sabato 12 febbraio 2011

Veramente Tu sei un Dio "Misterioso"...

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Di seguito le letture del Messale di domani (VI Domenica del Tempo Ordinario - Anno A), la traccia di Omelia suggerita dalla Congregazione per il Clero e, in nota, un testo meraviglioso di san Giovanni Crisostomo sul "Mistero" cristiano.


MESSALE
Antifona d'Ingresso Sal 30,3-4
Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva,
perché tu sei mio baluardo e mio rifugio;
guidami per amore del tuo nome.

Colletta
O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora. Per il nostro Signore ...
Oppure:
O Dio, che riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull'amore, fa' che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
Sir 15, 15-20
A nessuno ha comandato di essere empio.

Dal libro del Siràcide
Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 118
Beato chi cammina nella legge del Signore.

Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.

Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.


Seconda Lettura
1 Cor 2, 6-10
Dio ha stabilito una sapienza prima dei secoli per la nostra gloria.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. (1)
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
Ma, come sta scritto:
«Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano».
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.


Canto al Vangelo
Cf Mt 11,25
Alleluia, alleluia.

Benedetto sei tu, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli.

Alleluia.


Vangelo
Mt 5, 17-37
Così fu detto agli antichi: ma io dico a voi ...

Dal vangelo secondo Matteo
[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:] «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.
Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Poiché
[io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non uccidere"; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.
] Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
[Avete inteso che fu detto: "Non commettere adulterio"; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.]
Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, càvalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tàgliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio"; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
[Avete anche inteso che fu detto agli antichi: "Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto]: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. [Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno
».]




VI Domenica del Tempo Ordinario
Traccia di Omelia

Il Vangelo ci introduce nella parte del discorso della montagna che Gesù dedica al tema delle cosddette “sei antitesi”, ritmate dal costante: «avete inteso che fu detto… ma io vi dico». Di esse, la pericope evangelica di questa domenica, ne introduce quattro.
I temi affrontati sono l’omicidio, l’adulterio, il divorzio e i giuramenti. Gesù contrappone quanto detto dalla Legge di Mosè al riguardo, a quanto Egli stesso afferma come novità. Tuttavia, pur nella logica della contrapposizione, Gesù offre una dichiarazione paradossale: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge e i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a portare a compimento».
L’Antico Testamento resta Parola di Dio per Gesù, che ne recupera il valore, anche nel più piccolo dettaglio – lo iota, la lettera più piccola dell’alfabeto – che non andrà perso. Le parole ed i gesti del Signore Gesù si inseriscono nell’unico piano della Rivelazione e ne rappresentano il pieno compimento.
Tuttavia, pur in questo contesto, Gesù contrappone il presente delle sue affermazioni al passato della Legge mosaica. Con ciò Egli non intende certamente contestare l’Antico Testamento in sé considerato; piuttosto si contrapporne ad una sua interpretazione riduttiva, tipicamente sostenuta dagli scribi e dai farisei, che consiste in nell’approccio meramente legalista e letterale alle Sacre Scritture.
Il Signore Gesù infrange questo schema, che ancora oggi taluni assumono: non ho ucciso alcuno, non ho rubato, non ho tradito il mio coniuge… Uccidere non significa solo privare della vita il fratello; commettere adulterio non significa solo non avere rapporti con un’altra persona sposata. Non si è giusti solo per o in alcuni atti; lo si è sempre, totalmente consacrati all’amore per il prossimo, rispettosi della verità.
In questo si scopre il senso del compimento portato da Gesù: la fede si trasforma da mera osservanza di norme ad un’adesione totale dell’intelligenza e del cuore, della libertà e della volontà, della persona e della sua coscienza.
Ciascuno di noi è oggi invitato a valutare con attenzione se questo compimento si è già definito nella propria esistenza di fede oppure se l’atteggiamento legalistico e letterale è ancora presente. Nel qual caso lasciamoci rinnovare dal: «Ma io vi dico» di Gesù, riscoprendo il valore “strumentale” della legge. Essa è un mezzo, anche utile o necessario, per sostenere la fragile libertà umana nel percorso di santificazione, nella certa consapevolezza che, come direbbe San Paolo, non siamo giustificati dalla legge, ma dall’unico sacrificio di Cristo Redentore.
La Beata vergine Maria, nella quale rifulge la perfetta santità ed adesione alla volontà divina, animata unicamente dall’amore, ci sostenga in questo cammino.

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(1): Riporto il testo tratto dalle "Omelie sulla Prima Lettera ai Corinzi", di san Giovanni Crisostomo, vescovo (peraltro già pubblicato ieri nel Post dal titolo: "Azione Pastorale: caratteristiche).

"Parliamo di una sapienza divina, misteriosa", dice l'apostolo. Il mistero non ammette dimostrazione, ma annuncia ciò che è. Non sarebbe più mistero divino se tu vi aggiungessi qualcosa di tuo. Del resto si chiama mistero proprio perchè crediamo non ciò che vediamo, ma altro è ciò che vediamo e altro quello in cui crediamo. Tale è la natura dei misteri della nostra fede.
Diversa dinanzi al mistero è la reazione di me che credo e di chi non crede. Io ascolto che Cristo è stato crocifisso e rimango pieno di meraviglia dinanzi al Suo amore per gli uomini; lo ascolta chi non crede e dice che è stoltezza. Io ascolto che Egli si è fatto servo, e ammiro la Sua sapienza; lo ascolta quell'altro e lo considera un'abiezione. Io sento che è morto, e stupisco dinanzi alla Sua potenza che non è stata vinta dalla morte, ma anzi ha distrutto la morte; lo sente quello e lo giudica una pazzia.
Quando chi non crede sente parlare di resurrezione, la ritiene una favola; io invece, convinto all'evidenza dalle prove che possediamo, adoro l'economia di Dio.Quando quello sente parlare di lavacro, pensa solo all'acqua; io non solo vedo quello che appare, ma anche la purificazione dell'anima per mezzo dello Spirito. Quello pensa che io abbia lavato soltanto il corpo; io invece credo che anche l'anima è diventata pura e santa, e penso al sepolcro, alla resurrezione, alla santificazione, alla giustizia, alla redenzione, all'adozione, all'eredità, al Regno dei Cieli, allo Spirito che mi è stato dato. Non considero infatti quello che appare agli occhi del corpo, ma ciò che rappresenta agli occhi dell'anima. Sento nominare il corpo di Cristo: io intendo in un senso, colui che non crede in un altro.
E' come quando i bambini vedono un libro, ma non conoscendo il valore delle lettere, non capiscono ciò che vedono. Così avviene nei riguardi del mistero: gli infedeli odono, ma come non udissero nulla; invece i credenti, che hanno ricevuto dallo Spirito la capacità di comprendere,penetrano nel significato nascosto.