martedì 8 marzo 2011

Cardiopatia congenita

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Vi sarà senz'altro capitato, stando al volante, di essere testimoni del lessico sguaiato di chi dietro di voi ha una fretta tale da mandarvi a quel paese solo perchè il verde è scattato da un istante. Si tratta spesso di veri e propri scatti d'ira che manifestano all'esterno il malessere che ci portiamo GIA' dentro. Il testo che propongo per conciliare il sonno prima dell'inizio della Quaresima ribadisce questo fatto, già stigmatizzato da Gesù: "...è dal cuore dell'uomo che escono furti, adulteri, omicidi...".

Dai «Discorsi spirituali» di san Doroteo, abate
(Doctr. 13, De accusatione sui ipsius, 2-3; PG 88, 1699)

La falsa pace dello spirito
Chi incolpa se stesso, accoglie tutto serenamente quando incorre in qualunque contrarietà, danno, maldicenza, oltraggio o altra afflizione: di tutto egli si ritiene meritevole, né può in alcun modo essere turbato. Che cosa vi è di più tranquillo di quest'uomo?
Forse qualcuno mi obietterà: «Se un fratello mi affligge ed esaminandomi non trovassi di avergli data alcuna occasione, perché dovrei accusare me stesso?». Intanto è certo che se qualcuno con timore di Dio si esaminasse diligentemente, non si troverebbe del tutto innocente e scoprirebbe che con l'azione o con la parola o con l'atteggiamento ha dato qualche occasione. Che se poi in nessuno di questi casi si scoprisse colpevole, certamente in un altro momento avrà trattato duramente quel fratello o in qualche questione vecchia o nuova, oppure ha forse recato danno a qualche altro fratello. Perciò per questo meritatamente soffre, oppure soffre per altri innumerevoli peccati che ha commesso in altro tempo.
Un altro chiede perché dovrebbe incolparsi quando, standosene in tutta tranquillità e pace, viene insultato dal fratello che sopraggiunge con qualche parola offensiva e infamante e, non potendola sopportare, si ritiene in diritto di adirarsi e di protestare. Poiché se quello non fosse giunto e non avesse parlato e non avesse dato fastidio, egli non avrebbe peccato.
La scusa è certamente ridicola e non poggia su un ragionevole fondamento. Non è stato certamente per il fatto che gli sia stata detta qualche parola che è ribollita in lui la passione dell'ira, ma piuttosto quelle parole hanno svelato la passione che già si portava dentro. Perciò, se ha buona volontà, avrà ottime ragioni per fare penitenza. Egli è simile alla segala chiara e splendente che rivela le sue scorie solo quando viene macinata. Così colui che siede tranquillo e pacifico, come egli pensa, possiede all'interno una passione che non vede. Sopraggiunge il fratello, dice qualche parola pungente, e subito tutto il fondo deteriore, che si nascondeva dentro, è vomitato fuori. Perciò se vuole ottenere misericordia, faccia penitenza, si purifichi, cerchi di migliorare, e vedrà che a quel fratello invece di un oltraggio doveva piuttosto rivolgere un ringraziamento essendo stato messo da lui in un'occasione di progresso spirituale. Se così avesse fatto, in seguito non avrebbe più sperimentato la stessa suscettibilità. E' certo comunque che quanto più progredirà, tanto più facilmente affronterà simili prove. In verità quanto più l'anima avanza nella virtù, tanto più diventa forte ed energica nel sopportare qualunque cosa gravosa possa accaderle.