lunedì 28 marzo 2011

L'offerta che presentiamo a Dio






















Salmo 129: Attesa del perdono e della salvezza

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?

Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.
Spera l'anima mia,
attendo la sua parola.

L'anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all'aurora.

Più che le sentinelle l'aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.

Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

Commentando il salmo 129 (sopra), all'ultimo versetto ("il Signore redimerà Israele da tutte le sue colpe"), san Giovanni Fisher si chiede: ma perchè il salmista è così sicuro che il Signore perdonerà i peccati del suo popolo? Qual'è l'offerta, il sacrificio che noi poveri uomini possiamo fare perchè Dio desista dalla Sua ira e si mostri pieno di misericordia? Come possiamo noi miserabili essere graditi a Dio? E risponde così...




Dal "Commento ai salmi" di san Giovanni Fisher, vescovo e martire
(Sal 129; Opera omnia, ed. 1579; p. 1610)
Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre


Gesù Cristo è il nostro pontefice, il suo prezioso corpo è il nostro sacrificio, che egli ha immolato sull'altare della croce per la salvezza di tutti gli uomini. Il suo sangue, versato per la nostra redenzione, non era sangue di vitelli e di capri, come nell'antica legge, ma dell'innocentissimo agnello Gesù Cristo nostro salvatore. Il tempio, nel quale il nostro pontefice celebrava il sacrificio, non era stato costruito da mano di uomo, ma soltanto dalla potenza di Dio. Infatti egli versò il suo sangue al cospetto del mondo, che davvero è il tempio costruito solo dalla sola mano di Dio. Ma questo tempio ha due parti: una è la terra, che noi ora abitiamo; l'altra parte è ancora sconosciuta a noi mortali.Ed egli immolò il sacrificio dapprima qui sulla terra, quando sopportò una morte acerbissima, e poi quando, rivestito con l'abito nuovo della immortalità, entrò con il proprio sangue nel santuario, cioè in cielo. Qui presentò davanti al trono del Padre celeste quel sangue d'immenso valore che aveva versato a profusione per tutti gli uomini schiavi del peccato. Questo sacrificio è così gradito e accetto a Dio, che egli non può fare a meno - non appena lo guarda - di avere pietà di noi e di donare la sua misericordia a tutti quelli che veramente si pentono.Inoltre è un sacrificio eterno. Esso viene offerto non soltanto ogni anno, come avveniva per i Giudei, ma ogni giorno per nostra consolazione, anzi, in ogni ora e momento, perché ne abbiamo un fortissimo aiuto. Perciò l'Apostolo soggiunge: "procurandoci una redenzione eterna" (Eb 9,12). Di questo santo ed eterno sacrificio divengono partecipi tutti coloro che sono veramente contriti e fanno penitenza dei peccati commessi, e che sono fermamente decisi a non riprendere più i loro vizi, ma a perseverare con costanza nella ricerca della virtù. È quanto insegna l'apostolo san Giovanni con queste parole: "Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" (1Gv 2,1).