domenica 26 giugno 2011

Preghiera notturna certosina Tredicesima Domenica T.O.




Anno A

Tempo Ordinario

Tredicesima Domenica



Dal vangelo secondo Luca.

6,36-42

Gesù diceva alle folle: "Non giudicate e non sarete giudicati, non
condannate e non sarete condannati".


Dagli Insegnamenti di Doroteo di Gaza.

Instructions, VI, 69-70. 71. 72. 74. 75-76. SC 92,271-277.281.

Non c'è nulla che irriti tanto Dio, non c'è nulla che riduca tanto
l'uomo a uno stato di spoliazione e di abbandono da parte di Dio quanto il
fatto di parlar male del prossimo, di giudicarlo o disprezzarlo.

Altra cosa è infatti parlar male, altra cosa giudicare e altra cosa
disprezzare. Parlar male è dire di uno: "Il tale ha mentito", oppure: "Si è
adirato", oppure: "Ha fornicato", e così via. Si è già parlato male di lui,
cioè si sono dette parole cattive sul suo conto, si parlato del suo
peccato, spinti dalla passione.

Giudicare invece è dire: "Quel tale è un bugiardo, è sempre in
collera, è un fornicatore". Ecco, si è giudicata la disposizione stessa del
suo cuore, ci si pronuncia sull'intera sua vita, si esprime un giudizio su
di lui e lo si giudica in base a questo giudizio. E ciò è grave.

Altra cosa è dire: "Si è adirato", altra cosa è dire: "È un uomo
iroso" ed esprimere così un giudizio su tutta la sua vita. Giudicare è un
peccato gravissimo, più grave di ogni altro, al punto che Cristo stesso ha
detto: Ipocrita, togli prima la trave al tuo occhio e allora potrai vederci
bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello. Il Signore ha
paragonato il peccato del prossimo a una pagliuzza, il giudicare invece a
una trave, tanto grave è giudicare il prossimo, forse il peccato più
grande.



Non c'è peccato più grave e terribile, come dico spesso, del giudicare
il prossimo. Perché piuttosto non giudichiamo noi stessi e i nostri mali
che conosciamo così bene e di cui dovremo rendere conto a Dio? Perché
vogliamo metterci al posto di Dio ed essere noi a giudicare? Che
pretendiamo dalle creature, cosa esigiamo dal prossimo? Perché vogliamo
portare un peso che non ci spetta? Abbiamo di che preoccuparci, fratelli!

Ciascuno badi a se stesso e ai propri mali. Solo a Dio spetta
giustificare e condannare, a lui che conosce la situazione di ciascuno, le
sue forze, il suo modo di comportarsi, i suoi doni, il suo temperamento, le
sue possibilità e giudica ognuno secondo tutto ciò che lui solo conosce.
Dio giudica in modo diverso un vescovo o un principe, il capo e il
discepolo, l'Anziano e il giovane, il malato e il sano. E chi può conoscere
questi giudizi se non colui che tutto ha creato, tutto ha plasmato e tutto
conosce?



L'uomo non può saper nulla dei giudizi di Dio, ma Dio solo capisce
tutto e può giudicare ciascuno, come lui solo sa. In verità può succedere
che un fratello nella sua semplicità faccia qualcosa o quell'unica cosa è
gradita a Dio più che la tua vita intera, e tu ti fai giudice e lo
condanni?

E se pure gli capita di peccare, come puoi sapere quante lotte ha
sostenuto, quante volte ha versato il sangue prima di fare il male? Forse
il suo peccato è computato a giustizia agli occhi di Dio, perché Dio
vedendo la sua pena, il tormento che ha patito prima di fare il male, ne ha
misericordia e lo perdona. E se Dio lo perdona, tu oseresti condannarlo
perdendo la tu anima? Che ne sai tu di quante lacrime ha versato davanti a
Dio per questo suo peccato? Tu hai visto la mancanza, ma non sai nulla del
suo pentimento.




Noi facciamo le opere del diavolo s non ce ne importa nulla. Che altro
fa un demonio se non turbare e far del male? E noi aiutiamo il demonio a
operare la rovina nostra e del prossimo. Chi fa del male a un'anima infatti
aiuta il demonio nella sua opera; chi invece le fa del bene opera con i
santi angeli.

Ma da dove ci vengono tutti questi mali se non dal fatto che non
abbiamo in noi l'amore? Se avessimo in noi l'amore unito alla compassione ,
non ci cureremmo dei peccati del prossimo, come dice la Scrittura: L'amore
non tiene conto del male, tutto copre e L'amore copre una moltitudine di
peccati. Se avessimo l'amore, l'amore stesso coprirebbe ogni peccato; e noi
saremmo come i santi quando vedono i difetti degli uomini. Non sono certo
ciechi i santi, così da non vedere i peccati. E chi odia il peccato tanto
quanto i santi? Eppure non odiano chi ha commesso il peccato, non lo
giudicano, non fuggono lontano da lui, ma ne hanno compassione, lo
consigliano, lo consolano, hanno cura di lui come di un membro malato,
fanno di tutto per salvarlo.