venerdì 20 maggio 2011

Morta è la nostra colpa

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In questo Venerdi del Tempo di Pasqua, sarà utilissimo alla nostra vita spirituale il ricordo del Divino Sacramento della Croce, come lo chiama sant'Ambrogio.

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O divino sacramento della croce, in cui sta salda la debolezza, libera è la virtù, incatenati i vizi, eretti i trofei! Perciò dice il salmista: "Trafiggi la mia carne coi chiodi del tuo timore" (Sal. 118, 120): non con i chiodi di ferro, ma con quelli del timore e della fede, per significare la robustezza della virtù anzichè la pena.
Perciò anche tu crocifiggi il peccato morendo ad esso, poichè chi muore al peccato vive per Dio. Vivi per colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, perchè nel corpo di Lui venissero crocifisse le nostre passioni. Sì, Cristo è morto per noi, perchè nel Suo corpo redivivo noi avessimo la vita. Morta è dunque in Lui non la nostra vita, ma la nostra colpa. "Egli portò i nostri peccati sul legno della croce, perchè, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siamo stati guariti" (1Pt. 2, 24).
Il legno della croce è come la nave della nostra salvezza, il nostro veicolo, non la pena. Non vi è infatti altra salvezza fuorchè in questo veicolo di salvezza eterna, mentre aspettando la morte non la sento, disprezzando la pena non la soffro, non tenendo in alcun conto la paura, la ignoro.
Chi è dunque Colui per le cui piaghe siamo stati sanati, se non Cristo Signore? Di Lui profetò Isaia, che le Sue piaghe sono la nostra medicina; di Lui disse l'apostolo Paolo nelle sue lettere: "Colui che non aveva conosciuto peccato" (2Cor. 5,21), nel quale cioè non peccò la natura umana che aveva assunta.

Ambrogio, Sullo Spirito Santo, Lib. 1, 108-111.