venerdì 18 febbraio 2011

Predicava con il pennello

La memoria liturgica di oggi 18 febbraio ci dispone ancora a considerare l'arte come una via verso la santità.

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Beato Angelico
(ca. 1400-1455)
religioso e iconografo
Nel 1455 si spegne nel convento romano di Santa Maria sopra Minerva, fra' Giovanni di San Domenico, religioso domenicano passato alla storia come il Beato Angelico.
Fra' Giovanni, che prima di entrare dai domenicani si chiamava Guido di Piero, era nato verso la fine del XIV secolo nei pressi di Firenze, in una famiglia poverissima. Entrato molto giovane nella Compagnia di San Niccolò, una confraternita fiorentina, il giovane Guido si era presto segnalato per le precoci e straordinarie doti di pittore.
Stimato dai contemporanei per la dolcezza e la semplicità, Guido avvertì il bisogno di contribuire con tutta la sua vita al rinnovamento evangelico che in quegli anni era ormai divenuto un imperativo nella chiesa. Egli entrò così nel convento domenicano di Fiesole, appartenente all'ala riformatrice dell'Ordine, e prestò il suo servizio di predicatore discreto e silenzioso, di teologo e di poeta ai suoi contemporanei. Ma fu soprattutto grazie ai suoi dipinti che il Beato Angelico seppe realizzare l'armonia tra la nascente arte rinascimentale e la purezza di cuore di un vero cercatore di Dio. Come ebbe a dire Michelangelo, fu la sua opera a fargli «meritare il cielo, per poter contemplare tutta la bellezza da lui raffigurata sulla terra».
Dal 1438 fra' Giovanni si stabilì nel convento fiorentino di San Marco, di cui sarà più tardi nominato priore, assieme a tre confratelli pittori. In esso l'Angelico e i suoi compagni ci hanno lasciato una delle espressioni più pure e sobrie dell'arte religiosa rinascimentale.
Chiamato a Roma dai primi papi umanisti, fra' Giovanni morì nel convento del Maestro generale dell'Ordine. Secondo la leggenda, alla sua morte colò una lacrima dalla guancia di ciascuno degli angeli che l'Angelico aveva dipinto.

TRACCE DI LETTURA
Con tutta la sua vita fra' Angelico cantò la gloria di Dio, che egli portava come un tesoro nel profondo del suo cuore, ed esprimeva nelle opere d'arte. Egli è rimasto nella memoria della chiesa e nella storia della cultura come uno straordinario religioso-artista. Figlio spirituale di san Domenico, con il pennello espresse la sua «summa» dei misteri divini, come Tommaso d'Aquino li enunciò con il linguaggio teologico. Nelle sue opere i colori e le forme «si prostrano verso il tempio santo di Dio» e proclamano un particolare rendimento di grazie al suo Nome.
L'eccezionale, mistico fascino della pittura di fra' Angelico ci obbliga a fermarci incantati davanti al genio, e a esclamare con il salmista: «Quanto è buono Dio con gli uomini puri di cuore!».

Giovanni Paolo II, da un'Omelia del 18 febbraio 1984
PREGHIERA
Per un dono meraviglioso del tuo amore, o Dio,
il beato Giovanni Angelico
ha contemplato e insegnato con fervore operoso
i misteri del tuo Verbo.
Per sua intercessione conduci anche noi,
che già ti abbiamo conosciuto per la fede,
a contemplare la bellezza della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.