sabato 12 marzo 2011

Non posso fare del male: sono cristiano!



Oggi 12 marzo le Chiese ricordano:

Simeone il Nuovo Teologo (ca. 949-1022), monaco
Il 12 marzo del 1022, nel monastero di Santa Marina, sulla riva asiatica del Bosforo, conclude i suoi giorni terreni Simeone il Nuovo Teologo, monaco e spirituale tra i più amati nell'oriente cristiano.
Solo l'evangelista Giovanni e Gregorio di Nazianzo sono stati soprannominati, prima di lui, «teologi». Nella tradizione bizantina tale titolo indica coloro che hanno ricevuto la conoscenza di Dio attraverso un'esperienza personale e che sono stati capaci di trasmetterla alla chiesa.
Simeone nacque attorno al 949 in Asia Minore, e fu inviato ancora giovane a Costantinopoli per perfezionare gli studi. Poco attratto dalla possibile carriera che gli si prospettava presso la corte bizantina, Simeone conobbe un tempo di dubbi e di ricerche. La sua vita cominciò ad assumere un certo ordine quando egli incontrò il monaco Simeone del celebre monastero costantinopolitano di Studio. Sotto la guida dell'anziano studita, Simeone imparò l'arte della preghiera senza distrazioni. Dalla sua intensa esperienza di preghiera, egli attinse la certezza che l'amore di Dio è effuso nel cuore dei credenti mediante il dono dello Spirito. Divenuto monaco e poi igumeno del monastero di San Mama, egli fu soprattutto un sapiente trasmettitore di questa semplice certezza che gli derivava dalla propria personalissima esperienza di incontro con Dio. Poco compreso negli ambienti della capitale, Simeone fu costretto all'esilio sulla riva asiatica del Bosforo. Qui egli raccolse vecchi e nuovi discepoli nel nuovo monastero di Santa Marina, e si dedicò fino alla morte alla loro guida, attraverso scritti spirituali e liturgici di grandissimo valore.


TRACCE DI LETTURA
Dona il Paraclito, o Salvatore; mandalo, come hai promesso,
mandalo anche ora
a chi ti cerca e attende il tuo Spirito.
Non tardare, o compassionevole, non trascurare,
o misericordioso, non dimenticare chi ti cerca
con l'anima assetata.
Non privare me, indegno, di questa vita
e non disprezzarmi, o Dio, non abbandonarmi.
Le tue viscere di pietà io ti presento,
ti metto davanti la tua misericordia e ti offro, o mediatore,
il tuo amore per gli uomini.
Non ho faticato, non ho compiuto opere di giustizia,
tu però non mi hai trascurato: mi hai cercato e mi hai trovato.
Simeone il Nuovo Teologo, dall'Inno 41
PREGHIERA
Sei divenuto un teologo
della trascendente e incomprensibile Trinità,
e hai brillato della Luce triuna, o ispirato.
Dall'alto ti fu data una bocca di sapiente
e da essa sono fluiti fiumi di teologia.
Abbeverandoci ad essi,
noi gridiamo di gioia:
«Rallegrati, o giusto,
Simeone dalla mente divina»


* * *

Sempre oggi ricordiamo:


Massimiliano di Teveste (+295), martire
Il 12 marzo del 295 viene eseguita in Numidia la condanna a morte del giovane Massimiliano di Teveste, primo obiettore di coscienza cristiano al servizio militare.
Giunto all'età prescritta dalla legge, Massimiliano oppose un netto rifiuto allorché fu chiamato a compiere, come tutti i cittadini romani, il servizio di leva nell'esercito. Arrestato, egli fu chiamato in giudizio nel foro. Alle domande del proconsole che gli chiedeva per quale ragione si opponesse al servizio militare, Massimiliano rispose, con molta semplicità e fermezza, che in coscienza non riteneva compatibile l'Evangelo con l'esercizio di qualsiasi forma di violenza.
Per timore che un simile atteggiamento potesse diffondersi tra i cristiani, ormai numerosi nell'impero, Massimiliano fu condannato alla pena capitale, immediatamente eseguita. La sua presenza nel Martirologio Romano risuona come un perenne monito per tutti coloro che ritengono di poter compaginare con disinvoltura le esigenze radicali dell'Evangelo con gli ordinamenti imposti dalle società umane.


TRACCE DI LETTURA
Il proconsole Dione disse: «Come ti chiami?». Massimiliano rispose: «Ma perché vuoi sapere il mio nome? Io non posso servire nell'esercito, perché sono cristiano». Il proconsole disse: «Preparatelo». Mentre lo preparavano, Massimiliano replicò: «Non posso servire nell'esercito, non posso fare del male: sono cristiano». Dione disse: «Servi nell'esercito, se non vuoi morire». Massimiliano rispose: «Non servo, mozzami pure il capo; io non milito nell'esercito di questo mondo, ma in quello del mio Dio». Il proconsole disse: «Chi ti ha indotto a questo?». Rispose: «Il mio animo, e colui che mi ha chiamato».
dagli Acta Maximiliani