venerdì 27 maggio 2011

La carne è debole, ma proprio tanto...


Continuo con questo post la presentazione della dottrina cattolica della grazia. Il post precedente è quello dal titolo: "L'opera della grazia in noi è la memoria di Cristo presente", pubblicato il 24 maggio scorso.

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Quando, all'inizio del 1993, è stato pubblicato, con una introduzione dell'allora cardinal Joseph Ratzinger, il libro Un avvenimento di vita, cioè una storia, in cui venivano raccolti interventi e interviste di don Luigi Giusssani a partire dal 1978, il cardinal Jean -Jerome Hamer scrisse personalmente una lettera all'autore in cui gli  confidava il suo interesse per il fatto che don Giussani definiva il cristianesimo un avvenimento. A commento del canone 21 del Concilio di Orange, che chiarisce in maniera limpida e semplice il rapporto tra natura e grazia, riporto alcune delle osservazioni di Hamer.

"Affermare l'avvenimento significa riconoscere il carattere radicalmente nuovo e sovrano del cristianesimo. Secondo i dizionari "avvenimento" è un fatto importante, che marca un momento della storia. Giussani non si limita a questa definizione ma sviluppa l'idea che l'avvenimento è un fatto fondamentalmente nuovo. Nella linea di Charles Peguy: "Non prevedibile, non previsto, non conseguenza di fattori antecedenti". Quindi un qualcosa che sorprende, che fa "irruzione" nella storia. Anche nella storia della singola persona. L'approccio di don Giussani permette di mostrare qual'è il senso esatto del pensiero della Chiesa sul rapporto tra "attesa" e "compimento", tra "profezia" e "realizzazione", tra "legge antica" e "legge nuova". In ciascuno di questi binomi c'è una reale continuità e una radicale discontinuità. Cristo è la risposta adeguata ai desideri più profondi dell'uomo. Ma il compimento NON è lo sviluppo naturale e progressivo dell'attesa umana. Il compimento non sta al desiderio come la pianta al seme. Non è una evoluzione, un processo naturale, lineare. L'attesa riceve una risposta che supera di molto la domanda posta.
Anche la religiosità naturale è una situazione di attesa, in funzione di un compimento. Giussani, raccontando della amicizia con alcuni monaci buddhisti, dice che il vertice del senso religioso naturale è "una attesa dolorosa".
Il primato dell'avvenimento rispetto allo stesso senso religioso è una delle novità più importanti nel pensiero di don Giussani: "Il cuore della nostra proposta è l'annuncio di un avvenimento accaduto, che sorprende gli uomini allo stesso modo in cui 2000 anni fa l'annuncio degli angeli a Betlemme sorprese dei poveri pastori. Un avvenimento che accade PRIMA di ogni considerazione sull'uomo religioso o non religioso...". Entra qui la polemica antipelagiana di Giussani, una polemica che appartiene alla Tradizione della Chiesa. Da Agostino a Tommaso... Svalutazione del momento del dialogo? No, il dialogo è importante a tutti i livelli, cominciando dal livello politico.  In quanto pone fine ad una ostilità, e crea un clima di fiducia. "Si deve sempre negoziare", diceva il cardinal Richelieu. Nella sua forma più vera anche il dialogo è comunicazione dell'avvenimento, strumento di un incontro".
J.J. Hamer, "Oltre ogni attesa", Roma 1994.

Concilio di Orange del 529

La natura e la grazia.

Canone 21. La natura e la grazia. Come a coloro che, volendo trovare la loro giustificazione nella legge, sono decaduti dalla grazia, con tutta verità l'Apostolo dice: "Se la giustizia viene dalla legge, allora Cristo è morto per nulla" (Gal. 2, 21); così, a quelli che pensano che la grazia, che la fede di Cristo riconosce e riceve, sia la natura, con tutta verità si può dire: se la giustizia proviene dalla natura, "allora Cristo è morto per nulla". Infatti la legge già c'era, e non giustificava; già c'era anche la natura, e non giustificava. Perciò Cristo non è morto per nulla, ma perchè la legge trovasse compimento per mezzo di Lui che ha detto: "Non sono venuto per abolire la legge, ma per darle compimento" (Mt. 5, 17); e perchè la natura, ferita a causa di Adamo, fosse restaurata per mezzo di Lui che ha detto di essere venuto "a cercare e a salvare ciò che era andato perduto" (Lc. 19,10).