martedì 26 luglio 2011

Mille ragazze per me...



Di seguito riporto l'inizio della prima lettura dell'Ufficio di oggi (rito monastico) e
un testo di san Pietro Crisologo, ottimo per i "caldi" giorni dell'estate...

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1Re, 11, 1-4


Il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne e hittite,
appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: "Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dei". Salomone si legò a loro per amore.
Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli pervertirono il cuore.
Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dei stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre.

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Dai "Discorsi" di san Pietro Crisologo, vescovo (167°)

Faccia penitenza, si penta davvero chi antepose l'umano al divino, chi preferì servire il mondo, chi preferì perire col maligno piuttosto che reganre con Cristo. Faccia penitenza chi,disprezzando la libertà della virtù, volle essere prigioniero dei vizi. Faccia penitenza, e non poca, chi abbandonando la vita, si consegnò alla morte. (...)
Noi inseguiamo il mondo che fugge, non pensiamo al tempo futuro e ci ancoriamo al presente; già temiamo il giudizio, eppure non facciamo un passo incontro al Signore che già viene; preferiamo la morte piuttosto che la resurrezione dai morti.
Abbiamo bisogno di grande penitenza, adattando la medicina alle nostre ferite. Facciamo penitenza, fratelli, faciamola presto poichè il tempo ci sfugge, già la nostra ora volge al termine, e il giudizio ormai presente ci toglie la possibilità di soddisfare il nostro debito. Sia solerte la nostra penitenza, per non essere preceduta dalla sentenza: se il Signore ancora non viene, ancora attende, ancora indugia, è perchè desidera che torniamo a Lui e non abbiamo a perire, come testimonia la parola che nella Sua grande misericordia sempre ci rivolge: "Io non godo della morte dell'empio, ma che desista dalla sua condotta e viva" (Ez. 33, 11).
Convertiamoci dunque fratelli, e non disperiamo per la limitatezza del tempo, perchè l'autore del tempo non conosce limiti: questo trova conferma nel ladrone del Vangelo il quale sulla croce e in punto di morte rapì il perdono, si impadronì della vita, scassinò il Paradiso ed entrò nel Regno. E noi, fratelli, che non abbiamo saputo meritarlo con la volontà, facciamo almeno di necessità virtù: e per non essere giudicati, giudichiamo noi stessi della penitenza che dobbiamo fare per allontanare da noi la condanna.