lunedì 11 aprile 2011

Ero ospite e mi avete accolto...o no?

Carità cristiana VS carità padana


Nelle celebrazioni di ieri domenica 10 aprile in tutta la Diocesi, l'Arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia ha incitato tutti i fedeli a compiere atti concreti di accoglienza dei rifugiati, profughi o clandestini che siano, che stanno arrivando nel nostro Paese in questi giorni.
Non è il primo vescovo che lo ha fatto... Qualche tempo fa, anche un suo confratello, Cesario di Arles (francese, per di più, guarda un pò alle volte...) diceva la stessa cosa.

"Fratelli amatissimi, se uno non può digiunare, deve donare ancora di più ai poveri, in modo che quei peccati che non ha potuto curare digiunando egli possa sanarli offrendo elemosine. E' cosa buona, fratelli, digiunare, ma è cosa ancora migliore offrire elemosine. Se qualcuno può fare tutte e due le cose, sono entrambe cose buone; se invece non può, meglio è offrire l'elemosina. Se non hai la possibilità di digiunare, l'elemosina, anche snza il digiuno, ti basta, mentre il digiuno senza l'elemosina non basta assolutamente (...).
E tuttavia, chi vi sarà che si potrà scusare quando anche solo per un bicchiere di acqua fresca il Signore ha promesso una ricompensa? Infine, attraverso il beato profeta il Signore ci esorta e ci ammonisce a fare l'elemosina in un modo tale che nessuno sia così povero da potersi scusare. Dice infatti: "Questo è il digiuno che io ho scelto: spezza il pane con l'affamato" (Is. 58,6). Non dice di dargli un pane intero, quando forse un povero non ha altro che quel pane, ma dice: spezza, il che significa: anche se sei talmente povero da non avere che un solo pane, tuttavia, spezza quello e danne al povero. E dice poi: "Introduci nella tua casa il bisognoso e il senza tetto" (Is.58,7). Se qualcuno è talmente povero da non avere alcun cibo da donare, almeno in un angolo della sua casa prepari un pur povero letto ad un viandante.
Di fronte a queste cose, fratelli, cosa diremo? Quale scusa potremo addurre noi, che possedendo case ampie e spaziose, a stento qualche volta ci degnamo di accogliere un viandante? E questo senza sapere, anzi senza credere che in tutti i viandanti si accoglie Cristo, come Egli stesso ha detto: "Ero ospite e mi avete accolto" (Mt.25,35), e "Ogni volta che avete fatto questo ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me" (Mt.25,40).
E' faticoso e fastidioso per noi accogliere Cristo nei poveri quaggiù nella nostra patria; temo che Egli ci renda il contraccambio in cielo, e che non ci accolga nella sua beatitudine. Noi lo disprezziamo in questo mondo; temo che Egli, a sua volta, ci disprezzi in cielo, secondo ciò che Egli stesso ha detto: "Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ero ospite e non mi avete accolto...", e "Ogni volta che non avete fatto questo a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me". E dopo, fratelli, cosa segue? Dio ci tenga lontani da ciò! Subito dopo infatti dice: "Allontanatevi da me maledetti nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli" (Mt.25,41).
Queste cose, fratelli amatissimi, ascoltiamole non in maniera passeggera e solo con le orecchie del corpo, ma applicandoci ad esse fedelmente, insegnamole, affinchè anche altri possano cutodirle e compierle, sia con la parola che con l'esempio".
Cesario di Arles, Discorsi, 199,1-4