tre canali: il primo è quello della misericordia verso i peccatori e porta loro lo spirito di contrizione e di penitenza. Il secondo é quello della carità e scorre per portare aiuto a tutti i miserabili che si trovano in qualche necessità, e particolarmente a coloro che tendono alla perfezione: essi vi troveranno la forza per superare gli ostacoli. Il terzo é quello dell’amore e della luce per gli amici perfetti, che egli desidera unire a se stesso, per comunicare loro la sua scienza e i suoi desideri, perché, per una via o per l’altra, si consacrino totalmente alla sua gloria.
Questo Cuore divino é un abisso di bene, in cui i poveri devono riversare le loro necessità. E’ un abisso di gioia, dove bisogna gettare tutte le nostre tristezze. E’ un abisso di umiliazione per il nostro orgoglio, un abisso di misericordia per gli infelici, e un abisso d’amore, in cui bisogna seppellire tutte le nostre miserie. Non avete quindi che da unirvi in tutte le vostre azioni al Sacro Cuore di Nostro Signore, all’inizio per disporvi, al termine per ripagare. Per esempio, vi sentite incapaci di pregare? Accontentatevi di offrire la preghiera che il divin Salvatore fa per noi nel sacramento dell’altare. Offrite i suoi slanci per riparare tutte le vostre imperfezioni. Ripetete dunque ogni vostra azione: Mio Dio, io faccio o soffro questa cosa nel Sacro Cuore del vostro divin Figlio, e secondo le sue sante intenzioni che vi offro per riparare tutto ciò che di impuro e di imperfetto c’é nel mio operare. E così nelle diverse situazioni della vita.
Quando vi toccherà qualche pena, afflizione o mortificazione, dite a voi stessi: Accetta ciò che il Sacro Cuore di Gesù ti manda per unirti a lui. Soprattutto cercate di conservare la pace del cuore, che supera qualsiasi tesoro. Il mezzo per arrivare a questo consiste nel non avere più volontà propria, ma quella di questo divin Cuore al posto della nostra, lasciando che voglia per noi tutto ciò che può aumentare la sua gloria, contenti di sottometterci e di abbandonarci a lui in ogni cosa.(Vie et Ceuvres 2, Paris 1915, 321. 336. 493. 554)