sabato 23 luglio 2011

XVII Domenica T.O. - Anno "A" - Preghiera Notturna




Letture della Preghiera Notturna dei Certosini


Anno A

Tempo Ordinario

Diciassettesima Domenica

* * *

Dal vangelo secondo Matteo.

7,15-21

Poiché i discepoli si erano avvicinati a Gesù, sulla montagna, egli
dichiarò loro: "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di
pecore, ma dentro son lupi rapaci".

Dai Discorsi di Luigi di Granada.

Domingo VIII desp. de Pentecostés, Sermon I y II. Impr. B. Barco López,
Madrid, 1791, t. VIII.



Guardatevi dai falsi profeti: fate attenzione, vigilate senza
sbadataggine ma con ogni prudenza da quei lupi che vengono a voi travestiti
da pecore. Il travestimento consiste anzitutto in un carezzevole
linguaggio, in parole melliflue che seducono i cuori semplici. C'è un
proverbio che dice: "Musica dolce e melodiosa prende l'uccello nella
tagliola".

Il travestimento dei lupi è poi tutto quello che una santità
formalista esibisce in fatto di digiuni, elemosine, preghiere, affettato
dispregio per le ricchezze, e così via. Chi assume questi comportamenti
sembra pecora e invece dentro è lupo vorace, avido di sbranare le semplici
e innocenti pecore del Salvatore. Individui di tale stampo sono persino più
pericolosi di chi è lupo dichiarato; tanto più inducono in inganno, quanto
più appariscente è la santità fittizia sotto cui si mascherano.


* * *

Voi direte: "Come riconoscere questi falsi profeti che vengono a noi
con apparenza mite e con perfidia belluina, proclamando ovunque Gesù
Cristo, il suo vangelo e la Parola di Dio?".

Nostro Signore offre un segno infallibile: Dai loro frutti li
riconoscerete. Per quanto costoro fingano, prima o poi si tradiranno
rivelando che non sono guidati dallo Spirito di Dio. Se uno osserva con
maggiore attenzione il genere di vita che conducono e le loro abitudini,
scoprirà di chi si tratta: è gente che ama soddisfare se stessa, assetata
di gloria umana. Sono adulatori, invidiosi, maldicenti, calunniatori,
ghiottoni; cercano i propri interessi, operano per il proprio tornaconto e
non per la verità.

Ecco le pennellate con cui le Scritture - soprattutto san Paolo -
dipingono questi individui. Mi raccomando, fratelli, - scrive l'Apostolo -
di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la
dottrina che avete appreso: tenetevi lontano da loro.


* * *

Fratelli, secondo quanto dichiara il Salvatore, dobbiamo fissare
l'attenzione non sulle parole, ma sulle opere. La vite può essere frondosa,
ma non portare uva, così come il fico non far frutti. Quindi i pastori
autentici e i veri ministri della Chiesa si riconoscono non dai discorsi ma
dal loro modo di rapportarsi ai poveri, alle vedove, ai disabili, agli
emarginati.

Come si comportano in ordine a sé e agli altri uomini, anche ai più
miserabili? Sanno essere duri e austeri nei propri confronti? Verso i
fratelli sono lo specchio della bontà di Dio, della sua pazienza e
misericordia? Questa loro compassione non escluderà però fermezza, severità
talvolta, quando lo richieda la giustizia.

Ecco dunque i frutti esterni, concreti e visibili, dei ministri
ecclesiali, con cui giudicare se l'albero è buono o cattivo.

Si potrà anche obiettare che il loro operato nasconda motivazioni
viziate dalla smania di successo o dall'ambizione di maggiore prestigio.
Fratelli, noi possiamo conoscere solo i frutti esterni. L'unico a cui
spetta scrutare l'interno dei cuori è Dio. Soltanto lui può discernere
pensieri e intenzioni, e pesare come su una bilancia i meriti degli uomini.

Lasciamo a Dio quello che è suo e noi limitiamoci a valutare quanto è
a nostra portata.


* * *

Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli,
ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti si
ripromettono la salvezza a furia di invocare senza tregua il nome del
Signore. Invece è chiaro che il Signore smentisce questa convinzione. Non
serve a nulla invocare il nome divino, se non obbediamo ai comandamenti di
Dio, espressione della volontà del Padre.

Per discernere se siamo autentici cristiani, giova sapere che la
pratica del bene talvolta è facile, talvolta no. C'è gente che soffre non
poco di egocentrismo. Non è difficoltoso ripetere stancamente le parole
della preghiera. Non richiede grandi sforzi dedicarsi a letture devote,
ascoltare qualche catechesi, partecipare ogni giorno alla liturgia, persino
condividere su temi spirituali. Ma è molto più oneroso rinunciare a se
stessi, crocifiggere le passioni e le voglie istintive, restituire quello
che ci eravamo appropriati indebitamente. Perdonare le offese, tenere a
freno la lingua, padroneggiare gli sguardi e gli impulsi per serbare puri
il cuore e il corpo sono un cammino di vita arduo e faticoso.

Digiunare nel corpo, secondo la pratica personale o le leggi della
Chiesa, va bene. Ma digiunare nella volontà propria per consacrarsi in
pieno a quanto Dio vuole, questo ha una priorità incontestabile. Solo così
si vive non per se stessi, ma per Dio.