venerdì 24 giugno 2011

Giovanni è il suo nome.




Il messaggio del Battista è quello di invitare il popolo di Israele a guardarsi dentro e a convertirsi per poter riconoscere, nell'ora della salvezza, Colui che Israele ha sempre atteso e che ora è presente. Giovanni impersonifica in questo senso l'ultimo dei profeti e l'economia specifica della speranza dell'Antica Alleanza.

Benedetto XVI

Di seguito il Vangelo di oggi 24 giugno, Solennità della Natività di san Giovanni Battista, con due commenti (il secondo del padre Cantalamessa) e due brevi testi per la meditazione, uno di Agostino e un altro del beato Guerrico d'Igny.



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Dal Vangelo secondo Luca 1,57-66.80.

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.



IL COMMENTO 1

E’ una festa particolare. Insieme al Signore, Giovanni Battista è il solo di cui si celebra la natività. Il Profeta, l’ultimo, il più prossimo al Salvatore. Un nome nuovo, Giovanni, Dio di Misericordia. Le viscere d’amore a cui tutti aneliamo. Che cos' è la nostra vita se non una continua ricerca di misericordia, di un amore che ci accolga nel suo grembo senza condizioni, così come siamo. Un amore che non presenti conti da pagare, per il quale non doversi acconciare. Un amore che ci faccia liberi d’essere esattamente quel che siamo. Nessuno nella nostra parentela porta questo nome. La carne non la prevede.
I rapporti, tutti, si infrangono sul limite severo della carne. Ne abbiamo l’esperienza. Spesso dolorosa. Tutti noi siamo frutti d’una storia concreta, fatta di persone, di incontri, di eventi. Come la storia del Popolo di Israele, l’eletto incapace di reggere la prova della libertà. Infedele. Una storia di schiavitù e liberazioni, di adulteri e perdoni. La nostra vita. Una linea diritta sulle orme di una promessa. Il Messia. Il Salvatore. Il Figlio che compirà, con la sua carne, la Legge che la nostra carne ha reso irrealizzabile. Giovanni è la soglia della speranza, l’uscio socchiuso sul compimento di ogni promessa.
La sua nascita dal grembo sterile di Elisabetta ne è il segno. Elisabetta. Israele. Tutta la sua storia in quel grembo, sterile vigna senza frutto. Come le nostre esistenze, spalmate di sforzi e battaglie, dure contese per ottenere un pugno di mosche. Ed un miracolo. La vita dove stava la morte. Come al principio della storia, Isacco di Abramo e di Sara, avvizziti patriarchi dinnanzi alla vita. Una storia di salvezza iniziata con il miracolo che ne profetizzava il compimento. Così la nostra vita.
Un miracolo d’amore il nostro apparire nel mondo; ma poi sofferenze, a volte addolcite da gioie e consolazioni, e un senso di incompiutezza da far stringere il cuore. E lì, nel suo fondo più intimo, una promessa e una speranza. L’amore. Qualcosa ci ha sempre detto che esiste l’amore, che siamo fatti d’amore, per amare ed essere amati. Un miracolo. Occorreva per noi e per ogni uomo un miracolo. Giovanni, la misericordia di Dio. Non l’abbiamo conosciuta nella carne, non v’è n’è traccia nella storia del mondo. E’ un nome nuovo, lo sguardo posato su Cristo. E’ Giovanni, la Parola di Dio per noi oggi. Parla al nostro cuore e ci annuncia la buona notizia che è finita la nostra schiavitù. Ai rapporti malsani inchiodati ai compromessi, al dare e avere d’ogni nostra relazione. Giovanni, la mano di Dio su di lui, il sigillo della nuova ed eterna alleanza. Oggi possiamo guardare la nostra vita con occhi diversi.
Dio ha esaltato in noi, come in Elisabetta, la Sua misericordia. Si è chinato sulla nostra sterilità e ne ha fatto un prodigio di fecondità. Giovanni, il nostro cuore assetato d’amore. Giovanni, l’intimo di noi che anela a Cristo. La misericordia attesa e bramata, eccola, è per noi. Gratuitamente. Oggi si compiono i nostri giorni del parto, e tutto di noi brilla di luce nuova. Ogni istante del passato trasfigurato nel miracolo d’amore del Signore.
Nulla è impossibile a Dio, nessuna sterilità non può essere trasformata in fecondità, nessun peccato non può essere perdonato. La nostra storia ci ha condotto a quest’oggi di Grazia e di gioia. Tutto in noi ha preparato l’incontro con la misericordia di Dio. Restiamo stupiti e serbiamo anche noi nel cuore i prodigi del Signore. Come Giovanni, cresciamo e rafforziamoci nello Spirito. Ci attende una missione meravigliosa. Quando e come Dio vorrà. Dove Lui ha già pensato. Annunciare il Messia, l’atteso dele genti. Fin dal grembo materno ci ha chiamati, oggi ce lo rivela. Siamo amati, salvati, redenti, perdonati. La nostra vita, un vaso di misericordia per il mondo. Che timore, che gioia. Davvero, “che sarà mai questo bambino?”, che sarà mai la nostra vita? Il Signore, giorno dopo giorno, ce lo rivelerà. Senza paura dunque, nell’avventura che Dio ci ha preparato. Con Giovanni. Con il Signore.


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Commento 2 (padre Cantalamessa)

Al posto della XII Domenica del Tempo Ordinario quest'anno si celebra la festa della Natività di S. Giovanni Battista. Si tratta di una festa antichissima risalente al IV secolo. Perché la data del 24 Giugno? Nell'annunciare la nascita di Cristo a Maria l'angelo le dice che Elisabetta sua parente è al sesto mese. Dunque il Battista doveva nascere sei mesi prima di Gesù e in questo modo è rispettata la cronologia (Il 24, anziché il 25 giugno, è dovuto al modo di calcolare degli antichi, non per giorni, ma per Calende, Idi e None). Naturalmente, queste date hanno valore liturgico e simbolico, non storico. Non conosciamo il giorno e l'anno esatti della nascita di Gesú e quindi neppure del Battista. Ma questo cosa cambia? L'importante per la fede è il fatto che è nato, non il quando è nato.
Il culto si diffuse rapidamente e Giovanni Battista divenne uno dei santi cui sono dedicate più chiese nel mondo. Ventitre papi presero il suo nome. All'ultimo di essi, papa Giovanni XXIII, è stata applicata la frase che il Quarto Vangelo dice del Battista: "Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni". Pochi sanno che i nomi delle sette note musicali (Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si) hanno a che vedere con Giovanni Batista. Sono desunte dalla prima sillaba dei sette versi della prima strofa dell'inno liturgico composto in onore del Battista.
Il brano evangelico parla della scelta del nome di Giovanni. Ma è importante anche ciò si ascolta nella prima lettura e nel salmo responsoriale della festa. La prima lettura, dal libro di Isaia, dice: "Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra". Il salmo responsoriale ritorna su questo concetto che Dio ci conosce fin dal seno materno:

"Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre...
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi".

Noi abbiamo un'idea molto riduttiva e giuridica di persona che genera molta confusione nel dibattito sull'aborto. Sembra che un bambino acquisisca la dignità di persona dal momento in cui questa gli viene riconosciuta dalle autorità umane. Per la Bibbia persona è colui che è conosciuto da Dio, colui che Dio chiama per nome; e Dio, ci viene assicurato, ci conosce fin dal seno materno, i suoi occhi ci vedevano quando eravamo "ancora informi" nel seno della madre. La scienza ci dice che nell'embrione c'è, in divenire, tutto l'uomo futuro, progettato in ogni minimo particolare; la fede aggiunge che non si tratta solo di un progetto inconscio della natura, ma di un progetto d'amore del Creatore. La missione di san Giovanni Battista è tutta tracciata, prima che nasca: "E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore, a preparargli le strade…".
La Chiesa ha ritenuto che Giovanni Battista fu santificato già nel grembo materno dalla presenza di Cristo; per questo celebra la festa della sua nascita. Questo ci da l'occasione per toccare un problema delicato, divenuto oggi acuto a causa dei milioni di bambini che, soprattutto per la diffusione spaventosa dell'aborto, muoiono senza aver ricevuto il battesimo. Che dire di loro? Sono anch'essi in qualche modo santificati nel grembo materno? C'è salvezza per essi?
La mia risposta è senza esitazione: certo che c'è salvezza per essi. Gesú risorto dice anche di essi: "Lasciate che i bambini vengano a me". Secondo un'opinione divenuta comune dal medio evo i bimbi non battezzati sarebbero andati nel Limbo, un luogo intermedio in cui non si soffre, ma neppure si gode della visione di Dio. Ma si tratta di un'idea che non è stata mai definita come verità di fede dalla Chiesa. Era un'ipotesi dei teologi che, alla luce dello sviluppo della coscienza cristiana e della comprensione delle Scritture, non possiamo più mantenere.
Quando espressi tempo fa questa mia opinione in uno di questi commenti evangelici, ebbi diverse reazioni. Alcuni esprimevano gratitudine per questa presa di posizione che toglieva loro un peso dal cuore, altri mi rimproveravano di abbondare la dottrina tradizionale e di sminuire così l'importanza del battesimo. Ora la discussione è chiusa perché recentemente la Commissione Teologica Internazionale che lavora per la congregazione della Dottrina della fede ha pubblicato un documento in cui si afferma la stessa cosa.
Mi sembra utile tornare sull'argomento alla luce di questo importante documento per spiegare alcune delle ragioni che hanno portato la Chiesa a questa conclusione. Gesù ha istituito i sacramenti come mezzi ordinari per la salvezza. Essi sono quindi necessari e chi, pur potendoli ricevere, contro la propria coscienza li rifiuta o li trascura mette a serio repentaglio la propria salvezza eterna. Ma Dio non si è legato a questi mezzi. Egli può salvare anche per vie straordinarie, quando la persona, senza sua colpa, è privato del battesimo. Lo ha fatto per esempio con i Santi Innocenti, morti anch'essi senza battesimo. La Chiesa ha sempre ammesso la possibilità di un battesimo di desiderio e di un battesimo di sangue, e tanti di questi bambini hanno conosciuto davvero un battesimo di sangue, anche se di diversa natura…
Non credo che la chiarificazione della Chiesa incoraggerà l'aborto; se lo facesse sarebbe tragico e ci sarebbe da preoccuparsi seriamente, non della salvezza dei bambini non battezzati, ma dei genitori battezzati. Sarebbe un prendersi gioco di Dio. Tale dichiarazione darà, al contrario, un po' di sollievo ai credenti che, come tutti, si interrogano sgomenti davanti alla sorte atroce di tanti bambini nel mondo d'oggi.
Torniamo prima a Giovanni Battista e alla festa di domani. Nell'annunciare a Zaccaria la nascita del figlio l'angelo gli disse: "Tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita" (Luca 1, 13-14). Molti davvero si sono rallegrati per la sua nascita, se a distanza di venti secoli siamo ancora qui a parlare di quel bambino.
Vorrei fare di quelle parole anche un augurio a tutti i papà e alle mamme che, come Elisabetta e Zaccaria, vivono il momento dell'attesa o della nascita di un bimbo: Possiate anche voi avere gioia ed esultanza nel bimbo o nella bimba che Dio vi ha affidato e rallegravi della sua nascita per tutta la vostra vita e per l'eternità!


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Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo.La Chiesa festeggia la natività di Giovanni, attribuendole un particolare carattere sacro. Di nessun santo, infatti, noi celebriamo solennemente il giorno natalizio; celebriamo invece quello di Giovanni e quello di Cristo. Giovanni però nasce da una donna avanzata in età e già
sfiorita. Cristo nasce da una giovinetta vergine. Il padre non presta fede all'annunzio sulla nascita futura di Giovanni e diventa muto. La Vergine crede che Cristo nascerà da lei e lo concepisce nella fede.
Sembra che Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti, l'Antico e il Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo dichiara lo stesso Signore quando afferma: «La Legge e i Profeti fino a Giovanni» (Lc 16, 16). Rappresenta dunque in sé la parte dell'Antico e l'annunzio del Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l'Antico, nasce da due vecchi. Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel grembo della madre. Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all'arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti divini che sorpassano i limiti della pochezza umana. Infine nasce, riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Basta riferire l'accaduto per spiegare l'immagine della realtà.
Zaccaria tace e perde la voce fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, e solo allora riacquista la parola.
Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se non la profezia non ben definita, e prima della predicazione di Cristo ancora oscura? Si fa manifesta alla sua venuta. Diventa chiara quando sta per arrivare il preannunziato. Il dischiudersi della favella di Zaccaria alla nascita di
Giovanni è lo stesso che lo scindersi del velo nella passione di Cristo. Se Giovanni avesse annunziato se stesso non avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si scioglie la lingua perché nasce la voce. Infatti a Giovanni, che preannunziava il Signore, fu chiesto: «Chi sei tu?» (Gv 1, 19). E rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23). Voce è Giovanni, mentre del Signore si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è voce per un po' di tempo; Cristo invece è il Verbo eterno fin dal principio.



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Beato Guerrico d'Igny (circa 1080-1157), abate cistercense
Discorso 1 per Giovanni Battista

« Tu, bambino sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade » (Lc 1,76)


A ragione la nascita di questo bambino fu un motivo di gioia per molti : e lo è anche oggi. Donato ai suoi genitori nella loro vecchiaia, veniva per predicare ad un mondo che stava invecchiando, la grazia di una nuova nascita. È bello che la Chiesa festeggi solennemente questa natività, frutto meraviglioso della grazia, di cui la natura rimane ammirata.

Per quanto mi riguarda, la nascita di questa lampada destinata a rischiarare il mondo (Gv 3, 35), mi colma di una gioia nuova ; grazie ad essa infatti ho riconosciuto la luce vera che splende nelle tenebre e non è stata accolta dalle tenebre (Gv 1, 5.9). Sì, la nascita di questo bambino mi colma di una gioia indicibile, lui che è per il mondo fonte di grandissimi beni. Lui, per primo, istruisce la Chiesa, inizia a formarla per mezzo della penitenza, la prepara mediante il battesimo, e quando l'ha così preparata, la rimette a Cristo e la unisce a lui (Gv 3, 29). Le insegna a vivere nella sobrietà, e con l'esempio della sua morte, le dà la forza di morire con coraggio. In tutto ciò, prepara per il Signore un popolo perfetto (Lc 1, 17).