martedì 10 maggio 2011

Cluny

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Oggi 11 maggio la Chiesa ricorda:


Pietro il Venerabile e i santi abati di Cluny (X-XII sec.), monaci
In Francia, tra il X e il XII secolo, rendono celebre in tutto l'occidente il nome di Cluny gli abati Oddone, Maiolo, Odilone, Ugo e Pietro il Venerabile.
Nel 909 il duca di Aquitania aveva donato all'abate di Baume, Bernone, la località di Cluny perché vi fondasse un monastero dedicato ai santi Pietro e Paolo. Aveva così inizio una delle più significative avventure del monachesimo occidentale.
Oddone, che aveva partecipato alla fondazione della nuova abbazia, ne fu la prima grande guida. Egli dette alla vita cluniacense quella sapiente miscela di grandezza e di umiltà che ne caratterizzerà la storia lungo i secoli.
Oddone propose il ritorno all'ideale della chiesa primitiva attraverso la condivisione dei beni, la vita comune, l'assiduità nella preghiera, e allo stesso tempo volle che anche l'architettura e la liturgia fossero segni tangibili della Gerusalemme celeste, a cui i monaci anelano con tutto il loro essere.
Gli abati di Cluny seppero discernere le vie che conducono a Dio in ogni aspetto bello e buono della realtà creata, unendo cultura e vita spirituale per diffondere bontà e pace e per testimoniare la misericordia e la bellezza del Signore.
A Oddone (927-942) seguì una serie impressionante di grandi abati, che mantennero per più di due secoli l'abbazia di Cluny ai vertici della vita spirituale: Maiolo (948-994), Odilone (994-1048), Ugo (1049-1109), e infine Pietro il Venerabile (1122-1156).
In Pietro il Venerabile, uomo di larga e serena umanità, intelligente e colto, forte e dolce, le caratteristiche più belle della spiritualità cluniacense trovarono forse la loro più autentica espressione. Egli ricercò sempre la carità intelligente e prudente, la discretiva caritas, l'umile carità che sola può costruire la fraternità all'interno della chiesa e aprire il cuore di tutti al dialogo e alla comunione.

TRACCE DI LETTURA
Il giorno in cui morirò, il priore di Baume, chiunque egli sia, offrirà a tutti i fratelli, sia in refettorio sia in infermeria, il menù dei giorni più grandi e delle solennità maggiori, vale a dire buon pane, fave, vino prelibato, pesci fra i più grandi e gustosi. Quanto ai malati, se non è un giorno d'astinenza maggiore, verrà servita loro una splendida porzione di carne. Lo stesso giorno saranno offerti a cento poveri pane, vino e carne o, se è giorno di pubblica astinenza, li si sazierà con alimenti che è possibile mangiare in tali giorni. E tutto questo, per grazia di Dio, lo si farà sempre in occasione dell'anniversario della mia morte. Finché sarò in vita, questa speciale refezione verrà servita, senza alcuna restrizione, ai fratelli e ai poveri, il 9 delle calende di novembre, cioè la viglia della consacrazione della nostra chiesa maggiore (Pietro il Venerabile, dalle Costituzioni di Baume).

PREGHIERA
O Dio, sostegno e e ricompensa incomparabile
per quanti camminano sotto il tuo sguardo
desiderando conseguire la piena maturità cristiana,
confermaci nella fedeltà amorevole alla tua chiamata,
perché con l'esempio e l'intercessione dei santi abati cluniacensi
corriamo con sempre nuovo slancio sulla via del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

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Le Chiese della Riforma ricordano:

Johann Arndt (1555-1621),
pastore luterano
L'11 maggio del 1621 muore a Brunswick, in Germania, Johann Arndt, teologo e spirituale luterano.
Johann era nato nel 1555 a Edderitz. Era cresciuto nutrendosi delle opere dei mistici medievali e dell'Imitazione di Cristo, ai quali associerà col tempo un approfondito studio dei teologi della Riforma, compiuto alle università di Helmstadt, Wittenberg, Strasburgo e Basilea.
Al di là delle letture anche molto contrastanti che la sua opera ha ricevuto nella storia, Arndt fu profondamente luterano nella sua ispirazione, anche se sviluppò in modo molto acuto e a tratti originale le intuizioni già presenti in Lutero riguardo alla vita interiore.
Egli propose nei suoi scritti, in particolare ne Il vero cristianesimo, una vita cristiana fortemente incentrata sulla sequela quotidiana di Cristo, che nella sua visione si fonda sull'unione interiore a Dio nella preghiera.
L'impatto che Arndt ebbe sul luteranesimo tedesco, specie a livello popolare, fu enorme. A lui guarderanno con ammirazione i pietisti, soprattutto il loro capofila Philipp Jacob Spener.
Firmatario della Formula di Concordia, Arndt divenne pastore nella cittadina di Badeborn nel 1583, ma rassegnò le dimissioni dalla locale parrocchia in seguito a una controversia sulla liturgia battesimale.
Trasferitosi a Quedlinburg e quindi a Brunswick, egli fu nominato soprintendente del principato del Lüneberg, incarico che mantenne fino alla morte.

TRACCE DI LETTURA
Noi siamo chiamati cristiani non solo perché crediamo in Cristo, ma anche perché dobbiamo vivere in Cristo e lui in noi. Il vero ravvedimento deve scaturire dal profondo del cuore; cuore, intelletto e sensi devono essere mutati per conformarsi a Cristo e al suo santo Evangelo. Dobbiamo essere rinnovati quotidianamente dalla parola di Dio per diventare nuove creature; poiché, come ogni seme porta il frutto della sua specie, così la Parola di Dio deve portare quotidianamente in noi nuovi frutti spirituali, e come siamo diventati nuove creature per mezzo della fede, così dobbiamo vivere in maniera conforme alla nuova nascita.
Adamo deve morire in noi e Cristo vivere in noi. Non basta conoscere la Parola di Dio, ma la si deve anche mettere in pratica
(Johann Arndt, da Il vero cristianesimo).