lunedì 15 agosto 2011

XX Domenica del Tempo Ordinario - Anno "A": Testi del Messale e Angelus


Antifona d'Ingresso Sal 84,10-11
O Dio, nostra difesa,
contempla il volto del tuo Cristo.
Per me un giorno nel tuo tempio,
è più che mille altrove.

Colletta

O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio. Per il nostro Signore...

Oppure:
O Padre, che nell'accondiscendenza del tuo Figlio mite e umile di cuore hai compiuto il disegno universale di salvezza, rivestici dei suoi sentimenti, perché rendiamo continua testimonianza con le parole e con le opere al tuo amore eterno e fedele. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 56, 1.6-7
Condurrò gli stranieri sul mio monte santo.
Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi.
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
saranno graditi sul mio altare,
perché la mia casa si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli».

Salmo Responsoriale
Dal Salmo 66 Popoli tutti, lodate il Signore.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

Seconda Lettura
Rm 11, 13-15.29-32 I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili per Israele. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?
Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia.
Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!

Canto al Vangelo
Cf Mt 4,23
Alleluia, alleluia.

Gesù predicava la buona novella del Regno
e curava ogni sorta di infermità nel popolo.

Alleluia.

Vangelo Mt 15, 21-28
Donna, grande è la tua fede! Dal vangelo secondo Matteo In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
* * *
Commento a cura della Congregazione per il Clero
Al grido di Pietro: «Signore, salvami!», della scorsa domenica, ed alla supplica fiduciosa della donna pagana: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide!» risponde il cuore di Dio che si dona come Salvatore e Salvezza ai suoi figli.
Ancora una volta la liturgia ci invita a contemplare non tanto il “Vangelo dei meriti”, quanto piuttosto quello della Grazia e del desiderio di salvezza. Preghiamo nella Colletta: «Infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio».
Siamo così posti nell’orizzonte sconfinato dell’amore di Dio per noi; amore che ci conduce sul suo «monte santo» e ci «colmerà di gioia nella sua casa».
In questa logica dell’amore infinito di Dio s’inserisce e si comprende la scena narrata dall’Evangelista San Matteo: si svolge “in terra straniera”, la donna, che è una madre oppressa da dolore vivo e angosciante («Mia figlia è molto tormentata da un demonio»), è una cananea, senza alcun diritto di interpellare il Signore, invocandone l’intervento.
Eppure, vedendo il Maestro, non può tacere il grido della propria sofferenza, esprimendo in tal modo il materno desiderio di salvezza e di liberazione per la propria figlia: un amore naturale capace di andare al di là di ogni ostacolo, pur permanendo nella fiduciosa preghiera mendicante. La donna non pretende l’intervento del Signore come un diritto, ma lo domanda come dono a Colui che è dono, riconoscendo in lui il Signore e Messia. La sua fede è tutta racchiusa nell’espressione: «Pietà di me, Signore, Figlio di Davide!».
Ne nasce un dialogo serrato e drammatico tra Gesù e la donna cananea. È il dialogo che apre quel cuore di madre, dolorante eppure fiducioso, e dilata l’orizzonte della salvezza che Cristo porta a tutta l’umanità.
Va così prendendo forma la storia di un dolore aperto alla fede e di una fede divenuta miracolo e liberazione: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». Per la fede, creduta e professata, nelle parole e nelle opere, si compie il desiderio del cuore dell’uomo; la felicità e la salvezza si realizzano nell’incontro con il Signore e la Sua potenza.
In conclusione, Matteo annota che «da quell’istante la figlia guarì». C’è una straordinaria soprannaturale sincronia tra “l’ora della fede” e “l’ora della salvezza”: seguire Cristo è garanzia certa di salvezza, mentre il tragico rifiuto della Verità e della Grazia è via alla disperazione.
La Vergine Santa, che in questi giorni contempliamo Assunta in Cielo e Regina del Paradiso, ci aiuti nel percorso della vita perché sappiamo desiderare e camminare fattivamente verso la Salvezza che Cristo gratuitamente ci dona, per essere «coeredi della gloria del cielo». (Orazione dopo la Comunione).
* * *
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo
Domenica, 14 agosto 2011
Cari fratelli e sorelle,
il brano evangelico di questa domenica inizia con l’indicazione della regione dove Gesù si stava recando: Tiro e Sidone, a nord-ovest della Galilea, terra pagana. Ed è qui che Egli incontra una donna cananea, che si rivolge a Lui chiedendoGli di guarire la figlia tormentata da un demonio (cfrMt 15,22). Già in questa richiesta, possiamo ravvisare un inizio del cammino di fede, che nel dialogo con il divino Maestro cresce e si rafforza. La donna non ha timore di gridare a Gesù “Pietà di me”, un’espressione che ricorre nei Salmi (cfr 50,1), lo chiama “Signore” e “Figlio di Davide” (cfrMt 15,22), manifesta così una ferma speranza di essere esaudita. Qual è l’atteggiamento del Signore di fronte a quel grido di dolore di una donna pagana? Può sembrare sconcertante il silenzio di Gesù, tanto che suscita l’intervento dei discepoli, ma non si tratta di insensibilità al dolore di quella donna. Sant’Agostino commenta giustamente: “Cristo si mostrava indifferente verso di lei, non per rifiutarle la misericordia, ma per infiammarne il desiderio” (Sermo 77, 1: PL 38, 483). L’apparente distacco di Gesù, che dice “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele” (v. 24), non scoraggia la cananea, che insiste: “Signore, aiutami!” (v. 25). E anche quando riceve una risposta che sembra chiudere ogni speranza - “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini” (v. 26) -, non desiste. Non vuole togliere nulla a nessuno: nella sua semplicità e umiltà le basta poco, le bastano le briciole, le basta solo uno sguardo, una buona parola del Figlio di Dio. E Gesù rimane ammirato per una risposta di fede così grande e le dice: “Avvenga per te come desideri” (v. 28)
Cari amici, anche noi siamo chiamati a crescere nella fede, ad aprirci e ad accogliere con libertà il dono di Dio, ad avere fiducia e gridare anche a Gesù “donaci la fede, aiutaci a trovare la via!”. È il cammino che Gesù ha fatto compiere ai suoi discepoli, alla donna cananea e agli uomini di ogni tempo e popolo, a ciascuno di noi. La fede ci apre a conoscere e ad accogliere la reale identità di Gesù, la sua novità e unicità, la sua Parola, come fonte di vita, per vivere una relazione personale con Lui. Il conoscere della fede cresce, cresce con il desiderio di trovare la strada, ed è finalmente un dono di Dio, che si rivela a noi non come una cosa astratta senza volto e senza nome, ma la fede risponde a una Persona, che vuole entrare in un rapporto di amore profondo con noi e coinvolgere tutta la nostra vita. Per questo ogni giorno il nostro cuore deve vivere l’esperienza della conversione, ogni giorno deve vedere il nostro passare dall’uomo ripiegato su stesso, all’uomo aperto all’azione di Dio, all’uomo spirituale (cfr 1Cor 2, 13-14), che si lascia interpellare dalla Parola del Signore e apre la propria vita al suo Amore.
Cari fratelli e sorelle, alimentiamo quindi ogni giorno la nostra fede, con l’ascolto profondo della Parola di Dio, con la celebrazione dei Sacramenti, con la preghiera personale come “grido” verso di Lui e con la carità verso il prossimo. Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria, che domani contempleremo nella sua gloriosa assunzione al cielo in anima e corpo, perché ci aiuti ad annunciare e testimoniare con la vita la gioia di aver incontrato il Signore.