venerdì 15 aprile 2011

Meditatio mortis: il monachesimo palestinese e quello siriaco.

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“Badiamo dunque a noi stessi, fratelli: vegliamo, finché ne abbiamo il tempo (…). Ecco, da quando ci siamo seduti per parlare poco fa, abbiamo speso due o tre ore del nostro tempo e ci siamo avvicinati alla morte: vediamo che sprechiamo il tempo e non ne abbiamo paura”. (Doroteo di Gaza)


“Dobbiamo considerare ogni giorno come se fosse l’ultimo della nostra vita”. (Giovanni il Solitario)
“Così tu potrai custodire la tua vita nelle buone opere: avendo costantemente davanti il segno della morte” (Giovanni il Solitario).

“Sii morto nella vita, così non vivrai nella morte. Da’ la tua vita per morire nella solerzia e non vivere per la condanna. Non sono martiri solo coloro che ricevono la morte per la loro fede in Cristo; ma anche coloro che muoiono per l’osservanza dei suoi comandamenti”. (Isacco di Ninive)
Nel Discorso 45 Isacco di Ninive pone a confronto la vita del monaco nel mondo con quella del mercante in viaggio sul mare: come il mercante, così il monaco è dominato dal timore durante la sua fatica, perché l’arrivo di un’improvvisa tempesta può fargli perdere in un attimo tutto il lavoro fatto sin dalla sua giovinezza. Isacco conclude l’interessante paragone con questa significativa sentenza: “Il mercante guarda verso l’asciutto e il monaco verso il momento della sua morte”.