martedì 21 giugno 2011

Jurassic Paradise

 

A commento delle conclusioni del Concilio di Orange circa la grazia di Dio donata, in considerazione di Cristo Redentore, a una moltitudine di santi prima di Cristo (e il prima non è solo cronologico, ma anche prima dell'incontro con il Vangelo, cfr. l'espressione del Concilio di Trento: "Post evangelium promulgatum", Denzinger 1524), pubblico un paragrafo della costituzione dogmatica Lumen gentium del Concilio ecumenico Vaticano II.(*)

Lumen Gentium, cap. I, par. 2

"L'eterno Padre, con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di bontà, creò l'universo; decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina; dopo la loro caduta in Adamo non li abbandonò, ma sempre prestò loro gli aiuti per salvarsi, in considerazione di Cristo redentore, « il quale è l'immagine dell'invisibile Dio, generato prima di ogni creatura » (Col 1,15). Tutti infatti quelli che ha scelto, il Padre fino dall'eternità « li ha distinti e li ha predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli » (Rm 8,29). I credenti in Cristo, li ha voluti chiamare a formare la santa Chiesa, la quale, già annunciata in figure sino dal principio del mondo, mirabilmente preparata nella storia del popolo d'Israele e nell'antica Alleanza, stabilita infine « negli ultimi tempi », è stata manifestata dall'effusione dello Spirito e avrà glorioso compimento alla fine dei secoli. Allora, infatti, come si legge nei santi Padri, tutti i giusti, a partire da Adamo, « dal giusto Abele fino all'ultimo eletto », saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale".

Concilio di Orange del 529. Conclusione di Cesario, vescovo di Arles


La grazia di Dio e la moltitudine dei santi antichi

La grazia, la cooperazione dell'uomo e la predestinazione
E così, secondo le affermazioni delle sante Scritture e le definizioni degli antichi Padri sopra descritte, dobbiamo annunziare e credere, con l'aiuto di Dio, che per il peccato del primo uomo il libero arbitrio è stato deviato e si è attenuato a tal punto che, dopo, nessuno può amare Dio come si conviene, o credere in Dio, o operare per Dio ciò che è bene, senza essere prima raggiunto dalla grazia della misericordia divina. E quindi crediamo che al giusto Abele, a Noè, ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe e a tutta la moltitudine dei santi antichi fu conferita quella splendida fede, lodata in essi dall'apostolo Paolo (Eb.11), non per la bontà della natura, che prima era stata data in Adamo, ma per la grazia di Dio.


(*): Il post precedente sulla Grazia risale al 7 giugno scorso ed ha per titolo: "Lo Spirito riversa nei nostri cuori la Carità di Cristo".