martedì 1 febbraio 2011

Non avere paura.

E' scritto 365 volte nella Bibbia, 365 come i giorni dell'anno, perchè ce ne ricordiamo ogni giorno della nostra vita.

E' una parola consueta per Gesù. La troviamo rivolta a Giairo, capo della sinagoga, quando questi pensa - una volta appresa la notizia della morte della sua figlia amata - di averla perduta per sempre: "Non temere, solo abbi fede" (il Vangelo di oggi, 1 febbraio). E' indirizzata anche a Simon Pietro che, alla vista della pesca inattesa e prodigiosa, è come stravolto dalla potenza divina del Maestro; e insieme si scopre contaminato, profano, indegno di esserGli accanto, fino ad esclamare: "Signore, allontanati da me, perchè sono un peccatore" (Lc.5,8).
"Coraggio, sono io, non abbiate paura" (Mt.14,27), si sentono dire gli apostoli mentre sono in balia della furia delle onde, su quella barca che rappresenta la Chiesa alle prese con le tempeste della storia... (vedi post intitolato: "Travolti dalle onde", che ho pubblicato sabato scorso).
"Alzatevi e non temete" (Mt.17,7): così Pietro, Giacomo e Giovanni, caduti con la faccia a terra e impauriti dopo l'emozionante teofania della Trasfigurazione, sono invitati a riprendere il loro comportamento consueto.
Si direbbe che il Figlio di Dio, quando si imbatte nella nostra fragilità e incertezza, si preoccupa per prima cosa di aiutarci a vincere la paura che abbatte e disanima: in particolare, l'apprensione causata dalle forze ostili al nostro bene che troviamo FUORI di noi ma anche DENTRO DI NOI. La prima cosa che Gesù vuol fare con noi è: alleggerire il nostro cuore da ogni sgomento e da ogni ansietà.

Di seguito un testo di Giovanni di Napoli a commento di Sal.26,1: "Il Signore è mia luce e mia salvezza; cosa potrò temere?".

Dai «Sermoni» di Giovanni di Napoli, vescovo
(Disc. 7; PLS 4, 785-786)
Ama il Signore e cammina nelle sue vie
«Il Signore è mia luce e mia salvezza; di chi avrò paura?» (Sal 26, 1). Si dimostra grande questo servo che comprendeva come veniva illuminato, da chi veniva illuminato e chi veniva illuminato. Vedeva la luce: non questa che volge al tramonto, ma quella che occhio non vede. Le anime irradiate da questa luce non cadono nel peccato, non inciampano nei vizi.
Il Signore diceva: «Camminate mentre avete la luce» (Gv 12, 35). Di quale luce parlava se non di se stesso? Egli infatti ha detto: «Io come luce sono venuto nel mondo» (Gv 12, 46), perché quelli che vedono non vedano e i ciechi ricevano la luce.
Il Signore è dunque colui che ci illumina, il sole di giustizia che ha irradiato la Chiesa cattolica, sparsa in tutto il mondo. Il profeta vaticinava di lei con queste parole: «Il Signore è mia luce e mia salvezza; di chi avrò paura?».
Se l'uomo interiore è illuminato, non vacilla, non smarrisce la sua strada, non si perde di coraggio. Chi scorge da lontano la sua patria, sopporta ogni contrarietà, non si rattrista nelle avversità del tempo presente; riprende invece coraggio nel Signore, è umile di cuore, resiste alla prova e, nella sua umiltà, porta pazienza. Questa luce vera, che illumina ogni uomo che viene a questo mondo (cfr. Gv 1, 9), si offre a quanti la temono, scende e si rivela in coloro che il Figlio vuole illuminare.
Chi giaceva nelle tenebre e nell'ombra di morte, cioè nelle tenebre del male e nell'ombra del peccato, allo spuntare di questa luce ha orrore di sé, rientra in se stesso, si pente, si vergogna e dice: «Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?». Grande salvezza, questa, fratelli miei. Salvezza che non teme cedimenti, che non ha paura di fatiche, che affronta volentieri la sofferenza. Tutti perciò dobbiamo esclamare in coro e con entusiasmo, non solo con la lingua, ma anche col cuore: «Il Signore è mia luce e mia salvezza; di chi avrò paura?».
E' lui che illumina, è lui che salva. Di chi avrò paura? Vengano pure le tenebre delle tentazioni; il Signore è mia luce. Possono venire, ma non potranno sopraffarmi; possono assalire il mio cuore, ma non vincerlo. Vengano pure le cieche cupidigie. Il Signore è mia luce. Egli dunque è la nostra fortezza. Egli si dona a noi e noi ci diamo a lui. Affrettatevi dal medico finché siete in tempo, perché non succeda non possiate più quando lo vorreste.