venerdì 28 ottobre 2011

Autobiografia del cristiano adulto



Straordinaria questa lettura tratta dalla Vita di Antonio.

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A tutti i monaci che andavano da lui, raccomanda­va soprattutto questo precetto: aver fede nel Si­gnore, amarlo; guardarsi dai cattivi pensieri e dai piaceri della carne e, come è scritto nei Proverbi, a non lasciarsi sedurre dalla sazietà del ventre. Inoltre: fuggire la vanagloria, pregare spesso, cantare i salmi prima e dopo il sonno, te­nere a mente i precetti delle Scritture, ricordarsi delle azioni dei santi in modo che l’anima, am­monita da divini insegnamenti, possa uniformar­si allo zelo di quelli. Consigliava loro di meditare spesso sulle parole dell’Apostolo: «Non tramonti il sole sopra la vostra ira» (Ef 4,26). Ma questo precetto va inteso nel senso che il sole non deve tramonta­re non soltanto sulla nostra ira, ma neppure su qualsiasi altro nostro peccato. E bello, infatti, ed è necessario che il sole non ci rimproveri per qualche peccato del giorno, né la luna ci rimpro­veri per qualche peccato o per altro cattivo pen­siero della notte.

Per ottenere questo è bene ascoltare e custodi­re saldamente le parole dell’Apostolo: «Esamina­te voi stessi se siete nella fede, mettetevi alla pro­va» (2Cor 13,5). Quotidianamente ognuno chieda conto a se stesso delle azioni del giorno e della notte. Se ha peccato, cessi di peccare; se non ha peccato, non si vanti ma perseveri nel bene e senza negli­genza, non condanni il suo prossimo e non giusti­fichi se stesso, come dice il santo Apostolo (1Cor 4,5; Rm 2,6), fin­ché non venga il Signore che scruta le cose nasco­ste. Spesso anche a noi sfuggono le cose che facciamo; non ce ne rendiamo conto, ma il Signo­re conosce tutto. Lasciamo, dunque, a lui giudi­care; non doliamoci a vicenda dei mali, scambia­moci l’un l’altro i pesi (Gal 6,2), scrutiamoci attenta­mente e, se ci manca qualcosa, diamoci da fare. «Sia questo il monito per la sicurezza contro il peccato: ciascuno annoti e scriva le azioni e i pensieri del suo animo come se dovesse riferirli ad altri. Infatti se pensiamo che per noi potrà es­sere motivo di vergogna che altri conoscano i no­stri peccati, allora noi non peccheremo più, ne faremo cattivi pensieri. Chi desidera del resto essere visto mentre sta peccando? O chi, dopo aver peccato, non mente desiderando, di nascon­dersi? Come non praticheremmo la fornicazione sotto gli occhi degli altri, così se mettiamo per iscritto i nostri pensieri come se dovessimo rife­rirli ad altri, ci terremo lontani dai pensieri im­mondi per la vergogna che altri ne vengano a co­noscenza. Sia dunque per noi quella scrittura co­me lo sguardo dei nostri confratelli e così, poiché scrivendo proveremo vergogna come se fossimo visti, non avremo più pensieri impuri. Vivendo in questo modo, potremo ridurre in schiavitù il cor­po (1Cor 9,27), potremo piacere al Signore, potremo calpe­stare le insidie del nemico».

Atanasio di Alessandria, Vita di Antonio 55, 2-10