mercoledì 17 agosto 2011

Gesù e le Politiche del Lavoro




Di seguito i testi della Liturgia di oggi 17 agosto, mercoledi della XX settimana del Tempo Ordinario, con un commento del padre Cantalamessa e un testo di Luigi di Granada, per la meditazione...
Antifona d'Ingresso Sal 83,10-11
O Dio, nostra difesa,
contempla il volto del tuo Cristo.
Per me un giorno nel tuo tempio,
è più che mille altrove.

Colletta

O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio. Per il nostro Signore...



LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura
Gdc 9, 6-15
Avete detto: Un re regni sopra di noi. Invece il Signore, vostro Dio, è vostro re.

Dal libro dei Giudici
In quei giorni, tutti i signori di Sichem e tutta Bet Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlec, presso la Quercia della Stele, che si trova a Sichem.
Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizìm e, alzando la voce, gridò: «Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!
Si misero in cammino gli alberi
per ungere un re su di essi.
Dissero all’ulivo:
“Regna su di noi”.
Rispose loro l’ulivo:
“Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi al fico:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro il fico:
“Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi alla vite:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro la vite:
“Rinuncerò al mio mosto,
che allieta dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero tutti gli alberi al rovo:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose il rovo agli alberi:
“Se davvero mi ungete re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano”».


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 20
Signore, il re gioisce della tua potenza!

Signore, il re gioisce della tua potenza!
Quanto esulta per la tua vittoria!
Hai esaudito il desiderio del suo cuore,
non hai respinto la richiesta delle sue labbra.

Gli vieni incontro con larghe benedizioni,
gli poni sul capo una corona di oro puro.
Vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa,
lunghi giorni in eterno, per sempre.

Grande è la sua gloria per la tua vittoria,
lo ricopri di maestà e di onore,
poiché gli accordi benedizioni per sempre,
lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.


Canto al Vangelo
Eb 4,12
Alleluia, alleluia.

La parola di Dio è viva, efficace;
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

Alleluia.

Vangelo Mt 20, 1-16
Sei invidioso perché io sono buono?

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».



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Commento al Vangelo (p. Raniero Cantalamessa ofmcapp)

La parabola degli operai mandati a lavorare nella vigna in ore diverse del giorno ha creato sempre grosse difficoltà ai lettori del Vangelo. È accettabile il modo di fare del padrone che dà la stessa paga a chi ha lavorato un'ora e a chi ha lavorato un'intera giornata? Non viola, esso, il principio della giusta ricompensa? I sindacati insorgerebbero in coro oggi, se qualcuno facesse come quel padrone.

La difficoltà nasce da un equivoco. Si considera il problema della ricompensa in astratto e in generale, oppure in riferimento alla ricompensa eterna in cielo. Vista così, la cosa contraddirebbe in effetti il principio secondo cui Dio "rende a ciascuno secondo le sue opere" (Rom 2, 6). Ma Gesù si riferisce qui a una situazione concreta, a un caso ben preciso. L'unico denaro che viene dato a tutti è il regno dei cieli che Gesù ha portato sulla terra; è la possibilità di entrare a far parte della salvezza messianica. La parabola comincia dicendo: "Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba...".

Il problema è, ancora una volta, quello della posizione di ebrei e pagani, o di giusti e peccatori, nei confronti della salvezza annunciata da Gesù. Anche se i pagani (rispettivamente, i peccatori, i pubblicani, le prostitute ecc.) solo davanti alla predicazione di Gesù si sono decisi per Dio, mentre prima erano lontani ("oziosi"), non per questo occuperanno nel regno una posizione diversa e inferiore. Anch'essi siederanno alla stessa mensa e godranno della pienezza dei beni messianici. Anzi, poiché essi si mostrano più pronti ad accogliere il Vangelo, che non i cosiddetti "giusti", ecco che si realizza quello che Gesù dice a conclusione della parabola odierna: "Gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi".

Una volta conosciuto il regno, cioè una volta abbracciata la fede, allora sì che c'è posto per le diversificazioni. Non è più identica la sorte di chi serve Dio per tutta la vita, facendo fruttare al massimo i suoi talenti, rispetto a chi dà a Dio solo i rimasugli della vita, con una confessione rimediata, in qualche modo, all'ultimo momento.
La parabola contiene anche un insegnamento di ordine spirituale di massima importanza: Dio chiama tutti e chiama a tutte le ore. Il problema, insomma, della chiamata, più che quello della ricompensa. Questo è il modo con cui la nostra parabola è stata utilizzata nell'esortazione di Giovanni Paolo II su "vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo" (Christifideles laici). "I fedeli laici appartengono a quel popolo di Dio che è raffigurato dagli operai della vigna...Andate anche voi nella mia vigna. La chiamata non riguarda soltanto i pastori, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti. Anche i fedeli laici sono personalmente chiamati dal Signore" (nr.1-2).

Vorrei attirare l'attenzione su un aspetto che è forse marginale nella parabola, ma quanto mai sentito e vitale nella società moderna: il problema della disoccupazione. Alla domanda del padrone: "Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?", gli operai risposero: "Nessuno ci ha presi a giornata". Questa risposta sconsolata potrebbe essere data oggi da milioni di disoccupati.

Gesù non era insensibile a questo problema. Se egli descrive così bene la scena è perchè tante volte il suo sguardo si era posato con compassione su quei crocchi di uomini seduti per terra, o appoggiati a qualche muricciolo, con un piede contro la parete, in attesa di essere "ingaggiati". Quel padrone sa che gli operai dell'ultima ora hanno le stesse necessità degli altri, hanno anche loro bambini da sfamare, come ce l'hanno quelli della prima ora. Dando a tutti la stessa paga, il padrone mostra di non tener conto soltanto del merito, ma anche del bisogno. Le nostre società capitalistiche basano la ricompensa unicamente sul merito (spesso più nominale che reale) e sull'anzianità di servizio, e non sul bisogno di ogni persona. Nel momento in cui un giovane operaio o un professionista ha più bisogno di guadagnare per farsi una casa e una famiglia, la sua paga risulta la più bassa, mentre alla fine della carriera, quando ormai ne ha meno bisogno, la ricompensa (specie presso certe categorie sociali), arriva alle stelle. La parabola degli operai nella vigna ci invita a trovare un più giusto equilibrio tra le due esigenze del merito e del bisogno.

* * *

Come testo di meditazione per il Vangelo di oggi 17 agosto, propongo una bella pagina tratta:

Dai Discorsi di Luigi di Granada.


In questo vangelo vediamo che la medesima mercede ricompensò un lavoro
disuguale, perché negli uni brillò la grazia, in altri si manifestò
maggiormente la giustizia divina. Questo è il punto focale della parabola,
che intende appunto illustrare la generosità e la libertà del Signore nel
distribuire i suoi doni. Certamente egli non priva nessuno del frutto del
suo lavoro; anzi ci ripaga tutti ben più di quanto meritiamo. Egli però si
riserva il diritto di trattare qualcuno con una generosità estrema che
dipende unicamente dalla sua bontà senza limiti e misure.

Notate la differenza assoluta che distanzia il Creatore dalle cause
naturali. Gli agenti naturali, specie il cielo, il sole, la luna, gli
astri, gli elementi in generale, non sono liberi nel loro agire: non
possono né sottrarsi alle leggi ferree che li regolano né produrre effetti
diversi. Il fuoco non può non infiammare la materia con cui viene a
contatto, e brucia in modo diverso la legna secca da quella verde e umida.

Invece la prima e somma causa ha una libertà pari alla sua potenza e
nessuna forza estranea potrà mai condizionarla. Perciò Dio ripartisce i
suoi doni ora in misura proporzionata ai nostri meriti, ora con una
generosità che oltrepassa ogni limite. La sua bontà è munifica sempre con
tutti, però con non pochi altri si fa dirompente perché così è il suo
beneplacito.



Questa divina libertà si manifesta nella varia ripartizione dei beni, sia
del corpo sia dello spirito. Il Signore assegna ad ogni uomo i beni della
natura, quelli della grazia, quelli della gloria celeste e quelli dovuti a
circostanze fortuite, proprio così come vuole e gli piace.

Cominciamo dai beni meno preziosi: taluni sono ricchi, altri poveri. C'è
gente dalla salute robusta e gente debole e malaticcia; certi vivono a
lungo, altri appena qualche anno; c'è chi fa una carriera nobile e gloriosa
e chi ha una sorte meschina e oscura.

La medesima disuguaglianza torna in ordine ai beni della grazia. Il Signore
chiama noi tutti peccatori, perché tutti ci vuole salvi; ma agli uni dà
solo la grazia sufficiente, ad altri quella efficace. Tutti ricevono la
misericordia divina, nessuno è trattato in modo ingiurioso o per lo meno
immeritato. Chiamati sono tutti coloro che ricevono grazie sufficienti,
specie quelli che mediante il battesimo ottengono la grazia dell'adozione a
figli di Dio; però sono particolarmente eletti quelli a cui un beneficio
speciale di Dio concede il dono della perseveranza.


Deplori lo stile della Provvidenza divina? Ascolta il Signore che dice:
Amico, io non ti faccio torto. Non posso fare delle mie cose quello che
voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?

Ebbene, limitiamoci a considerare i favori che ricevono gli eletti: c'è da
rimanere sbalorditi talmente sono differenziati! Alcuni sopportano il peso
della giornata e del caldo, cioè conseguono i doni celesti a costo di
veglie e fatiche. Pensiamo a quelli che abitarono in luoghi aridi e
deserti, senza il minimo conforto umano, praticando la povertà, in penuria
a volte persino del necessario.

Altri, invece, senza aver faticato neppure un'ora, eccoli in modo repentino
ottenere da Dio doni magnifici. Per una sola parola di ravvedimento, il
buon ladrone ottenne il regno di Dio. Maria Maddalena, con le lagrime che
sparse sui piedi del Signore, da peccatrice si fece apostola degli stessi
Apostoli, annunziando loro il mistero della risurrezione di Gesù Cristo.


È naturale che alcuni devono impegnarsi in modo speciale a rendere lode e
amore all'Altissimo. Indipendentemente dalla grazia e dalla gloria dovute
ai loro meriti, Dio li colma a profusione del suo aiuto con doni celesti
del tutto gratuiti e non concessi ad altri: il motivo di ciò sta soltanto
nel suo beneplacito, nel suo imperscrutabile volere.

È ovvio che le persone così ben equipaggiate progrediscono veloci nel
cammino dello spirito e si distanziano in modo notevole da chi non gode i
medesimi favori. Si spiega allora il detto evangelico che i primi diventano
gli ultimi e gli ultimi diventano i primi. Non di rado succede infatti che
la sconfinata misericordia del Signore innalzi uomini indegni o che
stentano nella virtù a un livello di dignità e di perfezione che rimane
mèta lontana per altri che pur hanno camminato a lungo nel bene. Così i
piccoli precedono davvero i grandi e gli ultimi divengono i primi.

C'è un'unica spiegazione a queste apparenti anomalie: la generosità e la
libertà del grande Padre di famiglia, quella che egli stesso chiaramente
dichiarò all'operaio scontento che contestava: Tu sei invidioso perché io
sono buono?